Archive for the ‘Caro Diario…’ Category

Mai più ”nemo propheta in patria”!

1 febbraio 2020

E’ stato necessario qualche giorno di decantazione, per dirla con parole enoiche, era necessaria un’attenta analisi del vortice di sensazioni ed emozioni raccolte durante la lezione¤ di approfondimento sui Campi Flegrei tenuta al Corso Propedeutico per Sommelier ASPI¤ che ha visto riunirsi eccezionalmente gli aspiranti Sommelier di I° e II° livello.

Sono poi pervenuti tantissimi attestati di stima e messaggi da amici e semplici appassionati, produttori e colleghi professionisti a conferma di quanto sia fondamentale mantenere alta l’attenzione e la collaborazione tra tutti del mondo del vino per guardare al futuro con maggiore entusiasmo e per fare sempre meglio.

Ho a lungo studiato questo territorio, continuo a farlo ogni giorno provando a coglierne le peculiarità, un approfondimento costante, maturato in oltre 20 anni di esperienza e nato dall’esigenza di raccontare la memoria di questi luoghi meravigliosi che a forza di vederceli sempre sotto al naso quasi si rischia di non coglierne il reale valore storico e culturale che serbano in sé.

Una memoria straordinaria tratteggiata di tufo e cenere, piena di testimonianze, di presenza, di resilienza, valori unici ma che ogni giorno rischiano di dissolversi nel mare magnum della distrazione di massa a cui siamo costretti, un rischio che portato all’eccesso può provocare la scomparsa di principi fondanti. Non è così che deve andare.

Ecco perché questa memoria va preservata, conosciuta a fondo e trasferita al prossimo in maniera che a sua volta questi possa averne cura a trasferirla nuovamente al futuro.

Chi ha vissuto, lavorato, faticato prima di noi queste terre merita rispetto, vieppiù chi continua a farlo nel rispetto della memoria preservandone tradizioni e luoghi che altrimenti sarebbero in balìa dell’urbanizzazione massiva e la più becera speculazione edilizia. La vocazione naturale di certi luoghi deve rimanere tale e chi può contribuire alla loro valorizzazione deve farlo, deve essere sostenuto, senza remora alcuna.

Custodire questi luoghi, aver cura di queste terre, di certe vigne storiche ad esempio, raccontare i vini qui prodotti, è un atto d’amore indispensabile a cui non è possibile sottrarsi.

Un atto d’amore che vede in prima linea produttori e vignaioli, professionisti e appassionati, donne e uomini che continuano a muoversi tra mille difficoltà su un terreno non sempre facile, talvolta a dir poco complesso ma che, forse, anche per questo, diviene ancor più significativo e unico nel suo genere e che merita di essere raccontato al mondo e soprattutto conosciuto di più dalle stesse popolazioni locali che spesso nemmeno hanno percezione di questo patrimonio. Mai più ”nemo propheta in patria”!

© L’Arcante – riproduzione riservata

L’angelo del territorio

17 giugno 2014

E’ appena uscito il n. 34 del Magazine Capri Review. Tra gli altri si parla di me ma soprattutto di viticoltura e vino a Capri.

Capri Review

17 ottobre 2013¤. Angelo Di Costanzo¤, davanti a una platea che rappresenta il meglio della gastronomia e dell’enologia italiana, viene incoronato miglior sommelier dell’anno. La Guida dell’Espresso¤ consegna il ‘al responsabile della cantina di ristorante che nel corso dell’anno si è distinto per competenza e professionalità’. Il ristorante in questione è L’Olivo del Capri Palace, mille etichette e oltre diecimila bottiglie ospitate nella cantina La Dolce Vite. Ma Angelo, arrivato a Capri sei anni fa per accettare una nuova sfida dopo aver deciso di chiudere il suo wine bar che aveva con tanta passione fatto crescere, questa data la ricorderà soprattutto per la nascita della sua secondogenita, Alessia.

Trentotto anni, ultimo di sette figli di una famiglia di pescatori di Pozzuoli, ha vissuto tra il mare e la campagna dei Campi Flegrei dove l’uva è sempre stata protagonista. E quando parla di uva e vino gli si illuminano gli occhi. Racconta della vendemmia nelle vigne di Caposcuro ai piedi del Monte Solaro. Sono coltivate a falanghina, biancolella e una varietà chiamata ‘ciunchesa‘, molto simile al più conosciuto greco, e danno vita al Joaquin dall’Isola, mille bottiglie prodotte da Raffaele Pagano e che a Capri si trovano in esclusiva al Capri Palace. Ma all’ombra del Solaro crescono anche uva a bacca rossa, Guarnaccia e Piedirosso che da due anni vengono vinificate nella cantina di Joaquin a Montefalcione, in provincia di Avellino, per una piccola preziosa produzione di rosato di sole 200 esclusive bottiglie. ‘Da cinque anni – racconta Angelo – il progetto Joaquin dall’Isola ha riportato in vita la vendemmia ad Anacapri¤ e grazie anche questa iniziativa si mantiene viva la doc isolana e la tradizione antica del bianco caprese’.

E la promozione enoturistica dell’isola è uno dei chiodi fissi di Angelo. ‘I circuiti del gusto e del vino rappresentano un valore sempre più importante nel turismo di oggi, corsi di approccio al vino, incontri di degustazione, itinerari alla scoperta delle vigne non possono che valorizzare il territorio’. Guidati dalla sua competenza si possono apprezzare i vini che propone La Dolce Vite. Vale la pena seguirlo, in cantina ma anche sul suo blog L’Arcante¤, diario enogastronomico di un sommelier.

© Rossella Funghi, Capri Review n. 34 Giugno 2014

caprireview.it

© L’Arcante – riproduzione riservata

Curriculum Vitae| Angelo Di Costanzo

15 ottobre 2013

Angelo con l'Asprinio____________________________

1990 La prima volta al ristorante ¤

1992 L’Europa s’era unita ed io portavo le pizze ¤

1994 Cameriere di ventura ¤

1995 In trattoria ¤

1996 Anni ruggenti ¤

1998 Sulla cresta dell’onda ¤

2000 Ho deciso, voglio fare il sommelier ¤

2001 Che faccio, mi sposo? No, apriamo L’Arcante ¤

2002 Perché L’Arcante? ¤

2006 Pare ci siano diverse specie di sommelier ¤

2008 Dentro o fuori (e lancia in resta) ¤

2009 Sommelier al Capri Palace ¤

2010 Credi di essere bravo? Non temere, fatti avanti ¤

2012 Senza una donna che ti sta dietro non sei niente ¤

2014 Sommelier dell’Anno ¤

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© L’Arcante – riproduzione riservata

Senza una donna che ti sta dietro non sei niente

14 ottobre 2013

Ogni volta, negli ultimi anni, più o meno in Aprile. Questa mattina si riparte, comincia la stagione a Capri. Le borse sono pronte, le ultime cose me l’ha sistemate con cura iersera. Al treno (per arrivare al porto) mi accompagnano lei e Letizia. E’ una levataccia ma preferisce che sia così.

E’ una mattinata carica di tensione e scandita da quiete e silenzi. Le parole certe volte sono mute, non le senti, ma non per questo puoi pensare di non ascoltarle: sono lì e rimbalzano nel vuoto come sassi contro il muro.

Non sono l’unico certo, e non sarò l’ultimo. Accade che metti da parte la famiglia, l’amore, gli amici per il lavoro. Il tuo preziosissimo lavoro. T’illudi di portarli con te per non rimanerci male, per darti coraggio ed in fondo per sentirti con la coscienza a posto. Non è affatto così.

Quanto costa tutto questo? Non ha prezzo, e tutto il tempo che gli levi non lo recupererai mai. Ecco perché senza una donna che ti sta dietro, che ti sostiene, che ti ama, che cresce i tuoi figli nonostante te, non sei niente!

Credi di essere bravo? Fatti avanti, non temere

13 ottobre 2013

Hai saputo di Letizia¤? Mamma mia che botta di vita…

Capri? Che dire, mi piace, ci sto bene e mi sento al centro di un progetto stimolante e proiettato con forza e determinazione in avanti. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, significativo. E poi c’è un bel gruppo di lavoro, solido, ambizioso e consapevole degli obiettivi (quelli possibili e quelli impossibili pure).

La seconda stagione volge al termine, la cantina comincia a prendere una certa forma; i numeri ci dicono che abbiamo fatto un gran lavoro quest’anno ma credo ci voglia ancora un po’ di tempo per vederne a pieno i frutti, pian pianino però si farà: anzitutto la Campania, prima di tutto la Campania – giochiamo in casa cavolo! -, poi va bene anche tutto il resto. E la Francia. Altro obiettivo importante è alleggerirla al più presto di quei vini ormai un po’ ‘fuori tema’ (i superqualchecosa) che poco c’entrano con la nostra cucina. Magari ci teniamo solo quelli storici, buoni, ricercati. Uno o due anni ancora e ci siamo: bisogna venderli però, non possiamo mica regalarli…

Fronte caldo il web. Da un po’, con una certa frequenza, scrivo sul blog di Luciano Pignataro¤, ormai un riferimento; mi piace e mi aiuta molto a confrontare il mio modo di vedere il mio lavoro col mondo del vino e con la gente, almeno quella che gira in rete. Ho iniziato pure a tenere qualche degustazione¤ qua e là; altra situazione importante questa, altri stimoli, ancora idee a confronto. Poi ci sono i pensieri e le parole che sto provando a mettere on line anche sul mio blog, qui su L’Arcante. Pare che la cosa funzioni, mi rilassa, mi diverte e viene pure seguita.

P.S.: tutte le guide quest’anno parlano di noi, tutti plaudono al nostro lavoro, L’OLivo è sulla bocca di tutti e il Riccio ha fatto un boom! pazzesco. Oliver¤ però ha deciso di lasciarci, desidera mettersi in proprio. In rampa di lancio c’è Andrea. E’ il 2010.

Sommelier al Capri Palace

12 ottobre 2013

E’ gentile l’aria che respiro, vivaci gli sguardi che m’incontrano e s’incrociano alle mie spalle dopo il mio passaggio. Eccomi, mi presento, sono il nuovo sommelier, l’altro sommelier, e sono appena arrivato al Capri Palace Hotel, in punta di piedi ma con molte aspettative, con tutta la voglia di capire, imparare, crescere.

Parole a dettare un frase che avevo sinceramente paura di dover ripetere ogni volta, mi è bastata una settimana, hanno fatto sì che bastasse una settimana, poi per tutti sono diventato Angelo e basta mentre io ancora faticavo a non chiamare Federico il Chief Steward Fabrizio. Poi però ce l’ho fatta!

Le giornate che mi aspettano? Beh, sto ancora pensando a Lilly e alla malinconia che l’assalirà pensandomi lontano dai suoi occhi, sto ancora pensando a tutto quello che ho appena lasciato al di là del golfo, L’Arcante, gli amici e tutto il resto.

Ho però poco tempo a disposizione, sono già al lavoro, immerso in questa nuova avventura tutta da scoprire e tutta da vivere: cosa sarà di questo tempo? Vedremo.

Eccomi dopo un mese e più, le giornate sembravano non passare mai, i rientri a casa ed il ritorno in albergo sono apparsi di settimana in settimana fulmini di rimbalzo di una continuità ossessiva tra sala e cantina, ufficio ad aggiornare la carta e briefing, event orders e giri di polso. Nel mezzo un affiatamento sul lavoro ogni giorno sempre più piacevole, interattivo, gioviale, anche sotto la pressione di 80 coperti con standards elevatissimi.

L’internazionale de l’Olivo si è scoperto un team agguerrito e voglioso di fare bene: c’è Carmine, ‘lrpino di rientro’ da Londra e Amsterdam, Luca alle prese costantemente con le sue beauty farm (da manicomio, aggiungo io), c’è Enrico da Taormina, Janet da Frankfurt am Mein, Fabiolino da Milano, Michele da Bacoli e tanti altri giovani, intraprendenti Maitres, Chef de rang e Commis attesi all’appuntamento con il proprio futuro in una Babele di lingue, abitudini e professionalità quotidianamente forgiate e condotte verso una maturità plausibile e quanto più vicina alle esigenze della nostra quotidianità dai nostri Manager, che pazientemente non ci fanno mai mancare il loro supporto di grande esperienza e disponibilità.

E poi, e poi c’è la cantina, quella del giorno e quella storica, c’è il caveau e ci sono i depositi, c’è Giovanni che mi ha aperto le porte e guidato in questa nuova affascinante avventura, con il quale camminiamo quotidianamente la via della passione e dell’amore per la sommellerie, qui espressa ad un livello certamente superiore, per ricerca, dedizione e confronto con un pubblico internazionale, esigente, spesso edotto in maniera particolare ma profondamente curioso di scoprire e capire il vino campano ed italiano più di quello francese, lasciandosi spesso e volentieri guidare. E noi? Noi non facciamo altro che raccogliere l’invito e comunicare i valori ed i tesori che la nostra amata terra sa offrirci…

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‘Sommelier al Capri Palace’¤ è un articolo già pubblicato il 14 Giugno 2009 sul sito di Luciano Pignataro.

Dentro o fuori (e lancia in resta)

11 ottobre 2013

Ritorno da te. Avrei bisogno d’altro ma almeno metto nero su bianco quattro pensieri che mi stanno togliendo il sonno ultimamente: l’orgoglio, la testa, la famiglia, il lavoro. Decidi tu in quale ordine ma aiutami, ne ho bisogno per favore; frattanto io la butto lì.

Oggi, 1 Ottobre 2008 fa 6 anni che abbiamo aperto. Di soddisfazioni ce ne siamo tolte non poco ma dobbiamo cominciare a guardare in faccia la realtà: più di questo, cos’altro? Temo non si vada lontano. I clienti ci chiedono continuamente di ampliare l’offerta, crescere, di provarci almeno. Lilly coi suoi piatti¤ li ha stregati, e poi si fidano ciecamente di me. Ma non sanno, non immaginano nemmeno quanto lavoro c’è dietro, i limiti che abbiamo, le difficoltà che incontriamo anche solo nel preparare un antipasto caldo.

E’ chiaro che sapevo benissimo come sarebbe andata a finire, con la Sala Degustazione che prendeva il sopravvento sull’Enoteca, ci mancherebbe. Ma non va bene così e non mi va di trascinare questa storia per troppo tempo ancora: è una questione di dentro o fuori!

Sono arcistufo di stare ad aspettare alle due di notte fuori i locali perché si decidano di pagarmi un acconto delle forniture maturate da tre mesi. Un acconto un sabato sì e l’altro pure. E se non li becchi il sabato col bottino in tasca ti tocca aspettare un’altra settimana. No, basta!

Questione di orgoglio, sì, ma anche di testa (certe sere mi scoppia proprio tante sono le cose a cui debbo pensare), e di famiglia, di lavoro. Io e lei, io e lei. La vedo distrutta, e non è certamente questo quello che desideravo per lei. E per me. Si può mica solo lavorare nella vita? E poi: cosa sono io oggi? Sono ciò che sognavo, ho desiderato o più semplicemente ciò che mi ritrovo a fare: enotecaro, commesso, corriere, rappresentante, commerciante, oste? Cosa sono? Non lo so più…

Pare ci siano diverse specie di sommelier…

10 ottobre 2013

Mi sono messo in testa di fare i concorsi. Sono ormai tanti anni che frequento (poco per la verità) l’ambiente napoletano dei sommelier e non mi convince. C’è qualcosa che non va, che non mi spiego. Pare che il professisonista, sia esso ristoratore o altro venga sistematicamente ignorato. Tagliato fuori.

Ai corsi, ai Master, ciarlano di professionalità e formazione esemplare. Si riempono la bocca con paroloni ridondanti, programmi inappuntabili ma poi a decidere le sorti della professione è sempre la stessa gente che pensa solo ed esclusivamente a battere cassa facendo corsi e servizi; gente che – incomprensibilmente – tiene i fili del sistema ma fa tutt’altro nella vita: lavora in banca, fa l’assicuratore, il farmacista, il rappresentante di profumi e balocchi oppure, mestiere in forte espansione, ‘il sommelier a chiamata esclusivamente in seno al gruppo servizi’. Magari mi sbaglio ma la realtà mi pare questa.

Ecco, chissà che altrove possa cogliere qualcosa di nuovo. Mi sono iscritto alle prove d’ammissione al Concorso Miglior Sommelier d’Italia 2006, si tiene a Reggio Calabria. Non ho la più pallida idea da dove cominciare, cosa studiare, a chi riferirmi. Non ci sono riferimenti. Però ci provo lo stesso, vediamo che succede.

Più in là: caro diario, chiamami capatosta ma ci riprovo ancora quest’anno. Anzi, sai che ti dico? Raddoppio. Mi iscrivo anche a quello regionale, dicono che quest’anno si farà il concorso ‘Primo Sommelier Campania 2007, si terrà alla Mostra d’Oltremare durante Vitigno Italia. Ah, quasi dimenticavo: a fine Luglio mi sposo!

P.s.: il titolo poi l’ho vinto¤, a Giugno 2008¤, l’anno dopo: ‘Primo Sommelier della Campania’. E a Settembre dello stesso anno, a Roma¤, al Cavalieri Hilton, davanti a più di 500 persone sono stato premiato da una giuria speciale con la ‘Spilla d’Argento Charme Sommelier¤‘, unico a rapresentare il Sud là sul palco su oltre 30 sommelier provenienti da tutta Italia. So’ soddisfazioni o no?!

Perché L’Arcante?

9 ottobre 2013

C’è grande entusiasmo amico mio, eppure in molti ci danno per spacciati che manco abbiamo aperto. E’ vero, Pozzuoli non ha la più pallida idea di cosa sia una Enoteca con Sala Degustazione. Qui, la gente, il vino è abituata a farselo per conto proprio, tuttalpiù va a comprarlo alla ‘pompa’. Io però ci credo, il tempo ci dirà…

1 Ottobre 2002. Da poco più di un anno circola l’euro, invero in molti ancora non c’hanno capito una mazza e tanto per non farsi mancare nulla già aleggia nell’aria una possibile crisi figlia di manovre spericolate di speculatori pronti a lucrare sul cambio della moneta. Noi alziamo la serranda alle 18.05. Alla inaugurazione verranno oltre 300 persone.

Non tocca certo a me dirlo ma L’Arcante* è carina, piccola ma pensata bene. Non ce l’abbiamo fatta a finirla tutta come da progetto perché son finiti i soldi. Partiamo così¤, più che l’apparire sarà fondamentale offrire un servizio eccezionale a chi vi entra: sorriso, cortesia, disponibilità e quell’offerta che nessuno prima di noi avrebbe messo a disposizione dell’appassionato: comunicare il vino, con tutto l’amore possibile.

E la gente, pian pianino, ci premia, i clienti si fidano, ritornano, si affidano; il primo Natale va oltre ogni aspettativa. Si può fare. I primi tre anni saranno durissimi, certe giornate avrei voluto urlare al mondo ‘perché non entrate? Ditemelo cazzo!‘, con ore ed ore ad aspettare un cliente, dico uno; mai un giorno di chiusura però, dalle 9 del mattino alle 22. Tutti i giorni (salvo qualche malattia ed una settimana in agosto).

E’ il 2004 invece quando la Sala Degustazione prende vita. Mettiamo subito in calendario tutta una serie infinita di eventi, serate a tema¤, incontri coi produttori. Negli anni passeranno da noi gente come Silvia Imparato¤, Manuela Piancastelli, Antonio Caggiano¤, Salvatore Molettieri, Franz Haas, Giuseppe Tasca e tantissimi altri. Signore e Signori del vino italiano che non smetterò mai di ringraziare per la fiducia e la stima che ci hanno dimostrato. A Pozzuoli, in via Pergolesi, scrivevamo belle pagine di cultura enoica assieme a tantissimi Amici di Bevute. Non saremmo mai diventati ricchi, ma un riferimento questo sì, e molto presto!

*Coppiere Arcante¤, o Simposiarca. Aveva il compito di scegliere le dimensioni dei recipienti per il vino, e di determinare la quantità di acqua da mescolare al vino, essendo quello puro riservato agli Dei.

Che faccio, mi sposo? No, apriamo L’Arcante…

8 ottobre 2013

15 Agosto 2001. Con oggi credo si chiuda un ciclo. Lo scorso febbraio ne parlai a lungo con Michele, molto chiaramente, per cercare una terza via, una strada percorribile. Caro diario, si lavora tanto e questo è un bene, ma è necessario cambiare registro perchè si rischia di non essere all’altezza. Almeno io non riesco più ad esserlo.

Così oggi è il mio ultimo giorno di lavoro qui, le nostre strade, per il momento, si dividono, con la consapevolezza di chi ha colto la fine di un ciclo. La stima, l’affetto, può solo crescere. Si aprono altri orizzonti. Tra qualche mese finirò il corso Ais, col diploma di sommelier vediamo che strada si possa camminare.

Piuttosto, con Lilly va alla grande, e credo sia giusto porsi qualche domanda: che facciamo, ci sposiamo? ‘No, apriamo L’Arcante…’, mi dice. Preferimmo ricominciare da zero e camminare con le nostre gambe nonostante io avessi un lavoro, un contratto a tempo indeterminato e, cosa non di secondaria importanza, una entrata sicura a fine mese. Funzionerà? E come si fa a saperlo, ciò detto non avrei mai potuto mettere la testa sul cuscino al solo pensiero di non averci nemmeno provato.

Addendum: erano già due/tre anni che mi affacciavo alla finestra e vedevo un mondo affascinante che però non conoscevo abbastanza; desideravo crescere professionalmente, migliorarmi, confrontarmi con chi potesse insegnarmi qualcosa in più. In pochi capirono quella scelta, giusto Lilly e quattro amici di lunga data.

Ho deciso, voglio fare il Sommelier

7 ottobre 2013

Eccomi qua, pronto. Sai, sabato sera, in Veranda, ne abbiamo messi 118 di coperti. Io e Luca, noi due soli. Dalle 20.00 senza manco un respiro, con l’ultimo tavolo, quello degli ‘Angels of Love’ che se n’è andato all’una e mezza. Ma giusto perché dovevano andare a suonare in discoteca. E’ tanto, caspita.

Ti dico: la cantina è quasi pronta, stanno definendo gli ultimi accorgimenti e con Michele abbiamo buttato giù una mezza idea di come organizzarla, ma la roba è tantissima; anche se riuscissimo a mettercela tutta dentro adesso, di qui a qualche mese bisognerebbe scavare ancora. E la frequenza con cui arriva vino non ci aiuta, anzi, è sempre più difficle da gestire. Anzitutto dove lo metto? Poi impellicolare tutte le bottiglie ‘più buone’, catalogarle, farci le etichette; con i ritmi di lavoro che abbiamo è da pazzi. In effetti sono anche un po’ stanco.

Però è una gran soddisfazione. Tutte le sere guardare le sale con tutti i tavoli ognuno con un vino diverso è davvero un piacere. Sto cercando di coinvolgere un po’ tutti con la mia fissa per il vino. Certo il linguaggio per alcuni è incomprensibile ma di meglio al momento non mi riesce. Io stesso devo ancora decifrare per bene tutti quei paroloni che ascolto al corso Ais. A dir la verità mi sembra che nemmeno tra loro (i sommelier dico) a volte si comprendono. Uno dice una cosa, l’altro, appena questi va via, un’altra. E a volte all’opposto di quanto detto prima. Boh…

P.S.: il Gambero Rosso ha cominciato a pubblicarmi le recensioni che gli mando. E’ una bella soddisfazione leggere il mio nome su una rivista così importante. Ho deciso, sai, da grande voglio fare il sommelier!

Sulla cresta dell’onda

6 ottobre 2013

Caro diario, da quanto tempo eh? Sono settimane che provo a mettere giù due righe per raccontarti come va… ma niente da fare. Siamo presissimi, sono finito in un vortice. Il lavoro a La Fattoria del Campiglione va a gonfie vele, anzi, forse pure troppo; credo che un exploit del genere non se l’aspettassero nemmeno loro. Ma forse mi sbaglio.

Il ritmo è incessante, a pranzo siamo ormai fortissimi, a cena praticamente presi d’assalto tutte le sere. E’ una gran soddisfazione. Tra qualche giorno entreranno in staff anche alcuni amici di vecchia data; avevano bisogno di lavoro e noi di gente motivata. Sta nascendo un bel gruppo.

Michele e Nicola stanno pensando di mettere in lista un po’ di ‘vini pregiati’ oltre a quello della casa. Certo bisogna stare attenti per non spostare certi equilibri che sembrano funzionare alla grande ma ogni giorno che passa qui arriva gente sempre nuova ed esigente che, soprattutto a cena, ci chiede bottiglie un poco meglio di quello che serviamo. Ieri mattina abbiamo ritirato i primi centoventi calici da ‘degustazione’.

Frattanto ho cominciato a leggere qualcosa sul vino, non immaginavo ci fosse tutto un mondo dietro una bottiglia. Sto comprando una rivista mensile che mi hanno segnalato alcuni clienti, il Gambero Rosso: è interessante, molto.

P.S.: finalmente mi sono fatto la macchina! Ho comprato quella di mia cognata, la Seat Marbella intendo, finalmente ne avrò una tutta mia. Con Lilly stiamo programmando una minivacanza in Calabria, un paio di giorni, giusto per staccare la spina, raggiungiamo mia sorella che è in vacanza a Torre Melissa, sulla costa Jonica; partiamo domenica appena dopo il lavoro. In tv dànno la finale del Mondiale, ma che me la guardo a fare: finisce 3-0 per il Brasile, e in culo ai francesi!

Anni ruggenti all’orizzonte

5 ottobre 2013

Pozzuoli, Febbraio ’96. Caro diario, ho trovato finalmente un buon lavoro (credo). Da qualche giorno non mi facevo vedere da queste parti ma ho una buona ragione da darti, mancanza cronica di tempo.

E’ un ristorante aperto da poco, se ho ben capito l’hanno inaugurato lo scorso giugno, è dalle parti di via Campana e fa solo carni, comunque una cucina molto tradizionale. In staff hanno tutti più o meno la mia stessa età e credo un po’ tutti manchiamo di una certa esperienza, però c’è una buona intesa. Ieri per la prima volta ho messo sul braccio sino a 5 piatti, adesso, contando gli altri due che tiro su con l’altra mano, riesco ad uscire tutto l’antipasto della casa in un solo viaggio.

P.S.: non vedo Lilly praticamente da una settimana, sabato sera finito qui il lavoro sono andato di corsa a prenderla al lavoro al ristorante; era lì dalle 8.00 del mattino, lo trovo assurdo, era distrutta ma dice che va bene così. Martedì sono di riposo, il ristorante è chiuso e domani sera prendo la mia prima paga settimanale. Le ho promesso che ce ne scappiamo via da qualche parte tutto il giorno…

In trattoria

4 ottobre 2013

La Trattoria degli Amici era un luogo gradevole, l’ambiente spartano, essenziale diremmo oggi, da là ci passavano praticamente tutti: coppiette, professionisti, magistrati, delinquenti. Credo sia stato il luogo dove in poco più di tre mesi ho capito il 50% del lavoro del cameriere, un 50% intriso di consuetudini e luoghi comuni di cui avrei fatto a meno di li a poco.

Si lavorava spediti, in maniera semplice ma con tanta buona volontà. C’erano sere in cui mettevamo appena un paio di coperti, magari quattro, ma da metà settimana sino al sabato e alla domenica non li tenevamo, difficile starci dietro. Don Alfredo (pace all’anima sua) aveva una gran bella mano. Non credo di aver mai mangiato uno Spaghetto con le cozze migliore del suo, per non parlare della sua Zuppa di pesce. Certe sere quando non aveva altro per la testa era davvero un fenomeno; però poi ogni tanto s’incartava, andava fuori di testa e diveniva quasi impossibile sbrogliare la matassa. Che peccato! Come detto ci veniva gente di ogni pasta, e molti di questi spesso da fuori Napoli apposta per saggiare i suoi piatti.

Don Alfredo ci sapeva stare e come ai fornelli, là davanti per lui era come suonare uno spartito, cavalcare a memoria un motivo, ma non era certo quel che si dice ‘un buon imprenditore’ e questo mi fu quasi subito chiaro. Ci rimasi tutta un’estate, quella del ’95. Da poco mi ero rimesso con Lilly, una storia d’amore infinita dove vivevamo momenti straordinari alternati a rincorse senza alcun senso. In fondo è così che va a volte, in effetti stavamo solo scavando dentro di noi per scoprire chi eravamo e cosa volevamo l’uno dall’altra. Una guerra lieve ma non per questo indolore. Praticamente l’amore!

Me ne andai una domenica di fine estate, non proprio serenamente, anzi, però ero certo di quello che stavo facendo. Fu l’unica volta nella mia vita, lo giuro, che me ne sono andato ‘sbattendo la porta’, come si suol dire. Una faccenda strana quella, su cui tra l’altro non ci sono mai ritornato. Ahimè appena qualche mese più tardi La Trattoria chiuse. E lo rimase a lungo, poi passò di mano; oggi, con un’altro nome, rivive in uno dei locali più frequentati in via Napoli  a Pozzuoli.

Cameriere di ventura (ah quel rigore a USA ’94!)

3 ottobre 2013

Finalmente è scoppiato l’amore caro mio diario, pareva imprendibile ed invece era lì, dietro l’angolo. E’ l’estate del ’94, col mondiale mancato d’un soffio da Baggio&co. ed un diploma più o meno sudato in tasca; diciannove anni e nessuna voglia di perdere tempo.

Da qualche mese ho cominciato a fare Catering, i servizi non sono tantissimi ma mi aiutano a sbarcare il lunario ed avere in tasca quattro spiccioli. Mi do da fare per trovare qualcosa di ‘fisso’ ma sembra che nessuno li cerchi camerieri ‘fissi’. Alcuni amici mi hanno detto che per fare il cameriere devi avere il posto fisso, meglio se al comune. ‘Se lo fai come secondo lavoro è meglio, ti prendono subito’, dicono. Ma come? mi domando, che significa come secondo lavoro? E uno che non c’ha nemmeno il primo? Mah, non capisco, proprio non ci arrivo.

La settimana scorsa sono stato invece a fare un extra là sulla Domiziana: mi ci ha portato un’amico, credimi, esperienza allucinante, non ti dico guarda. Tre ore a scaricare un camion di vino¤ e poi a spalmare tartine e tagliare ananas. Infine mi hanno mandato in una sala con tre comunioni, una volta là il maître, un tizio basso, paffuto con grossi baffoni neri ci ha fatto capire subito che aria tirasse: ‘astipatevi* le posate ci ripeteva, almeno fino al secondo, astipatevele come volete – sotto la giacca bianca teneva forchette e coltelli infilati nella fascia che gli conteneva la grossa pancia -, va buono pure accussì ma non ve le fate fregare se no sono guai’. Ho iniziato alle 8.30, senza tregua sino alle 2.00 di notte. Volevo morire, ti giuro che più di una volta durante il servizio ho pensato ‘mo prendo e me ne vado…’.

Martedì prossimo ho appuntamento con Gigi, dice che a Via Napoli c’è una trattoria che cerca un cameriere, fisso, però non è chiaro per quanto tempo. C’ho messo il pensiero, sai, voglio chiedere a Lilly di mettersi con me, e lo voglio fare con un anello…

*Astipare: conservare, mettere da parte.

L’Europa s’era unita ed io portavo le pizze…

2 ottobre 2013

Estate 1992, l’inizio di qualcosa. Prologo: caro diario, questo sabato dovrei cominciare a lavorare in sala, Renato dice che è arrivato il momento di lasciare il forno ai nuovi arrivati e di tenere ‘la fila’ con uno dei maître; credo mi tocchi Vito, non è proprio il massimo ma so che me la posso cavare lo stesso. Tommaso e Spinelli (Luigi) dicono che se dovessi andare in difficoltà mi aiuteranno loro. Io ce la metterò tutta, è la mia occasione e non voglio sprecarla, mica starò qui a portare le pizze per tutta l’estate…

Alla fine credo sia andata bene, forse un po’ in difficoltà con certe comande, e che siano maledette le capsule del Lancers, tuttavia non abbiamo ricevuto segnalazioni di particolari problemi. Dalle 22 però non s’è capito più nulla, credo avessero acceso anche i due forni nella sala giù tanto era il lavoro su in terrazza. Abbiamo rimpiazzato il buffet almeno tre volte. Ah, stasera Robertino (Muttley) mi ha sfidato a mangiare una Play Off x 4 intera; diceva che sarebbe stato impossibile ch’io la finissi tutta (il bastardo l’ha rimpinzata ancor più di ricotta e salame) ma non aveva fatto i conti con la mia fame. La 100.000 lire della scommessa gliel’ho lasciata così impara.

Questa esperienza sono sicuro mi servirà, sinceramente non credo di rimanerci a lungo qui sul lago anche se l’ambiente non mi dispiace, con tanti ragazzi si sta davvero bene però lavorare solo 2/3 giorni la settimana comincia a starmi stretto, tra un po’ avrò la patente, papà dice di regalarmela lui ma poi vorrei comprarmi una macchina, essere un po’ più indipendente, cominciare a viaggiare…

La prima volta al ristorante (certo non è che l’abbia sognata proprio così, ma tant’è…)

1 ottobre 2013

Luglio 1990, i primi passi. Caro diario, così questo fine settimana è andato via. Sono distrutto. Non pensavo fosse così dura fare il lavapiatti. Che poi ieri quel matrimonio non finiva più, alle due di notte ‘pasta e fagioli con le cozze’: questi sono matti!

A fine serata sono salito in sala, i ragazzi stavano sistemando i tavoli per la comunione di domani, gli ho portato i bicchieri da passare. Non so, ho avuto una strana sensazione. E poi – cavolo! mi sono detto – tra loro ho riconosciuto Alfonsino, gioca i tornei di calcetto nel Rione, lo chiamano El Buitre, è fortissimo!

Ludovico, il capo chef, è una brava persona, almeno così mi sembra; ieri mattina, mentre pulivo le cozze mi ha avvicinato chiamandomi Pino Daniele (dice che gli rassomiglio, boh…) attaccando bottone con me. Ha saputo da uno dei proprietari che papà fa il pescatore, dice di conoscerlo e con lui i miei tre fratelli. Mi ha detto che sono ancora in tempo a lasciar perdere, che questo è un mestiere duro e pieno di sacrifici. Gli ho risposto che per quello che vedo fare a mio padre, Nicola, Vincenzo e Nunzio non c’è da preoccuparsi, loro sì che si fanno il mazzo.

Mamma però ieri s’è rammaricata parecchio, mi ha visto le mani tutte piene di piaghe e mi ha intimato di non tornare al lavoro. Gli ho spiegato che mi si erano rotti i guanti e che la lavastoviglie non funzionava (non ci sono soldi al momento, hanno detto). Tutto però tornerà a posto settimana prossima. E poi vuoi mettere che finalmente non dovrò più chiedergli soldi? Anzi domani gli passo 20.000 lire da quello che ho guadagnato. No, indietro non si torna, non si torna no.


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