E’ inutile girarci intorno, con questo piedirosso è proprio dura, ancor più dura di quanto ci aspettassimo. Il vitigno in effetti pare non fare assolutamente concessioni, e assaggio dopo assaggio ci siamo resi conto, bicchiere alla mano, che non è solo un luogo comune il fatto che da molti vignaioli viene indicato come una vera “brutta bestia”, per non parlare degli enologi per i quali rimane “una bella gatta da pelare” in cantina; così ci siamo dovuti dar pace e accettare, per lo più unanime, un verdetto finale più pesante del previsto: calma è sangue freddo, la strada è di parecchio in salita.

Perchè? Bene, riprendendo a grandi linee concetti già espressi sull’argomento su questo blog (leggi qui), per troppo tempo ci siamo abituati all’idea che certe puzzette o caratteri vegetali del piedirosso fossero tratti distintivi tipici del vitigno, quando non addirittura del territorio; ci sbagliavamo naturalmente, e lo abbiamo imparato in fretta. Bene ha fatto invece chi, dopo anni di penitenza e importanti investimenti in vigna e in cantina punta a ridare una certa dignità colturale, enologica, e quindi organolettica, a quello che personalmente ritengo invece essere il più interessante ed eclettico dei vitigni a bacca rossa campani.
Detto questo però, tale esempio appare disatteso da molti, che continuano – dannazione! -, ad accontentarsi di esserci anziché crescere e migliorare, in una parola: emergere. Non sta certo a me, a noi fans, indicare una via certa, però qui c’è da avviare subito una analisi ancor più profonda e tecnica sullo “stato delle arti” qui nei Campi Flegrei; mettere in campo, ognuno da più parti, le proprie conoscenze e competenze per il bene comune. Un lavoro sporco e duro, ma estremamente necessario, urgente direi, che richiami all’impegno, oltre che dei produttori, di tutti gli organi della filiera di produzione e tutela affinché si lavori di concerto – come è avvenuto per esempio, in maniera pregevole, per le recenti modifiche al disciplinare (leggi qui) – per il bene della denominazione e in particolar modo per il vino piedirosso dei Campi Flegrei. Tant’è che mi tocca essere sincero: l’impressione che si ha oggi nel mettere il naso in questi bicchieri, è che ognuno vada per la sua strada, e che alcuni, per quanto girino, lo facciano a tentoni.
E’ pur vero che il varietale occupa solo in minima parte il vigneto a denominazione, e impegna se vogliamo risorse ed energie talvolta antieconomiche per l’esigua produzione stessa, però salvaguardare il piedirosso, studiarne e approfondirne meglio le caratteristiche colturali, le attitudini enologiche, comprenderle, per vinificarlo meglio – vivaddio! -, rimane l’unica via per proporlo, imporre al mercato, un prodotto quasi esclusivamente flegreo e sempre più necessario con una domanda del vino sempre più indirizzata a scansare vini sovra strutturati e grassi in favore di quelli capaci di tessiture organolettiche snelle eppure serbevoli; vini insomma come solo il per ‘e palummo dei Campi Flegrei sa regalare in Campania.

Un paio di precisazioni: abbiamo preso in esame esclusivamente i vini fregiati con la doc, anzitutto dell’annata 2010 e, chi ce l’ha concesso, dei loro cru 2009 o 2008. Infine, è bene ribadire che la sequenza così proposta non è in alcun modo da intendere come una classifica di merito.
Campi Flegrei Piedirosso Colle Rotondella 2010 Cantine Astroni – Napoli. Bello il colore, rubino con ancora sfumature porpora sull’unghia del vino. Naso mascolino, vibrante ed elegante, di rosa passita, sorbe e muschio. Sorso asciutto e fresco, con buona intensità. Chiude con nerbo, ma discreto e gradevole.
Campi Flegrei Piedirosso Terracalda 2010 Cantine Babbo – Pozzuoli. Colore rubino granato; primo naso quasi infastidito da una leggera nota volatile; lentamente si affacciano accenni floreali di lavanda e rosa passita, poi ancora un sottile richiamo alla “terra bagnata”. Asciutto e gradevole al palato, caldo ma non troppo.
Campi Flegrei Piedirosso 2009 Cantine del Mare – Monte di Procida. Bello il colore di questo vino, rubino pienamente espressivo, cristallino e abbastanza trasparente. Naso tenue, pur giocato su un varietale dei più riconoscibili: geranio, rosa e violetta. In bocca è chiaro, asciutto e serbevole, marcatamente sapido, manca di un guizzo ma è indiscutibilmente gradevole.
Campi Flegrei Piedirosso 2010 Cantine Farro – Bacoli. Colore rubino con lieve tendenza al granato. Primo naso quasi idrocarburico, ma dura poco, così il tono olfattivo vira su fini sentori floreali passiti. Il sorso è maturo, pronunciato sul frutto, paga dazio in lunghezza ma rimane di estrema correttezza gustativa. Lineare.
Campi Flegrei Piedirosso 2010 Carputo Vini – Quarto. Colore rubino tendente al bruno, inaspettato aggiungo io. Naso a lungo in riduzione, quasi terroso. Al palato è discreto, offre un sorso abbastanza maturo che chiude asciutto e morbido. Da rimarcare, sul finale di bocca, un piacevole ritorno balsamico.
Campi Flegrei Piedirosso 2008 Contrada Salandra – Pozzuoli. Colore rubino granato, abbastanza gradevole per la maturità del millesimo; naso inizialmente concentrico su note animali, pelo e cuoio, con una lieve nota volatile a infastidirne l’approccio. Molto lentamente tira fuori anche dell’altro, su note comunque mature, definitive, evolute. Palato asciutto, di buono spessore e profondità gustativa. Risoluto.
Campi Flegrei Piedirosso 2010 Grotta del Sole – Quarto. Colore rubino porpora intenso e poco trasparente. Primo naso denso e voluminoso, i sentori viaggiano su riconoscimenti di viola passita, susina e spezie dolci. Al palato è asciutto e intenso, sorso appena caldo con un tannino ben risoluto. Chiusura balsamica e sapida.
Campi Flegrei Piedirosso Riserva Montegauro 2008 Grotta del Sole – Quarto. Inevitabilmente forse, il più riconosciuto della batteria, quel vino una spanna sopra tutti che per intensità, ampiezza e fittezza, di naso e bocca, ti fa fermare e riflettere. Pensare. Il colore è fitto e impenetrabile, il quadro olfattivo è avvincente, frutta sopra tutto; il sorso è denso e piuttosto lungo, sostenuto da puntuta acidità e fini tannini. Lo aspettiamo alla soglia del tempo, ancora una volta, per avere maggiore contezza della buona qualità varietale esaltata però, indubbiamente, dalla palese interpretazione, appannaggio di una ferrata memoria e senza dubbio di una cantina all’altezza.
Campi Flegrei Piedirosso 2010 Le Cantine dell’Averno – Pozzuoli. Colore rubino vivace, il timbro olfattivo è vinoso e varietale, offre poca intensità ma i sentori risultano puliti e molto gradevoli. Sorso asciutto e di pregevole finezza, manca di profondità, di spina dorsale come si suole dire, ma lascia cogliere buona materia.
Campi Flegrei Piedirosso Gruccione 2010 Az. Agr. Montespina/Antonio Iovino – Pozzuoli. Interessante il colore rubino tenue, abbastanza trasparente ma assai elegante; L’incipit olfattivo è di viola e geranio, un classico. Al palato è asciutto e lineare, appena vivace sul finale di bocca.
Campi Flegrei Piedirosso 2010 La Sibilla – Bacoli. Colore rubino granato, un tantino cupo. Naso inizialmente scomposto, il bel frutto è coperto per un po’ da una poco piacevole nota volatile. Lentamente si apre e finalmente ci lascia apprezzare l’immediatezza dell’approccio: olfatto sottile, fugace ma invitante. Sorso più interessante, giocato in leggerezza ma sempre vivace. Sul finale di bocca una lieve nota amarognola.
Campi Flegrei Piedirosso 2010 Tenute Matilde Zasso – Pozzuoli. Colore rubino porpora con buona intensità. L’aspettiamo per un po’, appare chiuso su sentori vegetali, terrosi e animali. Poi un leggero richiamo a frutti neri. Il sorso è asciutto e piacevolmente fresco, con un finale appena caldo, breve ma comunque appagante.
Campi Flegrei Piedirosso Agnanum 2010 Viticoltore Moccia/Agnanum – Napoli. In grande spolvero il colore, bel rubino con nuances porpora, intenso e vivace con un primo naso invitante e altrettanto vibrante. Frutto in primissimo piano, croccante e polposo, poi note di macchia mediterranea e spezie, origano fresco. Il sorso è succoso e nerboruto, fresco e parecchio lungo.
Campi Flegrei Piedirosso Vigna delle Volpi 2008 Viticoltore Moccia/Agnanum – Napoli. Colore rubino granato, primo naso di forte impatto emozionale, assai varietale e puntuto. Arrivano note di frutta polposa intrise di sfumature balsamiche e speziate; il legno è perfettamente digerito, tutt’uno con la materia. Molto elegante. Al palato è austero, regala un sorso discretamente asciutto, di buon spessore ma non prorompente, anzi. Rimane a lungo in bocca, gustoso e gradevolissimo. Da manuale.

Nota a margine: tutti i vini sono stati aperti due ore prima di essere serviti, alla corretta temperatura di servizio e alla cieca, in batterie da 6 assaggi alla fine di ognuna delle quali si è avuto un ampio confronto prima di svelarli. Con il sottoscritto, hanno partecipato al panel Giulia Cannada Bartoli, giornalista free-lance e sommelier, Michela Guadagno, sommelier, Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli, Nando Salemme, ristoratore e sommelier professionista.
© 2011 L’Arcante, esce anche sul sito www.lucianopignataro.it.
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