Dovremmo forse imparare dai cugini francesi, con i quali siamo sempre lì a tirarcela in volata, quella straordinaria capacità di dare una sorta di ”stagionalità” a quello che in fondo una ”stagionalità” vera e propria non ce l’ha, come il consumo del vino.

Prima, e molto più di noi, loro sono (stati) in grado di dare veramente un senso e un valore assoluto alle produzioni tipiche regionali e, nella ristorazione, a quella rotazione della cantina che suggerisce ai primi caldi primaverili di dare velocemente spazio ai vini bianchi e i rosati da mettere in rampa di lancio per l’estate davanti ai grandi vini rossi padroni assoluti delle tavole in autunno e in inverno; un modo di fare, vendere e comunicare il vino che in fondo è un po’ come dovrebbe avvenire in cucina, almeno in quelle nelle quali si voglia costruire sulla carta un’efficace impronta territoriale passando anzitutto dalla valorizzazione dei prodotti di stagione, vieppiù quando locali.
Senza necessariamente mettere le mani avanti, quello della ciclicità delle carte dei vini non vuole certo essere un dogma, magari un’opportunità, ci siamo così ritrovati davanti a questo che al momento pare essere l’ultimo Barolo dell’anno nel bicchiere che ci sentiamo in dovere di raccontarvi, annata duemilaquindici, di Luigi Pira, prodotto con le uve della vigna storica di famiglia di 1 ettaro provenienti dal cru di proprietà nel comune di Serralunga d’Alba.
Stiamo parlando di poco più di 6.000 bottiglie di un vino dalla forte personalità, classico e tutto da scoprire, dal colore granato con riflessi aranciati. E quanto sia canonico, paradigmatico lo si coglie anche al naso: si avvia quasi ermetico, eppure temerario e finissimo, se ne coglie appena il frutto, una lieve nuances floreale, poi terra e cuoio, quindi una sottile ma caratteristica speziatura che sembra addolcire l’attesa. Irrompe al palato, ha decisamente gran corpo, però è teso, dalla trama giustamente acida, con tannini puntuti e di buona persistenza. In questo momento ne cogliamo appena l’essenza, la piena gioventù, s’intuisce chiaramente però che ha tutta la vita davanti.
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