Ovvero, ho sempre amato scrivere, sbevazzare, ca(r)pire.

Ma ve lo immaginate un sommelier che parla di andamento vendemmiale, propensioni evolutive in bottiglia e recensisce, tra i primi, vini appena agli esordi divenuti nel tempo veri e propri “must” della nomenclatura purista campana? Bene, per gli increduli, ecco cosa accadde, oggi (più o meno), quattro anni fa sul sito dell’amico Luciano Pignataro, tra i primi a consegnare ai lettori del web le mie elucubrazioni etiliche. Qualche anno prima già passavano di tanto in tanto sulle pagine del Gambero Rosso curate da Daniele Cernilli alcune “appassionate” recensioni di un “giovanotto flegreo tanto prolisso quanto fecondo” (di schede tecniche, ndr); Ma qui era n’altra cosa, i passi erano pesanti, sospinti dalla curiosità del confronto ed indubbiamente piuttosto entusiasmanti…
“La prossima stagione delle guide che inizierà da qui a breve (in verità, qualcuno è già sulla scena) sembra promettere grandi auspici alla viticoltura campana e del Sud in generale. In passato ci si è spesso lamentati del poco coraggio mostrato da alcune testate nazionali nel premiare giovani emergenti (altre volte aziende affermate ma poco inclini a giudizi programmati) ma ad oggi le premesse per gratificazioni di ampio respiro fanno percepire che ne vedremo delle belle. […] In linea generale sono rimasto molto ben impressionato dalla capacità di alcuni di superare una complicata annata ‘05 che comunque fa registrare buonissimi risultati per talune etichette date troppo anticipatamente per disperse.
Capitolo Primo. Il Fiano di Avellino nelle espressioni di Benito Ferrara (!), di Marsella e di Mastroberardino mostra come terroir, competenza e conoscenza del vitigno possano comunque rispettare la autenticità del vino senza snaturarlo a causa di una annata difficile, e sottolineo che parlasi di tre aziende che non sono sicuramente sullo stesso piano per struttura aziendale e volumi d’affari; Buono ancora il Colli di Lapio ‘05 ed una piacevole scoperta il Fiano di Manimurci, profondo ma ancora poco equilibrato. […]
Capitolo Secondo. Aspettative molto più convincenti dal Greco di Tufo che sembra proprio uscire meglio da questa annata che soprattutto nell’interno ha causato non pochi problemi. Sempre affascinato dal Vigna Cicogna di Benito Ferrara, che trovo a tutt’oggi il miglior Greco assaggiato, sono rimasto colpito dal ”G” di Roberto Di Meo, molto complesso nei profumi e persistente nel sapore asciutto ed austero. Ottimo come sempre il Greco di Macchialupa, la materia prima è di ottimo livello, inviterei però Giuseppe Ferrara ed Angelo Valentino ad osare nel proporci anche una versione più affinata, i numeri gli consentirebbero di non avere fretta di uscire, ma si sa come vanno certe cose. […]
Capitolo terzo, dedicato alla Falanghina, che sembra tra i vitigni bianchi campani quello uscito meno peggio dalla vendemmia 2005. Buone le versioni dell’area beneventana dalla più semplice proposta dalla Cantina del Taburno che continua ad essere un riferimento validissimo ad espressioni più “consistenti” di aziende come Aia dei Colombi, Fattoria La Rivolta e Nifo Sarrapochiello. Buona e tradizionale la Falanghina dei Mustilli e di Ocone; Sembrano ormai rispettare una esigenza di “globalizzazione” invece le Falanghine di Mastroberardino, Feudi San Gregorio e Villa Raiano, a dire il vero davvero buone, pulite, ruffiane ma personalmente troppo vicine a tanti altri “vini banana” presenti sul mercato. In Costiera sembra vivere un periodo magico Marisa Cuomo, che non stupice più soltanto per un superbo Fiorduva ma anche il Fuore bianco ‘05 ed il Ravello ‘05 risultano di grande complessità e pulizia oltre che di profondità, insomma Falanghina e Biancolella alla massima espressione. [..]

Sembrano presentarsi con molti buoni numeri invece i prodotti dei Campi Flegrei, vini molto corretti spesso anche nel prezzo abbastanza centrato, che si esprimono pur nella semplicità con schiettezza e personalità. Luigi Di Meo continua il suo personale percorso di crescita, consegna al mercato una Falanghina ‘05 consistente, complessa e minerale e continua in piccole dosi a proporre un cru – Il Cruna DeLago – che uscirà prossimamente, di buon valore sperimentale. Ottime le versioni di Le Vigne di Parthenope, fresca e profumata di pesca e di Cantine Astroni, quest’ultima davvero dall’ottimo rapporto prezzo-qualità. Costante la qualità della Falanghina della famiglia Martusciello quest’anno rivoluzionata anche nell’immagine, buone le interpretazioni di Michele Farro (fresca e serbevole) e di Raffaele Moccia, la Falanghina Agnanum di quest’ultimo è davvero un gran prodotto, longevo ed armonico nel tempo, il 2005 è ancora in vasca mentre si sta appena proponendo sul mercato la versione 2004.
Pensieri e parole certamente spesi bene. Chi volesse trova Qui l’articolo completo originale “Guide – i bianchi campani sulla scena” pubblicato l’8 Luglio 2006.
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