La domanda dei prossimi anni? Vitigno o Denominazione? Mi spiego: il territorio dei Campi Flegrei è da sempre inteso con buona ragione come culla della falanghina e del piedirosso. Due varietali sempre in primo piano anche sulle etichette che tutti abbiamo ormai imparato a conoscere. Va bene così o si può pensare a un modello di comunicazione diverso?
Non mancano opinioni contrastanti sull’argomento ed il tempo ci dirà chi ha ragione, frattanto alcuni produttori hanno preso già da tempo a minimalizzare sulle proprie etichette il nome del varietale a favore della doc Campi Flegrei impressa invece a carattere cubitali. Ma facciamo un po’ il punto della situazione sul vigneto flegreo, quali sono i luoghi tanto decantati in passato ed oggi cuore pulsante della doc? Successivamente, in alcuni prossimi post, entreremo ancor più nello specifico in quello che ritengo il quadro organolettico maggiormente espressivo che può offrire oggi il territorio. Frattanto giusto qualche nozione geografica.
Pozzuoli. Qui la vigna è ovunque, spesso invischiata nel caos di una città (praticamente) metropolitana che alterna il borgo antico a quartieri popolari e ruralità inaspettate, un modello urbano per così dire eccentrico, segnato profondamente dal bradisismo e apparentemente senza regole, che inghiotte ogni giorno centomila anime e ne rigurgita almeno la metà, un suburbio senza confine con il centro storico circondato dal mare, il vallone tufaceo di Toiano, le colline ricche di lapilli dello Scalandrone e di Monterusciello, la sabbia della costa cumana.
Vigne però talvolta stupende, baciate dal sole, vedi quelle nel Lago d’Averno, suggestive, consegnateci da una tradizione millenaria e da una vocazione unica e rara: filari a Spalatrone sulla salita di via Scalandrone, zona formidabile per il piedirosso, le coste di Agnano a ridosso del vulcano Solfatara; altre volte fazzoletti un po’ più allungati a Monterusciello e in zona Cuma-Licola carezzati dalla brezza marina, in certi casi con piantagioni moderne, allevate con sistemi contemporanei; nuovamente piccole pezze di vigne vecchie sulla collina di Cigliano laddove raramente il buonsenso ha prevalso sul cemento.
Insomma, Pozzuoli è l’epicentro di una viticoltura flegrea che ha tanta materia per fare qualità e ritornare ad un futuro di normalità territoriale, agricola, sostenibile. Qui operano Grotta del Sole (la Tenuta Foglie di Amaltea nella foto, con cantina a Quarto), memoria storica del territorio, Matilde Zasso, Cantine Babbo, Contrada Salandra, Iovino, la neonata Cantine dell’Averno con parte dello storico vigneto della famiglia Mirabella nel Lago d’Averno (foto di copertina).
Marano, i dintorni e le colline più prossime a Napoli. L’areale più popoloso ma che, inaspettatamente, cela il futuro più immediato della viticoltura flegrea; luoghi dal passato distratto che ha visto sacrificare all’altare della politica della speculazione edilizia ettari ed ettari di boschi, colture e vigne che dominavano la città a 360° dalle terrazze dei Camaldoli alla piana di Agnano. L’hanno capito, meglio tardi che mai, anche in regione, dove da qualche tempo vanno sostenendo progetti di ricerca e selezione clonale su falanghina e piedirosso di questo pezzo di terra; e ci credono, ancor più, piccoli e grandi viticoltori-produttori che qui vanno investendo sul futuro piantando vigna anziché colare, ancora, cemento. Forza ragazzi!
Da queste parti ci sono Agnanum di Raffaele Moccia (nella foto), Cantine Astroni, prima ancora la storica Cantine Varchetta, Colle Spadaro, Le Vigne di Parthenope, Cantine Federiciane Monteleone della famiglia Palumbo.
A Quarto. L’areale forse meno battuto della denominazione dove il clima torrido e a volte bizzoso di certe estati fa letteralmente impazzire i vignaioli di tutta la piana; chi ha vigne anche di poco più “alte” è costretto a fare tanta selezione in campagna per riuscire a portare a casa il risultato. La collina di Viticella esprime buoni frutti, qui i vini di maggiore fragranza e leggerezza e a prezzi naturalmente più che ragionevoli. Qui operano prevalentemente Carputo, tra i primi ad imbottigliare la doc, più recentemente Quartum della famiglia Di Criscio e Il IV Miglio anche se quest’ultima negli ultimi tempi in maniera più defilata.
A Bacoli e Monte di Procida. Terrazze e costoni scoscesi con vista mare, la vigna patrimonio di un paesaggio di bellezza unica che lentamente ritorna alla natura. Resti rupestri e vigne storiche in Via Bellavista, su ai ‘Pozzolani’, lungo le terrazze ai Fondi di Baia, in via Panoramica a Monte di Procida con filari a strapiombo sul mare; qui nascono vini con caratteristiche olfattive decisamente interessanti, con una notevole impronta sapida e capaci, tra l’altro, di attraversare il tempo con discreta disinvoltura. Qui ha sede Cantine Farro, hanno splendide vigne e cantina due piccoli gioiellini come La Sibilla e Cantine del Mare (nella foto Gennaro Schiano).
Piccola Guida ai vini dei Campi Flegrei¤
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