Posts Tagged ‘digione’

Il Pain d’Epices de Bourgogne, et voilà…

14 luglio 2010

Camminando per le vie di Digione, oltre che affascinato dal centralissimo mercato generale, affollatissimo ogni mattina e ricchissimo di colori e profumi provenienti da tutta la Borgogna, per non dire della Francia, sono rimasto profondamente colpito dalla grandissima qualità dell’offerta gastronomica di ogni bottega cittadina: dallo charcutiere che del maiale non butta veramente niente e ne fa, con le verdure di stagione, trionfo di aspic e sformati vari, allo stesso fruttarolo, che non si fa mancare proprio nulla, escargots comprese. A Beaune per la verità avevo già avuto gustose “rappresaglie” di finissima gastronomia, pasticceria in testa, che mi hanno fatto piombare per un attimo piuttosto lungo nello sconforto della gola (della serie …e adesso da dove comincio?); Non solo cioccolato però, lavorato da finissimi maitre chocolatiere, ma anche straordinari macarons, dalla fragranza unica e tante varianti di piccola pasticceria subliminale, esempi di tecnica eccelsa, manualità ineccepible ed equilibrio perfetto nell’utilizzo degli ingredienti: dolci opere d’arte dolciarie di ineguagliabile valore.

Ma come spesso accade, alla fine di un giro nel vortice della perdizione, ciò che mi ha incuriosito e conquistato particolarmente è stato un dolce tipicamente francese borgognone, particolarmente leggero ma corroborante, e seguendo ricette tradizionali, privo addirittura di grassi, a base di farina di segale, spezie e miele: il Pain d’Epices, in uso abituale nel servizio delle colazioni, ma non di rado manna dal cielo per bambini capricciosi ad ogni ora.

Ho consegnato nelle mani della nostra Ledichef diverse ricette, compreso l’abecedario di Mulot et Petitjean di Beaune (con Magazzini e Produzione in Digione), storicamente riconosciuti i conservatori della storia del Pain d’Epices de Bourgogne, oltre che quelle scovate qua e là nei vari luoghi dove è stato possibile carpirne utili indicazioni; Questo è il risultato, perfettibile naturalmente, di alcune prove di cucina contemporanea di una delle più antiche ricette d’oltralpe, datata primi del settecento.

ingredienti per 6/8 porzioni:

  • 300gr di farina bianca;
  • 200gr di farina integrale;
  • 500g miele liquido (es. castagno);
  • 25 cl di latte;
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci;
  • le quattro “epices”, cioè spezie, ovvero: cannella, zenzero, anice, chiodi di garofano;
  • semi di finocchio;
  • 2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio;
  • un pizzico di sale;
  • 2 cucchiai di granella di zucchero;

Per la preparazione: scaldare il forno a 180°, nel mentre portare il latte ad ebollizione a fuoco basso, aggiungervi il miele e mescolare finché il miele non si sia completamente sciolto ed uniformato al liquido. Versare le farine, setacciate, in una ciotola capiente, unirvi il lievito ed il sale. A questo punto aggiungere le spezie, il latte ancora caldo e l’acqua di fiori d’arancio. Rimestare il tutto sino ad ottenere un’impasto omogeneo. A parte preparate una teglia da plum cake avendo cura di predisporre al suo interno la carta da forno. Versarci l’impasto e livellare, distribuire la granella in superficie e infornare per circa un’ora finché il pain d’épices non si sarà ben dorato.

Nota a margine: E’ possibile aggiungere a questa ricetta base tante varianti come granella di cioccolato, scorzette di arancia (come nella foto) o canditi di ogni genere, o per esempio aromatizzare l’impasto con vino o liquore, o servire il tutto con creme e salse varie, ma l’origine semplice (povera) della ricetta ci invita a realizzarne la versione più autentica per poter godere al meglio dei profumi e dei sapori di Borgogna. E se vi trovate in zona, non mancate una visita al negozio storico di Mulot et Petitjean nel centro storico di Beaune. 

Pain d’Epices
Mulot et Petitjean
13 Place Bossuet
21000 Dijon – France
Tel. 03 80 30 07 10
www.mulotpetitjean.fr

Vosne-Romanée, qui pulsa l’anima del Pinot Noir

7 luglio 2010

Certi post(i) non hanno bisogno di parole per essere compresi, buttare giù centinaia di melense parole, anche ben legate tra loro, di trama e grammatica, potrebbero aiutare a capire quanto amore si possa profondere per alcuni luoghi, non cosa significhi per un appassionato camminarli, viverli!

Vosne-Romanée è appena fuori Nuits St Georges, appena prima di Vougeot sulla strada per Gevrey Chambertin e la capitale della Borgogna, Digione. Il terreno del vigneto è piuttosto eterogeneo ma poggia tutto su una roccia calcarea abbastanza solida che arriva ad avere, in cima alla collina che abbraccia i Grands Crus, uno spessore piuttosto importante lasciando invece in superficie, a vari substrati, altri conglomerati di natura sedimentaria frammista ad argilla. L’Appellation Village Vosne-Romanée è estesa su oltre cento ettari circostanti il comune omonimo è possono fregiarsi di tale denominazione anche parcelle allocate in altri comuni o ricadenti in appellations locali come per esempio alcune vigne della vicina Flagey a nord o Nuits St Georges a sud.

Benvenuti nel cuore della Borgogna più ambita, ricercata, apprezzata; Vosne è sinonimo di rara eleganza, di preziosa finezza, ne sono testimoni i grandissimi e costosissimi vini che nascono nelle vigne a La Tache, Richebourg, Romanée Conti, La Romanée, ma non di meno nella Romanée St Vivant ed Echezeaux. Se la grandezza di questi ultimi è spesso offuscata (ma non più di tanto) dall’immensità dei primi, i vini che vengono fuori nella vigna de La Grande-Rue, divisa da La Tache proprio da una minuscola stradina sterrata poco asfaltata, esprimono di quest’ultimo l’alter-ego, naso empireumatico e palato, ci raccontano, marcato da una nerbatura acido-tannica molto lontana dalla voluttà del pur confinante La Tache.

La Romanée è uno dei Grands Crus di Pinot Noir più ricercati al mondo eppure rappresenta la più piccola delle appellation di Francia, pensate meno di un ettaro di vigna, caratterizzato anche qui da un terreno marnoso-calcareo frammisto ad argilla. Confina a sud con parte della vigna de La Grand Rue ed in parte con Aux Champs Perdrix (Village), poco più in la spostato verso est con il mitico vigneto de La Romanée Conti e a nord con Romanée St Vivant e Richebourg.

La Romanée Conti è anch’esso un piccolo giardino al sole di Vosne-Romanée, il Grand Cru per eccellenza, consacrato al mito grazie a vini di una longevità impressionante, di una finezza e costante pulizia olfattiva incredibili ed una opulenza insindacabile. Meno di due ettari nel cuore di Vosne, proprio a due passi dal centro del borgo cittadino, appena voltato l’angolo del “Mairie”, il palazzo comunale. Una curiosità del momento mi è saltata agli occhi, un manipolo di corridori sudati ed affannati presi dalla loro corsa antistress lungo le viuzze di campagna, proprio dai filari dei grands crus: che fortunati, mi è venuto da pensare, a pensare a chi è costretto a fare jogging sui marciapiedi di periferie grigie e fumose di città… 

In conclusione, per chi si appassiona alle cifre piuttosto che alle sensazioni, sono circa 225 gli ettari a vigneto di tutto l’areale, per una produzione annuale che varia a seconda della qualità della vendemmia dai novemila ai novemilacinquecento ettolitri l’anno. Come già accennato possono richiedere hanno diritto all’appellation Vosne-Romanée anche alcune parcelle che allignano nei comuni confinanti di Vosne, come per esempio Flagey-Echezeaux; il quadro che ne viene fuori è un “vignoble” di 8 Grands Crus e 15 Premiers Crus, praticamente dei più conosciuti ed apprezzati di tutta la produzione vitivinicola francese. Qui ogni pianta è un piccolo gioiello donato all’uomo dalla terra, gelosamente custodito, non è difficile tra l’altro trovare lungo i filari continui inviti a non invadere il vigneto, non disturbare l’equilibrio naturale instaurato…

E questo perchè puntualmente, più che preoccuparsi dei numeri è proprio camminare le vigne il più emozionante dei passatempi borgognoni…

Il sogno di mezza estate, la mia Borgogna

19 giugno 2010

“E’ la sottile immensità del Pinot Nero  il solo racconto della bianca pietra della mia terra; il solo capace di scaldare gli animi e di frenare i sussulti.”

Prologo: è appena l’alba, l’aria è tersa e l’aereoporto di Capodichino comincia ad animarsi, il check in è abbastanza veloce, siamo fortunati, ci dicono, l’aereo è già li che ci attende, un Bombardier crj900 (!) puntato in direzione Torino: Borgogna stiamo arrivando!

Il volo è sempre una emozione stupenda, lasciarsi alle spalle la terra e varcare le nuvole provoca sempre un certo brivido; da qui l’azzurro del cielo in lontananza sembra più azzurro e la stessa luce che rimbalza sui flap delle ali dell’aereo prima di svanire nel nulla mi appare più limpida, luccicante. Nemmeno il tempo di raggiungere quota e la velocità di crociera (850 Km/h!) che sorvoliamo in un soffio le isole Pontine: adesso l’aria è chiarissima, Palmarola, con le sue rocce bianche, un graffio nel mare laziale; pochi minuti dopo ci lasciamo l’Elba alla nostra destra, adesso lì davanti, sotto le nuvole appena più dense, appare la costa ligure. Le nuvole d’un tratto si infittiscono, poi divengono grigie, gonfie, sul vetro passa sottile un rivolo d’acqua, è l’annuncio di un temporale: benvenuti a Torino!

Inizia da qui il sogno di mezza estate, la mia Borgogna, cronaca di una passione infinita, di un desiderio realizzato. Dopo poco ci riuniamo nel pullmann che attraverso il traforo del Frejus ci accompagna in terra di Francia attraverso la statale italo-francese costeggiata da un paesaggio ancora grigio sullo sfondo ma molto suggestivo, fatto di foreste di abeti, corsi d’acqua rocciosi e pontili sull’ignoto. 

Dopo un centinaio di chilometri ed una melanconica pausa caffé in un bislacco Café l’Arche (pessima interpretazione di un nostro Autogrill) ci immettiamo sulla dipartimentale che ci condurrà a Tournus, un piccolo borgo del 1100, avamposto della cristianità (testimonianza ne è la bellissima abbazia romanica di St. Philibert¤) ed oggi importante centro turistico-culturale dedito soprattutto ad una sopraffina offerta di artigianato locale, di tessuti impreziositi da ricami artistici in particolar modo, di rara bellezza. Più in là a poche decine di chilomentri, Chalon sur Saone,  praticamente la nostra porta sulla Borgogna… (continua)

Professione Sommelier, viaggio in Borgogna…

9 giugno 2010

Associazione Italiana Sommeliers Campania

presenta

Viaggio in Borgogna

Un evento memorabile di scoperta e crescita professionale; Il viaggio-studio nella regione simbolo del mondo del vino rappresenta un appuntamento imperdibile, da vivere con tutto l’amore possibile! Noi ci saremo, e non mancheremo di raccontarvelo… tutto!

Questo l’itinerario in programma:

  • Mercoledì 16/06
  • Trasferimento aeroporto Torino/hotel Le RichebourgVosne-Romanée
  • Nel pomeriggio escursione a Digione e rientro dopo cena 
  • Giovedì 17/06
  • Mattinata
  • h 10.00 visita all’ azienda DomaineDujac a Morey S. Denis
  • h 12.00 visita all’azienda Chateau de La Tour a Vougeot 
  • Pomeriggio 
  • escursione a Beaune, rientro dopo cena 
  • Venerdì 18/06
  • Mattinata
  • h 10.00 visita all’azienda Trapet Pere et Fils a Gevrey- Chambertin
  • Pomeriggio
  • h 16.00 visita all’azienda Domaine Charlopin-Parizot a Brochon
  • Sabato 19/06
  • Escursione e visita all’Abbazia di Fontenay a Montbard
  • Eventuale serata a Digione
  • Domenica 20/06
  • Rientro a Torino con sosta e visita a Chambery
  • in serata volo di rientro a Napoli

Associazione Sommeliers Campania
Cooperativa Casa Caserta 1 – Via delle Quercie
Centurano
Caserta
Italia
81023
info@aiscampania.it
Telefono: 0823/34.51.88
Fax: 0823/34.51.88

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