Posts Tagged ‘risorse umane’

Perchè tu vali!

3 marzo 2025

La crisi del personale nel settore dell’hôtellerie e della ristorazione non accenna a diminuire, avere la fortuna di lavorare per aziende con una mentalità vincente, dove il rispetto e la valorizzazione delle risorse sono fondamentali per il successo appare come un traguardo lontanissimo per molte realtà.

Perché sempre meno persone scelgono di lavorare in questo settore?

Senza entrare nella giungla delle piccole e medie imprese, vieppiù quelle a conduzione strettamente familiari, molte aziende anche strutturate continuano a offrire condizioni minime: contratti di lavoro quasi sempre al ribasso, mancanza di benefit (questi sconosciuti) e ambienti di lavoro persino tossici o mal organizzati. Questo non solo allontana i nuovi talenti ma rischia di demotivare chi già ci lavora, portando alla creazione di un circolo vizioso di insoddisfazione senza soluzione di continuità.

Chi insegue risultati economici invidiabili e la soddisfazione degli ospiti non può, non deve dimenticare che il benessere nell’ambiente di lavoro e dei dipendenti è essenziale per un servizio eccellente!

Sia chiaro, la consapevolezza del problema esiste, difficile nasconderlo eppure continua a mancare quell’azione concreta per migliorare un quadro generale decisamente a tinte fosche e così facendo, peggiora ulteriormente una situazione che continuiamo a vedere e di cui sembra sappiamo solo lamentarci senza trovare soluzioni.

L’errore più grande è proprio sui giovani: inesperti, svogliati, disinteressati non sono termini del tutto fuori luogo talvolta ma li possiamo affibbiare solo a loro? A quanti di questi vengono offerte opportunità degne di questo nome? Quanti giovani vengono sfruttati per anni con salari da fame, contratti al limite della legge, se non addirittura nemmeno assicurati a dovere, segnandone così in maniera indelebile gli anni più prolifici della loro eventuale carriera da professionista nel settore turistico-alberghiero o della ristorazione, quegli anni dai 20 ai 30 durante i quali si affacciano al mondo del lavoro maturando personalità, carattere e visione; ecco, quale visione possono avere di un lavoro che gli ha negato i diritti essenziali di un salario equo, la contribuzione, una formazione adeguata, crescita, affermazione?

Non è mai troppo tardi per cambiare, ovviamente. Alcune aziende lo hanno già capito, affiancando a proposte di lavoro una giusta formazione, crescita professionale, spazi adeguati e un ambiente sano. Non sono meteore, e se queste realtà hanno meno difficoltà a trovare personale, un motivo c’è.

Il personale non è un costo ma un investimento. Serve il coraggio di agire per creare ambienti che valorizzino le persone, perché solo così il settore potrà prosperare.

L’Arcante – riproduzione riservata

Emergenza risorse umane, cominciamo a parlarne con considerazione e rispetto

1 novembre 2022

Viviamo in un contesto storico davvero particolare, dove parole come ‘’considerazione’’ e “rispetto”, quale che sia il posto di lavoro in cui le persone si trovino a vivere, vieppiù in ambito di un settore nevralgico come l’accoglienza turistico-alberghiera, assumono connotazioni particolarmente importanti.

Ma che cosa vuol dire lavorare con considerazione e rispetto? Ci sono sicuramente molti modi per affrontare la questione, e tutti potenzialmente validi. L’aspetto economico? Sì, resta un principio fondamentale, per quel che mi riguarda però, occupandomi io di risorse umane in maniera approfondita da circa 10 anni, vorrei porre attenzione su un concetto spesso trascurato poichè ritenuto secondario e che invece resta prioritario, manifestato (anche) attraverso le parole di tutti i giorni.

Si, perchè le parole che diciamo sul posto di lavoro, ai nostri collaboratori, le parole con le quali accogliamo i nostri clienti, le parole con le quali, giorno dopo giorno, svolgiamo le nostre interazioni con il mondo intorno a noi possono assumere peso e significati specifici ma debbono avere sempre un minimo comune denominatore che le contraddistingua: considerazione e rispetto.

E’ necessario considerare con estrema attenzione il contesto in cui ci muoviamo, lo stato d’animo con cui agiamo, quello delle persone con le quali ci confrontiamo, chi ha responsabilità di gestione non può concedersi sfoghi inappropriati, un leader lo è sempre, nel bello e cattivo tempo.

Usare, per così dire, maniere forti, toni decisi, fermezza non sono da escludersi se lo si fa con rispetto, chiarezza e secondo coscienza, solo così, partendo dal presupposto che la situazione emotiva e chimica delle persone con le quali entriamo in contatto è certamente delicata e sempre unica si riescono ad ottenere ottimi risultati dal team. Il vero lusso di questi tempi resta infatti l’interazione.

Un ambiente di lavoro sereno e sano, far star bene le persone con le quali si lavora, rendergli considerazione e rispetto è l’imperativo più urgente che le comunità si debbono imporre. E per farlo si possono, si devono utilizzare ogni giorno le parole giuste, una piena consapevolezza emotiva che ci porti a trattare gli altri con garbo e comprensione, la conoscenza delle dinamiche ambientali, psicologiche e comportamentali che letteralmente trasformano la percezione della realtà delle persone che ne entrano in contatto.

Ricordiamoci sempre che quando dei collaboratori ci lasciano, il più delle volte non lasciano il posto di lavoro, lasciano le persone con cui lavorano.

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Ambizione o arrivismo?

22 ottobre 2021

Abbiamo necessità di riappropriarci della “scoperta di sé”, quella cioè di individuare in se stessi i propri desideri e i propri principi autentici, liberi dalle influenze e dalle aspettative della società e dell’ambiente in cui viviamo che, pur con le migliori intenzioni, talvolta possono condurre fuori strada, o meglio, fuori dalla propria strada.

Ciascuno ha un proprio bagaglio di talenti, specialità, desideri, sogni, valori che lo rendono unico. Nutrire questa ambizione è doveroso, forse più che un diritto. E nulla va lasciato per strada, intentato. Attenzione però, ambizione non è arrivismo!

Se la persona porrà attenzione alla propria unicità, ricercando intenzionalmente ciò che la contraddistingue dagli altri, coglierà senz’altro ciò che ha bisogno di fare o di non fare per essere felice, vocato, si sentirà spinto in quella direzione, chiamato a compiere determinate scelte e a mettere in atto determinati comportamenti per riuscire nell’ambizione, per non restare ingabbiato nella propria comfort zone.

Ciò detto, la parola vocazione potrebbe apparire un concetto ridondante, magari lontano dalla vita quotidiana, dalla vita reale di ognuno, eppure, lasciando stare questioni filosofiche o astratte sarebbe bene precisare che la la vocazione riguarda il fare, quel qualcosa di estremamente utile e pratico funzionale a migliorarsi, crescere, andare avanti, per non lasciare nulla per strada, intentato. Ma attenzione, l’ambizione non sia arrivismo!

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