Posts Tagged ‘milano’

Milano, Al Pont de Ferr

12 gennaio 2015

Al Ponte de Ferr, il Naviglio grande foto L'Arcante

La foto è di qualche giorno fa però mi piaceva l’idea di dargli le sfumature d’un tempo ormai lontano. Il sabato mattina passeggiare per il Naviglio Grande dà un po’ l’idea di ripercorrere certe atmosfere rilassate e tranquille degli anni passati; a corredo il mercatino dell’usato, le giovani famiglie a passeggio, qualche turista che chiede informazione per orientarsi meglio. I tanti baretti di qua e di là Ripa di Porta Ticinese, molto ben frequentati da sera a notte fonda, hanno appena abbassato da qualche ora le serrande. 

Maida Mercuri è da 25 anni saldamente al timone di Al Pont de Ferr¤, ‘un Osteria, non un ristorante’, ama sottolineare. Il suo locale è fresco della stella Michelin 2015 ma non ha nessuna intenzione di montarsi più di tanto la testa anche se Matias Perdomo, lo chef, sembra avere tutte le carte in regola per puntare decisamente in alto.

Pont de Ferr, l'ingresso foto L'Arcante

Ho mangiato ‘Gnocchi di patate alla brace con carciofi glassati’, davvero buoni, cremosi e saporiti, poi la ‘Pluma di maiale iberico rosata, servita con crema di burrata e ricci di mare sardi’. Carne di rara succulenza, cotta perfettamente e ben abbinata alla salsa. Infine un ‘Sigaro di cioccolato ripieno di mousse di cioccolato al tabacco con gelato al rhum’, dessert forse un po’ scontato ma nulla da ridire sulla sua bontà.

Buono il servizio curato tra gli altri da due giovani ragazze attente, disponibili all’ascolto, preparate. Ho bevuto al calice un’ottimo Pinot Nero di Tiefenbrunner. A tal proposito, molto interessante l’evidente lavoro di ricerca speso per la carta dei vini, ‘leggera’ e intelligente e con tante referenze fuori dai soliti circuiti e di grande qualità. Conto sui 35/40 euro vini esclusi.

Al Pont de Ferr

Ripa di Porta Ticinese 55, Milano 

Tel. 02 89406277

http://www.pontdeferr.it

alpontdeferr@gmail.com

© L’Arcante – riproduzione riservata

Milano, nuova tappa per l’Etna Grand Tour

16 novembre 2014

Etna Grand Tour

Domani 17 novembre qui a Milano la seconda tappa dell’Etna Grand Tour 2014, l’evento itinerante organizzato dal Consorzio di Tutela dei Vini Etna D.O.C.. L’appuntamento è al Westin Palace dalle ore 15.30 alle ore 20.30, con banchi di assaggio aperti dapprima per la stampa specializzata poi per gli appassionati ed operatori.

L’appuntamento milanese arriva dopo il grande interesse suscitato dalla prima tappa dell’Etna Grand Tour, che ha visto il suo battesimo nel giugno scorso presso l’Hotel Hilton di Roma, richiamando l’attenzione di operatori e appassionati della capitale. 

Consorzio di Tutela dei Vini Etna D.O.C.
Via Dei Cappuccini, 2
95100 – Catania
consorzio@etnadoc.com
presidenza@etnadoc.it
 

© L’Arcante – riproduzione riservata

Marzo è pazzo, Aprile non ne parliamo proprio…

28 aprile 2014

E’ stato un mese molto duro, ho scritto poco e solo di quello che sono riuscito a mettere assieme. Ho un mare di cose da dire. E’ pur vero che questo blog non ha nessuna necessità di ‘pubblicare’ per forza, però non posso non nascondere un certo dispiacere per non aver avuto abbastanza tempo per raccontarvi tutto quanto passatomi per mano in questi ultimi 30/40 giorni.

Milano¤ ad esempio, devo dire che mi è piaciuta un sacco, ce n’è di roba da quelle parti. Era in programma di salire in Valtellina, mannaggia, ma niente da fare. C’è poi una bozza di rece del Barolo duemilanove di Beppe Rinaldi da ‘chiudere’, un centinaio di foto di Eataly Milano tra le quali scegliere le meno peggio da pubblicare. La pizza di Pepe da Princi, eh sì, avete letto bene: la pizza di Pepe da Princi.

Adesso c’è l’inizio della nuova stagione¤ qui a Capri, bello carico di responsabilità¤, i nuovi piatti di Andrea, la nuova Carta dei vini a L’Olivo, Il Riccio e qua e là già qualche buon tappo saltato via con viva soddisfazione.

Insomma, conto di rifarmi quanto prima, frattanto con Daniele stiamo scaricando cartoni¤, parecchi cartoni. Che poi si sa, prima il piacere e poi il dovere (di rendervene cronaca). L’Arcante c’è, a piccoli sorsi ma c’è.

P.S.: in certi giorni il migliore amico di un sommelier è un impianto di sollevamento usato per trasportare cose (colloquialmente chiamato anche montacarichi).

© L’Arcante – riproduzione riservata

Milano, Luini e i Panzerotti

30 marzo 2014

Milano, Luini - foto A. Di Costanzo

Trasferitasi dalla Puglia con la sua famiglia nel 1949, la Signora Giuseppina Luini¤ rileva a Milano il forno di Via S. Radegonda 16. L’intuizione di far conoscere i panzerotti¤, tipico prodotto pugliese, viene proprio da lei.

Negli anni sarà un successo incredibile! Intere generazioni di giovani milanesi sembra siano cresciuti a suon di Panzerotti con mozzarella e pomodoro della famiglia Luini. Oggi l’offerta si è ampliata ‘cedendo’ anche ad alcune ‘contaminazioni¤’ e a varianti dolci¤. La fila però è sempre quella, se non di più. Domenica chiuso.

Luini – Panzerotti
Via Santa Radegonda16, Milano
Tel. 02 86461917 – 02 86461917
info@luini.it
Il lunedì 10:00 -15:00
Dal martedi al sabato 10:00 – 20:00
Non si escludono aperture straordinarie

© L’Arcante – riproduzione riservata

Milano, Grom e il gelato come una volta

24 marzo 2014

Milano, Grom - foto A. Di Costanzo

A due passi da Piazza della Scala a Milano uno dei punti Grom in città. Doverosa una visita, anzi due, per provare ‘il gelato come una volta’. Cono perfetto, Buone le creme¤, quella ‘Grom¤‘ su tutte, gusto noce davvero buonissimo, a dirla tutta un po’ meno i gusti alla frutta¤ (limone un tantino ghiacciato). Tanta gente ad ogni ora, un successo che fa bene al buon made in Italy, però 17 minuti di fila – in strada – per lo scontrino sono un po’ tanti, una vera prova di alta fedeltà. 

Grom
Via S. Margherita, 16 (a 100mt dal Teatro alla Scala) – Milano
Tel. 02.80581041

© L’Arcante – riproduzione riservata

Milano, Pandino Il Panino e l’ape delle diciassette

22 marzo 2014

Milano, Pandino - foto A. Di Costanzo

In centro a Milano, a due passi dal Duomo, in piazzetta Pattari c’è questo piccolo Bar-Caffetteria-Paninoteca¤ che vive praticamente tutti i momenti della giornata, dalla colazione al pranzo all’aperitivo¤ (l’ape a Milano, ndr) pieno di bella gente. Qui sotto alcuni scatti del momento dell’allestimento del banco per l’aperitivo, dalle 17.00.

Milano, Pandino e l'ape delle diciassette - foto A. Di Costanzo

Pandino Il Panino
Piazzetta Pattari, 2 Milano
Tel. 02 80583276
mail ordini@pandinoilpanino.it
www.pandinoilpanino.it

© L’Arcante – riproduzione riservata

Ruffoli, Camartina 2008 Querciabella

8 dicembre 2013

Se tanto¤ mi da tanto anche questo qui avrà vita lunga. Torno sempre con un certo piacere ai vini di Querciabella, azienda di cui si parla sempre troppo poco nonostante negli ultimi 20 anni abbia fatto da apripista prima alle produzioni biologiche, poi a quelle ‘naturali’ sino a divenire un riferimento in Italia per la biodinamica.

Camartina 2008 Querciabella

Batteria davvero interessante quella presentata a Milano per la bella serata messa su da Quality Wines al N’Ombra de Vin¤ lo scorso novembre. Fra tutti mi è molto piaciuto il Camartina 2008, un rosso carnoso e di grande piacevolezza, dal naso slanciato, intriso di frutto e dal sorso importante, carico di materia fine e ben espressa, in perfetto stato di grazia: i tannini risultano ben fusi, l’alcol mai invadente, col frutto che ritorna succoso e dolce sul finale di bocca.

La sfida del tempo, nasce il Trentodoc Riserva del Fondatore Giulio Ferrari Collezione 1995

21 novembre 2013

Il numero uno, non v’è dubbio. Il numero uno che si lancia nella sfida del tempo e un po’ anche a se stesso. Giulio Ferrari, la Riserva del Fondatore¤, la famiglia Lunelli, il Trentodoc, il metodo classico italiano che portano il cuore oltre l’ostacolo.

Ferrari a LARTE Milano - foto A. Di Costanzo

Mai un vino italiano aveva osato sfidare il tempo in maniera così sfrontata. E forse mai sarebbe accaduto se Mauro Lunelli dinanzi a quell’annata così formidabile come quella del ’95 non avesse pensato (bene) di mettere via queste 1500 bottiglie, così, tanto per capire se oltre i soliti 7/8 anni di sosta in bottiglia – poi diventati via via 10, in ultimo 11, ndr – si potesse ottenere dal Giulio¤ qualcosina in più. 

Dicono, i fratelli Gino e Franco, che di questa ‘pensata’ di Mauro non ne sapevano nulla. E Franco lo giura con lo slancio piccato e sornione che da sempre lo contraddistingue: lui, ragioniere e contabile dell’azienda, non nasconde che se l’avesse saputo a quel tempo sarebbe andato su tutte le furie visto che proprio in quegli anni la Riserva del Fondatore prendeva sempre più mercato e non si riusciva a stargli dietro perché, ahilui, mancava puntualmente.

Franco Lunelli e Giulio Collezione 1995 - foto L'Arcante

Vaglielo a spiegare 18 anni dopo il segno che lascia questo vino oggi nella storia del vino italiano. Ma invero Franco lo sa, sa bene chi e cosa rappresentano oggi lui e la famiglia Lunelli¤ in Italia e nel mondo; e sa bene che tutto il lustro di cui godono se lo sono guadagnato anche grazie a scelte importanti, coraggiose, lungimiranti come quella fatta da Mauro quell’anno. Chapeau! 

Il Collezione 1995? E’ quello scatto in avanti che ti aspetti da uno dei più grandi vini italiani. Pensatelo così, non semplicemente un Trentodoc o uno spumante, il Giulio Ferrari non lo è mai stato per la verità, tant’è che questo ha tutto per essere la Pietra Miliare dell’evoluzione massima dello chardonnay di quel pezzo di terra così unico di Maso Pianizza¤, l’espressione italiana più alta del cosiddetto terroir tanto caro ai cugini d’oltralpe. Altro riferimento questo non buttato lì a caso: se al Dom Perignon viene concesso di sfidare il tempo con l’oenoteque al Giulio viene naturale, a quanto pare, farlo con questo straordinario vino!

Giulio Ferrari 1995, particolare del Collezione - foto L'Arcante

18 anni dicevamo, sboccato a febbraio 2012 e solo adesso sul mercato. Il colore è di un giallo oro intenso, ricco e luminoso. La spuma è densa e cremosa, le bollicine finissime. Il naso non ha la pungenza del Giulio¤ a cui siamo abituati e questo è un primo segnale di compostezza ed equilibrio di cui dobbiamo sempre tener conto da qui in avanti, tant’è che oltre a stapparlo tranquillamente qualche minuto prima di servirlo consiglio anche di caraffarlo, pur potendolo rinfrescare in acqua e ghiaccio di tanto in tanto. 

Il naso è ampio e vivace, sentori e riconoscimenti si avvicendano lievi e fini, accenni di humus e mandorla tostata e agrumi canditi, su tutti una dolcissima nota di mela confit sul finale. Ma è in bocca che conquista: il sorso è lungo, ampio, cremoso come solo i migliori chardonnay d’annata (di Borgogna) sanno essere. Ecco, magari sarò sfrontato anch’io, ma in attesa di un’altro Giulio Collezione cui rifarsi viene difficile paragonare il quadro organolettico di questo vino, l’integrità della sostanza, la sua profondità ad altre ‘bollicine’ in circolazione. Unico, verrebbe da dire.    

Milano, Osteria Casa Tua

3 novembre 2013

Osteria Casa Tua

E’ a due passi dalla stazione Metro 3 Porta Romana, il luogo è carino e ben frequentato, in qualche occasione anche troppo il che rallenta di molto il servizio. C’è cortesia e buon senso, la proposta è variegata e con qualche buona intuizione sul piatto del giorno; la cucina strizza l’occhio alla tradizione toscana anche se non mancano piatti di un po’ ovunque. Pochi i vini a disposizione ma con ricarichi accettabili.

Osteria Casa Tua
via Ludovico Muratori 10 (angolo via Bernardino Corio)
Tel. 05514269
prenota@casatuaosteria.com
http://www.casatuaosteria.com

Nord a Sud, Hérzu di Ettore Germano in verticale

5 ottobre 2010

Alessandro Marra ha partecipato ad una interessante verticale di questo vino bianco piemontese che di certo non t’aspetti arrivi dalle langhe, prodotto in uno dei luoghi culto per il nebbiolo in assoluto, l’areale di Serralunga d’Alba; Alessandro ce ne lascia traccia in questo puntuale e lucidissimo resoconto; Aggiungo solo, spero di ricordare bene, che “Hérzu” in gergo dialettale locale, dovrebbe proprio indicare la particolare condizione nelle quali allignano le vigne sulle colline – scoscese appunto – di Cigliè, paesino ai confini con la valle del Tanaro monregalese. (A. D.)

Dici Piemonte e ti vengono in mente in rapida successione Barolo, Barbaresco e una-due-tre barbera. Rossi, sempre e comunque rossi, rossi e rossi ancora. Non penseresti mai di trovare un bianco degno di nota; O almeno questo pensavo io, stupidamente, prima di incontrare timorasso e erbaluce. Poi, ti imbatti in un riesling renano e rimani spiazzato. “Io quello lì lo voglio proprio conoscere, ho pensato”. Parlo di quel gran personaggio di Sergio Germano al quale mi piacerebbe chiedergli come diavolo gli sia venuto in mente di piantare riesling in Langa, a Serralunga d’Alba poi, terra natia di grandi Barolo, così per dire. Una sfida? Magari sì. A giudicare dai risultati, un’intuizione. L’azienda Ettore Germano (Ettore è il nome del papà, scomparso qualche anno fa) produce circa 70 mila bottiglie dai 13 ettari di proprietà. Non uno, bensì tre bianchi: questo riesling renano su terreni a circa 500 metri di altitudine, uno chardonnay in purezza e un uvaggio di riesling e chardonnay. Ecco in sequenza gli assaggi della verticale di Hérzu organizzata dall’amico Giuseppe Sonzogni, patron dell’ Enoteca Vintage di Cesano Maderno alla porte di Milano.

Langhe bianco Hérzu 2009 (13%) Il colore paglierino è piuttosto timido. La prima impressione è che profumi di mela e fiori bianchi, direi camomilla, anche se – nonostante la giovane età – si percepiscono i primi tratti idrocarburici. Odora anche di litchi, non tanto la polpa quanto invece la buccia. I profumi non sono un granché intensi ma eleganti, quello sì. L’attacco in bocca è più intenso che al naso, sorso fresco e bello sapido. Il finale è lungo, scattante e pienamente rispondente alle sensazioni olfattive, con le note di mela e prugna acerba che lasciano via via spazio a quelle di limone e pompelmo, quasi di citronella, di caramelle gommose, ricordate le fruit joy.

Langhe bianco Hérzu 2008 (13%) Al naso è inizialmente più idrocarburico e si differenzia dal precedente millesimo anche per il colore, un paglierino leggermente più carico. L’intensità è prerogativa sia del naso che della bocca. Al naso, in particolare, tornano alla mente profumi di una frutta più matura, di pompelmo e di fiori bianchi. Ha un’eleganza diversa, dovuta anche alla differente incisività dei profumi di cherosene. Regala grande soddisfazione in bocca dove il sorso, sempre agile, è armonico. Negli anni a venire, sono sicuro, saprà dare ancora molto.

Langhe bianco Hérzu 2007 (14%) L’impatto è strano: in assoluto il più chiuso, sembra essere monocorde, fermo com’è su quelle decise sfumature resinose. Si apre a fatica virando sui profumi d’erba e di frutta. Certo è intenso al naso ma soprattutto in bocca dove si propone sapido e ancor più potente, secco, complessivamente più austero. Da quanto si legge in rete, la lavorazione sarebbe in parte diversa con il 10% della massa che è vinificato in rovere; e ci sarebbe anche un taglio del 10% di chardonnay (il sito internet dell’azienda, tutt’altro che user-friendly e verosimilmente anche poco aggiornato, non aiuta). L’ho portato via e ne ho osservato la costante evoluzione con il passare delle ore. L’indomani, a mezzogiorno, era ancora lì: grande tenuta dei profumi e assoluta integrità, nessun cedimento. Ciò che lo differenzia di più dagli altri campioni è il tenore alcolico, di un grado superiore rispetto agli altri. Annata più calda? Eppure nulla, inizialmente, poteva far pensare a una certa maturità. Che magari le escursioni termiche giorno/notte siano state più forti rispetto alle altre annate?

Langhe bianco Hérzu 2006 (13%) Il colore – in un progressivo e regolare scurirsi scendendo d’annata – è più intenso. E così pure la vena idrocarburica del vitigno che qui esce fuori con particolare chiarezza e prepotenza, sin dall’inizio, arricchita dai sentori di frutta e fiori gialli. Non gli manca certo la persistenza in bocca che si esprime sui toni del pompelmo e, inaspettatamente, della radice di liquirizia. Alla lunga, mentre gli altri sono ancora lì a proporsi, lui è già sparito. Probabilmente è il più maturo dei quattro; è difficile, infatti, pensare a un’ulteriore evoluzione in bottiglia, anche per l’assottigliarsi della freschezza. Di certo, è godibilissimo adesso, con tutte quelle sfumature di zolfo e cherosene che tanto mi piacciono in certi bianchi.

Eleganza e durevolezza delle sensazioni, quindi. Per tutte e quattro le annate. Siete ancora sicuri non valga la pena di scoprire i bianchi del Piemonte?

Segui Alessandro Marra su Stralci di Vite.

Si ringrazia per la collaborazione:

Enoteca Vintage
di Giuseppe Sonzogni (nella foto)
Via Milano, 26 – 20031
Cesano Maderno (MI)
info@enotecavintage.it
Tel. 0362 528485
Cell. 333 1041211
Chiuso: Domenica e Lunedì
Si organizzano eventi e degustazioni

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