Posts Tagged ‘viognier’

Chiavari, The Lord Nelson Pub

30 ottobre 2012

Bel posto il Lord Nelson Pub, sul lungomare di Chiavari, in Riviera Ligure di Levante. Ci siamo capitati grazie all’invito di Pepi Mongiardino che ci ha voluto far assaggiare lì alcuni tra i migliori prodotti distribuiti in Italia con la sua Moon Import.

E’ stato fondato oltre trent’anni fa da Angelo Molinari, navigato barman e grande appassionato di distillati. Trent’anni spesi a fare cocktail, servire spirits, Champagne e piatti d’autore che lentamente l’hanno reso celebre, ho scoperto poi, in tutto il mondo. Oggi, dopo la scomparsa del patron è gestito dall’intera famiglia; in un locale, ci sono praticamente sette locali diversi riuniti insieme. Pub, cocktail bar, whiskyteca, enoteca – con una cantina da far paura -, bistrot e ristorante d’impronta classica con una offerta davvero deliziosa. Eccone alcuni.

Buonissimo, tale da meritarsi subito un Bis, il Tegamino: con Totani, sedano e passatina di ceci. E buonissimo, manco a dirlo, il Sancerre 2010 La Moussière di Alphone Mellot bevuto in abbinamento.

Gli Spaghettoni di grano arso con il pesto di basilico e zucchine pure fanno la loro bella figura al cospetto di un Mas de Daumas Gassac blanc 2010, bianco aromatico, nerboruto e di buon corpo prodotto in larga parte con uve chardonnay, viognier, chenin blanc e petit manseng in Languedoc Roussillon, nel sud della Francia. 

Saporita, cotta a puntino e ben abbinata ai condimenti invece La Triglia stufata con la sua pelle croccante. Entrée con cui abbiamo aperto le danze continuando a sorseggiare quel campione di bontà che è il Grand Blanc 2002 di Philipponat, Champagne Blanc des blancs di puntuta finezza e gradevolissima beva.

Sul finire, i Petit Fours: biscotti d’orzo, avena e cioccolato e gelatina di arancia, con cui abbiamo invece terminato la piacevole serata e cominciato a sorseggiare Cognac, Bas Armagnac e Rhum della preziosissima selezione Moon Import.

Lord Nelson Pub
Corso Valparaiso, 25 Chiavari (GE)
Tel. 0185 302595
www.thelordnelson.it
info@thelordnelson.it
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Condrieu, Les Terrasses de l’Empire 2007

28 agosto 2010

Pensi al Rodano e la mente va immediatamente ai grandi rossi della Cote Rotie o di Hermitage, o magari al popolarissimo Chateauneuf du Pape dalle mille sfaccettature, e comunque, quasi sempre a vini rossi possenti e ricchi di nerbo: il syrah su tutti, ma anche mourvedre, grenache, cinsault, artefici il più delle volte, da soli ma come spesso accade in uvaggio, di ottimi vini, ed in alcuni casi, come per le denominazioni sopra citate, veri e propri capolavori di frutto e rotondità, ispessiti qua e la e consegnati al tempo da una terra particolarmente generosa, ricca di minerali e da combinazioni microclimatiche piuttosto favorevoli.

In verità però non esiste regione viticola francese con una tale e particolare eterogeneità di terroirs, interpreti, vini, il più delle volte assolutamente misconosciuti al grande pubblico e forse proprio per questo capaci, una volta scoperti, di conquistare definitivamente quanto e più dei blasonati e famosi fratelli bordolesi e borgognoni; Ecco perchè se, sul versante rossista c’è una cronaca abbastanza consolidata, nel caso dei vini bianchi non è facile individuare nel Rodano tutto dei riferimenti assoluti, difficoltà questa dovuta soprattutto all’empasse di una produzione bianchista nel tempo votata quasi esclusivamente a prodotti generalisti, dal profilo mediocre ed il più delle volte atti al veloce consumo locale; E’ questa una tradizione abitudine superata solo da poco più di un decennio, con non poche difficoltà, e solo da quei pochi vignerons eletti che hannno creduto, più degli altri, nella valorizzazione di uno dei più affascinati vitigni bianchi d’oltralpe, il viognier, a discapito delle più remunerative uve bourboulenc, clairette, roussanne e marsanne.

Così Condrieu, appellation situata nell’enclave più a nord della regione rhodaniennes, 10 km poco più a sud della città di Vienne, è riuscita a ritagliarsi uno spazio di particolare eccellenza nell’affollatissima nomenclatura viticola francese. L’areale di produzione è circoscritto perlopiù ai comuni di Chavanay, Ampuis e per l’appunto Condrieu, oltre che in alcune frazioni circostanti ed è interamente votato alla piantagione di viognier, che con syrah, roussanne e marsanne rappresentano gli unici vitigni indigeni da sempre coltivati nella Vallée du Rhone, visto che gli altri, dal clairette al mourvedre, al grenache hanno tutti origini nelle confinanti regioni mediterranee, Spagna in primis; Il suolo qui è di origine sedimentaria con la presenza di spesse rocce granitiche ed una massiccia presenza, nelle vigne, di ciottoli, e nei vini quella spinta minerale che ne caratterizza ampiamente il profilo organolettico garantendogli oltretutto una discreta longevità.

Il Domaine Georges Vernay  possiede oggi circa 16 ettari tra i più vocati dell’areale ed è senza ombra di dubbio tra i più apprezzati e riconosciuti interpreti della denominazione. Christine Vernay, che assieme al fratello Luc ha rilevato il testimone dal papà fondatore dopo la sua dipartita, è riuscita imperterrita a seguire e consolidare la strada avviata qualche anno prima proprio dal padre Georges, sin dagli anni ’50 strenuo difensore della viticultura autoctona, tanto più che oggi i suoi viognier sono indiscutibilmente tra i più interessanti e voluttosi vini bianchi del Rodano settentrionale. Ho avuto modo di assaggiare il Condrieu Terrasses de l’Empire 2007 più volte negli ultimi due anni, confrontandolo in un paio di occasioni con altre interpretazioni dello stesso calibro, ma non c’è partita alcuna, stravince a mani basse: il colore giallo oro, vivace e concentrato lascia presagire un vino maturo e tendenzialmente ruffiano, mieloso come il più beffardo dei complimenti. Affatto! Questo vino ha stoffa da vendere, carattere quasi indomabile, il naso appena dopo un invitante sventagliata di pera e mandorla vira su note di lemongrass e poi grafite, rimanendo a lungo gradevolissmo, un infinito piacere. In bocca è ficcante, aggredisce le papille gustative con un incipit assai fresco, piacevolmente acido, a tratti pungente, balsamico, lasciando una scia di purissima nota aromatica e minerale. E’ il classico vino bianco da bere fresco, ad una temperatura intorno ai 10-12 gradi, in calici non troppo ampi per non lasciar disperdere il finissimo bouquet e perfetto per accompagnare parole al vento e sguardi indiscreti, oh pardon, da abbinare ad un bel piatto di gamberi e scampi crudi in bellavista accovacciati magari su una fresca salsa di pomodoro giallo. Poi mi fate sapere…


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