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Gevrey-Chambertin, Trapet Pere et Fils

4 luglio 2010

Un viaggio è incredibile quando riesce a svelare nuove scoperte, luoghi mai esplorati prima, una realtà immaginata sognata e finalmente lì, a portata di mano, praticamente sotto il tuo naso, finalmente.

Il paesaggio delle Hautes Cotes de Nuits è bellissimo, a mirare l’orizzonte si rischia davvero di perdere la testa! E che dire dei vini, di vigna in vigna un sospiro, di calice in calice una soddisfazione ma praticamente rimane impossibile scegliere il proprio riferimento assoluto, eppure forse, è solo qui che ognuno, contratto nel proprio intimo tentennamento può cogliere del Pinot Noir la sua anima più autentica, qui, proprio tra le vigne che dimorano lungo la “Route des Grands Crus”: vini splendenti, austeri, ricchissimi di nerbo e di grande prospettiva. Certo è che si rischia facilmente di perdere la bussola, e non tanto per la lunga strada da camminare, la quale pare accompagnarti attraverso il mito in maniera assolutamente disarmante, sinuosa come le linee di una perversione eccentrica ma al tempo stesso carezzevola come la più dolce delle mani tra i capelli; è, piuttosto, l’innumerevole concentrazione di luoghi, persone e vigne che sprizzano un fascino unico ed un carattere raro a renderti, per così dire, “vita difficile”. 

Chambertin è uno di questi luoghi, ed è senza ombra di dubbio il più celebre tra i crus di Gevrey, appena poco fuori Nuits St Georges e, verso nord, proprio ad un tiro di schioppo da Morey St. Denis¤, altro luogo d’elezione per il Pinot Noir; Qui giacciono in tutto appena 13 ettari di vigna, suddivisi tra 21 proprietaires (!), piantati tutti con una intensità che supera abbondantemente i 10/12.000 ceppi/h (!!) in un contesto microclimatico di parcella in parcella molto eterogeneo tanto da consegnare un ventaglio zonale davvero sorprendente, che tra l’altro si eleva, partendo proprio dalla strada, sino a circa 300 metri slm. La terra è rossastra, particolarmente calcarea e sassosa in superficie, come dire manna dal cielo per il Pinot Noir, qui come in pochissimi altri areali borgognoni capace di acquisire una particolare ricchezza e profondità di aromi.

A Gevrey-Chambertin sono riconosciuti almeno settantacinque “Climats” (appezzamenti) diversi, ripartiti tra le varie denominazioni comunali “Villages”, “Premiers Crus” e “Grands Crus”, tra questi ultimi in particolare sono annoverate nove parcelle: Chambertin propriamente detto, Clos-de-Bèze, il vigneto più vecchio di Borgogna, individuato già prima dell’anno mille e denominato Aoc sin dal 1934, Mazis-Chambertin, Ruchottes-Chambertin, Côte Morey-Chambertin, Latricières-Chambertin, Chappelle-Chambertin, Charmes-Chambertin, Mazoyères-Chambertin.

Il Domaine Trapet è proprio sulla “Route des Grands” appena entrati in Gevrey-Chambertin. La famiglia Trapet è consacrata al vino sin dal 1919, ma questa azienda in particolare, Trapet Pere et Fils¤, vede la nascita “solo” nel 1990 dopo la suddivisione (avvenuta per motivi di successione familiare) del patrimonio viticolo con i cugini Rossignol. Il Domaine ha conservato da allora una superficie di circa 13 ettari, divenuti poi 15 con le parcelle di proprietà acquisite nell’areale di Marsannay (dove si produce con l’omonima appellation lo Chardonnay) e senza dubbio rilanciato brillantemente le proprie sorti anche grazie al prezioso domaine in Alsazia con vigne e cantine a Riquewhir, dove sempre con il marchio Trapet, ma a Blebenheim¤, si producono interessantissimi Riesling e Gewurztraminer nonchè Tokay Pinot Gris. A capo dell’azienda, da sempre votata alla biodinamica, come stile di vita e non come moda, c’è sin dalla sua fondazione Jean Louis Trapet, vigneron giovane ma già stimatissimo da tutti soprattutto per la sua grande dinamicità e concretezza in vigna e cantina come nella vita.

Gevrey-Chambertin 2007, in una parola, spiazzante. L’annata piuttosto recente ci indurrebbe ad una esplosione di frutto o quanto meno una certa indole nerboluta. Invece si pone su tutt’altra riga organolettica. Il naso è subito etereo, di frutto, del varietale, ben poco; In evidenza invece sensazioni particolarmente evolute, ventaglio olfattivo terziario, terroso, note se vogliamo anche poco fini ma sinceramente espressive, autentiche. E’ prodotto dalle vigne proprio a ridosso della Route des Grands Crus.

Gevrey-Chambertin Premier cru “Capita” 2007, è la cuvée di tre delle migliori parcelle classificate come Premiere Cru e situate proprio ai piedi della collina che anticipa l’area boschiva che sovrasta Gevrey-Chambertin. Dal colore rubino-granato è deliziosamente trasparente, il primo naso è ampio ed elegante, il ventaglio olfattivo qui è incentrato su sensazioni passite e speziate, note lampanti di fiori secchi, mallo di noce, polvere di caffè. In bocca è fresco, davvero in grande spolvero, l’ingresso è polposo, l’attacco al palato nerboluto, il tannino non è increscioso, appare piuttosto risoluto e concedendo al palato un finale degustativo particolarmente lungo.

Gevrey-Chambertin “Chappelle-Latricières” 2006, un vino espressione della maniacale ricerca dell’unicità dei vignerons borgognoni. Un Grand Cru prodotto dalle uve allevate nelle due parcelle Chappelle e Latricières; della prima è facile intuirne l’origine dell’etimo, quest’ultima invece deve il suo nome al termine latino “tricae” che indica questo appezzamento come  luogo “di poco valore, terra non fertile”. Invero il suolo è sì poco profondo e magro di elementi nutrienti, ma è proprio questa particolarità, certamente inidonea alla coltivazione di sementi, che conferisce a questo terreno particolare vocazione alla coltura della vigna. Si pensi che qui appena 7 ettari di vigna sono suddivisi tra 9 proprietari diversi, praticamente minuscoli fazzoletti di terra tra 1.5 e 0.16 ettari come diamanti grezzi dal valore inestimabile! Il vino ha un colore rubino-granato vivace, un naso particolarmente votato all’etereo, note di cipria furtivamente rubano la scena al varietale intriso di vinosa sostanza. Palato secco, solo apparentemente delicato, la beva risulta piuttosto corroborante, il tannino è irto e l’acidità quasi insolente, un continuo invito ad aspettare. Quanto? Più di quanto si possa pensare, ma intanto la prima bottiglia è già andata!

 Chambertin Grand Cru 2006, altro gran bel vino, ritorna il frutto, molto espressivo, in primissimo piano, in grande spolvero. Dal colore rubino con venature granato rivela una trasparenza molto invitante, il primo naso è freschissimo di petali di rosa rossa con un sottofondo di spiccata vinosità (una caratteristica che timbra tutti o quasi i vini di Trapet, anche andando piuttosto indietro con i millesimi). In bocca poi è finissimo, l’approccio è di una freschezza incredibile, l’attacco al palato è deciso, asciutto, ma basta appena un attimo e la piacevolezza del frutto, l’uva croccante, succosa ristabilisce la giusta armonia degustativa. Il finale è assai gradevole, chiude su lievi note tostate, il tannino per tutta la beva non è sovrastante, direi quasi bilanciato seppur non si possa ancora parlare di pieno equilibrio espressivo. L’altra bottiglia, gelosamente sepolta in cantina per un riassaggio tra qualche tempo!

Ci è piaciuto, basta!

Non ci è piaciuto, niente da rilevare.

Brochon, di Philippe Charlopin-Parizot e non solo

24 giugno 2010


A pochi chilometri da Morey St Denis, appena lasciato Gevrey-Chambertin verso nord, sempre sulla “Route des Grands Crus”, c’è Brochon, un piccolo borgo di appena 691 anime ma che nasconde nei dintorni, circoscritto alla “zone artisanale” (sarebbe la nostrana zona industriale, ndr) uno scrigno di tesori imperdibili.

Il primo che ci capita a tiro, appena usciti dal centro storico del paese è Gaugry, una delle fromagerie più famose di Borgogna, custode dell’antico formaggio Epoisses ma senza ombra di dubbio il riferimento assoluto di tutti gli allevatori locali vista la capacità di lavorare durante l’anno almeno un milione e settecentomila litri di latte. Oltre al fornitissimo negozio dove è possibile assaggiare gran parte dei formaggi prodotti e distribuiti (700.000 circa!) vi è anche un’area di accesso ai laboratori di lavorazione per i visitatori che possono, due giorni alla settimana, di solito il mercoledì ed il venerdì, visitare il piccolo museo aziendale nonchè ammirare come si producono i famosi formaggi di casa Gaugry.

Proprio alle spalle della Fromagerie vi sono alcuni capannoni scuri, ognuno con un gradevole giardino in fiore all’ingresso ma nessuna insegna, citofono, indicazione. Il primo è il Negoce des Grands Bourgognes, in pratica uno dei più forti distributori del posto, con un catalogo prodotti non profondissimo ma decisamente appetibile. Molti, soprattutto i piccoli Domaine, si affidano a loro anche per la distribuzione locale, e quasi nessuno di questi, scopriremo poi, è propenso alla vendita diretta in azienda, preferisce di gran lunga delegare le cosiddette enoteche locali alla promozione e alla vendita dei loro vini: economia sociale, garanzia della filiera? Ci piace, e non poco, e se fosse replicata anche a casa nostra..?

Proprio di fronte al Negoce des Grands Bourgognes c’è il Domaine Charlopin-Parizot, nulla di trascendentale, suggestivo, emozionale: un capannone, nero, anonimo che Philippe Charlopin ha voluto come casa del suo genio, del suo estro, della sua più totale anarchia pur rimanendo fortemente legato al suo territorio. E’ vero, genio è una parola delle più abusate, spesso utilizzata più per spiegare l’inspiegabile che per altro, eppure in questo personaggio, nerboluto, tarchiato, anche un po’ goffo per come si è presentato dinanzi a noi, in pantofole e camicia “astratta”, con una pettinatura anch’essa quantomeno esotica si coglie una forza incredibile, precisa, non confondibile, e più che dalle sue (poche) parole è dalle idee messe in campo, incredibile “la tratta delle appellations”, (“ogni mio vino nasce come e con un debito, con il territorio e con le banche!”) dai suoi vini superlativi, dai quali si trae l’impressione, il punto di forza di un vero gioiello della viticultura borgognona.

Queste in sintesi le impressioni ricevute a caldo dall’assaggio in cantina dei vini del Domaine Charlopin-Parizot che vanta, oltre che diversi Negoce in quasi tutte le appellations della Cote de Beaune (e più a nord Chablis) anche eccellenti proprietà come nel caso di un bel appezzamento nei Grand Cru Clos di Vougeot e Charmes-Chambertin.

N.B.: per comodità viene replicata solo l’etichetta dello Gevrey-Chambertin Vieilles Vignes di cui abbiamo bevuto il ’08, a tutti gli effetti, nonostante la giovanissima età, il miglior vino assaggiato assieme al Grand Cru Charmes-Chambertin, sempre ’08 di cui però racconteremo in un prossimo post.

Pernand Vergelesses 2007 appellations village che offre vini, innanzitutto bianchi, piuttosto godibili, e rossi come questo più interessanti al palato che puliti al naso, comunque estremamente digeribili. Di colore rubino finissimo, abbastanza vivace, esprime un ventaglio olfattivo maturo e terziario, soprattutto su nuances di catrame e note tostate. In bocca è asciutto, sottile, corroborante, una bella beva fresca e di sostanza. Ideale sui formaggi vaccini, austeri, del luogo.

Morey St Denis 2007, ottimo, arcigno, dal naso complesso di una misticanza di frutti neri e rossi e note tostate e caramellate. Probabilmente tra qualche anno, due, tre minimo, concederà un ventaglio olfattivo più interessante ancora. Al momento si lascia scoprire ma non del tutto, è infatti in bocca che quasi allontana, asciutto, austero, tannico, profondamente minerale: “non dovrei nemmeno farvelo assaggiare, ma siete qui quindi sappiate valutarne il dono”. Impeccabile la schiettezza di Philippe, vera.

Gevrey-Chambertin Vieilles Vigne 2008. Chambertin è certamente il più celebre tra i crus di Gevrey, tredici ettari circa ed un paesaggio mozzafiato che scompare sulle colline delle Hautes Cotes. Un vero e proprio fuoriclasse questo vino, purosangue, sembra parafrasare il suo stesso mentore, tal quale. Il primo naso è sgraziato, offre inizialmente di tutto un po, sovrappone note vinose a note di caffè tostato, cipria ad erbe officinali, poi ancora cassis maturo e polposo: “è il gioco delle parti, la terra bruna, la pietra calcarea, un vitigno autentico, legni dei più diversi, con il tempo, solo il tempo ne definirà l’eleganza”. In bocca è asciutto, secco, la bocca, una volta deglutito, quasi s’incolla, eppure rimane piacevolmente sedotta, avvinghiata ad un piacere sublime, lunghissimo. Un vino per i prossimi trent’anni.

Clos de Vougeot 2008,  altro cru di gran fascino, ovvero il fascino del Grand Cru!  La storia ci consegna uno dei vigneti più belli e suggestivi della Borgogna, che deve la sua destinazione d’uso ai monaci cirstercensi che qui decisero di piantare vigne piuttosto che patate e ovviamente alle generazione che di lì a qualche centinaio di anni pur modificandone drasticamente la mappatura ne hanno saputo valorizzare, enomermente, la vocazione . Inizialmente di proprietà di Julien-Jules Ouvrard, già proprietario di altri grand crus nella Côte de Nuits tra cui La Romanée Conti, il Clos de Vougeot divenne prima pane di sei commercianti-negotiants e successivamente continuamente frazionato sino agli attuali oltre centottanta parcelle in mano a ben oltre novanta proprietari, tra questi anche Philippe Charlopin-Parizot. Di colore rubino-granata, vestito di una bella vivacità; Naso intrigante, chiuso, sbuffi fruttati concentrici a note quasi animali, si sente per parecchio tempo cuoio, poi una netta sensazione di cipria. In bocca mi sento di definirlo ad oggi ingiudicabile, quantomeno è insostenibile delinearne un profilo gustativo esaustivo, forse tra 5-6 anni, ha tanta materia da lasciar maturare, succosa e nerboluta.

Ci è piaciuto, moltissimo, il paesaggio; Le vigne sono allevate come giardini, tutti i filari si estendono da ovest ad est seguendo il declivio collinare lungo la route des grands crus, quest’ultima mai noiosa nonostante la monotonia del paesaggio che attraversa.

Non ci è piaciuto, non poter assaggiare vini di annate più mature, ma a quanto pare così funziona, nel senso che nemmeno i produttori ne dispongono avendole il più delle volte già tutte vendute, ça va sans dire…

da segnare in agenda: 
– Grands Bourgognes
ZA Le Saule, 21220 Brochon
Tel +33 380792990
Fax +33 380792990
www.grandsbourgognes.com
– Fromagerie Gaugry
RN 74 – BP 40
ZA Le Saule,
21220 Brochon
Tel +33 380340000
www.fromageriegaugry.fr 
 – Au Clos Napoléon
Restaurant Bar à Vin
4 et 6 rue de La Perrière
21220 Fixin
Tel +33 380524563

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