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E poi c’è lo Chardonnay 2011 Tasca d’Almerita…

7 febbraio 2014

Dimenticate l’opulenza e la burrosita’ di certe uscite passate, se avete voglia di bere uno chardonnay che abbia tensione e sostanza questo qui di Tasca d’Almerita rimane tra le ultime migliori espressioni del varietale trapiantato un Italia.

Chardonnay 2011 Tasca d'Almerita - foto A. Di Costanzo

Spesso additato, odiato dai più, non è che lo chardonnay se la passi un gran bene nell’indice di gradimento della critica più attenta, eppure fuori dal nostro paese i più grandi vini bianchi in circolazione nel mondo continuano ad essere in larga parte a base proprio di chardonnay.

Che poi, presi dalle infinite discussioni su vocazione, legni, affinamenti, sommersi da luoghi comuni e banalizzazioni delle più esotiche, in fondo si conosce veramente ben poco dei tratti distintivi di un vino che più di tutti ha sconvolto gli equilibri colturali nel mondo.

Ha un bellissimo colore oro questo 2011, un naso subito avvincente, verticale ed intrigante. Le prime sensazioni sono di buccia di limone, narciso ma anche ananas, che si fanno dopo un po’ più complesse, gessose quasi, e salmastre. Il sorso è gustoso, sostenuto, ben lontano, manco a dirlo, da certi stereotipi stucchevoli come talvolta capita di riscontrare in certe interpretazioni. A dirla tutta lo metto appena una spanna sotto il 2010 che ricordo un tantino più vibrante anche se questo appare più compiuto.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Contea di Sclafani Rosso del Conte 2007 Tasca d’Almerita, o di un viaggio lungo quasi 40 anni!

4 marzo 2013

E’ curioso come un vino possa praticamente da solo rappresentare la storia degli ultimi 40 anni di tutta un’azienda, ancor più quando questa è tra le più rappresentative di un territorio, la Sicilia, al centro di un vero e proprio moto rivoluzionario negli ultimi anni in tema vitivinicolo.

Contea di Sclafani Rosso del Conte 2007 Tasca d'Almerita - foto A. Di Costanzo

Quel vino è il Rosso del Conte. Ciò che oggi ritorna nel bicchiere passa infatti attraverso le tante tappe vissute in Tasca d’Almerita. Un vino sicuramente tra i più conosciuti tra quelli siciliani eppure tra i più controversi e discussi per il continuo cambiar pelle negli anni da quando, nel 1970, fu pensato come fiore all’occhiello della produzione a Regaleali, la Riserva del Conte, per dare valore aggiunto alle splendide vigne ad alberello di nero d’Avola di San Lucio, cui s’aggiunsero negli anni quelle di Cordicella , Girato, Cozzo Ginestre, Piana Gelso e Rossi.

Numerose le evoluzioni, quindi, dalle uve messe in bottiglia ai diversi accorgimenti sull’affinamento; non a caso, a detta dei più fortunati, una verticale di Rosso del Conte, diciamo pure solo di quindici/venti annate, più che raccontare il vino in se è capace di raccontare tutto quanto successo in azienda, se non in Sicilia, negli ultimi 40 anni: dai primi timidi passi da protagonista del nero d’Avola sul mercato degli anni settanta all’introduzione massiva sull’isola dei cosiddetti vitigni internazionali, sino all’odierna riscoperta degli autoctoni isolani, perricone tra tutti. Per non parlare poi di quanto fatto e disfatto coi legni di vario genere e sperimentazioni in cantina.

Ma veniamo a questo 2007. Bello il colore rubino porpora vivace e profondo. Naso invitante, che sa di confettura di prugna e frutti neri, balsami e liquerizia, con un richiamo finissimo di arancia rossa. Il sorso ha respiro e tanta sostanza: è secco, fluido e avvolgente, solo sul finale di bocca chiude appena dolce. Conserva tannini ben integrati, che graffiano un po’ meno ad esempio rispetto al sontuoso 2006, ha buona spalla alcolica ma non è ingombrante, sicché se ne giova la beva che rimane sostenuta e piacevole ad ogni sorso. Un Rosso del Conte di immediata bellezza.

Amuse bouche a quattro mani con Riccardo Di Giacinto e Andrea Migliaccio. Io porto da bere…

20 settembre 2012

Letteralmente arriva “per compiacere la bocca”, questo è un “amuse bouche”, un antipasto allettante che si offre di solito all’inizio del pasto. Generalmente diverso dagli altri piatti in carta, un amuse bouche è il saluto che uno chef riconosce ai suoi ospiti, da mandar giù in un sol boccone, tante volte anche due.

Molto saporita mi è parsa la Crocchetta di astice e patate con maionese di uova affumicate di Riccardo Di Giacinto del Ristorante All’Oro di Roma. Ha croccantezza e una sottile succulenza bastevoli però per meritarsi il migliore Almerita Brut di Tasca d’Almerita mai prodotto: un 2009 davvero invitante, fresco e salino al punto giusto ad inondare il palato.

Avanti poi con una cosa facile facile, la Zuppetta di fagioli con totani appena scottati, del nostro Andrea Migliaccio. Appena un un paio di bocconi profumati e saporiti da buttare giù con un bel bianco d’autore col mare dentro, il Biancolella d’Ischia Vigna del Lume 2010 di Cantine Mazzella: è un vino bianco spesso sottovalutato quello dell’isola verde, questo qui invece saprà come farvi ricredere: ha un sorso compiuto e sbarazzino, finemente minerale che saprà lasciarvi piacevolmente sorpresi.

Buona l’idea, ancora di Riccardo Di Giacinto, di maritare il Tonno arrosto con la panzanella alla romana e zabaione al limone. Un connubio di profumi e sapori che esplodono in bocca sin dal primo boccone: tiepido e avvolgente, succulento, dolce e lievemente aromatico; qui ci vedo parecchio bene un vermentino di gran carattere, magari quel meraviglioso Dettori bianco 2009 aperto qualche tempo fa e ancora qua sotto al naso tanto era spesso e profondo. Quando si dice che bere naturale può essere una esperienza significativa… 

Eccallà, il dolce. Un amouse bouche? Non necessariamente, però se vi porta tanto dispiacere peccare di gola fermatevi pure ad un sol boccone. La Sfoglia salata, con pan brioche tostato con mousse di capra, fichi e gelato al Moscato passito pensato da Andrea Migliaccio vuole rendere omaggio ai sapori forti e semplici del nostro amato sud. Mettiamoci su allora un bel Moscato di Saracena Milirosu 2010 di Masseria Falvo, che sa di zagara ed albicocca candita e carezza il palato di freschi sapori dolci di fine stagione.

Ecco, l’avevo pensato proprio così questo post, a tutto sud, con Roma Capitale!

Poi c’è Tasca d’Almerita con Riccardo Di Giacinto

14 settembre 2012

A conclusione di quest’altra splendida stagione di collaborazione con alcune tra le più prestigiose aziende del vino e tante mani sapienti ai fornelli, arriva “la notte dei leoni” con Tasca d’Almerita ed il giovane Riccardo Di Giacinto del “Ristorante All’Oro” di Roma.

Da La Dolce Vite a L’Olivo la strada è sempre più breve ed affascinante, in molti se ne sono accorti ed anche per questo pure stasera l’evento è sold out! Poi naturalmente vi racconto per bene com’è andata.

La Dolce Vite del Ristorante L’Olivo del Capri Palace Hotel, tutti gli appuntamenti del 2012

7 aprile 2012

Come ogni anno si rinnova la tradizione degli eventi enogastronomici al Capri Palace Hotel&Spa di Anacapri; anche quest’anno vogliamo stupire e crescere, così non ci faremo mancare proprio nulla, emozioni comprese!

Si apre il 18 maggio, come sempre con un’azienda campana e Feudi di San Gregorio ci è sembrata una scelta di assoluto valore. Poi si fa un passaggio in langa, dal Piemonte arriverà una storica verticale di Barolo Borgogno; quindi un tuffo nel meraviglioso mondo delle bollicine d’autore con la Maison Pommery di Reims e una carrellata di cuvée e millesimi da non credere. E con un ospite d’eccezione, Annie Feolde dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze!

Poi un salto nel profondo Sud, con Tasca d’Almerita e il sole di Sicilia, mentre per la chiusura di stagione s’è pensato ad un altro gioiello della viticoltura regionale campana: l’azienda Terredora della famiglia Mastroberardino.  Questo in sintesi il programma, seguiranno naturalmente gli opportuni aggiornamenti: 

  • Venerdi’ 18 maggio 2012
  • Feudi di San Gregorio – Sorbo Serpico, Campania.
  • Chef: Paolo Barrale del Marennà di Sorbo Serpico, Avellino.
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  • Venerdì 15 Giugno 2012
  • Borgogno – Barolo, Piemonte. 
  • Chef: Ugo Alciati del Ristorante Guido a Pollenzo, Cuneo.
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  • Venerdì 13 Luglio 2012
  • Pommery – Reims, Champagne. 
  • Chef: Annie Feolde, Ristorante Enoteca Pinchiorri, Firenze.
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  • Venerdì 14 settembre 2012
  • Tasca d’Almerita – Sclafani Bagni, Sicilia.
  •  Chef: Riccardo Di Giacinto, Ristorante All’Oro, Roma.
  • Venerdì 5 Ottobre 2012
  • Terredora – Montefalcione, Campania.

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Per informazioni dettagliate e prenotazioni:
Capri Palace Hotel & Spa
Ristorante L’OLivo
Via Capodimonte, 14
80071 Anacapri – Isola di Capri – ITALIA
Phone: (+39)081 978 0225
Fax: (+39) 081 978 0593
www.capripalace.com
olivo@capripalace.com
 

Sclafani Bagni, Nozze d’Oro ’10 Tasca d’Almerita

6 gennaio 2012

Un claim che ha fatto storia recitava: “quante storie può raccontare un vino? Talvolta una storia d’amore lunga 50 anni…”. Beh, non fa una grinza.

Quella con in etichetta il 2010 è la ventiseiesima edizione di questo storico bianco siciliano, uno di quei vini con il quale sei sempre sicuro di fare centro. Più di un quarto di secolo di storia a testimonianza di una bontà lanciata sul mercato per celebrare le nozze d’oro, appunto, del conte Giuseppe Tasca d’Almerita con la sua signora; era il 1984, poteva sembrare una delle tante trovate estemporanee che talvolta, a certi livelli, accadono. Era invece l’inizio di un sodalizio forte, sempre più rappresentativo e che oggi racconta candidamente un piccolo pezzo di preziosa storia enologica isolana. E lo fa con la stessa grazia a tutto il mondo.

Ho la fortuna di conoscere piuttosto bene l’azienda, e di certo nonostante le tante referenze, non sono pochi i vini che si possono tranquillamente raccomandare. Il Nozze d’Oro però è una garanzia assoluta, e quando così ben interpretato, così espressivo, vale assolutamente la pena non perderselo. C’è spesso stata confusione sulla sua composizione varietale, nonostante l’azienda si ostinasse a definirne un profilo del tutto autoctono, pur se a molti di difficile lettura. Certo che con gli anni, ormai, si parla tranquillamente di varietà Tasca, quella originale selezione clonale di sauvignon blanc arrivata li a Regaleali nel dopoguerra e perfettamente adattatasi al terroir e al microclima della tenuta tanto da perdere alcune delle peculiarità tipiche del sauvignon originario per acquisire caratteristiche aromatiche del tutto particolari. Con essa, l’inzolia, altro vitigno da sempre considerato tipico dell’areale.

Il colore paglierino è molto invitante, direi luminosissimo. Il primo naso è pimpante di fiori di zagara, bosso e salvia, ma il corollario si arrichisce quasi subito anche di piacevoli rimandi agrumati. Poi vengono fuori note olfattive lievemente più dolci, di mela limoncella, frutto della passione e una discreta eco di macchia mediterranea. Il sorso è asciutto e sobrio, posato su buon nerbo acido che ne suggerisce una beva sottile ed efficace. E’ un vino che potremmo pure definire di facile lettura, ma assai franco e piacevole, e che ben si abbina a di tutto un po’ della classica cucina marinara; ha attraversato il tempo il Nozze d’Oro, le tendenze, le mode, trovando però sempre una sua dimensione ideale, e forse, proprio con questo fortunato millesimo, quei 12 gradi e mezzo giusti per colpire, ancora una volta, direttamente al cuore senza far male alla testa. Davvero un piacevole ritorno.


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