Posts Tagged ‘il vino’

Il vino e la liturgia della domenica

5 gennaio 2014

Per noi del sud la domenica ha sempre un sapore particolare, con quel profumo di cucina che invade la casa sin dal primo mattino: il ragù sul fuoco, le polpette cullate nella salsa densa, il coniglio a marinare pronto per l’appuntamento con il piennolo.

Andando indietro nel tempo non ricordo tracce di bottiglie di vino indimenticabili, almeno per me, se non in tempi moderni. Da piccolo, sul tardi, mi toccava scendere dal contadino sotto casa, qualche volta recando con me un po’ di pesce che mamma aveva piacere di regalare loro per contraccambiare la cortesia delle ‘uova fresche’ o dell’infornata del casatiello o della pizza nel ruoto. Piaceri che non avevano un prezzo se non il mero rispetto. Altri tempi.

Difficile rievocare a parole quelle atmosfere, diciamo pure impossibile. Ringrazio il Dio per averle vissute, assaporate, me le porto dentro come un valore straordinario. Come le chiacchierate con loro, Sabatino¤ ad esempio, o i gesti muti con suo fratello, don Antonio, che dal lunedì al venerdì ci era nemico e ci bucava ogni pallone che finiva nel suo terreno dal nostro campetto d’asfalto sotto casa ma che al sabato e la domenica era costretto a fare buon viso a cattivo gioco quando ci mandava mamma a prendere la frutta e il vino.

Già, il vino. Nei loro cellai, nei silo di vetroresina ci stava quasi sempre montepulciano, comprato a buon mercato e rivenduto ‘caro e amaro’, diceva mamma, a casa nemmeno troppo apprezzato. Invece, nelle botti grandi, il piedirosso, la per ‘e palumm, spesso mischiato a barbera e a falanghina, di produzione propria da quei pochi ma abbondanti filari conservati nei campi tra scarole, pomodori e frutteti. La falanghina vinificata da sola era un miraggio, poco redditizia; il bianco in effetti valeva poco, tant’è meglio 6 o 7 damigiane di buon trebbiano del beneventano da stipare giusto per l’estate (quando ci arrivava a l’estate, ndr).

A quei tempi tanto bastava. Mamma cucinava per ore, non aveva particolari segreti ma la capacità, con pochissimo, di fare cose straordinarie, raramente eravamo meno di 8 o 9 a tavola, oltre la pancia ci ha sempre riempito gli occhi di gioia e di vita.

Là, sulla tavola, col pane, le zuppiere di pasta e i piatti di fritto di pesce non mancava mai il fiasco di vino. Guardavo papà e i miei fratelli berlo dai bicchieri con un certo gusto, desideravo imitarli ma in fondo pensavo che non mi sarebbe piaciuto. Invero sopportavo poco anche solo andarlo a comprare ma assistere al travaso, col succhiarolo*, dalle botti al fiasco però mi piaceva; era, se vogliamo, un momento particolare, con quel profumo di mosto e vino che si sprigionava forte nell’aria. Oggi gli do un grande valore liturgico a quel momento, niente a che vedere col tirare via dalla mia cantina la bottiglia da bere adesso. Certo però io bevo meglio, forse.

* cannula da travaso, detta anche cantabruna.

Un anno di blog, dalla velleità di stare al di sopra delle parti al silenzio di Striscia la notizia…

20 novembre 2010

La settimana scorsa L’Arcante ha soffiato sulla sua prima candelina on line, subito ci siamo sentiti in dovere di condividere tale ricorrenzapostando innanzitutto vivissimi ringraziamenti ad indirizzo di chi ogni giorno ci segue e ci sprona a continuare nello scrivere le pagine del nostro diario enogastronomico, ma anche di ribadire – purtroppo pare non essere mai abbastanza farlo –  la libera ispirazione alla quale ci rifacciamo (qualcuno la chiama indipendenza!) per ogni singolo post trattato dal sottoscritto, da Ledichef e da chi, di tanto in tanto ama lasciare una sua traccia sul nostro blog.

Detto questo, il clima domenicale, mi solleticava l’idea di ripercorrere, brevemente, il percorso camminato in un anno di posts: temi, luoghi, persone, ma anche vini e piatti che più ci hanno e più vi hanno appassionati nella lettura quotidiana delle nostre pagine, schegge più o meno impazzite di un puzzle sempre più avvincente che ad oggi viaggia più o meno stabilmente sulla media di 7.000 (settemila!) visite al mese. Non male, direi…

I Luoghi: quelli vissuti con i piedi ben piantati nella terra e quelli ancora da camminare, per farsi attraversare da esperienze reali e non virtuali: veni, vidi, vici. Senza null’altro da aggiungere!

Il vino: la vita mia! Mai avrei sognato di diventarne così dipendente, invero ho sempre immaginato che avrei fatto della mia passione iniziale (avevo meno di vent’anni) la professione di tutta una vita. Senza entrare troppo nel merito, mi accorgo ogni giorno di un mondo in continuo movimento ed evoluzione (talvolta pur con le sue involuzioni, ma tantè…), impossibile quindi da seguire stando semplicemente alla finestra, o peggio, seduti dietro ad una scrivania. Proprio non riesco a capire come fanno certi a trattare così superficialmente un argomento così complesso e profondamente legato a tutta una serie innumerevoli di fattori quali luoghi, vigne, persone impossibili da decifrare senza metterci bene le mani in pasta! Della serie, i vini prima di raccontarli vanno bevuti!

Il cibo: una passione infinita, e si vede, mea culpa? Per niente! Sono le esperienze che fanno cultura, conoscenza, capacità di confronto; Non solo stando seduti alla tavola di tizio o di caio, ma anche sforzandosi di capire un piatto sin dalla sua origine, dall’idea dello chef, dagli ingredienti, dal suo valore, talvolta palese come altre volte effimero, ma sempre da tenere in considerazione per comprenderne il significato: il tutto condensato dal grande rispetto verso la gastronomia ed  i suoi protagonisti.

Le persone: Un piacere da non perdere mai, quello di scoprirne nuove, stringervi le mani, incrociare gli sguardi ed i sorrisi, quando serve fare domande, quelle giuste o più semplicemente, quattro chiacchiere. Perché in un mondo sempre più virtuale non basta comunque  facebook per sentirsi in collegamento con il mondo, soprattutto quello enogastronomico, in continuo movimento ed evoluzione. E’ successo, tanto per citare un esempio proprio sotto casa, con Marianna Vitale e Pino Esposito del Ristorante Sud a Quarto: due giovanissimi, sbucati all’improvviso nel nulla o quasi della monotona periferia napoletana – praticamente come una rosa nel deserto. A ragion del vero sono subito assurti come il fenomeno del momento in Campania, a cui nessuno, nemmeno le guide ai ristoranti più autarchiche – ed il web in questo è stato un gran volano – è sembrato voler far mancare immediatamente una visita, tanto dall’indurre a pensare quanto sia più grande la necessità di rinnovamento, l’impellenza quasi, che si respira nella ristorazione italiana più che la mera difficoltà di emergere, proporsi, affermarsi. A patto naturalmente che – come nel caso citato – siano il puro talento e la voglia di crescere a sgomitare e non il solo spirito imprenditoriale dei soliti coglioni di turno!

La curiosità: quella che non ci facciamo mancare mai, per intenderci, il sale della vita, almeno per un sommelier. Quella che ci aiuta a vivere con maggiore piglio ognuna delle esperienze professionali che ci formano e caratterizzano e quella che ti prende quando ti ritrovi ad osservare e non ti basta guardare perché vorresti capire. Così ci piace, giusto per citare alcuni passaggi di quest’anno sul blog, aver chiesto ai curatori delle maggiori guide gastronomiche italiane come si muovono per raccontare lo stato delle arti della nostra ristorazione. O come per esempio – e questo ci è piaciuto meno – quando abbiamo incontrato Max Laudadio, persona attenta e disponibile oltre che simpatica – e che oltretutto personalmente ritengo un tipo in gamba – a cui successivamente, con il suo benestare, abbiamo posto delle domande in merito alla querelle Fornelli Polemici (ricordate?) alle quali però non è stato possibile ricevere risposte per il veto, così ci è stato riferito, posto dalla redazione di Striscia. Un gran peccato!

Il futuro: oggi già lo è. Il lavoro, gli amici e tutto il resto; coltiviamo il futuro per vivere più serenamente il presente ed apprezzare di più il passato. Guardare sempre con occhi nuovi al futuro ci piace, ma non ne facciamo una fissa, proprio per goderci meglio il presente. Mi dico di sovente, il futuro è lì, saprà aspettarci. E’ questa una ragione in più per la quale non amiamo programmare ciò che scriviamo su questo blog, vogliate pertanto perdonarci quando non troverete aggiornata l’home page, ma non abbiamo ancora maturato la capacità di scrivere per inerzia. E questo, potete starne certi, è una delle poche passioni che lasciamo volentieri ad altri!