Posts Tagged ‘querciabella’

Ruffoli, Camartina 2008 Querciabella

8 dicembre 2013

Se tanto¤ mi da tanto anche questo qui avrà vita lunga. Torno sempre con un certo piacere ai vini di Querciabella, azienda di cui si parla sempre troppo poco nonostante negli ultimi 20 anni abbia fatto da apripista prima alle produzioni biologiche, poi a quelle ‘naturali’ sino a divenire un riferimento in Italia per la biodinamica.

Camartina 2008 Querciabella

Batteria davvero interessante quella presentata a Milano per la bella serata messa su da Quality Wines al N’Ombra de Vin¤ lo scorso novembre. Fra tutti mi è molto piaciuto il Camartina 2008, un rosso carnoso e di grande piacevolezza, dal naso slanciato, intriso di frutto e dal sorso importante, carico di materia fine e ben espressa, in perfetto stato di grazia: i tannini risultano ben fusi, l’alcol mai invadente, col frutto che ritorna succoso e dolce sul finale di bocca.

Milano, Quality Wines al N’Ombra de Vin

19 novembre 2013

Quality Wines a Milano

Quality Wines è stata fondata nel 2007 da Jacopo Lupo Melia su un modello product oriented in stile statunitense. Oggi è importatore e distributore in Italia di vini provenienti da alcune tra le migliori aree viticole italiane e del Nuovo Mondo. Il Grand Tasting al N’Ombra de Vin, uno dei luoghi storici milanesi del buon bere, apre alle 17 e continua sino alle 21. Se siete in zona ci si vede là…

N’Ombra de Vin
Via San Marco 2, Milano
02 659 9650
www.nombradevin.it
 
Quality Wines
Via Mentana 3, Forlì
+39 0543 32225
www.qualitywines.it

 

Ruffoli, Camartina 2001 Querciabella

25 gennaio 2010

Riflessione: chi ha paura dell’acidità? Ci hanno costretto negli ultimi vent’anni a bere di tutto pur di affrancare alla rotondità l’unico piacere di beva possibile. Ci hanno detto che il tannino è cosa dura e indigesta, che l’acidità è contro per antonomasia e che se volevamo potevamo pure comprarcelo un vino del genere, con quelle caratteristiche, però era meglio aspettare dieci anni prima di berlo. E se prima ci rimango? Beh, cavoli tuoi. Hanno cominciato (ricordo più, ricordo meno) “tagliandoci” il Chianti, poi, a valanga con la Marca Trevigiana, cabernettizzata a più non posso, così in Piemonte con vani tentativi senza mietere successi importanti, sino a che non si è scoperto il vaso di Pandora prima in Puglia e poi in Sicilia, oltraggiate sino all’impossibile prima di stenderci un velo pietoso, tutto nel buon nome della chardonnetizzazione e della merlotizzazione, parole incomprensibili, vini peggio, in nome di una omologazione passata più o meno inosservata prima dei sani pentimenti.

Omologazione o no, c’è stato e c’è chi ha saputo trarre da quell’onda anomala, partita a fine anni sessanta, grandi opportunità, e fondare su sani principi piccoli gioielli enologici. Querciabella sorge nel cuore del Chianti più classico, posta sulle pendici della collina di Ruffoli a Greve in Chianti, è il 1972 quando Pepito Castiglioni s’incammina, con alcuni altri pionieri verso quel rinnovamento tanto sentito a quel tempo in Toscana quanto fronte di continuo ed acceso confronto e dibattito protrattosi sino ai giorni nostri. L’azienda si può dire ad oggi praticamente convertita alla biodinamica, percorso avviato circa una decina di anni fa, non senza difficoltà, ma nulla togliendo alla bontà complessiva dei vini si può dire soddisfatta della buona capacità espressiva soprattutto quando si parla di CamartinaPalafreno. Dopo la scomparsa di Pepito, il testimone è passato al figlio Sebastiano Cossa Castiglioni che sta proseguendo imperterrito la strada solcata dal padre, i 60 ettari aziendali, a detta di molti wine writer rappresentano un vero e proprio giardino nel cuore del Chianti Classico e le circa 200.000 bottiglie che ne vengono fuori ogni anno, un buon esempio di come l’uomo riesce ad interpretare al meglio ciò che la natura gli consegna.

Beviamo il Camartina 2001 tra amici, ci sorprende la buona vivacità di colore nonostante i nove anni, rubino tendente al granata, concentrato, poco trasparente. Prodotto da uve sangiovese, cabernet sauvignon, merlot e syrah, al naso ci chiede un po’ di tempo prima di aprirsi completamente, non gliene concendiamo tanto, ma la pulizia olfattiva ci consegna dapprima frutti neri, poi note floreali passite e costantemente sensazioni balsamiche, eteree e salmastre, ben fuse e legate tra loro. In bocca il vino è asciutto, austero, più che tannino è l’acidità a tirare le corde di un gusto essenzialmente equilibrato seppur giocato costantemente sulla lieve percezione di acidità sempre in primo piano. L’abbiamo colto, a detta di tutti, in piena maturazione, forse all’apice della sua parabola espressiva, buono, piacevole, giustamente carico di frutto che ritorna più o meno vigoroso sul finale di bocca. Su Caciocavallo podolico e soppressata arianese per gentile concessione dell’amico Tonino Pisaniello.


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