E’ cosa buona e giusta, anche se non più tanto di moda, che chi s’accinge a salire in cattedra faccia bene, un attimo prima, a scendere dal piedistallo.
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Non è mica sempre necessario stilare una classifica di quali siano i vini migliori o i più buoni da servire in tavola durante le festività di Natale e l’ultimo dell’anno. Quest’anno dai, fatela facile…
Invero talvolta basterebbe pensare a quali servano effettivamente in giorni durante i quali tutti rincorrono la migliore bottiglia possibile solo ed esclusivamente in funzione del prezzo e del blasone che si portano dietro; stupire ed impressionare sembrano gli unici aspetti della faccenda, facendo cadere la scelta su idee non sempre azzeccate purché funzionali alla sorpresa. Ma in tempo di crisi, e con budget ridotti, val bene ragionarci su per non sprecare tempo e soprattutto denaro.
Per i regali qualche buon consiglio ve l’abbiamo dato qui, ma ci ritorno su volentieri col dirvi che per gli acquisti giusti affidatevi alle enoteche specializzate, oggi più che mai, perché al di là di congetture e stereotipi, chi sopravvive a questa crisi è veramente appassionato al suo lavoro e sa come si fa, come accontentarvi sul serio. Inoltre, altra arma a vostro favore, sempre più cantine si aprono al pubblico con la vendita diretta: un motivo in più per fargli visita, conoscere persone, toccare con mano e magari risparmiare qualche euro.
Tornando alla tavola, la sera della Vigilia ed il pranzo di Natale, come pure il cenone dell’ultimo dell’anno, rappresentano momenti di rara familiarità, ricerca di serenità e quiete; un aspetto questo da non sottovalutare nello scegliere cosa mettere in tavola, che non disdegna un poco di distrazione, un approccio, tanto per dire, facile e disinvolto. Una leggerezza che non troviamo certo nei menu delle feste, con una sequela di stuzzichini, quasi antipasti, antipasti, primi piatti, inframezzi, secondi, pause e dolci e coccole che sembrano non finire mai e che, in realtà, non finiscono proprio mai. Tutto ciò vorrebbe, esige, vini non troppo impegnativi.
Ritengo infatti questo periodo fortemente a favore di bianchi giovani, gradevoli e leggeri al palato: della buona falanghina¤ o coda di volpe, l’asprinio¤ per i più audaci, tanto per pescare in Campania dove però non bisogna dimenticarsi di certi fiano di Avellino e greco di Tufo sempre interessantissimi. Io però, tra i bianchi, quest’anno metterò in tavola i primi, alcuni anche in versione spumante.
Sui rossi confido in che sia un momento di rilancio per uno dei miei vini del cuore, il Taurasi¤, anche se per cosa e quanto si mette in tavola soprattutto il giorno di Natale mi sento di propendere più per certi Falerno del Massico¤ che per il rude aglianico taurasino. Non mancheranno certo bottiglie di Piedirosso dei Campi Flegrei¤, e qualche buon rosso da fuori regione ma, anche qui, come per i bianchi, prima di aprire etichette un po’ più impegnative ci penserò due volte. Così è in effetti, gira che ti rigira non è mai questo il momento indicato per tirare il collo ai “gioielli di famiglia”. Per lo Champagne¤ sto ancora a pensarci.
Cioè, sia chiaro, nulla vieta di stappare Signore bottiglie, un grande vino lo è sempre, purché gli si conceda un parterre adeguato e la giusta attenzione. Per farla breve, diciamo che aprire un Puligny-Montrachet¤ o un Brunello Riserva¤ di Soldera non è mai occasione sprecata purché non serviti sull’insalata di rinforzo o quando, in tavola, è tempo di noccioline americane, il cosiddetto “spasso”!
Così un consiglio chiaro e immediato sarebbe quello di bere cose semplici, interessanti certo ma comprensibili a tutti i commensali. Tanto va a finire sempre che inzuppi il Roccocò¤ nell’ultimo bicchiere di rosso e che, sugli Struffoli¤, ti ricordi di quel Moscato d’Asti lasciato là sotto al mobile del salone da almeno tre quattro anni. Naturalmente inopportuno. E che rimetti al suo posto perché sicuramente imbevibile.
Serene festività a tutti voi quindi, buon Natale e che il 2013 sia, finalmente, un buon anno davvero.