Ogni appassionato di vino, sommelier o aspirante tale matura nel tempo una certa frenesia per il pinot nero; le ragioni sono tante, difficile sintetizzarle in breve e qualcuno per farla facile dirà che in fondo capirne qualcosina di pinot fa figo agli occhi degli altri per cui tanto vale poter dire di sapere pur non conoscendo bene la materia, magari buttando giù due o tre nomi purché facciano rumore…
La passione per i vini di Bruno Gottardi ha radici lontane, così non appena si può non ci facciamo mai mancare un ritorno sui suoi passi tracciati con grande impegno e profonda dedizione. Bruno, buon’anima, ha dedicato tutta una vita al Pinot Nero: persona schiva e di grande signorilità, i suoi vini, in particolare alcune sue Riserve, alla cieca, riconducono tranquillamente direttamente là in terra di Borognogna.
E’ il 1986 quando Gottardi decide di rispolverare le origini alto atesine rilevando a Mazzon poco più di 6 ettari di vigne da destinare alla sua più grande passione, il mito borgognone ed il Pinot Noir come sua unica, immensa, inarrivabile espressione. Gli anni di duro lavoro nella rivendita austriaca di vini e liquori di famiglia gli hanno consentito di affinare un naso ed un palato non comune ed i lunghi viaggi in giro per il mondo gli sono serviti per confrontare le varie anime, tra le poche superbe scoperte, capaci di colpire il suo immaginario e spingerlo ad individuare gli aspetti maggiormente caratteristici del ”suo modello” di Pinot Nero che qui sull’altipiano di Mazzon sembrò trovare il suo punto di arrivo da cui partire.
I suoi vini esprimono sempre un colore affascinante, rubino/granato e trasparente; sono i suoi vini che hanno bisogno di distendersi, aprirsi, allungarsi. Ci ritroviamo così dinanzi a questo duemilaquindici preparati ed esigenti: è dapprima chiuso, quasi in maniera ermetica, diremmo alla sua maniera. Poi, lentamente, si apre con sentori finissimi e dolci, di misurata eppure rara eleganza. Dopo un po’ di tempo nel bicchiere arrivano, dopo la rosa e i piccoli frutti rossi e neri, varie sensazioni di pepe verde, rabarbaro e sottobosco. Il sorso appare brevilineo seppur di buon corpo, alla distanza viene fuori invece carnoso e sostenuto da tannino ben affinato, discreta acidità e ancora frutto, chiudendo in un finale di bocca succoso e caldo. Probabilmente non tra le migliori annate di sempre ma comunque capace di regalare una gran bella bevuta!
Leggi anche del Sudtiroler Blauburgunder Mazzon 2012 di Gottardi Qui.
Leggi anche del Sudtiroler Blauburgunder Mazzon 2006 di Gottardi Qui.
© L’Arcante – riproduzione riservata