Archive for the ‘Recensioni Ristoranti’ Category
30 luglio 2020
Cetara è sempre stato un piccolo paese di pescatori, non a caso tra le origini del suo nome vi è certamente il termine latino ”Cetaria”, ovvero tonnara, per gli abitanti ”Cetari”, venditori di pesci grossi. Anni di ricerche hanno ipotizzato anche che il suo nome derivi dal termine ”Caeditaria”, cioè “pertinenza della Caedita”, luogo disboscato. Ancora, lo si avvicina al termine ”Citrus”, ossia limone, da diversi secoli coltura importantissima qui come altrove in tutta la Costiera Amalfitana.

Cetara però è conosciuta nel mondo per le sue alici, vieppiù per la Colatura, come quella prodotta qui in questo piccolo laboratorio di C.so Umberto I. Nettuno è stata fondata nel 1950 da Raffaele Giordano, l’attività principale a quel tempo era la trasformazione dei prodotti ittici e ortofrutticoli, questi ultimi abbandonati agli inizi del 2000 per dedicarsi completamente ai prodotti offerti dal mare di Cetara, lavorati fin dagli anni ’50.
A metà degli anni ’90 infatti c’è stata una forte riscoperta dell’antico condimento principe delle tavole di Cetara, la Colatura di alici, che con il passare degli anni torna alla notorietà persino nazionale. Così buona parte degli sforzi dei Giordano si concentrano su questo prodotto, senza mettere in secondo piano, però, tutti gli altri prodotti ittici che ne caratterizzano la filiera interamente lavorata a mano e con materie prime esclusivamente del posto.
La Colatura, dicevamo. Un condimento dalle origini orientali che prende il nome dal misterioso pesce “Garos” (forse si trattava proprio delle comunissime alici), da qui, probabilmente, si è arrivata a quella che gli antichi greci chiamavano “Garon”, che i romani ribattezzarono “Garum”. Invero da qui alla “Colatura di alici di Cetara” come la intendiamo oggi c’è tanta strada fatta, sino a quando, intorno alla seconda metà del XIII secolo, furono i monaci Cistercensi della canonica di San Pietro a Tuczolo, colle nei pressi di Amalfi, ne cominciarono a fare un prodotto da commerciare¤.
I monaci si muovevano abitualmente in costiera con le loro barche che utilizzavano per il trasporto del frumento e che nei mesi estivi adattavano per la pesca del pesce azzurro, in particolare delle alici. Le abbondanti quantità del pescato andavano in qualche maniera stipate e conservate nel tempo, riponevano perciò le alici in botti private della testa e delle interiora, alternate a strati di sale. Sulla copertura della botte riponevano un pesante masso che permetteva al liquido in eccesso di depositarsi sul fondo del barile e attraverso le doghe scollate di versarsi sul pavimento. Il profumo e la limpidezza di questo liquido che colava sul pavimento indussero i monaci a raccoglierlo in recipienti e a portarlo all’attenzione del fratello che si occupava della cucina, il quale immediatamente ne provò l’utilizzo come condimento per le verdure, aggiungendovi all’occorrenza spezie, aromi e olio.

Questo nuovo condimento cominciò a circolare nei dintorni della Costiera, come dono ai conventi e a molti cittadini della zona, vi fu chi tentò di replicare la preparazione per conto proprio in casa sino a quando qualcuno ebbe l’intuizione di usare il cappuccio comunemente adoperato per stillare il mosto d’uva, per filtrare anche i liquidi e le alici spappolate residuati nei fondi dei vasi di terracotta, dando così il via alla nascita della Colatura di alici, più o meno come quella prodotta attualmente.
Il processo si può dire sia rimasto invariato, assolutamente ancestrale: le alici fresche appena pescate vengono “scapezzate” cioè decapitate ed eviscerate e sistemate in un contenitore di legno detto “terzigno” (un terzo di una botte) a strati alterni con il sale. Sull’ultimo strato viene appoggiato un coperchio di legno detto “tompagno” sul quale viene posata una pietra massiccia, in genere di origine marina. L’odore acre, fortissimo, che si sprigiona dalle camere di maturazione sono un segno distintivo di una cultura radicata straordinaria, che ha segnato la storia di questa comunità e che promette di rimanerti dentro anziché addosso!

Si lasciano così maturare le alici per almeno 12-18 mesi, si può arrivare anche ben oltre, in qualche caso. Giunte a maturazione, il liquido affiora in superficie grazie alla pressione esercitata dalla pietra. Con un attrezzo appuntito detto “vriale” viene praticato un foro sotto il ”terzigno” dal quale comincia ad uscire, goccia dopo goccia, il nettare ambrato. Attraversando lentamente i vari strati, il liquido raccoglie il meglio delle caratteristiche organolettiche delle alici e fuoriesce, già filtrato dagli stessi strati di alici e sale, dal foro praticato. La colatura viene raccolta in un recipiente di vetro e quindi imbottigliata, generalmente in piccole ampolle di 100 e 200 ml, sino al litro.
Un un prodotto così prezioso, unico e straordinario non poteva che beneficiarsi di grandi ambasciatori che hanno fatto sì che la Colatura di alici di Cetara arrivasse ovunque in Italia e nel mondo grazie al suo corretto utilizzo in cucina. Tra questi, vi è senza dubbio lui, Pasquale Torrente, ”l’uomo che sussurra alle alici”, così definito per la sua completa devozione per la riscoperta e valorizzazione di quest’antica tradizione cetarese e questo prodotto così particolare, avviato finalmente al riconoscimento della Dop.
La famiglia di Pasquale occupa questo luogo, Al Convento a Cetara, sin dagli anni 60, quando i nonni Gilda e Gaetano lo hanno prima allestito come sala da gioco, per poi farne un bar, gelateria e poi una Trattoria e Pizzeria, sin da subito apprezzatissima. Un percorso che ha seguito e segnato la storia famigliare fino a quando proprio Pasquale ne ha fatto un avamposto di cucina tradizionale e rampa di lancio per la Colatura, con i suoi piatti e i progetti che l’hanno portato, con la fortunata collaborazione di Eataly, a girare luoghi e paesi e raccontare di Cetara, del profumo del suo mare, le alici, la colatura e la sua idea di cucina in tutto il mondo, mantenendo però l’ombelico qui, a Piazza S. Francesco a Cetara, oggi con al fianco il figlio Gaetano.
Al Convento ci si viene per nutrire soprattutto l’anima, questo basti per raccontare l’atmosfera d’altri tempi che ne caratterizza l’accoglienza gioiosa di Pasquale e della sua famiglia, la buona cucina di mare che scorre in tavola, vivace, piatto dopo piatto. Le alici anzitutto, quelle locali, al massimo del Golfo di Salerno: marinate, sott’olio, impanate e fritte, imbottite, poi lo spaghetto alla Colatura, gli Ziti alla Genovese di Tonno, infine il pescato del giorno, tra Gallinelle, Triglie, Merluzzi serviti all’acqua pazza, fritti o lessati, al vassoio, con le verdure di stagione ripassate o alla griglia. Sono questi i sussurri che conducono alla piena felicità!
_________________________
Informazioni ed indirizzi utili:
Ditta Giordano Vincenzo, marca Nettuno
Corso Umberto I, 64 84010 Cetara (SA)
http://www.nettunocetara.it
Tel. +39 089 261147
Ristorante Al Convento
Piazza S. Francesco, 16, 84010 Cetara (SA)
http://www.alconvento.net – info@alconvento.net
Tel. +39 089 261039
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29 Maggio 2020
L’autenticità della cucina irpina e della vera pizza napoletana. Pizze a metro, braceria a legna a vista, specialità irpine, così presentano la loro proposta i gemelli Marco e Luca Pragliola ai loro clienti.

Il locale, con anche uno spazio all’aperto, è proprio lungo la strada intercomunale tra Manocalzati e San Potito Ultra, facilmente raggiungibile per chiunque si trovasse in zona per una passeggiata fuori porta o per lavoro in terra d’Irpinia. Uno di quei posti dove la gente si riunisce soprattutto nel fine settimana, quando vanno in scena anche le uscite famigliari o i classici festeggiamenti occasionali. Vi si servono menu tradizionali ben eseguiti e a buon prezzo, con buone materie prime, carni perlopiù locali, piatti gustosi e abbondanti e, non ultima, una buonissima pizza, il fiore all’occhiello della proposta in carta, anche da asporto.
Desiderosi di provarne di diverse ci siamo cimentati nelle classiche napoletane: gli impasti sono molto buoni, prevedono l’uso di un pre-impasto (Biga) e almeno 48 ore di lievitazione, risultando così più leggeri; nota di colore, qui vige la regola del cornicione alto e soffice. Molto saporita ci è parsa la Marinara, con del Pomodoro di buonissima qualità e il resto dei condimenti anche. Scioglievole nell’impasto e profumatissima, decisamente una spanna sopra, la Margherita, che abbiamo chiesto con la Mozzarella di Bufala Campana Dop; meritevole di particolare attenzione la ”nostra” ricercatissima 4 Stagioni, qui presente in menu sin dall’apertura nel 2014: con Pomodoro e Fior di latte di Agerola, Salame irpino, Prosciutto cotto, Champignon e Carciofini sott’olio, Olive nere, Olio extravergine di oliva e Basilico fresco.
Dai Gemelli
Ristorante – Braceria – Pizzeria
Via Selvatico, n.1 (1,77 km)
83050 San Potito Ultra (AV)
Cell. 393 232 0248
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Tag:4 stagioni, Dai Gemelli, Luca Pragliola, Marco Pragliola, pizza 4 stagioni, pizzeria, Ristorante Braceria Dai Gemelli, San Potito Ultra
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8 novembre 2019
Queste poche righe arrivano con molti anni di ritardo su queste pagine, non a caso però; in effetti non è mai semplice raccontare di un luogo dove ci si va con grande piacere – anche se di rado – ma dove hai speso diversi anni di lavoro praticamente ovunque tra la braceria, i tavoli sino a gestirne la sala e la cantina. Tant’è non è più il caso di rimandare di tessere un piccolo elogio alla resistenza che va loro ampiamente riconosciuto.

E’ la primavera del 1995 quando due amici di vecchia data, Michele Sgamato e Gerardo Buono (detto Nicola) decisero di rilevare un casolare semi-abbandonato e fatiscente per farne un ristorante di carni alla brace. Il primo è macellaio da almeno un paio di generazioni, Nicola faceva il cuoco già da una ventina d’anni, molti dei quali passati nelle migliori cucine di mare flegree. Intuizione o mero azzardo? Proporre un menu di sole carni, in una zona di mare e quindi con una vocazione per la cucina marinara di forte tradizione, appariva quantomeno una scommessa ardua, se non di difficile riuscita. In effetti nulla è risultato facile, soprattutto nei primi anni, ma a distanza di tempo, a guardarsi intorno, dopo di loro nonostante i tanti velleitari tentativi di imitazione, appare ovvio che la scommessa è stata più che vinta!
Oggi La Fattoria del Campiglione non è un semplice ristorante di carni, è un luogo di culto in cui comunque resiste forte la tradizione: qui si concentrano profumi e sapori identitari straordinari che riprendono per mano la cucina tradizionale regionale e locale e l’accompagnano senza forzature o sovrapposizioni inutili ad accostamenti con materie prime e carni che provengono in certi casi da luoghi misconosciuti oppure da tutto il mondo, sempre con pieno successo.

Vi si trovano grandi salumi e formaggi che qui arrivano dopo una maniacale ricerca e selezione, primizie di stagione, ma anche paste con sughi di ricette storiche napoletane (Ragù, Genovese, Coniglio all’Ischitana, ndr) servite in tegami di rame, robe che anticipano o si accodano a pregiatissime carni fresche oppure frollate sino a centinaia di giorni, saggiate crude, marinate, cotte alla brace o al forno, servite con verdure e salse sapientemente accostate. Con un servizio sempre accorto e premuroso, affidato ai ragazzi di sala che qui ci lavorano, chi più chi meno, praticamente sin dall’apertura.
Qui ha un ruolo cruciale anche la suggestiva cantina, messa su a cominciare dal 1997, con quattro piani scavati a mano – di cui personalmente conservo un ricordo indelebile, avendone partecipato con fierezza alla sua realizzazione nonché alla costruzione della carta nei suoi primi anni, sino al 2001, quando poi lasciai, ndr -. Oggi la proposta viaggia su oltre un migliaio di etichette e circa 20.000 bottiglie tra le quali diverse verticali del meglio delle produzioni italiane e dal mondo. A cui s’aggiungono una selezione di oltre 300 etichette di distillati tra Grappa, Cognac, Armagnac, Rum e Distillati di frutta.
La Fattoria del Campiglione
Via vicinale Campana 2, Pozzuoli (Na)
Tel. 081 5263733 – http://www.lafattoriadelcampiglione.it
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Tag:antica osteria, carni alla brace, la fattoria del campiglione, michele sgamato, nicola gerardo buono, pozzuoli, steak house
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1 novembre 2019

Una piacevole scoperta, ai piedi di Monte di Procida, un posto con una vista mozzafiato su questa parte di costa flegrea davvero incantevole; la struttura messa su dalla famiglia Costigliola una decina di anni fa è accogliente e con una cucina affidabile, ora nelle mani sicure di uno dei giovani Cuochi più bravi e capaci dei Campi Flegrei, l’ottimo Tommaso Di Meo.
L’offerta è ampia, anche troppo forse, c’è ad esempio anche la possibilità di apprezzare una buona pizza tradizionale ma la cucina è sicuramente da provare e riprovare, a partire dai piccoli assaggi degli antipasti della tradizione, gustosi e ben presentati, ci sono poi primi piatti saporiti e secondi succulenti, la scelta delle carni alla brace è finanche esotica. Buona la carta dei vini, con tanta attenzione al territorio (bonus), il servizio è ben educato, i ragazzi in sala preparati, svelti, attenti. A piccoli passi, con attenzione, ci sono ampi margini di crescita che proveremo a seguire con attenzione.
Esperia Osteria Flegrea
Via panoramica, 130
Monte di Procida, 80070 Napoli
Tel: +39 081 8683474
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Tag:agriturismo, campi flegrei, Esperia, monte di procida, Mosé Costigliola, Osteria Flegrea, ristorante
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1 agosto 2019

Ve ne parliamo oggi dopo qualche mese abbondante di rodaggio e almeno tre quattro passaggi, il punto vendita è all’angolo della discesa di via Risorgimento a Bacoli, sulla via che porta al mare, è scarno ma ben organizzato, c’è anche possibilità di parcheggio breve; non appena sull’uscio si viene immediatamente avvolti dal profumo fragrante di frittate di maccheroni, contorni di stagione e sughi pronti da asporto (Ragù napoletano e Genovese tutto l’anno) e tante altre prelibatezze della tradizione popolare napoletana da prendere e portare via con se a casa o per una giornata al mare.
I fritti sono preparati al momento, come pure le tante insalate e i panini, questi ultimi dedicati a Capri (con pomodoro, fior di latte e melanzane arrosto), Procida (con frittata di patate e cipolla, lattuga e maionese al limone), Sorrento (con zucchine alla scapece, salame e scamorza affumicata) e, non poteva certo mancare, a Bacoli (con parmigiana di melanzane, polpette e mozzarella). Ci sono sempre almeno un paio di scelte di dolci e, occhio alle ricorrenze quando non mancano mai i manicaretti classici delle feste comandate. Chi volesse, tra le bevande in carta, trova anche un paio di referenze di vino al bicchiere. I prezzi sono popolari e pienamente centrati.
Angelina è un format di Marianna Vitale e Pino Esposito di Sud¤.
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Angelina – Tavola Calda Moderna
Frittate – Arancini – Maccheroni – Panini e Insalate da asporto
via Risorgimento 59, Bacoli (Na)
Cell. 3483515471
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Tag:Angelina, bacoli, marianna vitale, sud ristorante, Tavola Calda Moderna
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10 Maggio 2019
C’è un po’ ovunque un ritorno particolarmente sentito a certe atmosfere tipiche delle trattorie e delle osterie tradizionali, almeno nelle intenzioni. In alcune città, sommerse da format stereotipati del tipo Risto-Pub-Pizza-Lounge-Bar, il più delle volte più banali che senz’anima, certi posti come l’Osteria Bottega, semplici ed immediati, che non hanno smarrito le radici e le tradizioni, che si propongono di far mangiare bene in tutta tranquillità piatti tradizionali, rappresentano a nostro avviso, dei piccoli tesori da raccontare e salvaguardare.

L’ingresso da via Santa Caterina
Eccoci quindi qui a Bologna, All’Osteria Bottega, un locale dal cuore popolare in pieno centro. Non a caso, da più voci, definita la migliore in città! Il patròn è Daniele Minarelli, un vero apripista qui in città che 14 anni fa ha aperto questa piccola osteria dopo la straordinaria esperienza al ”Dandy”, locale rinomato e tra i primi ristoranti Stellati emiliani per circa un ventennio.
Il luogo è suggestivo, sin da subito hai l’impressione di certe atmosfere rarefatte d’un tempo: si trova proprio sotto i portici di via S. Caterina, con due piccole sale, quando è bel tempo qualche tavolino fuori, un grande banco dietro al quale si fa un po’ di tutto a vista, con una cucina piccola ma molto ben organizzata (visti i numeri), ma soprattutto un ottimo servizio di sala, gestito con grande verve ed esperienza, con i tempi giusti e tanto savoir faire dallo stesso patròn aiutato da alcuni validi collaboratori.

Il Salame di casa Minarelli
Il benvenuto non sfugge da una logica imperdibile, quella dei splendidi salumi selezionati dal patròn: c’è quindi la Mortadella Bologna del Salumificio Felsineo, a seguire un salame tradizionale preparato qui in casa proprio dai Minarelli, poi la salsiccia cruda al pepe nero che da sola varrebbe il viaggio, da far girare la testa. Ma siamo solo all’inizio!

Le animelle
Scegliamo di seguire l’Oste in tutto e per tutto, anche nella scelta del vino, un freschissimo Lambrusco Grasparossa. Frattanto si continua quindi con alcuni autentici capolavori della tradizione: le Animelle di vitello in crosta di pane, cacio, pepe, fave e piselli, poi il Rognone con ovoli e crema Parmentier. Il primo è un omaggio alla semplicità, al contempo un contrasto in perfetta armonia. Nel secondo vi è tutta la maestria nel saper lavorare con attenzione una materia prima povera di prima qualità altamente nobilitata da tecnica sopraffina.

Il Rognone
Il primo colpo al cuore arriva in tavola con il Brodo di cappone della domenica e i tortellini; il segreto, ci tiene a precisare Daniele, è il doppio brodo, vi è infatti quello nel quale vengono portati alla giusta cottura il tortellini e quello limpido e delicatissimo nel quale invece vengono poi serviti in tavola. Buoni i Rigatoni al torchio con frattaglie di cortile tagliate al coltello, interiora ed ovarine, un piatto che dalle nostre parti definiremmo ”particolarmente verace”!

Il brodo di Cappone e i Tortellini
E’ una splendida serata nella quale tutto gira alla perfezione, la sala è piena ma di tanto in tanto uno scambio di battute con il padrone di casa ci aiuta a capire qualche sfumatura in più e a ricevere qualche conferma. Si arriva così al secondo coup de coeur, Il Piccione di nido con cotture differenziate, petto rosato, coscette e ali croccanti con il suo fondo di cottura, spinacini brasati e funghi primavera, meraviglioso!, tra i più buoni mai provati, anche ripensando alle esperienze gastronomiche più alte degli ultimi vent’anni, davvero magistrale, per tecnica di cotture, accostamento e rifinitura del piatto.

Il Piccione
Degno compagno di tutta la serata il Lambrusco Grasparossa Corleto 2017 di Villa di Corlo, bel rosso vivace, leggero ma capace di regalare davvero una piacevole bevuta in accompagnamento a tutto il pasto, specialmente se servito ben fresco. Il colore è porpora e ben temprato, ha spuma evanescente e un naso intenso e fragrante, invitante, corredato perlopiù da piccoli frutti rossi; invitante è pure il sorso, scorrevole, giustamente frizzante, rifugge dalle solite dolcezze per questo dalla beva estremamente piacevole, mai stucchevole.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Corleto
L’Osteria Bottega è uno di quei posti da visitare assolutamente a Bologna, consigliato e raccomandato anche a coloro i quali che per mestiere somministrano cibi e bevande, fanno gli Chef o sono Maestri di sala, fosse solo come percorso gastro-culturale e ”protoprofessionale”, un passaggio nello spazio-tempo del lavoro più bello del mondo, quello di far da mangiare (anche) cose semplici che ti fanno stare da Dio come una volta e servire e rendere felici i propri avventori, quali che siano. Non a caso ci è parso di capire che questo posto qui è sempre pieno. Conto medio sui 50 euro, vini esclusi.
Osteria Bottega, Via S. Caterina, 51 – Bologna – Tel. +39 051.585111
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Tag:All'Osteria Bottega, bologna, Corleto, Dandy, daniele minarelli, Lambrusco Grasparossa di Sorbara, mortadella Bologna
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30 aprile 2019
Alla Loggetta, più o meno una trentina d’anni fa, ci venivamo a giocare a pallone con i compagni di scuola dopo aver fatto ”filone” a scuola: era una tappa obbligata dopo il passaggio al Bowling Oltremare e l’affacciata al San Paolo dove alla domenica furoreggiava Maradona…

Dietro al grande successo della pizza napoletana¤ in città ci sono tanti protagonisti di assoluto valore¤, alcuni nomi storici, molti di grido, anche giovani, e tanti locali di qualità sparsi qua e là tra i suggestivi quartieri del Decumano ma soprattutto tra Mergellina, Chiaia e il ”lungomare liberato”.
Grande merito però va riconosciuto anche alle pizzerie di quartiere come questa della famiglia Ciro Pellone sopra via Mario Gigante, rione Loggetta, tra le tante capaci di mantenere viva la forte vocazione popolare della pizza da asporto, anche con consegna a domicilio, affiancandovi però un servizio al tavolo essenziale ma ben curato, giustamente misurato e in un’ambientazione familiare di grande disponibilità.
Lontana dai riflettori della città, defilato dal caos di Fuorigrotta, non ci capiti certo per caso da queste parti, eppure, dalla famiglia Pellone ci ritorni con gran piacere. Tra le varie, la proposta ci è sembrata ampia e ben strutturata, da bere c’è Menabrea alla spina, qualche buona bottiglia di vino in carta, un fritto tradizionale e saporito. La nostra 4 Stagioni è con Pomodoro e Fior di latte di Agerola, Salame irpino, Prosciutto cotto, Melanzane a funghetto, Olio extravergine di oliva, Basilico e Parmigiano Reggiano, a € 7,50 in menu, ben spesi.
Pizzeria Ciro Pellone – Via Mario Gigante, 112 – Napoli (NA) – Tel. 081 5934104
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Tag:4 stagioni, ciro pellone, fuorigrotta, pizza 4 stagioni, pizzeria
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12 luglio 2016
Sud è sopra molti altri il posto del cuore, sin dai suoi primi passi. Ci torniamo con piacere anche con Letizia e Alessia, qui loro ci stanno volentieri, è ad appena due passi da casa, quindi nessuno stress da viaggio ma soprattutto nessuno tra i camerieri che le guarda in cagnesco, in cerca di guai.

La sala gira come un orologio, si usa dire. Diciamo che se qui si sta bene un po’ di merito va anche a loro, a Pino, Carmine e Giannantonio. Perchè quando siedi alla tavola di Sud la gioia prende subito il largo, talvolta incontenibile.
Sono piatti sempre pieni di luce quelli di Marianna, carichi di piacere, ricchi di sfumature, di repentini contrasti. Per ciò, vincenti. Per dirla con il piglio di un architetto, votati ai pieni più che ai vuoti. Il Calamaro, zucca e datteri tra gli ultimi venuti fuori per farsene un’idea più precisa.

Come pure per Ostriche, friarielli e chinotto, una prova di assoluta grazia per le papille, qui degnamente accompagnato dal Blanc de Noirs di Boizel, squillante contrasto metallico dolce-amaro sostenuto con precisione e carattere da ”bulles” ricche di complessità e autorevolezza elaborate con pinot noir provenienti da Mareuil sur Ay, Cumières, Mailly, les Riceys (di cui almeno il 30% di Vins de Reserve¤).

Seguono l’Impepata¤, ovvero Mischiato delicato con cozze, pepe e limone, Anemoni, lo Spaghettone¤ ai ricci con mozzarella, il Gran Fritto¤, piatti già classici e riferimenti assoluti per la cucina di Sud.
Dicevamo della gioia, sentimento che diventa straripante quando qui ci vieni con le persone che ami, con gli amici che stimi di più con i quali andresti in giro per il mondo a raccogliere storie e pezzi di terra da mettere assieme nel puzzle della vita.

Con loro, certe bottiglie del cuore che ne raccontano la strada percorsa, i momenti più belli. Come lo Chassagne-Montrachet 2008 di Vincent Girardin, per esempio. Un Vielles Vignes che viene fuori quasi tutto dal ”Les Chaumes”, uno dei più preziosi 1er Cru dell’appellation, vino dal carattere inconfondibile, con un passo formidabile, di grande bevibilità e finezza come solo questo pezzo di Borgogna sa regalare.

Ancora un classico La Tartare di vitello irpino con fichi e nocciole, da tempo stabilmente in carta, dal sapore terragno e voluttuoso. Qui, autentico e verace viene fuori alla grande il Vigna Astroni 2014 di Cantine Astroni, il bianco vulcanico di Gerardo¤ bevuto, si può dire, tutto d’un fiato: avvenente e calibrato al naso, così ampio e varietale, regala sorsi di freschezza e ritagli minerali assai piacevoli. Vino saporito e solare.

In chiusura, La perla del mediterraneo, ovvero il semifreddo alla cassata, pistacchio di Bronte, salsa al passito di Pantelleria e gelée alle pere con anice stellato, dessert che messa così, nero su bianco, sembra venuto fuori da un film di Lina Wertmüller, un po’ come le (astruse ma impeccabili) cravatte che indossa Pino ultimamente, per dire. Più semplicemente è un dolce gustoso e ruffiano, un vero e proprio omaggio al sud più a sud di noi tutti!

È una Stella solida quella di Marianna, solidissima, ancora unica per questo territorio e ancora più preziosa perché acciuffata con merito sin da subito, appena dopo poco tempo l’esordio, con sacrifici e abnegazione enormi, e chi non vede questo o è cieco o più semplicemente è in malafede. E vale tanto questa Stella perché si fa autentica ambizione a cui non si può non guardare con attesa e speranza, perché quale che sia il futuro di Sud, qui o altrove, varrà sempre la pena sostenerlo e continuare a viverlo a piene mani. Menu degustazione a 68 euro, escluso i vini.
______________________
Ritorno a Sud¤.
Chiacchiere distintive, Marianna Vitale¤.
Quarto, dietro l’angolo c’è Sud¤.
Ristorante Sud
Via SS Pietro e Paolo n° 8 Quarto (Napoli)
tel. 081.0202708
http://www.sudristorante.it
Aperto la sera, domenica e festivi a pranzo. Chiuso il lunedì
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16 Maggio 2016
A Nocera Inferiore non ci capiti per caso, ci vieni apposta per uno o due motivi ben precisi, vieni a trovare un amico, oppure, magari, per mangiare all’Osteria Al Paese. In entrambi i casi l’accoglienza è calda e disponibile e la cucina non lascia certo indifferenti.

”Al Paese” è un bel posto, caldo e accogliente, ci stai subito a tuo agio, fa niente che là fuori tira vento e piove come se non ci fosse un domani, da questa parte si sta invece comodi e molto ben disposti.
Domenico, l’oste, ripropone con sana ortodossia quella figura antropologica ormai tanto rara da trovare in giro e di cui si sente sempre bisogno quando ci si siede a tavola con l’idea di affidarsi: l’approccio è disponibile ma non invadente, offre cioè sapienza e non supponenza, convinzioni – sul vino, non tutte condivisibili ma sue e ben chiare, ndr – senza tuttavia il dovere di imporre chissà ché, più la capacità di interlocuzione scevra dai classici monologhi tuttologi senza alcuna via di scampo per i commensali.

In altri tempi si direbbe ”sana ospitalità”, condizione capace di assolvere tranquillamente anche qualche distrazione che in certi momenti, inevitabilmente, sopraggiunge. La cucina è comunque di assoluta prima mano, ben curata e di sostanza, affidata da un paio d’anni alle mani del giovane Sarnese Lorenzo Montoro.
I piatti che arrivano in tavola richiamano immediatamente il territorio, un circondario unico ”chiuso” tra il mare della costa salernitana qui a pochi chilometri, 18 circa, l’Agro Nocerino-Sarnese e i Monti Lattari, pura acquolina e un bell’invito al buon umore!

Zuppa dell’orto, I carciofi, dei saporiti Cappelletti ripieni di genovese, Linguine con ”jammarielli’ (in foto), una strepitosa Guancia di maiale e ancor più l’ottimo Agnello ne sono vibrante testimonianza a cui ti avvicini con aspettative alte e tutte assolte con dovere. Dessert invitanti. Un po’ più di attenzione meriterebbe la carta dei vini, forse alle prese con una rotazione di cantina un poco lenta ma che non disdegna piacevoli coup de coeurs. Conto sui 50 euro, escluso i vini.
Osteria Al Paese
Via Papa Giovanni XXIII, 11
Nocera Inferiore
tel.: +39 081 5176722
http://www.osterialpaese.it
info@osterialpaese.it
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Tag:Laticauda, lorenzo montoro, Nocera Inferiore, Osteria Al Paese
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2 Maggio 2016

Il Contadino, lui, non ha certo bisogno di presentazioni, uomo dai lucenti occhi azzurri che ha fatto della cultura della terra un manifesto che continua a promuovere e a portare in giro con grande slancio. Tra un’esperienza e l’altra è sulla breccia da oltre un ventennio con una cucina semplice e immediata, se vogliamo rustica e genuina che tenta di mantenere vivo quel ricordo di sapori autentici sempre più difficili da tenere a memoria.
Il posto è accogliente, gode di ampi spazi arredati con semplicità agreste, il casolare è pienamente immerso nel verde della campagna ad appena una manciata di metri dal casello autostradale di Caianello.
La cucina è terragna con piatti di verdure cotte e crude e succulenti zuppe come antipasti, c’è poi l’uovo a “susciello”, mentre tra i primi del giorno spiccano i maccheroni con ragù bianco e pasta e ceci, un must infine il maialino Nero Casertano al forno. Dolci di casa. A parte una discreta carta dei vini, perlopiù campana, non male il primitivo servito come vino della casa. Conto sui 30 euro per persona.
Agriturismo Il Contadino
Via Starze, 159 Caianello
Tel: 0823 922043
Cell: 339 5928649
Email: info@berardinolombardo.it
berardinolombardo@libero.it
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Tag:agriturismo, Berardino Lombardo, Caianello, Il Contadino, La Caveja
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20 dicembre 2015
Passeggiare per Napoli, confondersi con migliaia di genti che inondano i vicoli, i corsi, le piazze ha un sapore davvero particolare, ad ogni angolo di strada poi ci si mischia con chi insegue i profumi di una tradizione mai sopita qui in centro città, quella serbata gelosamente dalle storiche trattorie.

Nel ventre di Napoli sono un po’ ovunque, quasi sempre a conduzione familiare, non di rado da generazioni: hanno cucine anguste, spesso pochi tavoli, 4 forse 5 ‘assettati’ almeno tre-quattro volte per servizio, ambienti spartani ed una organizzazione del lavoro essenziale ma estremamente funzionale.
Per alcune quel che le fa vero luogo di culto sono la storia delle persone che le animano ed una cucina schietta e sincera. Pochi piatti ma solidi, saporiti e alla portata di tutti. Quasi sempre sono fuori dai circuiti gastronomici più conosciuti ma, a pensarci, stanno sempre là e sono sempre piene con la fila in strada.

Così è alla Locanda del Buongustaio, nei dintorni della Pignasecca; ci vieni per la Genovese, uno spaghetto al pomodoro, le melanzane alla parmigiana, le polpette al sugo, i fritti, il babà, la pastiera. Il servizio è cordiale e dispensa sorrisi. Il vino è della casa oppure ti prendi una tra le due buone scelte in bottiglia (consigliato). Conto sui 15/18 euro. Ben spesi.
La Locanda del Buongustaio
Vico Basilio Puoti, 8 Napoli
Tel. 081 5512626 – prenotare é bene
Sempre aperto, chiuso domenica sera
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2 ottobre 2015

All’Abraxas¤ come una volta, cioè come quando poco più di dieci anni fa tutto ebbe inizio; invero è assai difficile tornare indietro e non è detto che questo sia un male, anzi. Il bel locale di Nando Salemme diviene sempre più bello, contemporaneo, attento alle esigenze degli avventori, anche di coloro i quali si vogliano dedicare ad un buon bicchiere di vino per fare giusto quattro chiacchiere. L’ambiente è indovinato, i colori sono quelli giusti, le luci calde fanno il resto, il forno è ad appena due metri…
Abraxas Osteria
Via Scalandrone, 15
Tel.: 0818549347
abraxasosteria.it
Chiuso il Martedì e la Domenica sera
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17 agosto 2015

La ricetta tradizionale, quella originale dico, vuole necessariamente gli spaghetti per un piatto che si fonda su ingredienti tipici e su una preparazione semplice ma molto meticolosa come l’uso della padella di ferro per cuocervi la salsa.
Le variazioni sul tema ‘Amatriciana’ si contano innumerevoli, a pieno titolo ricetta fondamentale della cucina italiana. Ricetta che, lo ricordiamo, nasce con un condimento in bianco e solo alla fine del 1700 si arricchisce con l’aggiunta del pomodoro.
L’ispirazione di questo post viene da una riuscita versione della brillante giovane chef Francesca Priscilla Fucci¤ del Moma¤ di Roma che la propone con gli Scialatielli, un piatto semplicemente straordinario, voluttuoso, succulento, estremamente appagante.
Tanto ci è piaciuto che abbiamo provato a replicarlo rifacendoci agli ingredienti della ricetta tradizionale: il risultato, credetemi, non è stato niente male!
Ingredienti per 4 persone
- 500 gr di Scialatielli
- 125 gr di guanciale di Amatrice
- un cucchiaio di olio di oliva extravergine
- un goccio di vino bianco secco
- 400 gr di pomodori pelati San Marzano
- un pezzetto di peperoncino
- 100 gr di pecorino romano grattugiato
- sale
Mettere in una padella l’olio, il peperoncino ed il guanciale tagliato a pezzetti in proporzione di un quarto rispetto alla pasta. Rosolare a fuoco vivo, unirvi quindi il vino. Togliere dalla padella i pezzetti di guanciale, sgocciolarli bene e tenerli da parte in caldo evitando così di farli diventare troppo secchi e salati.
Unire i pomodori pelati, aggiustare di sale, mescolare e dare qualche minuto di fuoco. Togliere il peperoncino, rimettere dentro i pezzetti di guanciale, dare ancora una rigirata alla salsa. La pasta va scolata ben al dente aggiungendovi il pecorino grattugiato prima di versarvi la salsa. Portare in tavola con ancora abbondante pecorino grattuggiato.
In the picture, the excellent ‘Amatriciana’ prepared by Francesca Priscilla Fucci, Restaurant Moma, Rome.
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Ristorante Moma
Via di S. Basilio 42/43 Roma
Tel: +39 0642011798
http://www.ristorantemoma.it
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5 agosto 2015
Messa così sembrerebbe il paradosso a cui molti si rassegnano quando si trovano a scegliere una tavola dalle nostre parti. Sud è invece una scommessa vinta a mani basse e oggi lo è in maniera definitiva e assoluta. Punto. E basta.

Le Alici in Purgatorio di Marianna¤, o del pesce povero, la semplicità assoluta, che viene travolto dal limbo di una redenzione che non arriverà mai sospeso tra le fiamme perenni e quegli spiragli di luce che la terra flegrea sussurra ma poi concede sempre più raramente. La grande soddisfazione? Aver superato tutto questo con grande slancio e perseveranza, ma così è lo straordinario sapore della vittoria, sempre un po’ amaro nel retrogusto ma sostanzialmente indiscutibile! Con il bello che deve ancora venire…

Il Paradiso sta nel Gran Fritto di Sud, un piatto spesso snobbato perché comune a molte carte e non di rado più astratto ed impalpabile che godurioso come invece questa splendida rappresentazione di colori e sapori. Ci sta dentro un legame eterno, quel profumo un po’ ruvido ma indimenticabile della domenica a mezzogiorno, le mani di mamma dai polpastrelli rossi che scivolano lungo il mantesino per levare via l’unto prima di pizzicare il sale.
C’è tutto il ricordo di una vita, di un mare lontano che a Quarto non si vede ma c’è, un piatto che fortifica il desiderio delle labbra sapide e della pancia piena. E di un bicchiere o due di Falanghina Coste di Cuma. Perchè chi ama torna sempre!
‘Marianna’s dishes are extraordinary, with a strong personality, suspended between purgatory and paradise’.
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Ristorante Sud
Via SS Pietro e Paolo n° 8 Quarto (Napoli)
tel. 081.0202708
http://www.sudristorante.it
Aperto la sera, domenica e festivi a pranzo Chiuso il lunedì
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28 gennaio 2015
Expo2015¤ è alle porte, Milano, come tutte le metropoli del mondo, offre una grandissima scelta gastronomica, dalla cucina tradizionale milanese – anche se molti stentano a credere che ne esista ancora una, ndr – a quella nazionale e multi-etnica, sino a sperimentazioni fusion delle più bizzarri possibili.

Non è semplice, dunque, orientarsi, ma chi a tavola ama passare da una cultura all’altra o da un paese all’altro, durante il suo passaggio milanese non avrà che l’imbarazzo della scelta. Frattanto mi sento di suggerire alcuni dei posti dove io mi sono trovato molto bene in questi ultimi tre mesi.
La presenza di LARTE Milano lasciatemela passare per favore come ‘bonus track‘, ci lascio un piccolo pezzo di quest’anno di lavoro, non potevo non lasciarne traccia sul mio Diario, a voi poi giudicare. Ché, a dirla tutta, Gennaro Immobile è giovane ma davvero bravo…
Pizza e Dintorni

Fofò Mattozzi¤, Via Paolo Sarpi 53 – Tel. 02 8342 1154. Un pezzo della vera Bella Napoli a Milano. Paga forse una location non proprio indovinatissima, nel cuore della China Town milanese, il locale però è molto carino, le fritture e la pizza sono da manuale della scuola partenopea. Nella foto (2) ‘La Preferita’, con mozzarella, salsiccia e friarielli. Un piccolo capolavoro!
Lievito Madre al Duomo¤, Largo Corsia Dei Servi – Tel. 02 453 759 30. Critiche o no Gino Sorbillo va spedito per la sua strada. Il locale, su due piani, è accogliente e la pizza è indubbiamente tra le migliori sbarcate in città. L’Antica Margherita¤ sopra tutte.
Luini¤, Via Santa Radegonda 16 – Tel. 02 86461917 – 02 86461917. Un’istituzione a Milano, come la fila interminabile a tutte le ore. Eppure non puoi lasciare la città meneghina senza aver prima mangiato i panzerotti di Luini.

Pandino Il Panino¤, Piazzetta Pattari 2 – Tel. 02 80583276. In un angolo di Corso Vittorio Emanuele, nel cuore dello shopping cittadino, un baretto molto ben frequentato dalle colazioni al pranzo veloce sino all’aperitivo delle 17 (nella foto 3 sopra), vero momento cult della giornata milanese.
Dove Mangiare
Al Pont de Ferr¤, Ripa di Porta Ticinese 55 – Tel. 02 89406277. Si sta bene nel locale di Maida Mercuri, fresco di Stella Michelin 2015. La cucina di Matias Perdomo è intraprendente e senza troppi fronzoli, piatti saporiti e ben strutturati, bella la proposta in carta dei vini, servizio attento. Della stessa proprietà anche il Rebelot del Pont¤, felice esperienza anche questa.

Trattoria da Martino¤, Via Farini 8 – Tel. 02 6554974. Ci devi arrivare in via Farini ma ne vale la pena. Ci trovi un paio primi, una buona cotoletta alla milanese (foto 4) e il pescato del giorno. Chi l’ha provata dice che anche la pizza al taglio merita l’assaggio. Il locale è piccolino e spartano. Prenotare sempre.

El Brellin¤, Vicolo dei Lavandai, Alzaia Naviglio Grande 14 – Tel. 02 5810 13 51 – 02 89 40 27 00. Locale suggestivo, credo con buon merito nella Top 100 dei ristoranti storici di Milano. Là fuori, a due passi da qui, la vecchia Darsena del Naviglio Grande dove fervono i lavori in corso; dentro, una cucina essenziale con radici forti e qualche buona nuova. ‘Risotto classico alla Milanese con salsa al midollo’, ‘Cazzoeula con polenta’ (nella foto 5), ‘Rustìn negàa con purea di patate’, ‘Tiramisù‘. Conto sui 50 euro.

Bonus track: LARTE Milano¤, Via Manzoni 5 – Tel. 02 890 96 950. L’impronta della cucina partenopea è evidente e non si fa nulla per nasconderla, anzi. Un po’ Galleria d’arte, un po’ ristorante d’autore, alcuni grandi marchi italiani camminano assieme per difendere il made in Italy. Questa qui è la Zuppa di Cernia di Gennaro Immobile (foto 6).
Il Gelato

CioccolatItaliani¤, Via San Raffaele 6 – Tel. 02 4887763. Il punto vendita a due passi dal Duomo è sempre frequentatissimo sino a costringerti a file interminabili. Il format è vincente e i prodotti di assoluta qualità, se poi becchi Salvatore (foto 7) che ti fa il cono ti diverti pure ad imparare…
Grom¤, Via S. Margherita 16 (a 100mt dal Teatro alla Scala) – Tel. 02.80581041. Altro passaggio utile per la gola una delle tante gelaterie Grom in città. Le basi alla crema sono molto buone, quelle alla frutta talvolta spiazzanti, almeno per me.
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15 gennaio 2015
Un ‘bar dove si mangia’, diciamo ‘il figlio più piccolo’ di Maida Mercuri, patron del Pont de Ferr¤ che da qui dista appena una manciata di passi.

La domenica mattina Ripa di Porta Ticinese è molto tranquilla, molti locali e bar sono chiusi poiché aperti sino a notte fonda la sera prima, così per mangiare (bene) uno o due bocconi che non siano però un pasto frugale vegano-esotico o una focaccia chiamata astrattamente pizza, o si sceglie di andare a El Brellin, una delle più antiche osterie milanesi nei pressi dello scenografico ‘Vicolo delle Lavandaie’ oppure si viene qui, al Rebelot del Pont aperto sin da mezzogiorno.

La cucina di Mauricio Zillo appare istintiva e creativa, ha basi solide ma desidera rincorrere il sottile piacere della creazione di piatti ‘fatti al momento’ giocando con astuzia con tutta una serie di ingredienti del giorno che vengono posti all’attenzione del cliente al momento che questi siede alla sua tavola. Un menu facile o più articolato, cucinato su misura, con tutto quanto a disposizione in cucina in quel momento.
Per chi viene qui la prima volta non è semplice, va detto, bisogna un po’ fidarsi un po’ affidarsi. Segnalato cosa ‘non piace’, Mauricio, alla consolle dietro al banco della cucina a vista, penserà a tutto quanto il resto. Noi abbiamo mangiato ‘piattini’ interessanti e saporiti: ‘Cappesante scottate con cavolo e rapa rossa’(1), ‘Animelle e lumache con verdure stufate’(2),‘Cefalo, cannolicchi e broccoli neri’, il ‘Polpo arrosto con le lenticchie’. Tutto molto buono.

La carta dei vini si rifà all’intelligente proposta del Pont de Ferr, qui con un occhio in più a bottiglie poco comuni e comunque dall’approccio anzitutto gioviale e immediato. Come questo Muller Thurgau 2013 di Frank&Frei (bianco ‘troken’ della Franconia), leggero, fresco, beverino, bevuto con piacere per tutto il pasto.

Il Rebelot vive però con grande slancio soprattutto la proposta dei drinks, alcuni proposti anche in abbinamento ai piatti di Mauricio, diversi tra i grandi classici ma anche tanti creati apposta per il Rebelot da Oscar Quagliarini, uno dei migliori baristi europei, tra i Top World Bartender che qui ha lavorato all’apertura e continua a seguire da consulente il lavoro al banco bar. Servizio cortese e puntuale. Conto sui 30 euro vini esclusi.
Rebelot del Pont
Ripa di Porta Ticinese 55, Milano
Tel. 02 84194720
www.rebelotdelpont.com
rebelotdelpont@gmail.com
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12 gennaio 2015

La foto è di qualche giorno fa però mi piaceva l’idea di dargli le sfumature d’un tempo ormai lontano. Il sabato mattina passeggiare per il Naviglio Grande dà un po’ l’idea di ripercorrere certe atmosfere rilassate e tranquille degli anni passati; a corredo il mercatino dell’usato, le giovani famiglie a passeggio, qualche turista che chiede informazione per orientarsi meglio. I tanti baretti di qua e di là Ripa di Porta Ticinese, molto ben frequentati da sera a notte fonda, hanno appena abbassato da qualche ora le serrande.
Maida Mercuri è da 25 anni saldamente al timone di Al Pont de Ferr¤, ‘un Osteria, non un ristorante’, ama sottolineare. Il suo locale è fresco della stella Michelin 2015 ma non ha nessuna intenzione di montarsi più di tanto la testa anche se Matias Perdomo, lo chef, sembra avere tutte le carte in regola per puntare decisamente in alto.

Ho mangiato ‘Gnocchi di patate alla brace con carciofi glassati’, davvero buoni, cremosi e saporiti, poi la ‘Pluma di maiale iberico rosata, servita con crema di burrata e ricci di mare sardi’. Carne di rara succulenza, cotta perfettamente e ben abbinata alla salsa. Infine un ‘Sigaro di cioccolato ripieno di mousse di cioccolato al tabacco con gelato al rhum’, dessert forse un po’ scontato ma nulla da ridire sulla sua bontà.
Buono il servizio curato tra gli altri da due giovani ragazze attente, disponibili all’ascolto, preparate. Ho bevuto al calice un’ottimo Pinot Nero di Tiefenbrunner. A tal proposito, molto interessante l’evidente lavoro di ricerca speso per la carta dei vini, ‘leggera’ e intelligente e con tante referenze fuori dai soliti circuiti e di grande qualità. Conto sui 35/40 euro vini esclusi.
Al Pont de Ferr
Ripa di Porta Ticinese 55, Milano
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22 dicembre 2014
Da fan della Pizza Napoletana mi astengo dal giudicare la pizza al taglio, qui a Milano concettualmente diversa dalla nostra, più una focaccia morbidosa e farcita che ‘pizza’ nel vero senso della parola a noi comune. Certo quella che servono qui pare venga apprezzata più di quella di Spontini, e già questo basterebbe a farsene un’idea.

Da Martino è in via Farini 8 da più di mezzo secolo, prima come un ‘Cibicotti’ poi come trattoria. L’indirizzo, pare, piace molto a Valerio Massimo Visintin, cosa che mi ha incuriosito non poco e per questo ci sono venuto. Ci si arriva facilmente da Porta Garibaldi, superando Corso Como poi a destra su via XXV Aprile, proseguendo più avanti su via Farini. Qui intorno le tante insegne cinesi annunciano la vicina ‘China Town’ milanese di Sarpi. Sergio non accetta generalmente prenotazioni, per noi, dice, ha fatto un’eccezione perchè al telefono gli sono stato simpatico.

L’ambiente è spartano, con il forno a vista, il banco dei contorni a portata di mano, l’insieme in effetti appare un po’ agé, per dirla tutta, ma qui si viene per mangiare e fare quattro chiacchiere in libertà davanti ad un buon piatto di pasta o una più classica cotoletta alla milanese, non certo per un pranzo formale o una cenetta romantica.

Una grande lavagna alla parete della piccola sala annuncia qualche buona bottiglia di vino (Bio) e le birre del Birrificio Lambrate a disposizione. Il menu, manoscritto e fotocopiato, è semplice ma esaustivo: proprone la pizza al taglio del giorno, due-tre primi, il fritto e il pescato del giorno, tra le carni l’immancabile ‘fiorentina’ e la ‘Cotoletta Primavera’, un paio di torte. Tutto molto buono. Il conto è onesto, con meno di 25 euro ci stai dentro alla grande, la colorata simpatia di Sergio fa tutto il resto.
Da Martino
Via Farini 8 Milano (MI)
Tel. 02 6554974
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28 novembre 2014

Punteggio: 87 – due forchette
Cucina: 52
Cantina: 16
Servizio: 18
Bonus: 1
Bisogna un po’ conquistarselo, ma vale la pena. L’ambiente non ha eguali, interamente sul bianco, con arredi e mis en place raffinatissime, sedute ultra comode, splendide opere d’arte contemporanea, illuminazioni studiate, lume di candela e un mega plasma che trasmette rilassanti immagini del mare. Quando il clima lo consente si sta sulla fantastica terrazza panoramica (bonus). Il servizio – professionale e di classe – gira come un orologio, la lista dei vini – grazie al valente e appassionato Angelo Di Costanzo – elenca varie centinaia di referenze non banali e di valore, sia italiane che estere, ma anche se decidete di optare ‘semplicemente’ per aziende regionali resterete stupiti. La cucina, da diversi anni regno di Andrea Migliaccio, continua a regalare suggestioni mediterranee emozionanti in piatti di tecnica sicura e grandi materie prime: uovo cotto a bassa temperatura con pomodori canditi ricolma e spuma di Provolone del Monaco, fusilli al ferretto con genovese di coniglio carciofi e pecorino, tagliolini al limone con burrata asparagi di mare foglia di ostriche e gamberi crudi con foie gras mela verde e gin, pancia di maiale croccante con vellutata di cicerchie e involtino di scarola. Doveroso un assaggio di formaggi dal ricco carrello, prima di passare agli squisiti dessert: cheesecake all’amarena Nutella e sorbetto alla menta, e crema di nocciola affogata al caffè con salsa mou e gelato al cioccolato affumicato. Pani e piccola pasticceria super. (da I Ristoranti d’Italia 2015 del Gambero Rosso)
L’Arcante – riproduzione riservata
© da ristoranti d’Italia 2015 del Gambero Rosso Editore
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17 novembre 2014
Vieni a Sud che ci trovi il mare, il sole e la fantasia verrebbe da dire ogni qualvolta ti ritrovi a scrivere qualcosa dopo aver mangiato da Marianna e Pino. Che pure se a Quarto il mare non c’è la mia è una mezza verità che nessuno potrà mai smentire.

Marianna Vitale quest’anno ha fatto il botto: è Cuoca dell’anno per la Guida ai Ristoranti d’Italia L’Espresso, Chef donna dell’anno per Paolo Marchi di Identità Golose, dalla Michelin ha visto confermata la sua (luminosa) Stella e il Gambero ne comprova senza mezzi termini la crescita ormai esponenziale; un grande successo insomma, un momento d’oro che si merita tutto e che premia anzitutto il suo talento purissimo, quasi una vocazione, ma anche l’intuizione, il sacrificio enorme di una ragazza che si è letteralmente inventata il lavoro della sua vita. E il bello, pare, deve ancora venire…

Nell’ultimo mese ci sono tornato due volte, dapprima con un po’ di amici per festeggiare la chiusura della stagione a Capri, poi giusto una settimana fa per conto mio. Due momenti da mettere qui sul diario, due momenti colmi di suggestioni, colori, profumi e di straordinaria gioia, quella che viene fuori da ogni piatto di Marianna grazie anche all’armonia che regna in sala con il buon lavoro di Pino, Carmine e Giannantonio.
Allora si comincia così, con Cotechino e friarielli ed una Zuppa di fagioli cannellini, sconcigli e funghi, due piccoli appetizer di benvenuto. Il Cotechino è quello (artigianale) di Mario Carrabs, il resto è bontà del territorio flegreo.

Uno dei migliori piatti per freschezza ed armonia è la Minestra di mare con verdura e frutta di stagione, uno di quelli nuovi in carta quest’anno. Marianna nei suoi piatti sembra amare molto le spigolature, magari anche sovrapporle, andarci in contrasto ma senza annullarle del tutto. Un segnale di forte vitalità. Come l’uso dell’acidità come una sfida non necessariamente da vincere.

Ci arriva quindi la Zuppa di Maruzzielli, o lumachine di mare, un fuori carta giustamente ‘forte’ che mi riporta all’infanzia e a certe domeniche in cui il vero e proprio ‘spasso’ era tirarle vie dal guscio con l’ago di mamma, stando però attenti a che non te le fregassero una volta ‘pulite’. Piatto di straordinaria succulenza.

Tra le decine di bottiglie provate, prima in compagnia di amici e poi successivamente con Lilly mi è rimasto impresso più di tutti questo meraviglioso Trebbiano d’Abruzzo 2011 di Emidio Pepe, bianco di grande carattere, a pieno titolo nella storia del vino italiano ma che mancavo di provare da qualche tempo: mi ha conquistato subito, sin dal primo sorso, vibrante e compulsivo, con un naso ampio e suggestivo, pieno di sfumature ed un sapore mascolino e sapido. Sui generis.

Questo qui potremmo definirlo il trionfo dello Spaghettone: l’abbiamo provato con Ricci di mare e Bufala (1), poi con Cipolla rossa, acciughe e lime (2), infine con Carciofi e colatura di alici (3), grandiosi! Infine l’Impepata¤, il meraviglioso schiaffo alle papille gustative del Mischiato delicato con cozze, pepe e limone (4).

Altro giro altre sensazioni. Molto buono lo Sgombro arrosto, gazpacho e grano spezzato (1), con la vellutata delicatezza del gazpacho che inchioda le velleità dello sgombro; sapori netti invece con il Vitello Stonnato, già un must qui a Sud, ovvero lingua di vitello con pesce azzurro marinato alla shiso, maionese al pomodoro e polvere di capperi (2).
Quindi Il baccalà e la parmigiana di melanzane (3), forse l’unico piatto che pur buono lascia pensare alla necessità di una rivisitazione, quantomeno nel servizio. Infine Il Gran Fritto (4), quello tradizionale presentato però in tavola con grande garbo e finezza. Una gioia per gli occhi e per la gola.

A chiudere, ancora un fuori carta, Calamaretti spillo con il loro quinto quarto e nero di seppia, forse il piatto più ‘gurmè’ della batteria ma che ai palati più attenti ed esigenti piacerà senz’altro. C’è dentro intuizione e tecnica, fattori che non sfuggono (quasi) mai all’appassionato di turno.

Due parole sulla carta dei vini: la cantina di un ristorante negli ultimi dieci anni ha subito cambiamenti epocali, via le carte infinite, quantomeno non sono più il modello da seguire, libroni quasi sempre buoni solo per aumentare di qualche metro quadrato l’ego del patron o sommelier di turno, un cambiamento di rotta che ha dato il là ad un rinnovamento necessario e tangibile anche nei migliori ristoranti ‘stellati’.
Ecco che il lavoro di fino di gente attenta e scrupolosa come Pino, aperta alle novità ma senza strafare, merita rispetto e valorizzazione; Sud ha una carta dei vini che segue pari passo la crescita della sua cucina, continua a girare sulle 250 etichette dove trovano spazio nomi noti ma anche buone chicche, con ricarichi anche abbastanza centrati.
Bene, questo è, sono tornato a Sud con il desiderio di stare bene, me ne sono andato via assaporandone già nuovamente il ritorno. ‘…Però per favore non farlo nuovamente tra due anni’, mi dicono.
Chiacchiere distintive, Marianna Vitale.
Quarto, dietro l’angolo c’è Sud.
Ristorante Sud
Via SS Pietro e Paolo n° 8 Quarto (Napoli)
tel. 081.0202708
www.sudristorante.it
Aperto la sera, domenica e festivi a pranzo Chiuso il lunedì
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15 novembre 2014

4 Cucchiaio&Forchette (luogo di Gran confort)
2 Stelle (Tavola Eccellente)
Grappolo Rosso (Specialità e Vini scelti)
Un vasto e raffinato salotto dove l’illuminazione, tessuti e decorazioni creano un’ineguagliata armonia di stile e benessere; in cucina il giovane Migliaccio si fa portabandiera di piatti mediterranei e creativi, eleganti e sofisticati. Risotto ai ricci di mare con colatura di alici, acqua di pomodoro e friselle al finocchietto. Scorfano in guazzetto con peperoncini verdi e pomodori brasati. Sfera di cioccolato al latte con prugne alla lavanda e mandorle tostate.
Confermata la Stella al Riccio Restaurant&Beach Club.
Entra in Guida 2015 anche LARTE Milano.
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9 ottobre 2014

Voto: 17
Due Cappelli: cucina di gran qualità.
Bicchiere: particolare cura nella ricerca e nel servizio dei vini, internazionali, nazionali o locali.
Non si arresta la gioiosa macchina da guerra inventata da Tonino Cacace, capace di trasformare un albergo vecchiotto di Anacapri in una delle mete di turismo d’elite più ricercate. Il ristorante si è allargato, salotto aperto che lambisce l’acqua della piscina, ad affascinare una clientela sempre più internazionale, da giapponesi tanto curiosi quanto discreti a brasiliani esuberanti come noi. Un parterre d’eccellenza che porta Andrea Migliaccio a premere l’acceleratore su una linea di cucina sfrontatamente mediterranea, anzi orgogliosamente campana, sostenuto dalla grande cantina messa insieme senza risparmio da Angelo Di Costanzo (giocando tra le etichette della regione e l’eccellenza mondiale) e dall’impeccabile servizio guidato dal discretissimo Luca De Coro. Parliamo delle novità: entusiasmante accoppiata piccante nella zuppa di sconcigli (lumachine di mare) e trippa di vitello, inattese consistenze di affinità elettive. Altrettanto azzeccati i fusilli al ferretto, legati dalla cipolla e dal pecorino di una delicatissima genovese di coniglio. Avvertenza per la gola: dopo anni, viene infranta l’ossessione delle porzioni piccole, le zuppe e le paste potrebbero essere un piatto unico, per gusto e la ricchezza. Secondi: light con la spigola friarielli e maionese, meno light con la pancia di maiale croccante. Babà da concorso. Degustazione 120 euro, Alla carta 160.
Sempre presente in Guida 2015 anche Il Riccio¤, ristorante&beach club, 14
Entra in Guida 2015 anche Larte¤, ristorante in Milano 14.5
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19 agosto 2014
Nando non ha certo bisogno della mia pubblicità, ormai la sua Osteria¤ è un riferimento per tanti appassionati nei Campi Flegrei, un luogo del gusto che in pochi mancano di conoscere.

Dell’Abraxas ne ho scritto con piacere diverse volte anche se, lavoro permettendo, da quelle parti ci si ferma con molto piacere molto più spesso di quanto sia necessario raccontare. Di corsa desidero però lasciare una nota per la splendida novità dell’anno, il forno a legna e il piccolo girarrosto messi su come divertissement per se e per i suoi ospiti, oltre che un plauso per il rinnovato ambiente esterno per metterli ancor più a loro agio.
La pizza nel ruoto, il pollo ruspante, le varie ciambotte al forno sono solo le prime novità di un menu già arricchito per la verità questa primavera ma che nel prossimo autunno conterà di stupire ancor più e conquistare con i profumi e i sapori di un tempo, sempre più merce rara non solo da queste parti.
Insomma, Nando ha le idee chiare e guarda lontano ma tiene i piedi ben piantati per terra, fortemente radicati alle origini; un passo alla volta – slow! come dice lui -, senza fermarsi un attimo come mai in questi ultimi 12 anni di attività, anche per questo il ruolo di Oste che si è cucito addosso gli sta proprio bene, un ruolo che in molti, da almeno vent’anni rimpiangono sempre di più…
Pozzuoli, Osteria Abraxas
Abraxas Osteria
Via Scalandrone, 15
Tel.: 0818549347
Chiuso il Martedì e la Domenica sera
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10 agosto 2014

Qui¤, l’amica Giulia Cannada Bartoli qualche anno fa ne raccontò tutta la storia ricchissima e suggestiva. Io, ogni qualvolta ci passo davanti, praticamente tutte le settimane, non posso che fermarmici almeno un momento. Una volta una pizzetta, un’altra volta una Montanara fritta, poi il panino con le melenzane a funghetto… Insomma, non se ne può fare a meno!
Friggitoria Fiorenzano
Via Pignasecca 48, Napoli
tel. 081.551.1993
Friggitoria napoletana e cucina tradizionale partenopea. Nelle vicinanze c’è anche l’antica e più famosa Trattoria Tripperia Le Zendraglie da cui nasce, nel 1924, il mito della famiglia Fiorenzano in Pignasecca a Napoli.
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8 aprile 2014
‘C’ero anch’io quella sera a cena in Ca’ del Bosco…’. Quando un giorno ci ritroveremo tra amici a ricordare certi posti e certe esperienze memorabili la cena di Massimo Bottura dello scorso 6 aprile rimarrà sicuramente negli annali come una delle più belle esperienze gastronomiche vissute.

L’invito era per le otto ma sono arrivato in Franciacorta molto presto, in pieno pomeriggio, avevo tra l’altro alcune mie cose da vedere per la cena dell’indomani preparata proprio dal nostro Andrea Migliaccio.
Durante il pomeriggio, su quel prato intorno la cantina ci siamo incrociati più di una volta: un saluto sincero, qualche convenevole, un curioso siparietto con lui impegnato a tener conto ad una sua collaboratrice delle tante date che prossimamente lo porteranno in giro per gli Stati Uniti – proprio come una Rockstar alle prese con il suo imminente tour -; io lì, così, ad ammirarlo e guardarmi un po’ intorno. Maurizio Zanella, più tardi, ci ha poi ri-presentati.
E a fine serata, tra le tante scattate con lui là in cucina a saltarci addosso, questa foto. La terrò custodita con particolare affetto e stima.

Da Modena a Mirandola: Sbrisolona, Cotechino, Zabaione (con il Lambrusco al posto del Marsala), Aceto Balsamico Villa Manodori. Come un Panino con la Mortadella.
La cronaca della serata è un susseguirsi di grandi sapori, contrasti, ricordi, rimandi, sorprese. Nessuna sovrastruttura. Non bastano certo 10 foto a scaldare il cuore come non bastano 5 piatti per sintetizzare il Bottura pensiero. Di sicuro però il perchè Massimo sia lì, al top della cucina italiana, te ne accorgi davvero con poco!

Tortellini con la panna? Dippiù! Di quelle cose che ti rimangono dentro a vita! Tirati a mano, la crema densa è ottenuta con acqua e Parmigiano Reggiano, uno straordinario Parmigiano Reggiano! E cosa non secondaria, davvero strabiliante l’abbinamento con lo Chardonnay 2005 di cui poi vi scriverò. Un piatto, il suo vino!

Lo show in sala, con l’impiattamento dello Psychedelic Spin Painted Veal: Vitello cotto a bassa temperatura (sottovuoto e poi ricoperto di cenere e carbone), dipinto con Clorofilla, succo di Barbabietola, crema di Patate e Aceto Balsamico. Il Predessert? Un Risotto Aromatico: profumato agli agrumi e spezie con, sul fondo, Coppa di testa. Da pazzi guarda!

Tiramisù. Uno dei più antichi dolci italiani rivisto alla sua maniera. Pochi fronzoli, infinita leggerezza. Non so quando ma presto o tardi si va in Francescana: tradizione, materia, visione, tecnica, sospensione. Ecco.
Dei vini di Ca’ del Bosco, come accennato, ne scriverò più dettagliatamente successivamente. Abbiamo bevuto: Franciacorta Annamaria Clementi 2005, Chardonnay 2005, Pinero 2003, Franciacorta Annamaria Clementi Rosé 2005.
______________________
Osteria Francescana¤
Via Stella 22, Modena
Tel. 059210118
http://www.osteriafrancescana.it
Ca’ del Bosco¤
Via Albano Zanella 13, Erbusco (Bs)
Tel. 030 7766113
info@cadelbosco.com
http://www.cadelbosco.com
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4 aprile 2014
Vittorio Fusari è conosciuto per la sua grande dedizione alla ricerca delle migliori materie prime, alla Dispensa ci tiene ad un approccio moderno ma ben radicato nella sua tradizione, fruibile ed immediato.

Per chi viene in Franciacorta il locale è facilmente raggiungibile, il posto è carino, un po’ winebar¤, un po’ ristorante, il menu¤ è variegato e prevede, tra gli altri, tanti prodotti Presidio Slow Food giustamente sottolineati in carta. Da bere manco a dirlo, come affacciarsi dal balcone in queste terre (ma non solo).

I piatti in questo momento della stagione guardano alla freschezza e ai contrasti: ‘mozzarella di bufala, ostriche e acqua di mare’, la ‘battuta di gamberi rossi, gelato ai pistacchi’, ‘uovo e insalata’ alcuni tra quelli provati che Vittorio ci ha voluto proporre.
Dispensa Pani e Vini Franciacorta
Via Principe Umberto, Torbiato Di Adro (Bs)
Tel. 030/7450757
http://www.dispensafranciacorta.com
enoteca@dispensafranciacorta.com
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Tag:adro, bellavista, ca' del bosco, dispensa pani e vini, franciacorta, torbiato, vittorio fusari
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22 marzo 2014

In centro a Milano, a due passi dal Duomo, in piazzetta Pattari c’è questo piccolo Bar-Caffetteria-Paninoteca¤ che vive praticamente tutti i momenti della giornata, dalla colazione al pranzo all’aperitivo¤ (l’ape a Milano, ndr) pieno di bella gente. Qui sotto alcuni scatti del momento dell’allestimento del banco per l’aperitivo, dalle 17.00.

Pandino Il Panino
Piazzetta Pattari, 2 Milano
Tel. 02 80583276
mail ordini@pandinoilpanino.it
www.pandinoilpanino.it
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Tag:ape, aperitivo, duomo, milano, panino il pandino
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17 marzo 2014
Abbiamo beccato proprio una bella giornata di sole per il nostro giro in Franciacorta. A breve alcune note sui vini di Bellavista, frattanto segnatevi il nome e l’indirizzo di questo bel posto nel cuore di Borgonato.

Stefano Cerveni gestisce il Due Colombe¤ al Borgo Antico della Distilleria Franciacorta¤ con la sua compagna, ci tiene a non far mancare di tanto in tanto la sua presenza in sala nonostante uno staff attento e professionale.

Una cucina essenziale, territoriale ma senza far mancare una visione innovativa e buona tecnica d’esecuzione. Il crostone con Salmierino alle erbe, i Cappelleti con Baccalà in brodo di pesce (una vera esplosione di sapori), lo stinco di Vitello glassato con tartufo e purè di patate, sono solo alcuni dei piatti in carta saggiati. Buonissimi anche i formaggi d’alpeggio.

Una piacevole sorpresa poi ritrovare l’amico Nicola Bonera¤, uno dei migliori sommelier d’Italia che segue da qualche tempo la carta qui al Due Colombe. Con lui abbiamo buttato un occhio alla piccola e suggestiva cantina che oltre ai tanti Franciacorta e Curtefranca non fa mancare grandi vini delle Langhe e qualche buona referenza dall’Italia e dal resto del mondo. Menu degustazione a 70 e 85 euro¤.
Due Colombe Ristorante Al Borgo Antico
via Foresti 13 – Borgonato di Cortefranca – Brescia
Tel. +39 030 9828227 | Fax +39 030 9848772
Chiuso: Domenica sera e Lunedí
www.duecolombe.com
stefano@duecolombe.com
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1 febbraio 2014
Non è difficile trovare una buona pizzeria a Napoli¤ e provincia, da queste parti si vive praticamente di pizza e mai come negli ultimi anni si fa un gran parlare di tradizione, materia prima, impasti, lievitazioni.

E a dir la verità è proprio vero che la pizza non è mai stata così buona come negli ultimi anni grazie anche alla sensibilità delle nuove generazioni di pizzaiuoli che hanno saputo valorizzare al meglio il mestiere, la storia, i segreti e cominciato a metterci anche tanta testa nel lavoro oltre alla naturale vocazione, spesso familiare, e al talento.
Attenzione alla materia prima, alle lavorazioni, ai tempi dicevo; ma anche ai particolari per far star bene alle proprie tavole i propri clienti. Ho consociuto Francesco e Salvatore Salvo¤, anzi Francesco&Salvatore, e più che parlarvi della bontà della loro eccellente offerta vi segnalo l’intelligenza con la la quale si sono messi in testa di cambiare le cose, riuscendoci anche parecchio bene. Come? Andateli a trovare a San Giorgio a Cremano, non ve ne pentirete!
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Pizzeria Salvo
Francesco&Salvatore
Largo Arso 10-16, San Giorgio a Cremano (Na)
Tel. 081275306
info@pizzeriasalvo.it
http://www.salvopizzaioli.it
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Tag:Francesco e Salvatore salvo, Margherita, marinara, pizza, pizza a Napoli, pizzeria napoletana, pizzeria salvo, Salvo unica sede, San Giorgio a cremano
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3 novembre 2013

E’ a due passi dalla stazione Metro 3 Porta Romana, il luogo è carino e ben frequentato, in qualche occasione anche troppo il che rallenta di molto il servizio. C’è cortesia e buon senso, la proposta è variegata e con qualche buona intuizione sul piatto del giorno; la cucina strizza l’occhio alla tradizione toscana anche se non mancano piatti di un po’ ovunque. Pochi i vini a disposizione ma con ricarichi accettabili.
Osteria Casa Tua
via Ludovico Muratori 10 (angolo via Bernardino Corio)
Tel. 05514269
prenota@casatuaosteria.com
http://www.casatuaosteria.com
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