Scrivo questa cosa non perché voglia compiacermi – semmai dovreste compatirmi -, ma succede talvolta di rimanere ancora basito su come si vive a questo mondo la comunicazione del vino. Anche quella specializzata.Per chiarezza d’intenti, non è che abbia critiche o nomi da fare, ognuno coi propri soldi ci fa quel che gli pare, ci mancherebbe, anche perché di comune accordo col titolare dell’azienda in questione, che ha commissionato a terzi l’iniziativa, abbiamo già deciso di prenderla a ridere (per non piangere, per la verità).
Tant’è, la settimana scorsa mi è arrivata una mail (all’indirizzo di lavoro) dove mi si anticipava di qualche giorno una telefonata atta a promuovere i vini dell’azienda nelle principali destinazioni di lusso del Bel Paese. In questa mail, dalla trama devo dire molto cordiale e precisa, venivano citati, verso la fine, anche alcuni link di certi Siti Specializzati e wine Blog dove alcuni prestigiosi “opinion leaders” già raccontavano entusiasti i vini oggetto dell’iniziativa promozionale, alcuni dei quali tanto eloquentemente che se avessi voluto avrei potuto già da lì “gustarne il sapore unico ed autentico” anche solo leggendone. Poi, se fosse montato l’interesse, mi sarebbe stata recapitata una campionatura completa, aggratis naturalmente. Ok, va bene, mi fermo qui.
Eh sì, perché al di là di una personale considerazione sull’inutilità di una iniziativa del genere, praticamente a cavallo di ferragosto, io credo ancora possibile l’altro tipo di approccio azienda/cliente, quello vecchia maniera, fatto di carne e ossa, strette di mano e calici mezzi pieni, laddove possibile magari anche sporcandosi di terreno le scarpe. Ma soprattutto perché non vi dico quanto è tremendo scoprire di essere ritenuto da qualcuno già un Opinion Leader e che le cose che scrivo, per quanto male lo faccia, possano risultare addirittura imperdibili e gustose. Bah…