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Aloxe, Aloxe-Corton 2006 Joseph Drouhin

4 Maggio 2012

Con i suoi 73 ettari il Domaine Joseph Drouhin è una delle realtà più importanti di tutta la Borgogna. Un Négociant col tempo divenuto un riferimento assoluto tanto che oggi possiede vigne praticamente in tutta la regione: 39 ettari a Chablis, 30 in Côte de Nuits e Côte de Beaune, 3 ettari nello Chalonnaise e tutti perlopiù Premier e Grand Crus.

Dei vini di Drouhin oltre alla precisa espressività delle varie appellations ho sempre apprezzato anzitutto il loro rapporto prezzo-qualità, penso quasi mai al di sotto delle aspettative, soprattutto sui bianchi di Chablis. Poi che dire, un suo pinot noir Village è già un approccio raccomandabile oltre ogni ragionevole dubbio, ma quando si cominciano a stappare le prime bottiglie di appellations communales di maggiore rilevanza si intuisce subito quanto conti, soprattutto per i neofiti, poter contare su un riferimento del genere.

Aloxe è un suggestivo borgo situato a nord di Beaune, si distende appena sotto la collina imponente di Corton dove insistono come è noto diversi vigneti Grands Crus sia a chardonnay – quel Corton Charlemagne lì nella foto vi ricorda qualcosa? – che a pinot noir (l’omonimo Corton o i meno famosi Grèves e Pougets, giusto per citarne alcuni).

Il terreno qui è calcareo con una grande concentrazione di ossido di ferro, la terra è infatti rossastra ed i vini che ne vengono fuori un carattere talvolta davvero inconfondibile. Tanti gli ettari di proprietà, ma si lavorano anche uve in mano a conferitori di lunga data con i quali esistono talvolta intese ultraventennali che riescono così a garantire una qualità costante nel tempo nonostante i numeri.

Questo Aloxe-Corton 2006 ha fatto circa tre settimane di fermentazione ed affinamento su lieviti indigeni, in acciaio, poi finisce in piéces per circa 18 mesi. Il vino mostra un colore splendido, una pennellata di vivace rosso rubino, trasparente ma con una luminosità assai avvincente. Il naso è fulgido, imponente, il ventaglio olfattivo si apre con note di frutta candita e sentori muschiati, subito dopo arrivano spezie fini e nuances più eteree, di pietra minerale, cuoio e pellame conciato. Il sorso è asciutto, di fine tessitura, piacevolissima la nerbatura acida che ne accompagna la beva, del tannino invece solo una caratteristica carezza sul finale di bocca.

In poscritto: delle regole di servire certi vini alla giusta temperatura ne sono pieni i manuali, però mai come in questo caso val bene rimanere intorno ai quattordici gradi per riuscire a godere al meglio di tutte, proprie tutte le invitanti sfumature che questo vino saprà regalare; e anche il gusto, vedrete, ne guadagnerà senz’altro!

Vosne-Romanée, qui pulsa l’anima del Pinot Noir

7 luglio 2010

Certi post(i) non hanno bisogno di parole per essere compresi, buttare giù centinaia di melense parole, anche ben legate tra loro, di trama e grammatica, potrebbero aiutare a capire quanto amore si possa profondere per alcuni luoghi, non cosa significhi per un appassionato camminarli, viverli!

Vosne-Romanée è appena fuori Nuits St Georges, appena prima di Vougeot sulla strada per Gevrey Chambertin e la capitale della Borgogna, Digione. Il terreno del vigneto è piuttosto eterogeneo ma poggia tutto su una roccia calcarea abbastanza solida che arriva ad avere, in cima alla collina che abbraccia i Grands Crus, uno spessore piuttosto importante lasciando invece in superficie, a vari substrati, altri conglomerati di natura sedimentaria frammista ad argilla. L’Appellation Village Vosne-Romanée è estesa su oltre cento ettari circostanti il comune omonimo è possono fregiarsi di tale denominazione anche parcelle allocate in altri comuni o ricadenti in appellations locali come per esempio alcune vigne della vicina Flagey a nord o Nuits St Georges a sud.

Benvenuti nel cuore della Borgogna più ambita, ricercata, apprezzata; Vosne è sinonimo di rara eleganza, di preziosa finezza, ne sono testimoni i grandissimi e costosissimi vini che nascono nelle vigne a La Tache, Richebourg, Romanée Conti, La Romanée, ma non di meno nella Romanée St Vivant ed Echezeaux. Se la grandezza di questi ultimi è spesso offuscata (ma non più di tanto) dall’immensità dei primi, i vini che vengono fuori nella vigna de La Grande-Rue, divisa da La Tache proprio da una minuscola stradina sterrata poco asfaltata, esprimono di quest’ultimo l’alter-ego, naso empireumatico e palato, ci raccontano, marcato da una nerbatura acido-tannica molto lontana dalla voluttà del pur confinante La Tache.

La Romanée è uno dei Grands Crus di Pinot Noir più ricercati al mondo eppure rappresenta la più piccola delle appellation di Francia, pensate meno di un ettaro di vigna, caratterizzato anche qui da un terreno marnoso-calcareo frammisto ad argilla. Confina a sud con parte della vigna de La Grand Rue ed in parte con Aux Champs Perdrix (Village), poco più in la spostato verso est con il mitico vigneto de La Romanée Conti e a nord con Romanée St Vivant e Richebourg.

La Romanée Conti è anch’esso un piccolo giardino al sole di Vosne-Romanée, il Grand Cru per eccellenza, consacrato al mito grazie a vini di una longevità impressionante, di una finezza e costante pulizia olfattiva incredibili ed una opulenza insindacabile. Meno di due ettari nel cuore di Vosne, proprio a due passi dal centro del borgo cittadino, appena voltato l’angolo del “Mairie”, il palazzo comunale. Una curiosità del momento mi è saltata agli occhi, un manipolo di corridori sudati ed affannati presi dalla loro corsa antistress lungo le viuzze di campagna, proprio dai filari dei grands crus: che fortunati, mi è venuto da pensare, a pensare a chi è costretto a fare jogging sui marciapiedi di periferie grigie e fumose di città… 

In conclusione, per chi si appassiona alle cifre piuttosto che alle sensazioni, sono circa 225 gli ettari a vigneto di tutto l’areale, per una produzione annuale che varia a seconda della qualità della vendemmia dai novemila ai novemilacinquecento ettolitri l’anno. Come già accennato possono richiedere hanno diritto all’appellation Vosne-Romanée anche alcune parcelle che allignano nei comuni confinanti di Vosne, come per esempio Flagey-Echezeaux; il quadro che ne viene fuori è un “vignoble” di 8 Grands Crus e 15 Premiers Crus, praticamente dei più conosciuti ed apprezzati di tutta la produzione vitivinicola francese. Qui ogni pianta è un piccolo gioiello donato all’uomo dalla terra, gelosamente custodito, non è difficile tra l’altro trovare lungo i filari continui inviti a non invadere il vigneto, non disturbare l’equilibrio naturale instaurato…

E questo perchè puntualmente, più che preoccuparsi dei numeri è proprio camminare le vigne il più emozionante dei passatempi borgognoni…