Non so se una sola immagine (vinosa) possa sintetizzare tutto un anno, anzi, forse proprio no, ma vi fosse un vino, dico uno solo che si possa insegnare, prendere a modello, io non avrei alcun dubbio. Le mie impressioni? Ssss… per una volta no, stiamo solo ad ascoltare.
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Intervallo|Chapeau et Applause Vincent Girardin
31 dicembre 2013Beaune, Corton-Charlemagne ’10 Philippe Pacalet
30 agosto 2012Un bianco sontuoso, quadrato, impeccabile. Ha un colore biondo luminoso, mentre il naso è un portento: ampio, fitto, orizzontale. Il sorso è subito materico, va però sciogliendosi dolcemente in bocca, lentamente, sino a dissolversi rarefatto e minerale…
Qualcuno di voi lo conoscerà senz’altro, questo qui è Philippe Pacalet, di mestiere fa il Négotiant e sta in Borgogna dove si prende cura – più o meno – di circa 9 ettari di vigna. Ci fa generalmente grandi vini. Si muove con destrezza tra Pommard, Gevrey-Chambertin, Meursault, Chambolle-Musigny, Puligny-Montrachet, Vosne-Romanée, Nuits-St. Georges dove si è scelto con cura alcune piccole particelle dove mettere le mani, talvolta accontentandosi addirittura di pochi filari. Da queste ci fa almeno 25 vini diversi, starci dietro può essere davvero un’impresa. Anche se molto piacevole.
Sa il fatto suo sia sul pinot noir che sullo chardonnay (più sul primo che sul secondo, a dirla con tutta franchezza), è uno che in vigna ci sa fare e per questo tra i cosiddetti vini naturali le sue selezioni sono tra le più ricercate ed ambite. I rossi hanno generalmente bisogno di un po’ di tempo per distendersi ma non è trascurabile la loro finezza sin dalla giovine età. Talvolta possono essere un vero e proprio manifesto dell’annata. I bianchi, Chassagne-Montrachet, Puligny-Montrachet e Corton-Charlemagne su tutti, forse una decina d’anni in meno ma quest’ultimo, a mio modesto parere, rimane il più buono in assoluto: in poche, semplici, esaustive parole, c’è tanta vita qua dentro.
Addendum: e non mi venite a dire che mi piace vincere facile e che è troppo presto per stappare un Corton-Charlemagne 2010 perché lo so ma non me ne può fregar di meno!
Aloxe, Aloxe-Corton 2006 Joseph Drouhin
4 Maggio 2012Con i suoi 73 ettari il Domaine Joseph Drouhin è una delle realtà più importanti di tutta la Borgogna. Un Négociant col tempo divenuto un riferimento assoluto tanto che oggi possiede vigne praticamente in tutta la regione: 39 ettari a Chablis, 30 in Côte de Nuits e Côte de Beaune, 3 ettari nello Chalonnaise e tutti perlopiù Premier e Grand Crus.
Dei vini di Drouhin oltre alla precisa espressività delle varie appellations ho sempre apprezzato anzitutto il loro rapporto prezzo-qualità, penso quasi mai al di sotto delle aspettative, soprattutto sui bianchi di Chablis. Poi che dire, un suo pinot noir Village è già un approccio raccomandabile oltre ogni ragionevole dubbio, ma quando si cominciano a stappare le prime bottiglie di appellations communales di maggiore rilevanza si intuisce subito quanto conti, soprattutto per i neofiti, poter contare su un riferimento del genere.
Aloxe è un suggestivo borgo situato a nord di Beaune, si distende appena sotto la collina imponente di Corton dove insistono come è noto diversi vigneti Grands Crus sia a chardonnay – quel Corton Charlemagne lì nella foto vi ricorda qualcosa? – che a pinot noir (l’omonimo Corton o i meno famosi Grèves e Pougets, giusto per citarne alcuni).
Il terreno qui è calcareo con una grande concentrazione di ossido di ferro, la terra è infatti rossastra ed i vini che ne vengono fuori un carattere talvolta davvero inconfondibile. Tanti gli ettari di proprietà, ma si lavorano anche uve in mano a conferitori di lunga data con i quali esistono talvolta intese ultraventennali che riescono così a garantire una qualità costante nel tempo nonostante i numeri.
Questo Aloxe-Corton 2006 ha fatto circa tre settimane di fermentazione ed affinamento su lieviti indigeni, in acciaio, poi finisce in piéces per circa 18 mesi. Il vino mostra un colore splendido, una pennellata di vivace rosso rubino, trasparente ma con una luminosità assai avvincente. Il naso è fulgido, imponente, il ventaglio olfattivo si apre con note di frutta candita e sentori muschiati, subito dopo arrivano spezie fini e nuances più eteree, di pietra minerale, cuoio e pellame conciato. Il sorso è asciutto, di fine tessitura, piacevolissima la nerbatura acida che ne accompagna la beva, del tannino invece solo una caratteristica carezza sul finale di bocca.
In poscritto: delle regole di servire certi vini alla giusta temperatura ne sono pieni i manuali, però mai come in questo caso val bene rimanere intorno ai quattordici gradi per riuscire a godere al meglio di tutte, proprie tutte le invitanti sfumature che questo vino saprà regalare; e anche il gusto, vedrete, ne guadagnerà senz’altro!