
Ladies and gentlemen heres to you… the Riesling! meriterebbe una presentazione da standing ovation questo Auslese di St. Urbanhof. Provo a riportarne la descrizione post emozionale , anche per la curiosa differenza notata nelle tre bottiglie assaggiate; Per la verità, la seconda era evidentemente di tappo, pertanto non rendicontata seppur al di là dell’evidente difetto olfattivo ha mostrato comunque un notevole spessore gustativo.
St Urbans-Hof Oekonomierat Nic. Weis (nome completo dell’azienda) è una cantina che si trova nel comune di Leiwen (siamo quindi nel Bereich Bernkastel) in Mosella, regione viticola in Germania, fondata nel 1957 da Nicolaus Oekonomierat Weis (1905-1971) che volle intitolare la tenuta al santo patrono dei produttori di vino, S. Urbano (Papa Urbano I). Ad oggi, l’azienda St. Urban-Hof conta un vigneto di circa 35 ettari in siti diversi dell’areale tra i quali lagen Bockstein (ad Ockfen), Goldtröpfchen (a Piesport, area vocatissima), Laurentiuslay (Leiwen), Saarfeilser Marienberg (Schoden) e Schlangengraben (Wiltingen, anche questo è un vigneto prestigioso). E’ inutile dire che il vigneto è perlopiù a Riesling con alcune eccezioni per il muller thurgau ed il pinot bianco.
Dopo diversi anni di attente sperimentazioni su alcuni cru aziendali dal 1999 qui vengono effettuate esclusivamente fermentazioni con lieviti naturali indigeni utilizzando regolarmente tini di acciaio o legno secondo le esigenze. Le bottiglie tutte dell’annata 1990 hanno in calce in etichetta una numerazione che riprende un pò l’idea del lotto di produzione; Ecco quelle da me assaggiate e delle quali riporto le degustazioni.
Bottiglia 2401219: Il primo approccio, la prima bottiglia di tre comprate per me da Vanni a Lucca da alcuni miei amici americani che conoscendo la mia passione, tra gli altri, anche per i riesling non hanno resistito a questa bellissima etichetta del 1990. Colore giallo oro cristallino, nessun cedimento al tempo, vivo, abbastanza consistente. Primo naso coinvolgente ma non troppo, per sentire tutto il suo “dire” l’abbiamo atteso per tempo, a temperatura moderatamente bassa. Menta piperita, fiori secchi, frutti esotici, stecca di vaniglia, miele, zucchero caramellato di assoluta finezza e con una persistenza abbastanza lunga. In bocca è dapprima abboccato, nessuna cedimento nemmeno in questa fase, poi si apre su di una una mineralità profonda ed elegantissima ricordandomi che il vino quando vuole ( e quando lo sanno interpretare) ha davvero un’anima inarrivabile. Bellissimo vino, bellissimo davvero. Da meditazione, da servire intorno ai 14 gradi in calici mediamente ampi, se proprio si vuole accostarlo a qualcosa da mangiare, beh, io c’ho provato con una caponatina estiva, tutto un dire, ma degustibus…
Bottiglia 2401342: ahimè è di tappo, per altro inizialmente mascherato dalla forte mineralità dei profumi di questo vino che hanno indotto Steve e Tammy a pensare non al difetto tanto odiato quanto ad una diversa evoluzione del vino. Ma era tappo, e la temperatura di servizio appena un pò più alta ha manifestato tutto il suo male. In bocca c’è da dire che era difficile scorgere difetti, è sembrato quasi più potente del precedente, più caldo con una sovraestrazione minerale ancora più incisiva e persistente.
Bottiglia 2401137: Colore ancora una volta inappellabile, bellissimo, oro splendente senza nessun segno di cedimento, abbastanza consistente nel bicchiere. Il naso, come e più di prima è ampio, finissimo, elegante, complesso e persistente. Qui la mineralità marcata ha sovrastato a lungo le sensazioni fruttate, eteree e speziate prima di lasciare il posto ad una sottile e piacevole rotondità mentolata. In bocca è fresco, profondamente godibile, pare masticare dolce acidità, è lungamente persistente.
*Mosel Saar Ruwer – nella foto una delle anse del fiume Mosella
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