Posts Tagged ‘Amici di Bevute’

10 anni di Blog

3 marzo 2019

L’idea ci venne in mente una sera di primavera poco dopo il servizio di uno dei tanti appuntamenti con gli Amici di Bevute¤; era necessario lasciare traccia di quanto condiviso, degli appunti di degustazione, delle storie e delle persone¤, dei cibi e dei vini che ci piacevano e che andavamo a scoprire. Un diario enogastronomico vero e proprio, un po’ per ricordare, un po’ per guardare indietro e vedere da dove venivamo, come eravamo ma soprattutto se tutto quanto fatto avesse poi il senso che desideravamo.

Sono così trascorsi i primi dieci anni: c’è di tutto su queste pagine, ci sono ovviamente soprattutto gioie, qualche dolore, sorprese e speranze, le pause, tutte esperienze che ci hanno accompagnato con i sorrisi, le passioni, la grande voglia di raccontare che non abbiamo mai smesso di coltivare, quello spirito libero che ci aiuta a vivere questo nostro (piccolo) mondo che ogni giorno ci appare più circoscritto eppure l’unico che abbiamo da salvare, per salvare noi stessi. E quello che di buono c’è da mangiare e berci su.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Amici di Bevute® Professional|Viticoltura a Capri, visita all’azienda agricola Scala Fenicia

17 settembre 2014

Da tempo ne parlavo con Andrea, desideravo che i nostri ragazzi de L’Olivo e del Riccio potessero fare un giro in cantina con lui per capire meglio di cosa parliamo quando raccontiamo di viticoltura¤ a Capri.

Scala Fenicia - foto L'Arcante

Lunedì 22 settembre, nel primo pomeriggio saremo lì da lui per fare un giro in vigna, ascoltare la sua storia e bere un bicchiere di Capri bianco nella sua minuscola ma deliziosa cantina ai piedi della Scala Fenicia¤.

Azienda Agricola Scala Fenicia
Via Fenicia 15, 80073 Capri
081 838 9403
info@scalafenicia.com
scalafenicia.com

© L’Arcante – riproduzione riservata

22-23-24-25 Ottobre Duemiladodici. Il Viaggio…

17 ottobre 2012

Sabatino, quasi 20 anni al Palace, se ne va in pensione. Gennaro festeggia per il terzo anno di seguito i suoi 50 anni. Antonio, non so perché, ma ci sta bene. Luca s’è fatto il culo, come del resto un po’ tutti quanti noi quest’anno, lui però giusto quel poco in più che quando c’è si nota subito. Nando, eh Nando, ah sì, per grazia di Dio. Pino? Beh, Marianna gli ha preso 16, se lo merita, lui! Fabrizio, Gianni, Mimmo sarà un piacere enorme averli con noi. Francesco poi ci deve stare per forza, sennò…

Insomma, per farla breve, il 22 ottobre prossimo si parte e il 23, 24, 25 saremo da quelle parti (e altrove) tra vigne e cantine. A conoscere persone. Ce lo siamo meritato tutto. Sì, anch’io, sino all’ultima goccia!

Giugliano in Campania, si ritorna a Parlare di Vino

20 ottobre 2010

Con l’arrivo dell’autunno mettiamo subito in campo tutte le vecchie buone intenzioni per continuare a tessere quel filo diretto con la terra, i luoghi, le persone, che ci consentono, quotidianamente, di comunicare il vino con tutto l’amore possibile! Molte le iniziative in pentola, con Amici di Bevute riprenderemo presto a camminare le vigne e mettere su incontri conviviali da non perdere, da raccontare e ripetere all’infinito. Giovedì 11 novembre invece parte un nuovo progetto, itinerante, si chiama “Parlare di Vino”, ci porterà in giro a raccontare i grandi vini con parole semplici, perchè in un momento in cui si sente come non mai, nel mondo del vino in particolare, la necessità di scoprire, conoscere, capire pensiamo che tra i tanti un modo utile per farlo al meglio sia proprio quello di aprire – a tutti – quello scrigno meraviglioso che custodisce i grandi vini!

Questo il primo appuntamento in programma

Cellole, Falerno del Massico Camarato 2003

27 settembre 2010

L’annata 2003 è passata alla storia per l’incredibile andamento meteorologico, per un caldo torrido, fuori da ogni previsione che ha imperversato senza tregua sino a raggiungere, in alcuni frangenti della stagione, temperature assurde, condizione questa favorita anche dalla miserabile scarsità delle precipitazioni registrate. Tantè che i dati analitici pre-vendemmiali subito fecero, all’epoca, enorme scalpore, facendo sorridere molti, soprattutto coloro che ogni anno per compiacere un mercato sempre più smanioso di curve e rotondità erano costretti a “ravvedere” mosti poco concentrati ricorrendo a macchine infernali o quantomeno ad assumere a tempo determinato un enologo-prestigiatore; Per molti altri invece, il millesimo ha semplicemente consegnato agli annali almanacchi, vini surmaturi e privi di nerbo, e dove invece non cotti, marmellatosi, decisamente privi di carattere, destinati più semplicemente ad una vita piuttosto breve.

Il più grande piacere che può offrire una bottiglia di vino, oltre alla facile libidine dell’ebbrezza, è la scoperta, ancora più grande e deliziosa se inattesa ma soprattutto quando viene a conferma dell’idea che l’eccezione alla regola è un valore, semmai ne avessimo ancora dubbio, da non sottovalutare mai, anche di fronte a pregiudiziali così nitide, nel vino in particolar modo. Così è capitato a tiro, in una bevuta tra Amici di Bevute – rigorosamente alla cieca – un assaggio piuttosto atipico, in una batteria di una dozzina di campioni che volevano parlarci di aglianico e che invece ci hanno costretti a riflettere che forse sarebbe ora di rivedere certi precetti ovvero di rifarsi la bocca con il più classico dei blend campani, l’aglianico maritato al sempiterno misconosciuto piedirosso, interpretato in maniera eccelsa proprio dal Camarato di Villa Matilde.

Per gli amanti dei dati tecnici, il Camarato nasce nelle tenute di S. Castrese a Sessa Aurunca in provincia di Caserta, non lontano dalla cantina storica della famiglia Avallone a Cellole, sulla litoranea statale Domiziana. Qui i suoli sono di origine vulcanica con una buona dotazione di fosforo e potassio, i primi impianti sono stati fatti nel 1970, la loro collocazione altimetrica non supera i 150 mt. slm ed i ceppi sono stati piantati con non meno 4500 viti per ettaro, per l’epoca un gran passo avanti per il territorio. L’allevamento è a guyot e generalmente non si va oltre le sei gemme per pianta; Il mosto ottenuto viene lasciato in fermentazione con sue vinacce per circa 25 giorni, dopo la malolattica, il vino passa in legno, affina in barriques di rovere di Allier per almeno 12 mesi e successivamente in bottiglia per ancora due anni circa.

Il 2003 nel bicchiere, un vino per i posteri, dal colore granato appena aranciato sull’unghia, cristallino e vivo. Il naso è sottile e ficcante, il tempo ha concesso al piedirosso di venire fuori alla grande con tutta la sua eleganza, tutta la sua lineare, composta fragranza floreale passita, con in più un finale, lieve, dall’impronta terrosa, di cuoio e spezie fini ad infondere complessità e tipicità. In bocca è sorprendentemente sottile, l’ingresso è asciutto, pacatamente equilibrato, il primo sorso scivola via che è un amore, i successivi non hanno nemmeno bisogno di essere pensati. Un vino decisamente godibile, probabilmente per niente vicino alle annate precedenti e future e nemmeno alle aspettative di questo millesimo, ma capace, come detto, di smuovere la coscienza, quantomeno la nostra, e far parlare, parlare, parlare, e riflettere!

A Tramonti sotto l’acqua e col vento…in faccia!

10 marzo 2010

Metti un giorno a Tramonti, alcuni Amici di Bevute a camminar le vigne, a caccia di tintore. Non pensate però di ritrovarvi col solleone e con la sottile brezza della vicina Costiera Amalfitana a rinfrescarvi dal caldo: abbiamo preso tanta di quell’acqua e di quel freddo che nemmeno il capitano Findus se li può sognare!

Valichiamo il passo di Chiunzi in perfetto orario, sono circa le dieci e mezzo quando ci incontriamo a Tramonti; Lungo il viaggio, in macchina, con l’enologo Gerardo Vernazzaro abbiamo cercato di fare il punto della situazione, un preambolo necessario a prepararci all’incontro con un luogo e con dei vini necessariamente da vivere e bere qui per rendersi conto pienamente del valore e del significato che portano dentro di loro. Arriviamo a Tenuta San Francesco verso le undici, ci accoglie Gaetano Bove, inizia a piovere a dirotto, si alza un vento freddo, gelido e ficcante, ci spostiamo nella piccola cantina dove il mentore del Per Eva ci racconta la sua storia, la sua vocazione fortemente motivata da origini indelebili e del progetto dell’azienda che senza dubbio sarà in futuro il passpartout per far arrivare Tramonti ed i suoi vini in tutto il mondo. Riusciamo, dato i tempi strettissimi, a “sentire” solo due vini curati dall’enologo Carmine Valentino, che nel frattempo ci ha raggiunti nella piccola bottaia. E’ Iss 2007, tintore in purezza che uscirà però sul mercato solo dopo l’estate ed il 4 spine 2007. Non possiamo, ahinoi, accettare l’invito di Gaetano a rimanere a pranzo, ci aspetta di lì a pochi minuti, Gigino Reale a Gete.

Arriviamo così all’Osteria Reale, Luigi detto Gigino ci aspetta con il fratello nell’accogliente sala del ristorante di famiglia preparata per l’occasione per intrattenerci (finalmente al caldo) per la verticale del suo tintore, fuori continua a piovere, a tratti a neve, ed il freddo è ancora più incisivo data l’altitudine. Il senso dell’ospitalità che amano profondere certe persone è impagabile, come il senso di un vino, il Borgo di Gete che è un patrimonio affettivo prima che storico di uno dei luoghi più suggestivi della Costa d’Amalfi.

Così lo abbiamo inteso condividendolo con due persone eccezionali, e Gigino in particolare ci è apparso una di quelle persone che non smetteresti mai di invitare a casa tua, tale è la sua spontaneità, tale la sua capacità di interazione che da Tramonti e dal tintore ci siamo ritrovati all’improvviso persi tra Silvia Imparato, i giornalisti e finti tali e le poche regole che non debbono mai mancare nei rapporti umani, tra cui il rispetto delle persone innanzitutto. Così tra l’ottima mineralità dell’Aliseo e l’occhietto ammiccante del Cardamone ci siamo deliziati con tutte le annate dal 2005 al 2009 del Borgo di Gete, tracciando una prima linea caratteriale, a dir poco sorprendente, di questo intrigante vitigno autoctono di Tramonti tutto da scoprire.

Abbiamo certamente sforato con i tempi, ma poco importa, ci lasciamo Gete alle nostre spalle e ritorniamo giù per andare a dare una occhiata alla cantina Monte di Grazia di Alfonso Arpino, lungo la strada una sosta, doverosa, al vigneto “Madonna del Carmine” dove è letteralmente “da lacrime” ammirare le decine di viti ultracentenarie di tintore che s’intrecciano a raggiera a disegnare un paesaggio fantastico, certamente fuori da ogni regola vitivinicola sostenibile e fuori da ogni esperienza-ricordo vissuti sino ad oggi. Continua a piovere a dirotto, continua a fare un freddo tagliente, sembra quasi che il tempo ci metta alla prova. Risalire però quest’altro lembo di costone ci lascia ammirare una cartolina di una suggestione unica, adesso la vista sull’areale è praticamente assoluta, l’acqua ha reso incredibilmente splendente il verde delle colture di sovescio che riluccicano ai piedi dei grossi tralci di vite che disegnano traiettorie apparentemente senza mete ma che invece consegnano un colpo d’occhio, geometrico, folgorante, inimmaginabile.

Vorrei poter conferire con il sindaco di Tramonti per lasciargli capire, se ce ne fosse mai bisogno, dell’inestimabile patrimonio che si ritrova tra le mani la sua comunità e sensibilizzarlo invece, urgentemente, anche costringendolo in qualche modo, a rimuovere l’ammasso di ferraglie (materiale di risulta, auto dismesse, baracche) che fanno da sfondo, ahimè, a tutto questo bel vedere. In cantina Gerardo Vernazzaro, con cui abbiamo messo su questo appuntamento, ci lascia assaggiare l’ultima vendemmia dei vini di Alfonso, dapprima il freschissimo Monte di Grazia bianco, poi il delizioso rosato ed infine il tintore, davvero impressionante in questa fase il colore inchiostro, il naso variegato e l’imprinting gustativo semplicemente superbo.

Ci spostiamo poi a casa degli Arpino, nel centro storico di Tramonti dove ci attende la signora Anna, col focolare acceso ed alcune prelibatezze che però mangeremo solo dopo la storica verticale di Monte di Grazia rosso, dalla primissima annata 2003 sino all’ultima già in bottiglia, il 2008, che avrà però ancora un paio di anni da maturare prima di vedere la via del mercato. Tutto questo però è un’altra storia, che riprenderò a breve.

Un ringraziamento agli Amici di Bevute che ci hanno seguito, con Gerardo Vernazzaro, in questa bella avventura piovosa, fredda ma forse proprio per questo particolarmente suggestiva, unica nel suo genere (speriamo!). Un ringraziamento infinito a Gaetano Bove e alla sua famiglia, al grande Gigino Reale (!) e al dott. Alfonso Arpino, la moglie Anna e la figlia Olivia: certe volte riusciamo ad essere molto rumorosi, ma solo con le persone che stimiamo particolarmente!

Una giornata (bagnata) a Masseria Felicia: scoprire e capire il vino con gli Amici di Bevute

1 febbraio 2010

Niente e nessuno ci fermerà! non siamo certo dei sovversivi ma amiamo talmente tanto camminare le vigne che questo è il solo motto che conosciamo per non perderci davanti ad una giornata cupa e grigia e piovosa come non mai nelle ultime settimane. Ci stava aspettando!

Ci riuniamo di prima mattina, qualcuno ci raggiungerà strada facendo, direzione Sessa Aurunca alla scoperta della piccola e deliziosa azienda della famiglia Brini, Masseria Felicia, ai piedi del versante nord del monte Massico, quello, per intenderci, che guarda verso la provincia di Latina. Il cammino è un po’ a rilento, la pioggia, in certi tratti particolarmente incessante non ci aiuta a rimanere a vista, così qualcuno, più o meno inconsciamente arriva sino a Caianello prima di accorgersi di aver superato l’uscita autostradale di Capua da almeno 15 chilometri: e vabbuò, so cose che capitano.

Ci accoglie, sotto la pioggia, Maria Felicia e ci accompagna subito al tepore del camino acceso nel salotto di casa. Invadiamo, ma solo per qualche minuto lo spazio giochi della piccola Alice, che ci osserva con occhi vispi mentre tra una tirata di orecchie al dinosauro ed un bacio all’orsacchiotto del cuore aiuta la nonna Giuseppina a preparare la tavola per la ricca colazione che ci attende alla fine della visita in cantina, non prima però di una scarpinata tra le vigne. Sotto la pioggia, naturalmente. Ci raggiungono frattanto il papà di Maria Felicia, Sandro e l’enologo Vincenzo Mercurio che ci teneva particolarmente ad essere presente per darci ampia descrizione del particolare lavoro progettuale condotto qui a Terenzano con l’agianico ed il piedirosso dell’azienda della famiglia Brini. “Sono vini sorprendenti, l’aglianico qui acquisisce una forza capace di farlo sopravvivere per una intera generazione, e senza intervento alcuno in cantina se non quello di preservazione delle sue peculiarità”. 

Sandro Brini ci racconta dell’inizio, di quando, siamo nei primi anni novanta, con la moglie decisero di dare il via alla ristrutturazione del casale che oggi ospita la loro casa, la cantina e sotto la quale fu ritrovato un antico cellaio dove oggi riposano le vecchie annate destinate alla memoria liquida del falerno di Masseria Felicia. “Anni entusiasmanti, a tratti vissuti da incoscienti, ma il richiamo della propria terra, della propria storia, delle proprie radici diveniva ogni giorno sempre più forte. Così come forte è il legame che traspare dall’assaggio dei vini e la terra che interpretano, tra il Falerno Ariapetrina 2004 straordinariamente succoso di frutto e l’Etichetta Bronzo 2006, il cru di casa, duro e puro come le mani intrise di terra e calli di papà Sandro e la stessa Felicia, che mai si è sottratta alle fatiche della campagna. Un legame solidissimo come la longevità del Falerno ’99 regalatoci in degustazione prima del saluto, la prima annata, il principio di tutto,  mai commercializzata, eccezionalmente austero e destinato ancora a lunga vita. Assaggiamo, grazie al nulla osta del buon Mercurio, anche il Rosato di aglianico 2009 di prossima uscita del quale parlerò a breve, anch’esso fuori dagli schemi, tenue sì, ma dal carattere inconfondibile, lo stesso che appare delinerare costantemente il profilo dei vini di Masseria Felicia, vivacità e freschezza sui generis per vini non obbligati a concedersi immediatamente, ma sinceri e schietti come l’aria che tira alle pendici del monte Massico da questa parte del versante. Ci spostiamo in salotto, il focolare ci attende, scambiamo quattro chiacchiere, distintive come sempre, con Vincenzo, poi mamma Giuseppina ci guida nella degustazione degli oli extravergini, prodotti esclusivamente dagli olivi della masseria e franti per gentile concessione dalla rinomata Badevisco proprio qui a Sessa Aurunca, garanzia di qualità superiore: uno è composto da diverse cultivar, leccino e sessana su tutte,  l’altro invece è in purezza da varietà Itrana, quest’ultimo davvero buono, superlativo per fragranza ed equilibrio.

Fuori la pioggia continua a battere incessantemente, il vento pare rifuggire  i filari spogli che s’intravedono dalle grandi vetrate, dentro c’è solo il calore, c’è n’è ormai abbastanza da rimanerne succubi, le buone cose messe in tavola ci hanno dato il giusto sostegno morale e supporto, per così dire tecnico, ai deliziosi nettari bevuti. Grazie di cuore alla famiglia Brini, per averci regalato questa bellissima mattinata e lasciatoci immaginare come eravamo per continuare a sognare come dovremmo essere.

Qui tutte le foto a cura dell’amico Giovanni Lamberti.

Qui la resentazione del breve viaggio nell’Ager Falernus: la storia, la d.o.c., i vini.

Qui la passione di Antonio Papa nell’azienda di famiglia a Falciano del Massico.

Qui invece l’esperienza di Tony Rossetti, produttore a Casale di Carinola con l’azienda Bianchini Rossetti.

Falciano del Massico, Campantuono 2006 Papa

27 gennaio 2010

E’ domenica mattina, una di quelle chiare di luce ma fredde solo come certi inverni sanno regalare, il sole non ne vuole sapere di svelarsi così i colori rimangono radenti il grigio, aspettando mezzogiorno. Ci incontriamo con Antonio Papa sull’uscio dell’enoteca, con lui abbiamo pensato di mettere su questo piacevole happening domenicale offrire ai tanti amici di bevute ed appassionati di vino un approccio, per così dire primitivo, al Falerno del Massico: la voglia di scoprire questa piccola quanto sorprendente realtà vitivinicola è tanta, e si svelerà di qui a poco una vera e propria perla enologica campana, da salvaguardare, promuovere, comunicare con tutto l’amore possibile.

Lo stesso amore per la propria terra che sembra scorrere con lo scivolare dei vini nei bicchieri, che si sente risuonare nell’aria con le parole che Antonio dedica con profonda perizia alla dissertazione storica del Falerno e della terra che ne ospita i fasti e dei popoli che ne hanno esaltato, nei secoli, i pregi. Verità storiche e leggende metropolitane, argomentazioni agronomiche specifiche ed etica produttiva (non senza un confronto sincero), tutti chiarimenti necessari per contravvenire anche alla grande confusione (in particolar modo per il consumatore medio) che regna incontrastata quando si parla di Falerno usando per esempio parole improprie quale tipicità, in virtù del fatto che fondamentalmente è lo stesso disciplinare a smentirla fattivamente, consegnandoci vini profondamente diversi di area in area e di vitigno in vitigno, con i comuni a sud del monte Massico prevalentemente piantati a primitivo e quelli a nord, che affacciano cioè sul Garigliano piantati specularmente con aglianico e piedirosso.

Il Campantuono 2006 nasce da sole uve primitivo, il vigneto è collocato nella parte più alta della tenuta di Falciano chiamata appunto “Campo di Antonio”, è completamente piantato a guyot e gestito in maniera dogmatica, con una resa in uva che difficilmente supera il chilo per pianta; Rimane il fuoriclasse di casa Papa nonostante la buona riuscita del secondo cru aziendale, il Conclave, e l’appetito Fastignano passito che però appare in scena solo nelle migliori annate. E’ un vino decisamente importante, delinea di se stesso un profilo altisonante già al primo approccio: il colore è nero, profondo, lasciandolo attraversare dalla poca luce che ne pervade la profondità si riesce ad intuire appena qualche sensazione viola inchiostro. E’ compatto e consistente. Il primo naso è un effluvio di sentori floreali e fruttati maturi che inseguono e sono seguiti costantemente da note eteree, dolci sensazioni speziate e note balsamiche sottili ed eleganti. E’ dapprima succoso di mora e di visciola, profuso di cannella, tracce iodate e sul finale, dolcissimo, si offre con sentori di cioccolato e liquerizia. In bocca è secco, potente, il frutto è quasi masticabile, acidità, tannino e glicerina sono ben legati, fusi ad unisono regalando una beva decisa ma sostenibile, almeno sino al terzo bicchiere. Solo sul finale di bocca la nota alcolica ritorna dirompente, non senza frutto, non senza, quindi, quella fondamentale corrispondenza gusto-olfattiva, leggi piacevolezza, che a vini come questi non deve mai mancare per non risultare stucchevole e stancante. Sul Piccione glassato dell’amico Oliver Glowig.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Sessa Aurunca, sabato 30 Gennaio: Amici di Bevute in visita da Masseria Felicia

24 gennaio 2010

AMICI di BEVUTE

 Viaggio al centro dell’autoctono

Sabato 30 Gennaio 2009 ore 9,00

visita presso l’azienda MASSERIA FELICIA

“In conclusione, un grande vino, un rosso che ha fatto storia, un’azienda commovente per l’unità familiare, la determinazione ad andare avanti, la serietà della conduzione in vigna e in cantina”. (Luciano Pignataro)

Masseria Felicia è situata alle falde del monte Massico, tra le antiche Suessa e Sinuessa (oggi Sessa Aurunca e Levagnole) in prossimità della Via Appia e dell`antico Ponte Aurunco. Appena 5 ettari di terreno, di cui 3 coltivati a vigneto e 2 ad oliveto. L`azienda ha sede in un casale degli inizi del `900, ristrutturato nel pieno rispetto della sua forma originale e davvero suggestivo agli occhi dell’avventore di turno. Le uve, tutte di proprietà subiscono procedimenti produttivi estremamente curati, l`invecchiamento dei vini avviene nella cantina interrata, scavata nel tufo. Il trasporto tra i locali sottostanti della lavorazione alle barrique avviene per caduta, senza l`ausilio di alcuna pompa così da evitare inutili stress al vino. L`azienda è condotta personalmente dalla proprietaria Maria Felicia Brini che si avvale della consulenza enologica di Vincenzo Mercurio.

L’evento è a numero chiuso di partecipanti, organizzato, promosso e condotto da L’Arcante Enoteca e Masseria Felicia gratuitamente, pertanto è richiesta la prenotazione per tempo.

Muoveremo da Pozzuoli con mezzi propri, per chi volesse rimanere il loco per il pranzo (da comunicare all’atto della prenotazione) è possibile usufruire di una particolare convenzione presso il caratteristico ristorante, situato nel centro storico di Sessa Aurunca, La Vecchia Dogana della famiglia Bencivenga.

Prenotazioni esclusivamente a:
L’ARCANTE ENOTECA
Via Pergolesi, 86 Pozzuoli
Tel. 081 303 1039
larcante@libero.it

 

MASSERIA FELICIA
Loc. San Terenzano
Fraz. Carano di Sessa Aurunca
Sessa Aurunca (CE)
www.masseriafelicia.it
info@masseriafelicia.it
Tel. 0823 935095
RISTORANTE LA VECCHIA DOGANA
Corso lucilio, 194
81037 – Sessa aurunca (CE)
Tel. 0823 936546

Album: a caccia di emozioni, da condividere

13 gennaio 2010

Diario di una Bevuta, tutte le date di Gennaio

6 gennaio 2010

 

DIARIO di una BEVUTA, ecco il programma settimanale di questo primo scorcio 2010 anch’esso da vivere all’insegna del grande vino da conversazione (come è stato per lo scorso mese di novembre), quel vino cioè capace di raccontare se stesso attraverso ogni singolo sorso. Luoghi, persone e memorie che fanno di alcuni vini grandi ed esclusivi nettari d’autore.
  • SABATO 9 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Contea di Sclafani Rosso del Conte 2003 Tasca d’Almerita
  • ticket di partecipazione di €ur 12,00
  •  
  • LUNEDI’ 11 GENNAIO ore 19.30 – 21.30
  • Group Wine Taining  – blind panel test –
  • ticket di partecipazione: da definire 
  •  
  • GIOVEDI’ 14 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2004 Tenuta Lodola Nuova
  • ticket di partecipazione di €ur 12,00
  • SEGUE: AMICI DI BEVUTE – PerCorso di Degustazione
  • VENERDI’ 15 GENNAIO ore 20.30
  • Con GROTTA DEL SOLE al TIFF PizzaCaffè di Pozzuoli
  • ticket di partecipazione di €ur 40,00 
  • more info:  TIFF Pizza Caffè 081 855 54 95
  • oppure 081 804 25 66
  •  
  • SABATO 16 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Aglianico del Vulture Don Anselmo 2005 Paternoster
  • ticket di partecipazione di €ur 12,00
  • GIOVEDI’ 21 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Brunello di Montalcino 2003 Tenute Silvio Nardi
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • VENERDI’ 22 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Saint Estephe 2000 Chateau Phelan Segur 
  • ticket di partecipazione di €ur 16,00
  • SEGUE: AMICI DI BEVUTE – PerCorso di Degustazione
  •  
  • SABATO 23 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Torgiano rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio 2003
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • GIOVEDI’ 28 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Toscana rosso Giorgio I 2006 Fattoria La Massa
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • VENERDI’ 29 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Roccamonfina rosso Gladius 2006 Tenute Adolfo Spada
  • ticket di partecipazione di €ur 10,00
  • SEGUE: AMICI DI BEVUTE – PerCorso di Degustazione
  •  
  • SABATO 30 GENNAIO ore 19.30 – 20.30
  • Langhe rosso Darmagi 2001 Gaja
  • ticket di partecipazione di €ur 18,00
conduce le degustazioni Angelo Di Costanzo

Comunicare il vino, con tutto l’amore possibile.

Noi? Solo dei buoni Amici di Bevute

5 dicembre 2009

Guardatela bene questa foto, ve la presento: c’è un ristoratore, un sommelier, una giornalista, un’enologo, cinque produttori di vino; c’è, ma non si vede, l’entusiasmo di esserci, di raccontare, di stare tra le gente. Non l’entusiasmo di ognuno di questi sorrisi, quello può apparire scontato, dovuto, essenziale, ma quello che si respirava nell’area, da vivere in prima persona, da cavalcare senza paura come si fa con un’onda e con la propria tavola da surf, quello che si costruisce con anni di storia, di mani sporche di terra e camicie e mani imbrattate di vino, polpastrelli consumati dalla ricerca della migliore materia prima e dal lavoro ai fornelli¤.

Nessun professore tra noi, nessun sermone, nessuna degustazione tecnica da sfoggiare, solo tanta ma tanta voglia di raccontare, di essere tra la gente con la gente, con i nostri avventori, giammai clienti, amici di bevute che hanno voglia di scoprire e capire il vino (ed il cibo) e le sue origini attraverso persone che il vino ed il cibo lo fanno, lo sanno fare e raccontare. Ecco perchè con Giulia¤ abbiamo pensato a questo evento, perchè Vincenzo Mercurio¤ dopo tanti anni di duro lavoro ed esperienza da vendere ha saputo raccogliere la sfida di scoprire e capire altre realtà, di sondare i tanti, diversi, complessi terreni sui quali si muove il vino in Campania, dal Cilento al Massico, dai Campi Flegrei al Taburno sino all’amata e profondamente conosciuta Irpinia.

Questo è stato Viaggio al centro dell’autoctono¤, come l’abbiamo pensato, questo è quello che vogliamo intraprendere per lasciare alle persone, liberamente ispirate da ciò che hanno nel piatto e nel bicchiere, seguite appassionatamente, di decidere qual’è il proprio vino, quali le emozioni ed il piacere più vicino alle proprie aspettative. La scuola, la didattica, l’insegnamento lo lasciamo volentieri agli altri, noi? Noi siamo più semplicemente Amici di Bevute!!

P.S.: un ringraziamento particolare, accorato, sincero a Rosanna Petrozziello e Giancarlo Favati, Maria Felicia Brini, Paolo Cotroneo, Tommaso Babbo e Cantina Barone e non ultimo Vincenzo Mercurio per averci dato la possibilità di creare questa bellissima serata qui nei Campi Flegrei, qui raccontata da Marina Alaimo sul sito dell’amico Luciano Pignataro.

 

Sant’Agata de’Goti, Mustilli

24 novembre 2009

Vigneto di Falanghina dove nasce il Vigna Segreta di Mustilli

Vecchie bottiglie, memoria storica liquida della famiglia Mustilli

Femminella di Falanghina, la vendemmia ha già avuto il suo corso

Solo i grappoli più sani vengono portati in cantina, il buon vino nasce così

 

Diario di una Bevuta, tutte le date di Novembre

18 novembre 2009
 

 

DIARIO di una BEVUTA, ecco programma settimanale del mese di novembre all’insegna del grande vino da conversazione, quel vino cioè capace di raccontare se stesso attraverso ogni singolo sorso. Luoghi, persone e memorie che fanno di alcuni vini grandi ed esclusivi nettari d’autore.
  • SABATO 28 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Franciacorta cuvèe brut s.a. Bellavista
  • ticket di partecipazione di €ur 12,00
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  • VENERDI’ 27 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Taurasi Macchia de’Goti 2004 Antonio Caggiano
  • ticket di partecipazione di €ur 12,00
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  • GIOVEDI’ 26 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Amarone della Valpolicella 2004 Tommasi
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • MERCOLEDI’ 25 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • A.A. Pinot Nero Schweizer 2004 Franz Haas
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • MARTEDI’ 24 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Aglianico del Vulture Rotondo 2005 Paternoster
  • ticket di partecipazione di €ur 12,00
  • SABATO 21 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Champagne Cuvèe “D” n.m. Devaux
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • VENERDI’ 20 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Turriga 2000 Argiolas
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • GIOVEDI’ 19 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Terra di lavoro 2006 Galardi
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • MERCOLEDI’ 18 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Nuits S. Georges 2006 J. Drouhin
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • MARTEDI’ 17 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Chianti Classico La Selvanella 1995 Melini
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • SABATO 14 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Vino Nobile di Montepulciano Asinone 2006 Poliziano
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00
  •  
  • VENERDI’ 13 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Degustazione gratuita dei vini della Tenuta Adolfo Spada, seguirà cena-Degustazione presso il Ristorante Il Rudere
  • ticket di partecipazione di €ur 38,00
  •  
  • GIOVEDI’ 12 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Saremo a Battipaglia, alla “Fabbrica dei Sapori” Verticale Bocca di Lupo 2006 – 2004 – 2003 – 2001 Tormaresca per AGLIANICO&AGLIANICO 2009
  •  
  • MERCOLEDI’ 11 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Faro Palari 2005 Palari
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00 
  • MARTEDI’ 10 NOVEMBRE ore 19.30 – 20.30
  • Amarone della Valpolicella 2005 Zenato
  • ticket di partecipazione di €ur 14,00

conduce le degustazioni Angelo Di Costanzo

Comunicare il vino, con tutto l’amore possibile.

AMICI DI BEVUTE, perCorso di degustazione

13 novembre 2009

A tutti il meritato (non tanto) attestato goliardico di partecipazione

alcuni partecipanti ad uno dei perCorsi da noi promossi, con tanto di attestato goliardico.

“II vino” è un argomento ricchissimo di storia, di tradizione, soggetto a continue sperimentazioni e dunque in continua evoluzione: conoscerlo rappresenta un momento emozionante per la scoperta della cultura materiale e per il risveglio di gusto e olfatto, i nostri sensi più intorpiditi. Questo viaggio è rivolto ai tanti che di se stessi dicono “di vino non capisco nulla, ma vorrei conoscerlo meglio”, ed è un’introduzione teorico-pratica al mondo del vino: i processi produttivi, le nozioni essenziali della viticoltura, la vinificazione, e soprattutto il linguaggio e gli strumenti più semplici per apprezzarne la degustazione. Ogni incontro è finalizzato a trasferire a coloro che vi partecipano il maggior numero di informazioni a riguardo del vino e dei suoi luoghi di origine; segue una degustazione di prodotti di diverso stile e tipologia, strettamente collegati agli argomenti trattati nella serata.

La base di lancio è la bottiglia di vino, scoprire e capire ciò che si sta bevendo fino alla sua origine, la coltivazione, il processo produttivo, la commercializzazione, il servizio; L’apprezzamento del colore, del profumo e del gusto sino ad eventuali abbinamenti; insomma, un ciclo di appuntamenti per entrare con piacevole leggerezza e competenza nel mondo del vino.

L’ISCRIZIONE DA DIRITTO A:
• 6 appuntamenti  TEORICO-PRATICI
• 1 appuntament0 TEORICO-PRATICO in una azienda Vitivinicola Campana.
• TACCUINO PER GLI APPUNTI DI DEGUSTAZIONE
• 18 VINI DIDATTICI IN DEGUSTAZIONE.
• Il memorandum “IL VINO,IMPARIAMO A CONOSCERLO”.

Terre del Principe, la favola del Pallagrello

10 novembre 2009

L’inverno quest’anno è stato assai rigido e ci ha consegnato tanta di quella pioggia che in certe giornate ci siamo sentiti quasi presi “a secchiate”; noi al sud, non siamo proprio abituati e nonostante tutti ci bombardano con il cambiamento climatico ormai in atto da anni proprio non riusciamo a farne a meno di lamentarci quando il sole non è lì, bello alto e caldo tanto da scaldarci dentro ed aprirci ai meravigliosi scenari fatti di mare e di terra che si stagliano lì all’orizzonte.

A. d. B. da TERRE DEL PRINCIPE 019

Oggi siamo stati fortunati, abbiamo beccato una giornata meravigliosa, non certo di solleone ma tanto bella e solatìa da consegnarci una decina di ore in aperta campagna in terra di lavoro come non capitavano da settimane, contornate dalla deliziosa ospitalità di Peppe Mancini e dalla straordinaria passione di Manuela Piancastelli profuse in quel di Terre del Principe .

Castel Campagnano è un luogo ameno, un angolo della provincia di Caserta che sembra lontano anni luce dalla calca senza freni del circondario della maestosa Reggia, chiuso come a proteggerlo dal Taburno da un lato, dal Matese dall’altro fatto di campi d’olivo e di vite e qua e là residenze di campagna che solo negli ultimi anni sembrano riprender vita. A camminar per queste stradine si respira subito la ruralità di questi luoghi, dai contadini quasi tutti ultrasessantenni che bazzicano sui trattori d’antan sù per i terreni ripidi e non manca di incontrare nel poco traffico tra un incrocio e l’altro vecchi carretti trainati da cavalli con carichi di verdure ed ortaggi diretti chissà dove.

Ci accoglie Manuela che assieme ai suoi due deliziosi cani Ortole e Pallagrella ci conduce all’atrio della bellissima cantina, contornato da vecchi tralci di viti interrotti qua e là dai vari riconoscimenti ricevuti dai vini aziendali in questo primo scorcio di vita e da una piccola teca dove troneggiano alcune bottiglie di “Vino Pallarello” e “Vino Spumante di Pallagrello” dei primi del Novecento: un segno tangibile del grande valore storico dell’ostinato lavoro di Peppe Mancini avviato nei primi anni novanta nella riscoperta e valorizzazione di questo vitigno ma anche del casavecchia, oggi espressioni altisonanti di un’altra viticoltura campana non più appannaggio, tra gli altri, solo di vitigni quali l’aglianico, il piedirosso, il fiano ed il greco.

Ci avviamo con Peppe in campagna a camminare le vigne, visitiamo dapprima vigna Piancastelli, appena 3 ettari rilevati da Manuela quasi come pegno d’amore appena dopo il loro incontro, impiantato a casavecchia e pallagrello nero con sistema guyot che confluiscono poi nel cru omonimo aziendale che esce solo nelle annate straordinarie e del quale ad oggi si annoverano solo le annate 2004 e 2005, quest’ultimo davvero di grande slancio interpretativo di una vendemmia non certo facile. Proprio di fronte vi è il vigneto Sèrole, un ettaro di pallagrello bianco destinato alla produzione del cru omonimo dove la polposità del frutto incontra il pregiato legno di rovere per un vino dal taglio ammaliante e coinvolgente.

Ci spostiamo in località Monticello dove vi è la parte più grande dei vigneti di proprietà, circa 7 ettari di filari questa volta impiantati con il sistema tradizionale della “pergola casertana” che contrariamente alle comuni convinzioni, ci dice Peppe Mancini, “se curato perbene in vigna e non sovraccaricato di frutti riesce a dare risultati addirittura superiori al guyot, almeno questi sono i riscontri che anno dopo anno cogliamo dalle vendemmie”. A guardare il panorama che si staglia dinanzi si apre uno scenario davvero suggestivo, siamo posti proprio di fronte dove sorge fisicamente, di là della vallata, la cantina maestosamente sovrastata in lontananza dal Matese con le cime innevate e con alle nostre spalle l’altrettanto maestoso monte Taburno, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal fiume Volturno oltre il quale la provincia inizia ad essere Benevento. Che magnifica terra!

Ritorniamo in azienda dove ci attende “il pranzo di Carnevale” magistralmente preparato da Maurizio, fratello di Manuela, a suo tempo chef e patròn, siamo nella seconda metà degli anni novanta, de “La Vineria del Mare” a Pozzuoli, locale antesignano dei moderni winebar lasciato poi per approdare alla “Tavola del Principe” per deliziare gli ospiti dell’azienda con le sue preparazioni; qui ci lasciamo rapire dal racconto di questa favola d’amore, nata per caso mentre Peppe Mancini cercava suffragio alla sua riscoperta del Casavecchia e del Pallagrello e Manuela – forse la prima giornalista (Il Mattino) dedicatasi alla cronaca enogastronomica – era alla ricerca di nuovi slanci dell’agricoltura campana. Una storia moderna che racconta di come la terra ed i suoi frutti possano decidere l’avvenire di due persone che ad un certo punto della loro vita si impongono di lasciarsi tutto alle spalle per rinvigorire una storia antica e proiettarla nel futuro, ad oggi grazie ai loro vini, straordinariamente affascinante e che invito a non perdere mai di vista. Grazie di esistere!


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