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Segnalazioni| Campi Flegrei Piedirosso Terrazze Romane 2018 Cantine del Mare

17 settembre 2020

Continua il momento magico per questo straordinario territorio a nord di Napoli e per i suoi meravigliosi vini, in particolare per il Piedirosso dei Campi Flegrei¤, risultato di un duro lavoro cominciato molti anni fa e con non pochi alti e bassi, con tanti dei protagonisti continuamente alle prese con scelte talvolta condivisibili altre volte meno.

E’ all’esame di maturità Gennaro Schiano, il suo leggere il Piedirosso ha trovato da tempo un’apprezzabile quadratura, gli ultimi assaggi di tutte le etichette prodotte sono più che confortanti e danno prova di vini ricchi di personalità, pienezza espressiva e di grande piacevolezza; tra queste, emerge con considerevole slancio Terrazze Romane duemiladiciotto, un Cru proveniente dalle vigne terrazzate di via Bellavista a Bacoli, riprese in etichetta, che affacciano sulla Spiaggia Romana tanto cara a Publio Servilio Vatia, console e militare della Repubblica romana che qui si ritirò a vita privata.

Si tratta di una manciata di bottiglie che testimoniano appieno la qualità del grande lavoro in vigna e in cantina di questi ultimi anni; il colore è splendido, rubino vivace, luminoso come sacro fuoco, il naso è un portento, fitto, ampio, finissimo, pieno di rimandi a frutta rossa polposa, sa di ciliegia e melagrana, floreale di rosa, peonia e gerani, con appena un accenno di balsami e macchia mediterranea; il sorso è rotondo, appare sottile e disteso, si fa poi largo e si allunga ad ogni assaggio, abbastanza morbido, ricco di tanto frutto polposo, teso il giusto, dissetante. E’ un piccolo manifesto questo vino, oggi pronto a bersi con soddisfazione ma siamo certi anche capace di maturare e sorprendere nel tempo; da portare in tavola con primi al ragù di mare ma anche con carni stufate o preparate al forno con contorni di verdure.

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Cruna DeLago, il bianco flegreo che sa di vento di mare e di terra ardente

5 Maggio 2020

Non sono tantissimi i vini bianchi italiani capaci di resistere al tempo senza subirne in maniera decisiva il peso degli anni, tra questi, di certo, è abbastanza improbabile trovarci menzione di una Falanghina dei Campi Flegrei.

Eppure non vi è territorio in Campania più dei Campi Flegrei che riesce a stupire e sa di potersela giocare ad armi pari con chiunque in questo preciso momento storico per il vino italiano, capace di tirare fuori vini sempre più autentici, snelli e agili nella beva ma anche ricchi di spiccata personalità, ancor più con qualche anno di bottiglia alle spalle. Grande merito va ad alcuni produttori che da anni lavorano duramente per migliorarsi, capaci di scrollarsi di dosso limiti colturali e vizi tecnici azzerando così stereotipi, errori e falsi miti.

Abbiamo alle spalle anni di visite, chiacchiere, approfondimenti, ripetuti assaggi, ci viene così d’obbligo avanzare l’idea che proprio la vendemmia duemilasedici da queste parti a Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Marano e sulle colline più prossime a Napoli ha per certi versi delineato uno spartiacque, una sorta di punto e a capo, una linea temporale dalla quale si è ripartiti spediti dopodiché nulla può essere più come prima, con i pro e i contro necessari, un’assunzione di piena responsabilità senza più sconti, nessuna scusa.

Un cambio di passo che qualcuno ha saputo anticipare, arduo e faticoso ma ormai ben avviato, indispensabile per non continuare a dilapidare un patrimonio vitivinicolo unico e irripetibile che aveva bisogno solo di essere approcciato con maggiore rispetto, conoscenza e capacità tecniche, dopo (troppi) anni di discontinuità e disattenzioni.

Una strada che la famiglia Di Meo cammina da tempo con grande senso di responsabilità, con Luigi ormai pienamente votato alla vigna e i figli Mattia, Salvatore e Vincenzo man mano avviati nella gestione della cantina, quest’ultimo tra i più giovani enologi campani in campo ma già con una decina di vendemmia alle spalle che gli hanno consentito di anno in anno di ”leggere” e comprendere sempre meglio tutto il potenziale delle sue vigne flegree.

Ne abbiamo piena testimonianza con un po’ tutte le etichette di La Sibilla, alcune delle quali vanno esprimendo vini flegrei tra i più buoni di sempre mai bevuti, tra queste senz’altro c’è il Cruna DeLago duemilasedici¤, verosimilmente tra i più costanti negli ultimi anni, avviato a marcare un benchmark ormai chiaro per tutto il territorio, risultato di un percorso lungo e ben definito oggi nei suoi obiettivi. Ci arriva così nel bicchiere un bianco dal colore oro cristallino, radioso, dal naso anzitutto orizzontale e complesso, pieno di sensazioni floreali e fruttate, sfumature eteree,  lungamente salmastro, un corredo aromatico che richiama vento di mare e terra ardente, capace di regalare sapori che risuonano energia, un sorso puntuto e sapido, fresco e minerale, un autentico richiamo al territorio flegreo.

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Bacoli, è già una bella storia il Piedirosso Campi Flegrei Vigna Madre 2013 di La Sibilla

24 ottobre 2019

Abbiamo a lungo raccontato del prezioso lavoro in campagna di Luigi Di Meo, una tra le più belle persone che abbiamo incontrato nella nostra vita nel mondo del vino, e con lui Restituta, la moglie, e i figli Vincenzo, Salvatore e Mattia che animano una delle più suggestive e apprezzabili aziende agricole e vitivinicole dei Campi Flegrei.

Ci siamo ritrovati innanzi a questo piccolo fuoriclasse non più tardi di una settimana fa, davanti alla pizza nel ruoto di Lilly – leggi Qui – e in tutta onestà abbiamo lungamente dibattuto quale fosse riuscita più buona, se la pizza o la bevuta.

Alla distanza, non fosse altro perché il ruoto è finito in men che non si dica, il vino ci è sembrato emergere di più regalandoci una gran bella esperienza, piena di ricordi, rimandi, sfumature. Vigna Madre duemilatredici (!) nasce dalle vigne storiche che dominano l’orizzonte e guardano il mare sopra il promontorio di via Bellavista, a Bacoli. Sono ceppi perlopiù vecchi di 80 anni che da quando vengono seguiti palmo palmo da Luigi stanno dando uva di straordinaria concentrazione che Vincenzo, in cantina, con grande attenzione, misura e rispetto, sta interpretando alla grande facendone un bellissimo vino varietale e di evidenti grandi prospettive.

Il colore era splendido, concentrato il giusto, rubino scuro. Il naso ben maturo, invitante, con un bouquet variopinto di piccoli frutti neri, ribes e melograno, macchia mediterranea, finanche spezie fini. Un sorso ricco di stoffa e polpa, succoso e profondo, un vino bevuto probabilmente nel suo miglior momento possibile, a ben 6 anni dalla vendemmia, davvero un piccolo gioiello.

Il Vigna Madre vide la sua prima uscita sul mercato con l’annata 2011, finì per la verità in bottiglia con le vesti di una pregiata selezione del Piedirosso ”base” con la menzione Vigne Storiche¤. Vestito di tutto punto fa certamente tutto un’altro effetto, ma per fortuna nostra la sostanza non cambia, anzi, ci ispira ancora di più quanto bel frutto e quanta profondità è capace di esprimere il Piedirosso dei Campi Flegrei quando fatto come Dio comanda.

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Segnalazioni| Campi Flegrei Falanghina 2018 Azienda Agricola Piscina Mirabile

28 agosto 2019

Va prendendo sempre più forma e sostanza un’altra piccola realtà flegrea che ha il merito di preservare un piccolo angolo verde nel cuore del comune di Bacoli.

Campi Flegrei Flanghina 2018 Piscina Mirabile - foto L'Arcante

Proprio qui, nel centro città, a pochi passi dal mare, i fratelli Fabrizio e Rosario Scotto di Vetta conducono poco più di 2 ettari di terra in prossimità di via Pennata e sulla parallela via Poggio, entrambe le strade con affaccio direttamente sul mare antistante Punta Pennata e il Golfo di Baia. Il vigneto, qui si coltiva principalmente Falanghina con qualche filare di Piedirosso, è impreziosito qua e là da vecchi alberi da frutto e da antiche colture stagionali tra le quali fave e cicerchie che concorrono ad alimentare periodicamente la fertilità del terreno di origine vulcanica, ricco di ceneri, lapilli e pomici che contribuiscono a dare ai vini tratti caratteristici e distintivi.

Siamo in prossimità di Miseno, l’antica Misenum, a pochi passi dalla monumentale Piscina Mirabile, un’antica cisterna di epoca Romana destinata a raccogliere le acque provenienti dalle sorgenti di Serino che qui arrivava attraverso uno straordinario acquedotto lungo ben oltre 70 chilometri, acqua potabile destinata a rifornire la grande flotta imperiale stanziata proprio a Miseno, la Classis Praetoria Misenensis.

I Campi Flegrei, in questo caso Bacoli e il vicino comune di Monte di Procida non sono certo avari di scenari suggestivi, di terrazze e costoni scoscesi con vista mare dove la vigna diviene patrimonio straordinario, regalando sfondi di una bellezza unica imperdibile. Non è difficile da queste parti imbattersi in resti rupestri e vigne vecchie dal significativo valore storico, qui come in Via Bellavista, su ai ‘Pozzolani’ e ai Fondi di Baia, fin su via Panoramica a Monte di Procida con filari in alcuni punti che chiudono con strapiombi sul mare; da questi luoghi provengono vini bianchi e rossi con caratteristiche organolettiche molto interessanti, sono generalmente vini pronti, delicatamente profumati e dall’impronta gustativa sapida, ma anche capaci, in alcuni casi, di distendersi e attraversare il tempo con discreta disinvoltura.

Questa Falanghina duemiladiciotto ha una veste luminosa assai invitante, il colore è paglierino con accenni verdognoli, ha un primo naso caratteristico e inconfondibile: evoca sentori di macchia mediterranea, frutta a polpa bianca ma anche un piacevolissimo sentore di nespola. Il sorso è sottile e fresco, ne svela tutta la sua giovinezza, un po’ scomposto forse ma intrigante, vivace e sapido, con un finale di bocca piacevolmente amaro. Siamo dinanzi ad un bel bianco da aperitivo, da consumare magari su Frittelle di fiori di zucca oppure da portare in tavola con fresche Insalate di mare.

Azienda Agricola Piscina Mirabile
Via Piscina Mirabile, 63 Bacoli (NA)
Tel. 081 523 5174 – Cell: +39 328 806 8474 (Fabrizio)
Sito: http://www.piscinamirabilevini.com
E-mail: info@piscinamirabilevini.com
 

Leggi anche Piccola Guida ragionata ai vini dei Campi Flegrei Qui.

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Cartoline dai Campi Flegrei, o della Falanghina 2018 di La Sibilla

12 agosto 2019

Possiamo dire di conoscere la famiglia Di Meo da oltre quindici anni, di seguire appassionatamente la loro storia vitivinicola sin dai primi esordi a cavallo degli anni ’90 e duemila. Abbiamo imparato ad apprezzarne, prima che i vini, la levatura umana e la profonda dedizione nella salvaguardia e la difesa della terra con una viticoltura sostenibile, buona, pulita, giusta.

Valori che ne hanno fatto sin dagli esordi un papabile riferimento assoluto, non un contorno di cronaca enoica che in quegli anni contava sul territorio pochissimi attori riconoscibili e forse solo uno o due capaci di scaldare veramente gli animi di chi si avvicinava ai vini flegrei con una qualche aspettativa in più che non fosse una semplice e fugace bevuta.

Dopo tre lustri abbondanti, oggi Luigi si dedica completamente (”finalmente!”, dice) alla cura del vigneto, tra i più belli e curati dei Campi Flegrei, mentre Vincenzo, il primogenito, ha ormai pieno controllo della cantina e di tutte le fasi tecniche di produzione; poi c’è Salvatore, che sostiene il lavoro del fratello e si occupa perlopiù dell’accoglienza in cantina, dove muovono decise i primi passi anche le loro giovani mogli con al fianco l’ultimogenito di famiglia, il giovanissimo Mattia. A fare da faro, da sempre, c’è Restituta, la mamma.

Godiamo di questo Campione di verace Falanghina dei Campi Flegrei duemiladiciotto affacciati, di sera, su uno dei panorami più belli di questa terra, sul Canale di Procida. Lo stretto lembo di mare che separa questa parte di costa flegrea dalle splendide isole di Procida e Ischia, trafficatissimo e perennemente spazzato dai venti, pare lo scenario liquido perfetto per ricordare, come un déjà-vu, gli ultimi 20 anni di storia di questo territorio: così piccolo, sovra-urbanizzato e disordinato, talvolta fin troppo vivace, eppure capace di conservare una così profonda memoria di tradizione e lentezza contadina, pura resistenza.

Ecco, con il profumo autentico di terra vulcanica che ne anticipa il sorso, così schietto e vibrante, ci congediamo dal calice e dalla vuota bottiglia non senza un pizzico di orgoglio per aver visto nascere, crescere, affermarsi una delle più belle realtà flegree che si appresta a mettere alle spalle i suoi primi 20 anni di straordinaria resilienza. Che dire, ad maiora semper!

Leggi anche Piccola Guida ragionata ai vini dei Campi Flegrei Qui.

Leggi anche altro riguardo La Sibilla su questo sito Qui.

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Bacoli, Angelina Tavola Calda Moderna

1 agosto 2019

Ve ne parliamo oggi dopo qualche mese abbondante di rodaggio e almeno tre quattro passaggi, il punto vendita è all’angolo della discesa di via Risorgimento a Bacoli, sulla via che porta al mare, è scarno ma ben organizzato, c’è anche possibilità di parcheggio breve; non appena sull’uscio si viene immediatamente avvolti dal profumo fragrante di frittate di maccheroni, contorni di stagione e sughi pronti da asporto (Ragù napoletano e Genovese tutto l’anno) e tante altre prelibatezze della tradizione popolare napoletana da prendere e portare via con se a casa o per una giornata al mare.

I fritti sono preparati al momento, come pure le tante insalate e i panini, questi ultimi dedicati a Capri (con pomodoro, fior di latte e melanzane arrosto), Procida (con frittata di patate e cipolla, lattuga e maionese al limone), Sorrento (con zucchine alla scapece, salame e scamorza affumicata) e, non poteva certo mancare, a Bacoli (con parmigiana di melanzane, polpette e mozzarella). Ci sono sempre almeno un paio di scelte di dolci e, occhio alle ricorrenze quando non mancano mai i manicaretti classici delle feste comandate. Chi volesse, tra le bevande in carta, trova anche un paio di referenze di vino al bicchiere. I prezzi sono popolari e pienamente centrati.

Angelina è un format di Marianna Vitale e Pino Esposito di Sud¤.

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Angelina – Tavola Calda Moderna
Frittate – Arancini – Maccheroni – Panini e Insalate da asporto
via Risorgimento 59, Bacoli (Na)
Cell. 3483515471

20 anni di doc Campi Flegrei, il convegno a Bacoli

10 dicembre 2014

Convegno vini doc Campi Flegrei

Il 2014 è l’anno della falanghina e del piedirosso dei Campi Flegrei¤, a 20 anni dall’istituzione della denominazione di origine controllata, il 3 ottobre del 1994. Il prossimo 18 dicembre, a Bacoli, un momento di riflessione e confronto sullo stato dell’arte dopo la storica vendemmia del ventennale. Stiamo ad ascoltare.

Piccola Guida ai vini dei Campi Flegrei¤

Le Strade del vino dei Campi Flegrei¤

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Abbiamo il pane, non i denti. Che morti di fame!

29 settembre 2014

‘C’è in Italia un patrimonio inesauribile di vini e territori che meritano molto di più di quanto ricevono in termini di attenzione ed apprezzamento. Certi vini sono straordinari, pare difficile ma non serve andare a Montalcino per bere un grande sangiovese o a La Morra e Serralunga d’Alba per un nebbiolo che ti prenda l’anima: in Valtellina ho bevuto bottiglie indimenticabili. E poi qui, come si fa a non rimanere a bocca aperta davanti a questo palcoscenico, che buoni questi fiano, quel Costa d’Amalfi di ieri, la falanghina‘.

‘…temo però sia necessaria una rivoluzione culturale, è incredibile il disastro di certi luoghi, tenuti malissimo, le strade rotte quando non completamente chiuse per giornate intere, l’ignoranza di certi Sindaci, con la gente che non se ne preoccupa, anzi, assiste inerme, subisce in silenzio. Che morti di fame!’

‘…c’è forse un disegno preciso che non vuole farci emergere? Perché il sabato a mezzogiorno non posso visitare l’Anfiteatro Flavio e poi andarmene a pranzo in un ristorantino tipico sul porto di Pozzuoli? Perché per andare a visitare La Sibilla Cumana viene più complicato che entrare al Louvre, al Louvre Angelo è più facile, capisci?’

Pozzuoli, Luglio 2003, fine serata con amici a L’Arcante davanti a quel che rimaneva di due bottiglie di Fiano di Avellino Terredora e Colli di Lapio ed un Piedirosso Riserva Montegauro di Grotta del Sole.

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Bacoli, segnatevi questo: Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna Madre 2012 La Sibilla

25 febbraio 2014

La Sibilla è un vero gioiello, personalmente sono davvero felice di quanto vengano apprezzati i loro vini perché sono, è proprio il caso di dire, frutti di un duro lavoro partito nel 1997. Conoscendoli da una quindicina d’anni, avendone seguito passo passo tutte le fasi di crescita, posso dire, senza timore di essere smentito che se lo meritano proprio.

Vincenzo Di Meo - foto A. Di Costanzo

Sul prezioso lavoro in campagna di Luigi ci torneremo su più in là, adesso ci sono circa 7 ettari di vigne da governare e così come sono dislocati sul territorio, con tutte le varianti del caso, credetemi, non è impresa da poco; come vale la pena raccontarvi più dettagliatamente di tante altre belle cose che bollono in pentola e che faranno della piccola azienda flegrea sempre più un punto di riferimento senza eguali nei Campi Flegrei.

Bacoli, La Sibilla, bottaia - foto A. Di Costanzo

Mi preme invece raccontarvi subito di questo piccolo fuoriclasse che tra qualche settimana potrete anche voi avere nel bicchiere. Il Vigna Madre 2012 nasce dalle vigne storiche che dominano l’orizzonte e guardano il mare da questo promontorio di via Bellavista. Ceppi perlopiù vecchi con una età media di quasi 80 anni che da quando vengono seguiti in vigna da Luigi stanno dando uva di straordinaria concentrazione che Vincenzo, in cantina, con grande attenzione e rispetto sta interpretando alla grande facendone un bellissimo vino varietale e di grandi prospettive.

Vigna Madre 2012 La Sibilla - foto A. Di Costanzo

Il colore è splendido, ricco, purpureo. Il naso è avvenente, ci trovi subito tutta la dolcezza dell’uva pienamente matura, un bouquet vivissimo, macchia mediterranea, sentori di spezie tanto invitanti quanto sottili e piacevoli. Ha stoffa e polpa, un sorso succoso e profondo, certo un po’ di bottiglia gli renderà ancor più complessità e finezza ma così com’è mi sembra già buonissimo.

Addendum: il Vigna Madre ha vissuto una piccola anteprima l’anno scorso quando una parte del 2011 finì in bottiglia con le vesti di una pregiata selezione del ‘base’, ‘Vigne Storiche’¤ appunto, che oggi si fa bello, vestito di tutto punto e racconta quanto bel frutto e quanta profondità sa esprimere il piedirosso dei Campi Flegrei quando fatto come Dio comanda.

1994-2014, 20 anni dalla doc Campi Flegrei

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Le strade del vino dei Campi Flegrei

20 febbraio 2014

La domanda dei prossimi anni? Vitigno o Denominazione? Mi spiego: il territorio dei Campi Flegrei è da sempre inteso con buona ragione come culla della falanghina e del piedirosso. Due varietali sempre in primo piano anche sulle etichette che tutti abbiamo ormai imparato a conoscere. Va bene così o si può pensare a un modello di comunicazione diverso?

Lago d'Averno

Non mancano opinioni contrastanti sull’argomento ed il tempo ci dirà chi ha ragione, frattanto alcuni produttori hanno preso già da tempo a minimalizzare sulle proprie etichette il nome del varietale a favore della doc Campi Flegrei impressa invece a carattere cubitali. Ma facciamo un po’ il punto della situazione sul vigneto flegreo, quali sono i luoghi tanto decantati in passato ed oggi cuore pulsante della doc? Successivamente, in alcuni prossimi post, entreremo ancor più nello specifico in quello che ritengo il quadro organolettico maggiormente espressivo che può offrire oggi il territorio. Frattanto giusto qualche nozione geografica.

Pozzuoli. Qui la vigna è ovunque, spesso invischiata nel caos di una città (praticamente) metropolitana che alterna il borgo antico a quartieri popolari e ruralità inaspettate, un modello urbano per così dire eccentrico, segnato profondamente dal bradisismo e apparentemente senza regole, che inghiotte ogni giorno centomila anime e ne rigurgita almeno la metà, un suburbio senza confine con il centro storico circondato dal mare, il vallone tufaceo di Toiano, le colline ricche di lapilli dello Scalandrone e di Monterusciello, la sabbia della costa cumana.

Foglie di Amaltea, loc. Scalandrone - foto L'Arcante courtesy Grotta del Sole

Vigne però talvolta stupende, baciate dal sole, vedi quelle nel Lago d’Averno, suggestive, consegnateci da una tradizione millenaria e da una vocazione unica e rara: filari a Spalatrone sulla salita di via Scalandrone, zona formidabile per il piedirosso, le coste di Agnano a ridosso del vulcano Solfatara; altre volte fazzoletti un po’ più allungati a Monterusciello e in zona Cuma-Licola carezzati dalla brezza marina, in certi casi con piantagioni moderne, allevate con sistemi contemporanei; nuovamente piccole pezze di vigne vecchie sulla collina di Cigliano laddove raramente il buonsenso ha prevalso sul cemento.

Insomma, Pozzuoli è l’epicentro di una viticoltura flegrea che ha tanta materia per fare qualità e ritornare ad un futuro di normalità territoriale, agricola, sostenibile. Qui operano Grotta del Sole (la Tenuta Foglie di Amaltea nella foto, con cantina a Quarto), memoria storica del territorio, Matilde Zasso, Cantine Babbo, Contrada Salandra, Iovino, la neonata Cantine dell’Averno con parte dello storico vigneto della famiglia Mirabella nel Lago d’Averno (foto di copertina).

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Marano, i dintorni e le colline più prossime a Napoli. L’areale più popoloso ma che, inaspettatamente, cela il futuro più immediato della viticoltura flegrea; luoghi dal passato distratto che ha visto sacrificare all’altare della politica della speculazione edilizia ettari ed ettari di boschi, colture e vigne che dominavano la città a 360° dalle terrazze dei Camaldoli alla piana di Agnano. L’hanno capito, meglio tardi che mai, anche in regione, dove da qualche tempo vanno sostenendo progetti di ricerca e selezione clonale su falanghina e piedirosso di questo pezzo di terra; e ci credono, ancor più, piccoli e grandi viticoltori-produttori che qui vanno investendo sul futuro piantando vigna anziché colare, ancora, cemento. Forza ragazzi!

Da queste parti ci sono Agnanum di Raffaele Moccia (nella foto), Cantine Astroni, prima ancora la storica Cantine Varchetta, Colle Spadaro, Le Vigne di Parthenope, Cantine Federiciane Monteleone della famiglia Palumbo.

A Quarto. L’areale forse meno battuto della denominazione dove il clima torrido e a volte bizzoso di certe estati fa letteralmente impazzire i vignaioli di tutta la piana; chi ha vigne anche di poco più “alte” è costretto a fare tanta selezione in campagna per riuscire a portare a casa il risultato. La collina di Viticella esprime buoni frutti, qui i vini di maggiore fragranza e leggerezza e a prezzi naturalmente più che ragionevoli. Qui operano prevalentemente Carputo, tra i primi ad imbottigliare la doc, più recentemente Quartum della famiglia Di Criscio e Il IV Miglio anche se quest’ultima negli ultimi tempi in maniera più defilata.

Gennaro Schiano - foto A. Di Costanzo

A Bacoli e Monte di Procida. Terrazze e costoni scoscesi con vista mare, la vigna patrimonio di un paesaggio di bellezza unica che lentamente ritorna alla natura. Resti rupestri e vigne storiche in Via Bellavista, su ai ‘Pozzolani’,  lungo le terrazze ai Fondi di Baia, in via Panoramica a Monte di Procida con filari a strapiombo sul mare; qui nascono vini con caratteristiche olfattive decisamente interessanti, con una notevole impronta sapida e capaci, tra l’altro, di attraversare il tempo con discreta disinvoltura. Qui ha sede Cantine Farro, hanno splendide vigne e cantina due piccoli gioiellini come La Sibilla e Cantine del Mare (nella foto Gennaro Schiano).

Piccola Guida ai vini dei Campi Flegrei¤

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Intervallo. La Festa del Clan

29 dicembre 2012

La Festa del Clan

Bacoli, Falanghina Domus Giulii 2009 La Sibilla

4 ottobre 2012

Un bianco? Certo. Territoriale? Nì, ma anche no (secco) o non necessariamente. Ciononostante, malgrado la mia riluttanza, si continua a tirare fuori dalle vigne flegree cose “diversamente” nuove ed interessanti…

Del Domus Giulii, al suo esordio, ne parlai già qui qualche tempo fa. Lo fa una delle più promettenti realtà della denominazione, con il cento per cento di falanghina dei Campi Flegrei, vitigno diffusissimo in Campania ma che sembra avere proprio nei comuni a ridosso della provincia di Napoli il suo terroir migliore – suoli vulcanici, basse rese, sole a mezzogiorno, il mare dentro –, che ne esalta al contempo la spiccata vivacità e l’antica sgraziata tipicità.

Viene da vigne più o meno vecchie coltivate tra i comuni di Bacoli e Pozzuoli dalla famiglia Di Meo. Vincenzo, enologo giovanissimo, ha voluto “sperimentare” un bianco lungamente macerato ed affinato sulle fecce fini. Luigi, il papà vignaiolo che sta invece in campagna, l’ha lasciato fare, così, tanto per capire. Ci regalano un bianco unico – poco più di 600 le bottiglie del 2009, che è solo il secondo passaggio ufficiale -, tanto raro e prezioso quanto imprevedibile.

Ha un bel colore oro, maturo, ricorda agli appassionati certi vini elevati in anfora, però è limpido, infatti la luce l’attraversa luminosa, calda. Il primo naso è subito buccioso, poi si fa speziato, un poco dolce, sa di scorzette d’arancia e pompelmo appena candite e un po’ salmastro, eppure pulito e franco. Il sorso è quasi materico, sulle prime spiazzante ma di buon carattere e discreta acidità e persistenza. Intriga il palato e lascia la bocca quasi ammantata, d’uva e di sale. Inutile negarglielo un passo avanti rispetto al debutto col duemilaotto, ancora uno solo però. Perché? Perché buono è buono ma il modello da seguire rimane per me il Cruna DeLago.

Campi Flegrei, al via la VI edizione di Malazè…

10 settembre 2011

Comincia oggi, e sino al 20 settembre prossimo, la manifestazione ArcheoEnoGastronomica dei Campi Flegrei “Malazè, il cratere del gusto”.

Ma cos’è Malazè? Anzitutto, tutti i vocabolari dialettali ignoravano il  sostantivo “malazzè“. E’ di detta origine marinara e, a quanto pare, è presente soltanto a Pozzuoli, anche se le  nuove generazioni ne ignorano l’etimologia. Fino agli anni cinquanta del secolo scorso, le case e i locali a piano terra del borgo marinaro, O’ Valjone, non ancora sottoposti alle radicali trasformazioni d’uso, rispondevano a precise esigenze di vita, […] infatti erano depositi di attrezzi per la pesca e diverse abitazioni che si affacciavano direttamente sulla Darsena e verso il Porto, avevano aperture che permettevano l’ingresso delle barche. Erano questi i malazzè: “magazzino-magazzeno-malazzè”. (Raffaele Giamminelli, storico, puteolano doc)

Da qualche anno, con questo nome così evocativo – nato in un freddo pomeriggio dall’intuizione di pochi di noi appassionati sostenitori seduti intorno a un tavolo -, si invitano gli avventori dei Campi Flegrei a vivere il territorio per le sue più splendide bellezze: l’archeologia, quindi la cultura, l’enogastronomia e l’enologia. Avanti tutta quindi e buon Malazè! Per saperne di più sulla manifestazione, curata oggi da Rosario Mattera, cliccate  qui, oppure qui per scegliere a quali degli appuntamenti partecipare.

Campania Rosato Pedirosa 2010 La Sibilla

14 agosto 2011

Così ci fermiamo per qualche settimana. Poche, non abbiate timore, giusto il tempo di ricaricare le batterie e riorganizzare le idee, tante e in continuo fermento, per garantirvi al meglio una informazione libera e, come avviene in questa rubrica, poche ma essenziali pillole di cultura enogastronomica.

Per l’occasione – è tempo di vacanza, di leggerezza – scelgo quindi di proporvi un vino di facilissima lettura, un rosato, cogliendo tra l’altro l’occasione per riparlarvi di una delle aziende più slow dei Campi Flegrei che mi sta particolarmente a cuore: La Sibilla della famiglia Di Meo.

Il vino, il Pedirosa, è nato qualche anno fa quasi per gioco, e nemmeno potuto replicare ad ogni vendemmia; del resto non tutti gli anni si può produrre tutto, seguendo quei rigidissimi canoni di qualità imposti non certo dal mercato quanto dalle scelte anzitutto agronomiche e quindi produttive fatte dalla piccola cantina di Luigi Di Meo & famiglia: poco – e quando capita anche pochissimo – ma buono, anzi buonissimo! Del resto si sa, il vino rosato o è un miscuglio di tutto ciò che non convince al momento della raccolta dell’uva, o è, come in questo caso, il fiore all’occhiello – magari partorito da vigne giovani ed esuberanti – che fa splendere l’intera gamma di vini capace in tutto e per tutto, come pochi altri in ambito flegreo, di esprimere in tutta franchezza l’essenza di un territorio unico ed irripetibile.

Ecco spiegato in poche parole il Pedirosa, duemiladieci per l’occasione: per ‘e palummo dei Campi Flegrei vinificato sapientemente in bianco, cioè con una brevissima macerazione a temperatura controllata del mosto sulle bucce, così da estrarre dalla massa solo il cuore pulsante, l’anima più sbarazzina e fragrante che concorre a farne, senza ombra di dubbio, uno dei vini rosati più riconoscibili in riferimento al varietale; al naso offre un bouquet rispettoso dei cardini classici del vitigno e della tipologia, inizialmente soave poi man mano più ampio e complesso: floreale passito, fruttato dolce e minerale, quasi sulfureo; al palato, la beva è carezzevole, giustamente secca, breve ma efficace.

Un vino rosato delizioso, facile come detto, immediato e dissetante, da spendere freddo sulla più gustosa delle zuppe di pesce del golfo, o così, d’emblè, per brindare alla prossima ambìta meta in riva alla spiaggia più bianca e suggestiva nei vostri desideri. Chi volesse un qualche riscontro, ne trova traccia sul web anche qui, ad opera della brava sommelier Sara Marte e ancor prima qui, in un nostro precedente post. Quindi, buone vacanze a tutti e, mi raccomando, portate un po’ della vostra terra flegrea in vacanza con voi.

Come detto, Pozzuolidice si ferma per qualche settimana per ritornare, perentorio, verso i primi giorni di settembre; con il rosato di piedirosso prodotto da La Sibilla di Bacoli, come sempre troverete una ricetta imperdibile affidata stavolta ad un ospite d’eccezione, Francesco Spagnuolo del Ristorante Morabianca di Mirabella Eclano (Av).

La Falanghina dei Campi Flegrei e i dieci vini da non perdere… refresh your mind, right now!

2 agosto 2011

Il vino dell’estate? Forse. Di certo c’è tutto un mondo da scoprire dietro ognuna di queste etichette; storie di una terra straordinaria, di persone che credono in quello che fanno ma soprattutto in quello che hanno da raccontare attraverso i loro vini. Ringrazio Luciano Pignataro per avermi chiesto di scrivere queste righe, da prendere essenzialmente come sintesi delle bevute più significanti di questa stagione di lavoro.

Nessuna classifica – come del resto son certo vi sia qualcuno dimenticato tra gli appunti -, ma solo un modo come un altro per ribadire quanto la mia terra, i Campi Flegrei, continui ad esprimere vini che meritano sempre più di essere bevuti più che raccontati. Infine un invito ai produttori, soprattutto ai “piccoli”, naturalmente senza la pretesa di essere ascoltato: specializzatevi, e puntate il mercato in senso verticale, non in orizzontale…

Nel pezzo, on line qui sul sito di Pignataro, si parla della Falanghina dei Campi Flegrei Agnanum ’10 di Raffaele Moccia, del Coste di Cuma 2009 di Grotta del Sole, della Falanghina Grande Farnia ’10 di Antonio Iovino; poi di Colle Spadaro, Cantine Astroni e di Cantine Di Criscio,  CarputoCantine del Mare, Michele Farro, senza dimenticare, dulcis in fundo, lo strepitoso Passio 2007 di La Sibilla.

Bacoli, la Falanghina 2010 di Michele Farro

13 giugno 2011

Michele Farro è uno di quei personaggi che non potevamo non prendere in considerazione in questa ricostruzione dal basso della vitivinicoltura flegrea che vi stiamo proponendo negli ultimi mesi su queste paginette enoiche di Pozzuolidice; un one man show in tutto e per tutto che proprio non poteva mancare all’appello delle migliori tra le aziende flegree.

Fiero e caparbio, cervello fine e modi dorotei, gli bastano due parole per farti capire che è uno di quelli che si è fatto da solo, e che la sua azienda, dal nulla, in poco più di un decennio, è oggi annoverata tra quelle di riferimento per tutto il territorio; è vero, gli ettari a conduzione diretta rimangono pochi, circa quattro, in rapporto alle bottiglie prodotte, ad oggi sulle 200.000; ma rimangono tante invece le vigne monitorate in tutto l’hinterland napoletano, con la risultante di una profonda e quasi invidiabile conoscenza del vigneto flegreo, nonché la capacità, destrezza, di poter abilmente arginare le influenze di mercato nelle annate eccellenti e, da contraltare, raccogliere solo il meglio in quelle così così.

Dicevamo di una persona tutta d’un pezzo, impettito; non ricordo di averlo mai incontrato senza giacca e cravatta, e senza quel suo mezzo toscano tra le labbra; un tipo vulcanico eppur capace come pochi altri di confrontarsi, interloquire, intervenire: sa di avere, con altri, un ruolo di prim’ordine in quanto a produttore di vino flegreo, e di certo non si è fatta sfuggire l’occasione quando c’è stato da assumere posizioni di rilievo; infatti già da qualche anno ricopre la carica di presidente del Consorzio di Tutela dei vini dei Campi Flegrei, un ente di cui per la verità in giro si sa ancora troppo poco o nulla, e che, a dirla fuori dai denti, poco o nulla ha fatto di concreto, ma le colpe non sono certo da attribuire solo a lui pur avendone egli stesso, come ovvio che sia, condiviso e decretato quelle poche, ancora pochissime scelte indirizzate al tanto agognato salto di qualità dei vini flegrei, in lento ma costante divenire; personalmente continuo però a nutrire grande fiducia a che si cambi registro, e si guardi, tutti, finalmente nella giusta direzione.

L’aspettavo l’uscita dell’annata 2010 della falanghina di Michele, capace come pochi altri di proporre vini sempre pulitissimi, franchi, sinceri.  Nasce da vigne allocate perlopiù nel circondario della collina di Cigliano, nel comune di Pozzuoli, Cuma verso Bacoli e piccole parcelle terrazzate in località Monte di Procida. Vino senza lacci e senza ammiccamenti, delizioso e rinfrancante, dal colore paglierino piuttosto vivo e con un naso immediato, sottile, sfuggente ma invitante: note di fiori bianchi, sentori erbacei e qualche buono spunto esotico, in bocca è asciutto, lievemente citrino inizialmente ma che sa rinsavire il palato sino a conquistarlo con una decisa e lunga sapidità. Da bere a secchiate nelle calde sere afose sulla via Panoramica di Monte di Procida, o come spesso mi è accaduto di fare in passato, nei vicoli a due passi dal porto di Pozzuoli, dinanzi a un piatto di fragranti fragaglie appena fritte condite con poco sale e pepe. Insomma, un classico puteolano!

Questo articolo è stato pubblicato la scorsa settimana sul quindicinale di informazione libera Pozzuolidice nella nostra rubrica di enogastronomia dove, come sempre, abbiamo anche pubblicato una nuova ed interessante ricetta della nostra Ledichef Lilly Avallone. Inutile ribadire quanto ci fa enormemente piacere il consenso che la rubrica pare riscuotere. Grazie!

Cantine Aperte 2011, viaggio nei Campi Flegrei

27 Maggio 2011

Domenica prossima 29 Maggio torna in tutta Italia come consuetudine Cantine Aperte, appuntamento decisamente imperdibile per tutti gli irriducibili del vino; ma anche una occasione ghiotta per coloro che desiderando avvicinarsi ad esso preferirebbero farlo entrandovi dalla porta principale, quella che conduce direttamente dalla vigna alla cantina; ecco, quale migliore occasione di questa!

Il calendario eventi in regione è molto fitto, la Campania tra l’altro si propone sempre con grande entusiasmo in questo giorno facendo di questa iniziativa uno dei momenti più attesi dell’anno da parte degli appassionati. Qui sul portale del Movimento Turismo del Vino trovate centinaia di opportunità sparse in regione ed oltre, senza però voler far torto a nessuno, noi abbiamo deciso di proporvi tre interessanti itinerari tutti flegrei, di particolare suggestione e che, volendo, con un po’ di impegno, si possono anche facilmente inanellare l’uno all’altro, giusto per non farsi mancare nulla. A tutti voi, che sia una giornata speciale tra le splendide vigne e cantine flegree, agli amici di sempre, a cui tocca faticare, un “in bocca la lupo!” ed un caloroso augurio di buon lavoro!

Presso Cantine Astroni va in scena “Il Risorgimento di Enotria: cibo, vino e arte per brindare all’unità d’Italia”. Dalle ore 10:30 alle ore 17:00 saranno proposte ad intervalli regolari passeggiate tra le vigne con visite guidate ai vigneti dell’azienda, con vista panoramica della Riserva Naturale del Cratere degli Astroni (orari visite 11.00, 12.15, 15.30). Quindi visita in cantina durante le quali lo staff di Cantine Astroni illustrerà il progetto aziendale, nonché le principali lavorazioni vinicole svolte dall’azienda (orari visite 11.30, 12.45, 16.00). Infine tre diversi Laboratori di Degustazione, “Il Verde, il Bianco e il Rosso” alla ricerca dell’Unità/diversità d’Italia. Qui il programma nei dettagli.

Cantine Astroni
Via Comunale Sartania, 48
Loc. Astroni 80126 (Na)
tel. 081 5884182
info@cantineastroni.com
www.cantineastroni.com

Presso Grotta del Sole invece dalle ore 10.00 sino alle 17.00 è in programma “La falanghina sin dal tempo di Roma”: mostra con le immagini dello scavo della Villa del Torchio, sita proprio a Grotta del Sole, illustrata per l’occasione dalla dr.ssa Costanza Gialanella, Sopr. Arch. delle Province di Napoli e Caserta e dall’archeologa dr.ssa Michela Ascione; il programma della giornata prevede inoltre costanti visite dell’azienda, del vigneto nonché degustazioni guidate dei vini prodotti. Qui il programma completo. Da non perdere il pranzo in vigna a cura dei diplomandi in indirizzo “Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera” dell’IPSAR Petronio di Pozzuoli, coordinati dalla Prof. Elisabetta Cioffi, con desserts curati per l’occasione dal laboratorio Cake Art (per il pranzo è obbligatoria la prenotazione per telefono a via mail a info@grottadelsole.it).

Grotta del Sole
via Spinelli, 2
80010 Quarto (Na)
Tel. 081 8762566
info@grottadelsole.it
http://www.grottadelsole.it

A Bacoli, la famiglia Di Meo de La Sibilla, propone dalle 10.00 del mattino una sana scampagnata garibaldina tra le vigne e gli orti nella parte occidentale di Baia, nel cuore dei Campi Flegrei. Accompagnati dai contadini e custodi della famiglia, gli avventori saranno guidati attraverso un percorso naturale tra mirabili luoghi e filari di storici vitigni sino al suggestivo panorama sui porti di Cuma e Miseno, testimonianza della presenza della Domus Giulii in Baia. Alle ore 13.00 cicerchiata imperdibile innaffiata da falanghina e piedirosso dei Campi Flegrei. Posti limitati, prenotazione obbligatoria a Tina Di Meo al 329 6007476 oppure via mail a info@sibillavini.it. 

Cantina La Sibilla
Via Ottaviano Augusto, 19
80070 Bacoli (Na)
Tel. 081 8688778
info@sibillavini.it
www.sibillavini.it

Bacoli, il 20 e 21 Marzo ritorna Parlano i Vignaioli

4 marzo 2011

Hanno detto “No!” alla chimica in vigna e in cantina e “Sì!” alla natura, per presentare agli appassionati e al pubblico i vini artigianali provenienti da una viticoltura naturale, biologica e biodinamica: prodotti rispettosi del territorio e dell’ambiente. Ritorna dopo il successo della scorsa edizione tenutasi ad Ercolano, Parlano i Vignaioli.

domenica 20 e lunedì 21 marzo 2011

Presso la sala dell’Ostrichina e nella vicina Casina Vanvitelliana sul lago Fusaro, a Bacoli, in provincia di Napoli; un programma piuttosto articolato che vedrà per due giorni, con numerose novità, laboratori di degustazione su temi cruciali del mondo dei vini naturali ed un ampio dibattito con l’obiettivo di far conoscere e comprendere gli sforzi delle aziende agricole alla continua ricerca di soluzioni che garantiscano alimenti di eccellenza in equilibrio con la natura.

In particolare Domenica 20 marzo dalle ore 10.00 alle 20.00, ci sarà un banco d’assaggio rivolto ai professionisti del settore,  agli enofili e semplici curiosi. Lunedì 21 marzo invece dalle ore 11.00 alle 18.00 coinvolgendo principalmente un pubblico di specialisti. Insomma, due giorni dedicati a una sana enogastronomia. Ingresso a 10 euro.


Questi tutti i laboratori di degustazione di domenica 20 marzo:

Dalle 11.00 alle 12.00 “Pensieri biodinamici” – conduce Fabio Cimmino:

  • Pigato Rucantù 2007, Tenuta Selvadolce (Liguria);
  • Dolcetto di Ovada 2007, Casa Wallace (Piemonte);
  • Biofiasco 2009, Orsi Vigneto San Vito (Emilia-Romagna);
  • Verdugo Primo 2007, Masiero (Veneto);

Dalle 13.00 alle 14.00 “Vini e formaggi: un incontro naturale”conducono Ugo Baldassarre e Rotolo Gregorio: Querciole 2007, Ca’ de Noci (Emilia-Romanga) con il Gregoriano Valpolicella Classico 2007, Villa Bellini (Veneto) con la ricotta scorzanera, Sciacchetrà 2006, Walter de Batté (Liguria) con il caciocavallo barrique.

Dalle 14.30 alle 15.30 “Naturalmente rosa”conducono Paolo De Cristofaro e Lello Del Franco:

  • Metodo Ancestrale 2010, Colombaia (Toscana);
  • Tintore 2009, Monte di Grazia (Campania);
  • Volpe Rosa 2009, Cantina Giardino (Campania);

 
Dalle 16.00 alle 17.00 “Le lunghe macerazioni” conducono Pino Savoia e Nicoletta Gargiulo:

  • Pecoranera 2003, Tenuta Grillo (Piemonte);
  • Bonarda La Picciona 2003, Lusenti (Emilia-Romagna);
  • Taurasi 2003, Contrade di Taurasi (Campania);
  • Amphora 2007, Cristiano Guttarolo (Puglia);

Dalle 18.00 alle 19.00 ” Solfiti? No grazie!” conduce Giovanni Bietti:

  • Drogone 2006, Cantina Giardino (Campania);
  • Senza Zolfo 2009, Antica Enotria (Puglia);
  • Barbera d’Asti Lia Vì 2010, Carussin (Piemonte);
  • Romangia 2007, Tenute Dettori (Sardegna);

Tutti i laboratori di degustazione sono gratuiti ma è obbligatoria l’iscrizione inviando una mail alla collega Michela Guadagno.

Lunedì inoltre si svolgerà una tavola rotonda centrata sul rapporto tra cucina di qualità e vini naturali, poiché le carte dei vini composte con questi prodotti cominciano a essere presenti anche nei migliori ristoranti italiani. Hanno già dato la loro adesione al dibattito alcuni chef di alto livello nonché autorevoli esperti dell’argomento.

La conferenza avrà il compito di affrontare il tema di una scelta rispettosa del consumatore, ecologica, etica e qualitativa, che mette al bando l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi nel vino e negli altri alimenti. Si discuterà di approcci differenti a una materia che sta conoscendo una fase di grande attenzione mediatica e culturale.

Per qualsiasi nformazione:
www.parlanoivignaioli.it
Cantina Giardino Tel. 0825 87 30 84
Daniela De Gruttola Cell. 333 59 41 700
info@cantinagiardino.com
Pino Savoia Cell. 333 66 71 512
pino.savoia@hotmail.it
Giusy Romano Cell. 334 87 04 499
 
Ufficio Stampa:
samuel.cogliati@ekfaino.com

Bacoli, Falanghina Domus Giulii ’08 La Sibilla

29 dicembre 2010

I Campi Flegrei offrono sempre nuovi spunti di riflessione e degustazione, così dopo l’exploit che si sta vivendo sul versante rossista con la sempre maggiore specializzazione di coloro i quali hanno creduto e valorizzato il piedirosso anziché lanciarsi in rincorse empireumatiche internazionali, è davvero piacevole notare come anche la falanghina sia non poco attenzionata e riferimento di interessanti lavori in corso.

Così dopo l’intuizione di Gerardo Vernazzaro (Cantine Astroni) che con il suo Strione ha introdotto anche in terra flegrea la “sperimentazione” di una versione più spinta di falanghina, cioè lungamente macerata sulle bucce, eccovi un’altra chicca proposta questa volta da una delle aziende più amate e dinamiche del territorio, La Sibilla di Luigi e Tina Di Meo che con i figli Vincenzo e Salvatore vanno ritagliandosi un posto di primissimo piano nella spledida iconografia viticolturale non solo locale.

Questa variazione sul tema falanghina, ci tengo a precisare, non è di quelle per la quale vado perdendo la testa, e chi mi conosce sa bene che non ne faccio certo un mistero; invero, durante tutto quest’ultimo anno, armato dell’idea di scardinare definitivamente quello che ritenevo un mio evidente limite culturale sulla tipologia in generale, mi ci sono dedicato abbastanza, sino a maturare, per adesso, l’idea che no, non ci sono al momento – tolti alcuni, pochi grandi classici friulani/sloveni – vini bianchi macerati per cui mi strapperei i capelli.

E’ bene ribadire infatti, che, se culturalmente certi vini appartengono ad un ideale del tutto condivisibile, da un punto di vista strettamente degustativo, vini del genere, soprattutto quando bianchi, hanno necessità di un approccio  piuttosto disinvolto a quel che verrà poi nel bicchiere: generalmente, riferendomi anzitutto ad un appassionato medio, sono questi vini che per almeno 2/3 dell’esame organolettico più classico – quello per esempio di sovente utilizzato dai sommeliers – sovvertono, a volte stravolgendoli, buona parte dei canoni estetici nonchè le più basilari aspettative olfattive.

Infatti, l’originalità con la quale questi vini tendono ad esprimersi, è spesso figlia di lunghissime macerazioni sulle fecce fini quando non di particolari passaggi di affinamento (anfore ecc.) e/o invecchiamento; ciò naturalmente premette grande qualità della materia prima, quindi la certezza di un gran lavoro in vigna, oltre che finissima capacità di intelligere il terroir da parte del vignaiolo di turno; ma il vino, come spesso può accadere, rischia di passare come una boutade estemporanea piuttosto che un serio riferimento di qualità. Ecco quindi che, una tale concentrazione di colore e particolarità di profumi abbiano necessità – da parte dell’avventore di turno – di una certa esperienza degustativa o quantomeno apertura mentale, per poter esser colti come marcatori di autenticità e non come un frainteso esercizio di stile, fine a se stesso, se non addirittura deleterio per la tipologia, quando soprattutto denominata.

Il Domus Giulii 2008 nasce da una piccola vigna di falanghina, poco più di un ettaro, allocata in località pozzolani al Fusaro, nei pressi di Bacoli, che la famiglia Di Meo, dopo praticamente un quarto di secolo di esproprio, si è vista riconsegnare in gestione dalla soprintendenza ai beni archeologici. Il nome infatti trae evidente origine dalla vicina villa di Giulio Cesare, una delle tante dimore flegree degli imperatori romani tanto innamorati di questa terra quanto – è indubbio pensarlo – delusi dai loro posteri per come l’hanno poi ridotta e sacrificata all’altare dell’ignavia.

E’ un vino certamente atipico, come già accennato, fuori cioè dai soliti canoni estetici ed odorosi a cui siamo felicemente abituati con il vitigno più diffuso nei Campi Flegrei. Il colore è oro pallido, la vivacità è evidentemente sacrificata alla concentrazione che è il primo dei tanti segnali da leggere per meglio apprezzare tutte le sfumature che questo vino è capace di offrire. Il primo naso è vinoso, marcato fortemente da quel sentore buccioso tipico dei vini che subiscono lunghe macerazioni sulle fecce fini. E’ importante bere questo vino alla sua giusta temperatura di servizio, più vicina ai 14° che ai 12° spesso raccomandati per i vini bianchi di maggiore struttura. Un bianco di grande estrazione, dal quale vengono fuori sentori molto interessanti, mela annurca, uva spina, scorza d’arancia candita, e lasciandolo respirare a lungo, persino note di mais e di polvere di zenzero. I sei mesi di macerazione offrono un frutto polposo e decisamente persistente, in bocca è morbido, rotondo, non certo tannico come comunque si può essere indotti a pensare, il tempo ha in verità ben levigato persino la discreta acidità di cui il vitigno non ha mai mancanza. Un vino da bere adesso, per compiacere magari piatti di pesce piuttosto speziati o formaggi mediamente stagionati.

Ad oggi, il Domus Giulii è ancora in affinamento in bottiglia, verrà commercializzato, con molta probabilità solo nei prossimi giorni di fine gennaio e, data l’esigua quantità a disposizione per questo millesimo, sarà inizialmente acquistabile solo recandosi in cantina al Fusaro: poco più di 600 le bottiglie, presumibilmente classificate come igt Campania e non come d.o.c. Campi Flegrei; un vino simbolo del grande lavoro di ricerca e sperimentazione, in maniera del tutto autonoma, che questa azienda sta maturando negli ultimi anni, iniziato dieci anni orsono con il coraggioso studio avviato sui vitigni minori – leggi per esempio marsigliese – e parallelamente votato all’assoluta fedeltà alla valorizzazione della falanghina che ha trovato, già da un paio di vendemmie, la massima espressione di questo pezzo di terra flegrea nel loro ottimo Cruna DeLago, come poche altre etichette della denominazione, vero e proprio vessillo di tipicità territoriale!

Bere il territorio, per esempio i Campi Flegrei

24 dicembre 2010

Un territorio in forte ascesa, una terra votata al vino che nonostante le mille difficoltà, ambientali, sociali, amministrative sta maturando quel salto di qualità estremamente necessario per ritagliarsi uno spazio importante nel mondo del vino. I numeri, quelli seri e chiari, ci consegnano una realtà con un potenziale di crescita incredibile, laddove le vigne più vocate sono giustamente indirizzate alla specializzazione e dove chi fa il vino ha ben compreso che il tempo delle farse è finito e che il consumatore, quello attento, quello più esigente, non si accontenta più della denominazione ma ha voglia di conoscere e capire cosa c’è dietro una etichetta. Ecco, con questo scenario, capace di lasciarci affermare con tutta certezza che finalmente dire Campi Flegrei non è più semplicemente vantare una viticoltura astratta, vi offriamo un breve corollario delle migliori bottiglie passateci per mano in quest’ultimo anno; Ci teniamo a sottolineare che, con questo elenco, non ci si vuole certo arrogare la pretesa di una infallibile lista di vini, ma potete stare certi che, bicchiere alla mano, con questi nomi si può istruire un viaggio decisamente entusiasmante attraverso alcune, se non le migliori, vigne flegree.

 Malazè spumante di Falanghina Cantine Babbo. Camminare le vigne dello Scalandrone a Pozzuoli può risultare addirittura salutare, pare infatti che salire e scendere le ripide rive dei costoni che incorniciano da un lato il lago d’Averno e dall’altro il piccolo salmastro lago Fusaro risulti un esercizio fisico non indifferente. Malazè, il cui nome trae ispirazione dalla tradizione marinara flegrea (è la traslazione dialettale della parola magazzino) è prodotto da uve falanghina dei Campi Flegrei con il tradizionale metodo charmat: esprime un vino franco, leggero e gradevole al naso quanto nella beva, sottile e beverino è ideale come aperitivo. Una dritta, provatelo come base spumante per offrire ai vostri ospiti un leggiadro Kyr! € 10,00

Brezza Flegrea spumante di Falanghina Cantine del Mare, altro lavoro ben riuscito sulla spumantizzazione della falanghina. Qui la materia prima proviene da una delle aree viticole più vocate dei Campi Flegrei e meno conosciuta ai più, le coste di Monte di Procida, molte terrazze delle quali a strapiombo sul mare del canale di Procida. Gennaro Schiano, noto imprenditore del luogo, ha deciso di occuparsi a tempo pieno dell’azienda, coadiuvato dal giovane e bravo enologo Gianluca Tommaselli, e questo spumante rimane il fiore all’occhiello della sua produzione: naso assai fragrante, frutta a polpa bianca e reminescenze minerali per un vino dalla beva vivace e baldanzosa e mai stancante, a dirla tutta, un piccolo capolavoro di equilibrio gusto-olfattivo. € 14,00

Falanghina dei Campi Flegrei 2009 Antonio Iovino. A Pozzuoli, a due passi dal centro storico, c’erano un tempo terre vocatissime alla viticultura, con gli anni lasciate sventrate dalle due più grandi sciagure che possano capitare al mondo, lo sciacallaggio dell’uomo innamorato pazzo del cemento, e peggio, l’idiozia di chi dovrebbe amministrare la nostra vita sociale. Tantè che le coste d’Agnano, quelle che nel cuore della città s’innalzano dal mare del golfo sino al vulcano Solfatara, celano ancora pezzi di terra, letteralmente strappati alla speculazione, che continuano ad offrire frutti prelibati. Antonio Iovino, da almeno un decennio cura le sue vigne cercando di risanare queste ferite, ne vengono fuori vini leggiadri e ricchi in minerali. Piacevolissimo iniziare un pasto con un vino di tal piacevolezza: naso erbaceo, a tratti sulfureo e palato fresco, lievemente citrino con piacevoli sfumature salmastre. € 8,00  

 Falanghina dei Campi Flegrei Colle Imperatrice 2009 Cantine Astroni, i Campi Flegrei, terra dei fuochi. Si potrebbe dire, altra zona, altro vulcano; Le uve provengono in buona parte da una vigna di circa dodici anni allocata a circa 230 m/slm sulla collina degli Spadari a Pianura, in cantina il vino viene lavorato solo in acciaio e dopo circa tre mesi di affinamento sulle fecce fini finisce in bottiglia. Una vigna in città quindi, a due passi dal cratere spento degli Astroni, il polmone della città di Napoli. Un vino dalla graffiante verve gustativa e dalla beva composta, acidità particolarmente interessante quasi subito smorzata dalla giustezza sapida,  ideale compagno a tutto pasto per i palati più esigenti. € 8,00  

Falanghina dei Campi Flegrei Coste di Cuma 2008 Grotta del Sole, ancora un salto tra le maglie di una terra unica e rara. L’azienda non ha bisogno certo di presentazioni, la famiglia Martusciello rimane la memoria storica dei Campi Flegrei e questo vino, il Coste di Cuma il suo testimone più fedele; Nato per la verità sull’onda dell’entusiasmo dei bianchi passati in legno di metà anni novanta, ha superato brillantemente le prime fasi di una non precisa identità territoriale esprimendo nell’ultimo lustro uno dei più convincenti lavori sul vitigno flegreo, e questo grazie anche al pregevole lavoro dell’enologo Francesco Jr Martusciello. Dai profumi deliziosi di fiori bianchi e frutta a polpa gialla impregnati di note salmastre, regala sempre una beva di discreta consistenza e profondità. Perfetto su tutti i piatti di pesce salsati, non disdegna accostamenti azzardati come formaggi freschi e carni bianche, anche grigliate. € 13,00

Campania rosato Pedirosa 2009 La Sibilla, bere leggero non significa per forza di cose bere vini inconsistenti, tutt’altro. Se tra i bianchi, conosciuto come vitigno per vini leggiadri e risoluti, la falanghina è capace anche di esprimere vini di indubbio carattere, il piedirosso tra le uve a bacca nera è forse il più convincente e poliedrico dei vitigni campani. Luigi Di Meo, con il figlio Vincenzo, sono ormai un riferimento nei Campi Flegrei, e quando si parla di falanghina non si può certo dimenticarsi di loro. C’è poi un insolito ed avvincente studio-sviluppo sul vitigno marsigliese, giunto ormai al decennale di sperimentazione nonchè alla quinta vendemmia, che ne fanno veri e propri fautori di un nuovo “illuminismo” territoriale. Così, dopo alcuni anni passati ad aggiustare il tiro, anche questo rosato prodotto da uve piedirosso sembra esprimersi con una veste nuova e, fatte le dovute proporzioni, decisamente appassionante. Dal colore buccia di cipolla, offre un naso piacevolmente floreale ed un gusto asciutto e delicatamente persistente, perfetto per chi vuole bere leggero ma non si accontenta per questo di bere vini bianchi. € 8,00

 Piedirosso dei Campi Flegrei 2008 Contrada Salandra, ci siamo occupati proprio nelle ultime settimane di questo piccolo produttore flegreo. Giuseppe Fortunato con la moglie Sandra iniziano finalmente a raccogliere i frutti tanto appassionatamente seminati negli ultimi anni. Dalle vigne in conduzione biologica di Cuma-Licola vengono fuori poche bottiglie di fresca e beverina falanghina nonchè di questo sorprendente e delizioso piedirosso: ai più, il colore rubino-granato ricorderà subito i pinot nero dell’Alto Adige ma il naso timbrato da nuances floreali e così marcatamente minerali è assolutamente figlio della sua terra flegrea. Un rosso da spendere a tutto pesce giocando intelligentemente con la temperatura di servizio, da comprare e bere e da serbare per le prossime migliori occasioni dove leggerezza ed unicità siano argomenti topici. € 10,00

 Piedirosso dei Campi Flegrei Agnanum Viticoltori Moccia, bere i vini di Raffaele Moccia è come succhiare dal seno di una mamma, dove il vino sta al latte e il seno per i Campi Flegrei. Non poteva chiudersi altrimenti questa carrellata dedicata a “bere il territorio flegreo”, un invito che ci sentiamo di fare, oggi più che mai, con la consapevolezza che questa terra sia veramente capace di stupire i suoi avventori, anche i palati più esigenti, con vini – questi vini – straordinariamente evocativi e di qualità indubbiamente superiore. Il per e’palummo di Raffaele è un vino delizioso, che offre un colore purpureo, vivo, caratterizzato da buona concentrazione; Al naso, superate le prime note di evidente riduzione, in molti casi una caratteristica peculiare del varietale, dei vini di Raffaele in particolare, già dopo qualche minuto si riescono ad apprezzare un susseguirsi di sfumature piuttosto invitanti che evidenziano un frutto polposo e speziato, quasi terroso. In bocca è fresco, asciutto, avvincente ed avvolgente pur rimanendo sempre leggiadro e godibilissimo dal primo all’ultimo sorso. Una scoperta per taluni, la storia per altri. € 10,00

I prezzi sono indicativi e riferiti a quelli probabili in enoteca, rilevati non più di due settimane fa. ( A. D.)

Napoli, Campi Flegrei Piedirosso Agnanum 2009

3 novembre 2010

Conosco Raffaele Moccia da oltre un decennio, ho camminato a lungo con lui ogni palmo della sua vigna ad Agnano, alle pendici del cratere spento degli Astroni; esperienza per certi versi cruda, per la fatica che impieghi a farlo ma soprattutto per il rammarico nel constatare come molti altri non hanno saputo, come lui, conservare la vigna preferendogli invece cemento e lamiere come se piovessero dal cielo.

Dai declivi dei terrazzamenti ti accorgi quanto duro lavoro serva qui per portare avanti la vite, in un lembo di terra letteralmente strappato alla periferia napoletana e chissà a quale scempio condonabile; ogni due passi nel risalire la collina sono più o meno un metro netto regalato alla natura, un gesto del tutto estraneo al contesto che gli scorre velocemente sotto il naso. I rumori assordanti di uno dei quartieri più popolosi di Napoli sono ad un tiro di schioppo, ma risalendo la china, una volta arrivati qui, appaiono quasi del tutto assorbiti dal moto lento che la natura stessa esige ed impone.

Tre ettari e mezzo strappati alla città dicevamo, piantati perlopiù a piedirosso – qui per tradizione detto per e’palummo – e falanghina per la parte che interessa la produzione vinicola di Agnanum; ma, qua e là tra i filari, alcuni dei quali ultra centenari, non mancano altre varietà a bacca bianca tradizionalmente presenti, in maniera certamente minore, su tutto il territorio flegreo, come la catalanesca, la biancolella e la gesummina, utilizzate però in questo caso dal papà di Raffaele per suo ludico diletto. E poi l’immancabile marsigliese, vitigno a bacca rossa dalle origini certamente francesi (si paventa una somiglianza col Tannat), di sovente utilizzata altrove come “varietà tintoria”. La stessa, recentemente, pur in maniera solo ufficiosa, è stata fortemente valorizzata dal buon lavoro della famiglia Di Meo de La Sibilla della vicina Bacoli, che ne ha fatto, con il suo cru Marsiliano, un gran bel vino, rilanciando la prospettiva di un modo nuovo per leggere i Campi Flegrei con una scrittura pur estranea alla doc locale.

Il per e’palummo 2009 di Raffaele, giuro, sarà un vino sorprendente per molti, a patto però di armarsi di una santa pazienza certosina. Eh si, perché i vini di Agnanum, pur caratterizzati da una bevibilità unica, vanno aspettati a lungo, lasciati respirare, “aprirsi”, concedendogli cioè il giusto tempo di ossigenazione, a conferma di una storia agricola pregnante, un millesimo, questo 2009, particolarmente interessante in terra flegrea ed una artigianalità espressa al massimo dai particolari, con il piedirosso più della falanghina. Un vino dal colore purpureo, vivo, caratterizzato da buona concentrazione; il primo naso va lasciato sfumare, le prime note di evidente riduzione possono rappresentare in molti casi una caratteristica peculiare del varietale, ma già dopo qualche minuto si riescono ad apprezzare un susseguirsi di sfumature piuttosto invitanti, a tratti atipiche, che dopo poco tempo vanno evidenziando un frutto sì polposo ma soprattutto note speziate e terrose molto particolari, direi quasi ficcanti.

Mentre il naso va maturando una sua linearità a tempo debito, il palato non ha bisogno di lancette per lasciare traccia della sua essenza: è subito intenso, fresco, asciutto quanto basta, un vino avvincente ed avvolgente pur mantenendosi leggiadro e godibilissimo dal primo all’ultimo sorso, offrendo alle papille gustative un costante esercizio ricognitivo di un frutto integro e sempre in primo piano. Raffaè, a dire che buono è buono, anzi direi eccellente, ma niente niente ti sono scappati due o tre grappoli di marsigliese in questo piedirosso?


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