Torno a Barile sempre con grande entusiasmo, la Basilicata, il Vulture appaiono come sospesi nel tempo, luoghi dove il tempo va un po’ meno del solito, in certi momenti avanzando lentamente.
Tutto cominciò allora, eravamo a fine anni ’90, a Barile¤ ci arrivai per conoscere Michele Cutolo, poi ci tornai per la Locanda del Palazzo¤, i primi vini di Macarico, per questi luoghi da pazzi. Erano anni in cui ci sorbivamo fiumi di nero d’Avola¤, nel mezzo dell’onda lunga dei grandi classici toscani dal blasone intoccabile e l’onda un po’ più cortina a dire il vero del Morellino di Scansano. Insomma, eravamo convinti del nostro futuro, ce l’avevamo tra le mani, lanciatissimi sulla strada del successo, masticavamo Gambero Rosso e sognavamo un tavolo da Nadia Santini a Canneto sull’Oglio. Eppure il cuore era altrove, a sud.
Basilisco è stata una bella scoperta, la porta aperta sul Vulture, un luogo nel quale ti piacerebbe starci ma con forti dubbi di rimanerci. Oppure te lo porti dietro più o meno per sempre con la speranza di poterci tornare appena puoi.
Viviana Malafarina avrà pensato più o meno la stessa cosa. O forse no. Tuttavia c’è tanto di suo in Basilisco oggi, Feudi di San Gregorio ne ha fatto pietra preziosa ma non sta certo a me ribadirlo, sono di parte, però è sotto gli occhi tutti ed è bello poterne godere.
E’ lei, Viviana, a prendersi cura e a portarlo in giro con sano orgoglio questo gioiello, e non solo per fiere, degustazioni e quanto serve a farsi riconoscere. Lo fa in ogni momento delle sue giornate, in quelle spese in vigna e in quelle passate in cantina: se riesci a stargli dietro, se ci riesci, te ne accorgi pure quando a Barile – lei genovese – gira tra i Barigliott* parlandoci tranquillamente in Arbëreshë¤. Un mito!
Basilisco¤ ha oggi 25 ettari interamente a conduzione biologica, una cantina suggestiva che vale la pena visitare e tante idee che si faranno col tempo nuove grandi bottiglie. Questo 2005 ha una matrice davvero straordinaria, non sorprende che è nel pieno della sua vitalità, è godibile e irreprensibile. Il colore è appena sfiorato da un cenno di granato sull’unghia, il naso è portentoso di frutto, di sottobosco, sensazioni minerali. Il sorso è preciso, ha sostanza e progressione, avvolgente e sapido. Certo lei non c’era, Viviana, nel 2005, ma qualcosa di ”scritto” nel vino forse…
* termine dialettale che indica persone (e cose) di Barile.
© L’Arcante – riproduzione riservata