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L’Ager Falernus, oltre duemila anni di storia sulla bocca di tutti, le degustazioni della Masterclass!

5 febbraio 2020

E’ stata una bellissima esperienza umana nonché di crescita professionale guidare la Masterclass¤ di Aspi Campania tenuta a Pozzuoli in collaborazione con il Consorzio ViTiCa, ente che Tutela i Vini D.O.C. Falerno del Massico¤, Asprinio di Aversa, Galluccio e le I.G.T. Terre del Volturno e Roccamonfina.

La storia ci ha sempre raccontato che il Falernum già in epoca romana veniva considerato vera e propria rarità enologica tanto dall’essere addirittura riconosciuto con ben tre sottodenominazioni a seconda della sua provenienza geografica. Era chiamato comunemente vinum Falernum tutto quello prodotto nell’Ager ma generalmente da vigne allocate in pianura; il Faustianum invece era quello tralciato nell’area appena pedecollinare mentre veniva riconosciuto Caucinum solo quello più prezioso, proveniente dall’alta collina.

A seconda poi delle caratteristiche organolettiche che tali vini esprimevano, vi era anche una distinzione per tipologia del tipo Austerum per i vini austeri e/o astringenti, Dulce se appunto dolci o Tenue quando leggiadri e beverini. Parliamo certamente di vini che avevano ben poco a che vedere con l’odierna qualità espressa in terra di Falerno, ma la particolare attenzione riservata a questo vino ci suggerisce quanto queste terre fossero già allora vocate alla viticultura e, per i palati di allora, apprezzati i vini qui prodotti.

Oggi, pur avendone ben chiari i confini della doc Falerno del Massico non è affatto semplice riassumerne per intero una zonazione efficace di tale territorio che, oltretutto, gravita attorno al massiccio del Monte Massico facendo sì che si passi da terreni pedemontani a collinari – con tutte le implicazioni pedoclimatiche, ndr -, sino ad arrivare letteralmente al mare. Alcuni riferimenti che possono però aiutarci a comprendere meglio ciò che provano a raccontare certe bottiglie che vanno in giro ci teniamo comunque a precisarli.

Nell’areale di Sessa Aurunca insistono circa 78 ettari denunciati alla doc, coltivati prevalentemente con Aglianico, Piedirosso, Falanghina e Primitivo; qui i terreni sono generalmente caratterizzati da tufo nell’interno, verso il vulcano spento di Roccamonfina e sabbia e limo verso la costa sino al mare.

Cellole conta 25 ettari coltivati con Aglianico, Piedirosso, Falanghina, Primitivo, qui i terreni sono sostanzialmente caratterizzati da sabbia e limo con alcuni tratti di origine alluvionale.

A Carinola e nei suoi dintorni insistono 26 ettari piantati con Aglianico, Piedirosso, Falanghina, qui il vigneto sembra essere più omogeneo su tufo e argille.

Falciano del Massico il vigneto doc conta circa 13,5 ettari votati a Primitivo, Barbera, Piedirosso, Falanghina, Moscato con terreni frammisti di argille, crete e limo, sabbie.

Infine Mondragone, con i suoi 8,5 ettari di Primitivo e Falanghina e le sue vigne che diradano sino a due passi dal mare, qui i terreni sono composti perlopiù da limo, sabbie con misto argille.

Una terra straordinaria quindi l’Ager Falernus che oggi potremmo così definire: di qua, a partire da sud-ovest, Mondragone, Falciano e, verso nord-est, Carinola. Di là, a nord, Cellole e poi Sessa Aurunca con le sue frazioni di Carano e Cascano verso est che si spingono fin su il vulcano spento di Roccamonfina. Ad ogni modo un territorio tutto da scoprire, da bere, ricordare a cominciare da questi sette nomi…

Falerno del Massico bianco Aurunco 2018 La Masseria di Sessa. Una piacevole scoperta questa splendida realtà del comune di Sessa Aurunca. In linea con i principi di produzione naturale qui il vino biologico viene prodotto in maniera rigorosa a partire da frutti sani e ricchi di materia viva, una coltivazione senza ammendanti chimici, utilizzando per i terreni solo compost aziendale, fino ad un processo di trasformazione che abbina gli antichi metodi con una modernissima tecnica di pressatura che utilizza gas naturale per l’estrazione del mosto tale da consentire la riduzione, e in alcuni vini, la totale assenza dell’utilizzo dell’anidride solforosa. E’ un Falerno nuovo, affianca alla Falanghina un piccolo saldo di Fiano, è luminoso, ampio al naso, caratterizzato dal candore del debuttante ma con tanta buona materia dentro. Farà la sua strada.

Falerno del Massico bianco Vigna Caracci 2016 Villa Matilde Avallone¤. La storia di Villa Matilde comincia negli anni Sessanta con Francesco Paolo Avallone, avvocato e appassionato cultore di vini antichi, che, incuriosito dai racconti di Plinio e dai versi di Virgilio, Marziale ed Orazio sul vinum Falernum, decise di riportare in vita il leggendario vino scomparso al principio del secolo scorso. Dopo anni di studio, individuò le viti che avevano dato vita al Falerno in epoca romana: pochi ceppi sopravvissuti miracolosamente alla devastazione della fillossera di fine Ottocento vennero così ripiantati, con l’aiuto di pochi contadini locali, proprio nel territorio del Massico, dove un tempo erano prosperati e fondò Villa Matilde.

Oggi l’azienda è guidata dai figli di Francesco Paolo, Maria Ida e Salvatore Avallone che con dedizione esclusiva proseguono il sogno e il progetto del padre raccogliendone l’importante eredità guardando ancora oltre. Vigna Caracci duemilasedici è il Falerno bianco, espressione di questo territorio che trova nella sostenibilità e nella ricerca la sua forza e la sua proiezione. Ha un colore oro luminoso, il naso è intriso di tante piacevole sensazioni balsamiche, fruttate, floreali, melliflue, con quel sorso sferzante e caparbio, sapido e lunghissimo.

Falerno del Massico rosso 1880 2016 Bianchini Rossetti¤. La famiglia Rossetti è qui da oltre tre generazioni, l’azienda produce oggi Falerno del Massico con le uve di proprietà provenienti perlopiù dalla collina di San Paolo, nel cuore di Casale di Carinola. In prima linea da circa un ventennio ci sono Tony Rossetti e l’instancabile Zio Francesco, artefici dell’ultimo rinnovamento aziendale. La filosofia è semplice e chiara: produrre vini di qualità nel rispetto del territorio. Non ricordiamo di questo vino una sola sbavatura, giunti alla decima annata assaggiata con il duemilasedici ci appare sempre in grande forma, dal colore rubino vivace e con un naso fierissimo, pieno di sottili sfumature che fanno dei due varietali Aglianico e Piedirosso espressione unica di questa terra!

Falerno del Massico Primitivo Conclave 2017 Gennaro Papa¤. Produttori storici a Falciano del Massico, nel versante che guarda a sud del Monte Massico, fin dal 1900 promuovono la coltivazione del vitigno Primitivo oltre al moscato e ad altri vitigni minori poi ammessi nel disciplinare doc nel 1988. Dal 1999 iniziano gli imbottigliamenti e la commercializzazione del Falerno del Massico doc Primitivo e la valorizzazione dei vitigni storici coltivati sulle colline a 300 mt s.l.m. e contestualmente iniziano un lavoro di ricerca assiduo che da nuova linfa al territorio e alla viticultura dell’areale. E’ un gran bel bere il vino di Antonio Papa, profondo e suggestivo, nel colore, nei profumi straordinariamente originali e nel sapore secco, morbido, caldo, avvolgente, sapido. Ne torneremo a raccontare più dettagliatamente.

Falerno del Massico Primitivo Primo Antico 2017 Cantina Trabucco. L’azienda di Nicola e Danilo Trabucco nasce nel 2003 nel piccolo comune di Carinola, alle pendici del Monte Massico con l’obbiettivo di produrre vini territoriali di pregio che possono esprimere in tutta la loro pienezza, la forza e l’eleganza del territorio d’origine. Primo Antico duemiladiciassette nasce con una idea precisa, quella di avvicinare al Falerno massicano bevitori seriali e a guardare il risultato nel bicchiere ci appare un messaggio chiaro ed inequivocabile, oltre che vincente!

Falerno del Massico rosso Etichetta Bronzo 2013 Masseria Felicia¤ – Sessa Aurunca. Camminare a passi lenti e brevi tra i filari e lasciarsi cogliere da un sorriso, quasi una smorfia della bocca che si trasforma in mezzaluna, e illuminare l’aria. Questa semplice azione che poi si è trasformata in abitudine, è quella che ha spinto Maria Felicia a viverci tra queste vigne e questi uliveti. Collocata alle falde del Monte Massico, eccoci dinanzi ad un Falerno del Massico di antica tradizione e nuova identità. Etichetta Bronzo duemilatredici è un rosso meravigliosamente squadrato, dal colore rubino profondo con delicate sfumature di alleggerimento sull’unghia del vino nel bicchiere. Il naso è ricco, subito verticale, parte sfrontato, accigliato, speziato, poi viene fuori l’amarena, la prugna, sentori di tabacco. Il sorso è slanciato, perentorio il tannino, tanto è caparbio che ti sembra quasi di masticarlo, ma lo perdi tra un morso e l’altro del frutto polposo e gaudente.

Falerno del Massico rosso E’ 2015 Torelle. L’azienda della famiglia Guardascione nasce nel 2009 con l’acquisto dei terreni, in località Torelle nel comune di Sessa Aurunca per intuizione di Emanuele. Era un agronomo e la sua più grande passione era la viticoltura. Dopo la laurea in agraria iniziò il suo percorso, prima con Pierpaolo Sirch presso Feudi San Gregorio, poi per qualche anno presso l’azienda cilentana De Conciliis. Nel 2010 piantò i primi 2,5 ettari di Aglianico e nel 2014 rilevó una piccola cantina nella frazione di Cascano, sempre nel comune di Sessa Aurunca, dove portò a termine la sua prima vendemmia allorché venne a mancare prematuramente all’età di soli 29 anni.

Giuliana, la sorella, a cui Emanuele ha provato a consegnare il testimone nonostante il troppo poco tempo a disposizione, ha subito raccolto con grande slancio l’eredità del fratello e continua a metterci l’anima nel portare avanti il loro sogno, rinverdire i fasti del Falerno. L’azienda produce oggi circa 12.000 bottiglie di vino con uve provenienti da vigneti coltivati in biologico proprio a ridosso del vulcano spento di Roccamonfina. Falé duemilaquindici non è ancora in commercio, è un Falerno dal sapore ancestrale, vivace e sfrontato al naso, vinoso, floreale, fruttato, quanto sottile e saporito al palato. Ci ha aperto gli occhi su un’altra splendida realtà dell’Ager da tenere d’occhio nei prossimi anni. Ci torneremo su.

Leggi anche Piccola guida ai vini Falerno del Massico Qui.

© L’Arcante – riproduzione riservata

 

Scauri, lunedi 11 luglio c’è Falerno Première

3 luglio 2016

L’estate porta con se sempre uno spirito nuovo, ecco una gran bella iniziativa da non perdere per tutti gli appassionati di vino!

Falerno Première

Si chiama Falerno Première, è un progetto nuovo e ambizioso, che prende le mosse dalle esperienze di questi anni di Andrea Polidoro spesi in giro per il mondo tra aziende, manifestazioni, fiere, appuntamenti enogastronomici, degustazioni.

Falerno Première si terrà lunedì 11 luglio sulla Spiaggia dei Sassolini di Scauri, l’intento è arrivare alla prima edizione della presentazione in anteprima delle annate di Falerno alla maniera dei grandi rossi italiani, manifestazione che avrà luogo al Castello Ducale di Sessa Aurunca nel febbraio 2017.

Su invito, è riservata a giornalisti, sommelier, operatori del turismo e della ristorazione, professionisti del mondovino, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni dell’agricoltura.

Ci troverete Masseria Felicia¤, Villa Matilde¤, Nicola Trabucco, Gennaro Papa¤, Cantina Zannini¤, Bianchini Rossetti¤, Regina Viarum, Fattoria Pagano. Un territorio straordinario, persone, aziende e vini da sempre nel cuore e ampiamente raccontati su queste pagine. Save the date!

Per informazioni e accrediti: andrea@mareincantina.it

Qui l’evento Facebook:
https://www.facebook.com/events/271282173229716/

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Falerno del Massico, le tante anime sulla bocca di tutti¤

Io amo|Piccola guida al Falerno del Massico¤

© L’Arcante – riproduzione riservata

Piccola Guida ragionata al Falerno del Massico

4 novembre 2014

Ho dedicato al Falerno del Massico tante ore spese con giri in vigna e cantine, ho conosciuto persone straordinarie e vini memorabili raccontati con numerose degustazioni, decine di interventi, recensioni qui su L’Arcante. Mancava giusto la Piccola Guida del cuore alla denominazione più antica al mondo.

Sessa Aurunca, Vigna Falerno del Massico Etichetta Bronzo a Masseria Felicia

La storia ci ha sempre raccontato che il Falernum già in epoca romana veniva considerato vera e propria rarità enologica tanto dall’essere addirittura riconosciuto con ben tre sottodenominazioni a seconda della sua provenienza geografica. Era chiamato comunemente vinum Falernum tutto quello prodotto nell’Ager ma generalmente da vigne allocate in pianura; il Faustianum invece era quello tralciato nell’area appena pedecollinare mentre veniva riconosciuto Caucinum solo quello più prezioso, proveniente dall’alta collina.

Oggi, pur avendone ben chiari i confini della doc Falerno del Massico non è affatto semplice riassumerne per intero una zonazione efficace di tale territorio che, oltretutto, gravita attorno al massiccio del Monte Massico facendo sì che si passi da terreni pedemontani a collinari – con tutte le implicazioni pedoclimatiche, ndr -, sino ad arrivare letteralmente al mare. Alcuni riferimenti che possono però aiutarci a comprendere meglio ciò che provano a raccontare certe bottiglie che vanno in giro ci teniamo comunque a precisarli.

Nell’areale di Sessa Aurunca insistono circa 78 ettari denunciati alla doc, coltivati prevalentemente con Aglianico, Piedirosso, Falanghina e Primitivo; qui i terreni sono generalmente caratterizzati da tufo nell’interno, verso il vulcano spento di Roccamonfina e sabbia e limo verso la costa sino al mare.

Cellole conta 25 ettari coltivati con Aglianico, Piedirosso, Falanghina, Primitivo, qui i terreni sono sostanzialmente caratterizzati da sabbia e limo con alcuni tratti di origine alluvionale.

A Carinola e nei suoi dintorni insistono 26 ettari piantati con Aglianico, Piedirosso, Falanghina, qui il vigneto sembra essere più omogeneo su tufo e argille.

Falciano del Massico il vigneto doc conta circa 13,5 ettari votati a Primitivo, Barbera, Piedirosso, Falanghina, Moscato con terreni frammisti di argille, crete e limo, sabbie.

Infine Mondragone, con i suoi 8,5 ettari di Primitivo e Falanghina e le sue vigne che diradano sino a due passi dal mare, qui i terreni sono composti perlopiù da limo, sabbie con misto argille.

Una terra straordinaria l’Ager Falernus, di qua, a sud-est, Mondragone, Falciano e verso nord-est Carinola. Di là, a nord, Cellole e più a est Sessa Aurunca con le sue frazioni di Carano e Cascano. Ad ogni modo un territorio tutto da scoprire, da bere, ricordare, a cominciare da questi indirizzi…

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Azienda vitivinicola Bianchini Rossetti
Via Ten. Trabucco
81030 Casale di Carinola (Ce)
Tel / Fax: +39 0823.709187
info@bianchinirossetti.com
www.bianchinirossetti.com
Di particolare pregio: Falerno rosso Mille880, Falerno rosso Ris. Saulo¤.
 
Azienda Agricola Gennaro Papa
Piazza Limata 2
81030 Falciano del Massico (Ce)
Tel: 0823 931267
Fax: 0823 931267
www.gennaropapa.it
Di particolare pregio: Falerno Primitivo Campantuono¤, Falerno Primitivo Conclave, in rare uscite il passito Fastignano.
 
Cantina Zannini
Via Vellaria 20
81030 Falciano del Massico (Ce)
Tel.:0823 931108
info@cantinazannini.it
www.cantinazannini.it
Di particolare pregio: il Falerno Primitivo Campierti¤.
 
La Masseria di Sessa
Via Travata 3, Km 3+100
81037 Sessa Aurunca (Ce)
Tel / Fax: +39 0823.938179
info@lamasseriadisessa.it
www.lamasseriadisessa.it
Di particolare pregio: Falerno del Massico bianco Aurunco¤.
 
Michele Moio fu Luigi
Viale Regina Margherita 8
81034 Mondragone (Ce)
Tel. e Fax: (+39) 0823 978 017 – (+39) 328 17 43 455
info@cantinemoio.it
www.cantinemoio.it
Di particolare pregio: Falerno bianco, Falerno Primitivo¤, Falerno Primitivo Maiatico.
 
Masseria Felicia
SP 104 Loc. S. Terenzano
81037 Carano di Sessa Aurunca (Ce)
Tel. e Fax: 0823 93.50.95
info@masseriafelicia.it 
www.masseriafelicia.it
Di particolare pregio: Falerno rosso Ariapetrina, Falerno rosso Etichetta Bronzo¤.
 
Trabucco
Via Vittorio Emanuele 1
81030 Carinola (Ce)
Tel. 0823 737345
info@cantinatrabucco.com
http://www.cantinatrabucco.com 
Di particolare pregio: Falerno Primitivo Primo Antico¤.
 
Torelle – Eredi Guardascione
Via nazionale Appia 1, Località Torelle
81037 Cascano di Sessa Aurunca (Ce)
Cell. 392 0185208 
Di particolare pregio: Falerno rosso Falé¤.
 
Villa Matilde Avallone
S.S. Domitiana 18
81030 Cellole (Ce)
Tel.: +39 0823.932 088
Fax: +39 0823.932 134
info@villamatilde.it
www.villamatilde.it
Di particolare pregio: Falerno bianco, Falerno bianco Vigna Caracci¤, Falerno rosso Riserva Camarato¤.
 
Viticoltori Migliozzi
Via Appia km 179
Casale di Carinola (Ce)
Tel.: 0823 704275
Fax: 0823 704914
info@rampaniuci.it
www.rampaniuci.it
Di particolare pregio: Falerno rosso Rampaniuci¤.
 

© L’Arcante – riproduzione riservata

Cecubo 2012 Villa Matilde, il valore dei Primi e Secondi vini, la ricerca, i solfiti, la sostenbibilità

14 ottobre 2014

Quello dei secondi vini è un concetto tipicamente bordolese, generalmente le differenze più immediate vanno cercate nell’età della vigna oppure in un approccio produttivo diverso o particolare, molto utile spesso alla ricerca in atto per migliorarsi.

Roccamonfina rosso Cecubo 2012 Villa Matilde - foto L'Arcante

Nel primo caso i nuovi impianti vengono destinati a produrre il primo vino, il cru, solo in un futuro prossimo, così nel frattempo queste uve sono utilizzate per il secondo vino. Nel secondo caso invece il vino può avere addirittura un’espressione diversa dal cru, segno distintivo di una proiezione nuova, di una ‘visione’ magari diversa a cui ci si arriverà tra qualche tempo, non necessariamente a breve, ma necessaria da indagare.

Le vigne sono generalmente quelle, di volta in volta si decide cosa destinare al primo vino e cosa al secondo, il know-how è quello se non fosse, come detto, per quei nuovi o particolari accorgimenti (la vigna, la vinificazione, l’imbottigliamento) capaci in futuro di alzare di un tanto l’asticella del primo vino. Non ultimo la possibilità di stare sul mercato con un prezzo decisamente inferiore così da tastare anche il polso degli appassionati.

Nonostante la loro profonda diversità ho sempre intravisto nel Camarato e nel Cecubo di Villa Matilde un po’ questo concetto: l’idea del Falerno Riserva destinato a cavalcare il tempo, immortale, l’utilizzo del secondo come lepre che tiri la volata al primo. E un po’ il Cecubo duemiladodici, con questa sua anima di primitivo e piedirosso così in primo piano, vibrante, polposa invitante, per la prima volta messo in bottiglia senza solfiti aggiunti, lo riveste a dovere il suo ruolo di Second Vin, oggi con una responsabilità in più: consegnare alle nuove generazioni della famiglia Avallone valori importanti da cui partire nuovamente!

© L’Arcante – riproduzione riservata

Scauri, il 18 luglio c’è Mare in Cantina

5 luglio 2013

Il 18 luglio, nella splendida cornice del Golfo di Gaeta sulla Spiaggia dei Sassolini a Scauri, si terrà la rassegna enogastronomica Mare in Cantina.Mare in Cantina locandina

Da un’idea di Andrea Polidoro, responsabile per l’Italia di Tasted Magazine e Tasted Journal. Vi partecipano in tanti amici tra i quali vi segnalo la presenza di Masseria Felicia¤, Galardi¤, Alepa¤, Villa Matilde¤, Cantine Astroni¤, Joaquin¤, Feudi di San Gregorio¤, Antiche Cantine Migliaccio¤. Il biglietto d’ingresso costa di 10 euro. Si parte alle 19. Beati voi…

Venerdì 7 Ottobre, Villa Matilde al Capri Palace

30 settembre 2011

Così si chiude la stagione enogastronomica al Ristorante L’Olivo; lo facciamo raccontando una delle terre più rigogliose della nostra amata Campania Felix, l’Ager Falernus. E non potevamo scegliere migliori ambasciatori di Maria Ida e Tani Avallone di Villa Matilde, con Moio di Mondragone la storia del Falerno nel bicchiere.

Il format è quello ormai consolidato, stavolta sarà un gioco a quattro mani tra un “Calzoncino di scarola e acciughe salate con acqua di pomodoro e melone bianco”  e una “Variazione di baccalà” a cura di Andrea Migliaccio; poi due must di Rosanna Marziale, chef ospite per l’occasione: “Formella di ricotta con pasta mischiata e friarielli” “Pancia di vitellone bassa e alta temperatura”. Si chiude con un pre-dessert di “Croccanti di nocciole con la crema al limone” ancora della Marziale e la “Diplomatica dolce e salata con composta di loti” del nostro Andrea.

I vini? Tutto il meglio in circolazione dietro l’etichetta storica della famiglia Avallone, dal Falerno bianco con il quale si accoglieranno gli ospiti in cantina “Dolce Vite” allo strepitoso Caracci 2007, falanghina sopra gli schemi ma soprattutto fuori dal tempo; così il Cecubo 2007, il fuoriclasse Camarato 2004 e infine, dulcis in fundo, il sempre splendido Eleusi passito (2007 per l’occasione), indubbiamente imperdibile. Allora, che fate, venite? 

La Dolce Vite del Ristorante L’Olivo del Capri Palace Hotel, ecco tutti gli eventi in programma

16 aprile 2011

Ecco, si riparte. Inizia una nuova entusiasmante stagione di lavoro all’insegna della ricerca enogastronomica d’autore; come sempre negli ultimi anni, anche al Capri Palace non mancheranno occasioni di grande slancio emozionale. Quest’anno abbiamo voluto coniugare al meglio tutto lo spirito più tradizionalista del mondo del vino in Italia, senza però dimenticare di gettare un occhio di riguardo al nuovo e bello che avanza nella sua cucina d’autore. Non ultimo, l’impegno come Krug Ambassors in Italia; mica male come inizio, non trovate? (A. D.) 

Luoghi, persone, vini; tutto nasce da un momento di franca convivialità nella storica cantina La Dolce Vite, per scoprire o semplicemente conoscerli meglio; un confronto utile per ascoltare la storia del vino del nostro paese con le parole di chi l’ha fatta e la vive tutt’ora. Una cena tutta da vivere, pensata e preparata a quattro mani da Andrea Migliaccio, il nostro executive chef, ed ogni volta da uno chef ospite, che ci racconteranno con i loro piatti il territorio di origine del vino, per coglierne al meglio l’essenza, il messaggio che vuole consegnarci.

Questo il programma completo degli incontri con i produttori per la stagione 2011 al Ristorante L’Olivo del Capri Palace Hotel&Spa; noi ci mettiamo il cuore, voi fateci un pensierino! 

  • VENERDI’ 13 MAGGIO dalle ore 19,30
  • Mastroberardino – Irpinia, Campania
  • Chef ospite Francesco Spagnuolo del Ristorante Morabianca del Radici Resort di Mirabella Eclano, in provincia di Avellino; partecipa Piero Mastroberardino, erede della storica famiglia di Atripalda.

 

  • VENERDI’ 24 GIUGNO dalle ore 19,30
  • Biondi Santi – Montalcino, Toscana
  • Chef ospite Luciano Zazzeri del Ristorante La Pineta di Marina di Bibbona, in provincia di Livorno, “Stella Michelin”. Partecipa Jacopo Biondi Santi, erede della grande tradizione vitivinicola Toscana.

 

  • VENERDI’ 22 LUGLIO dalle ore 19,30
  • Bellavista – Franciacorta, Lombardia
  • Chef ospite Vittorio Fusari dell’Enoteca Ristorante La Dispensa Pani e Vini di Torbiato di Adro (Brescia); partecipano Vittorio Moretti e Mattia Vezzola.

 

  • VENERDI’ 9 SETTEMBRE dalle ore 19,30 
  • Donnafugata – Contessa Entellina e dintorni, Sicilia
  • Con la Partecipazione di Giacomo e José Rallo
  • Chef ospite Tony Lo Coco del Ristorante “I Pupi” di Bagheria.

 

  • VENERDI’ 7 OTTOBRE dalle ore 19,30 
  • Villa Matilde – Falerno del Massico e Roccamonfina, Campania
  • Chef ospite Rosanna Marziale del Ristorante Le Colonne di Caserta, con la partecipazione di Maria Ida e Tani Avallone.
 
Per informazioni dettagliate e prenotazioni:
Capri Palace Hotel & Spa
Ristorante L’OLivo
Via Capodimonte, 14
80071 Anacapri – Isola di Capri – ITALIA
Phone: (+39)081 978 0225
Fax: (+39) 081 978 0593
www.capripalace.com
olivo@capripalace.com

Carano di Sessa Aurunca, I love Falernum!

12 marzo 2011

Seminare, quindi raccogliere; coltivare, quindi godere. Con grande piacere vi rendiamo notizia di un evento in programma il prossimo venerdì 25 Marzo alla Locanda delle Carrozze di Carano di Sessa Aurunca; protagonista, l’amato Falerno del Massico e le sue declinazioni!

Dopo l’evento dello scorso novembre andato in scena all’Antica Trattoria Fenesta Verde di Giugliano, uno dei luoghi storici della tradizione culinaria flegrea, dove, in molti ricorderanno, un grande successo di pubblico decretò l’altissimo gradimento sia dell’ottima cucina di Luisa e Laura Iodice nonchè dei vini di Masseria Felicia, Papa, Bianchini Rossetti, Migliozzi e Cantina Zannini.

Così, giusto per dare, ove ce ne fosse stato ancora bisogno, ancor più lustro all’opera degli amici della Confraternita del Falerno torna in scena per un secondo atto il Falerno del Massico, in odor, ci solleticano alcuni rumors, di docg; Ed ecco che ad allietare questo secondo imperdibile appuntamento per gli appassionati dell’Ager Falernus entrano in campo le prestigiose aziende Villa Matilde, Moio, Volpara, Nugnes e non ultima Trabucco. Segnatevelo in agenda quindi, il prossimo venerdì 25 marzo dalle ore 20.00 al Ristorante Locanda delle Carrozze di Carano di Sessa Aurunca, il vino unisce ciò che gli uomini dividono! 

Per tutte le informazioni:
Antonio Russo Cell. 320 791 2249
Giuseppe Orefice Cell. 335 874 7180
www.confraternitadelfalerno.it
info@locandadellecarrozze.com  

Cellole, Falerno del Massico Camarato 2005

7 dicembre 2010

C’è gran fermento in Villa Matilde. Proprio in queste settimane vanno ultimandosi alcuni importanti accorgimenti nella struttura aziendale di cui Maria Ida e Tani Avallone non nascondono di andarne molto fieri; Si conclude così quel processo avviato un paio d’anni fa chiamato “fattoria ad emissione zero” che ha riguardato anzitutto la conversione dei principali impianti di energia elettrica adesso alimentati per buona parte da fonti rinnovabili, nello specifico impianti fotovoltaici. Inoltre, approfittando dell’aria di rivoluzione, si è intervenuto anche sulla riqualificazione di alcune aree operative dell’azienda: “spostando la linea di imbottigliamento da una parte all’altra dell’azienda per esempio, siamo riusciti a destinare più spazio alla cantina di invecchiamento e soprattutto ai magazzini di stoccaggio, consentendoci così una maggiore serenità non solo nella gestione ordinaria dei vari passaggi in cantina (sfecciature, travasi ecc., ndr) – mi dice Fabio Gennarelli, l’enologo di casa – ma soprattutto nella conservazione dei vini e continuare quindi quel percorso iniziato già da tempo che ci consente di far arrivare sul mercato le nostre selezioni, il Caracci ed il Cecubo per esempio, e le riserve come il Camarato, quanto più possibile vicine al loro miglior momento espressivo”.

Qui mi scappa una breve riflessione, su quanto siano davvero poche le aziende in Campania capaci di sviluppare negli anni una programmazione del genere, seria e costante, di crescita qualitativa dell’offerta ma anche di un valido lavoro di marketing che non faccia mai mancare orecchie attente sulla sempre variegata domanda, appannaggio indubbiamente di quelle poche che possono vantare una storia decisamente radicata sul territorio, nonché spalle belle larghe ma intelligenti e capaci di sostenere, e quando è stato necessario, superare e vincere, le dure sfide di un mercato che soprattutto negli ultimi 10-15 anni non ha certo mancato di far sentire la sua enorme pressione. Un esempio, per quanto di banale compresnsione, è anche l’incoraggiante messaggio lanciato al sistema quando, appena raccolte le ultime crescenti richieste, soprattutto dall’estero, di una possibile variazione sul tema bottiglie con chiusure di tappi a vite – solo su falanghina e aglianico base, ndr – invece che storcere il naso nel buon nome dell’italiota fedeltà al sughero, ci si è dati subito una mossa all’indirizzo di capire quando e come poter affrontare questa nuova sfida commerciale. Personalmente, come ho già avuto modo di esprimere qui, non posso che approvare questa intelligente apertura che di certo farà arrivare i nostri vini campani laddove per abitudine o mera esigenza commerciale si tende a sponsorizzare chiusure con tappo a vite anzichè tradizionali sugheri. Una opportunità, perché mancarla?

Ma veniamo al Camarato 2005, come è noto il vino prende il nome dalla vigna omonima allocata a S. Castrese, piccolo comune ad un tiro di schioppo da Sessa Aurunca in provincia di Caserta, non lontano dalla cantina storica della famiglia Avallone situata a Cellole, praticamente fronte strada sulla litoranea statale Domiziana. Se le vigne che circondano la bella Fattoria sulla costa sono caratterizzate da terreni di natura sabbiosa che danno vita a vini, qui solo bianchi da uve falanghina, esili e beverini, i suoli della Tenuta di S. Castrese sono invece di origine marcatamente vulcanica con una buona dotazione di fosforo e potassio, e gli impianti, allevati a guyot con una densità di piante per ettaro di circa 4500 ceppi, hanno una età media di 40 anni, decisamente il fiore all’occhiello della proprietà agricola di Maria Ida e Tani Avallone.

Il colore è rosso rubino, perfettamente integro ed invitante, marcato (ma non troppo) nella sua concentrazione. In questa fase, a circa 6 mesi ancora dalla sua prossima uscita, il naso esprime un profilo olfattivo già ben delineato con sentori di frutta a polpa rossa matura che va continuamente a sostenere gradevolissime sfumature balsamiche di liquerizia e note speziate di pepe nero. In bocca invece è evidente un sano squilibrio, che non inficia certo la consistenza e la voluttà del vino, la materia prima è ricca e direi piuttosto sorprendente per la sua profondità gustativa, ma il tannino “va di petto” che è una bellezza e ne coscrive la trama gustativa. La nota impressionante che ho subito percepito di questo vino, figlio di una buona annata, non eccezionale come per esempio la 2001, ma caratterizzata da ottime escursioni termiche e giuste precipitazioni, è che pare finalmente non soffrire di quella “grassezza” compulsiva che ha spesso diviso critici ed appassionati del Camarato al suo debutto in commercio e che non di rado, pur premiandolo costantemente, non ne riuscivano sempre a cogliere immediatamente l’anima identitaria, con questo millesimo, questa interpretazione, non manco di azzardare a definire più Falerno del Massico che mai, più dei precedenti e quindi ancor più rafforzato in quel ruolo di portabandiera di un territorio unico e straordinario che solo imparando a camminare e cogliere in tutte le sue eterogenee anime si è poi capaci di rendergliene giusto merito. Bel lavoro davvero, tanto di cappello!

Il Falerno del Massico, tante anime per un vino sulla bocca di tutti da oltre duemila anni

9 novembre 2010

La Campania è una terra straordinaria e me ne convinco sempre di più, girarla in lungo e in largo poi, per quanto dispendioso, riserva costantemente delle piacevoli sorprese quando non vere e proprie scoperte. Sul piano vitivinicolo poi, credo che non esistano al mondo eguali in fatto di storia, radici, origini.

Le etichette storiche di Papa - foto A. Di Costanzo

La storia, quella scritta, è ricca di riferimenti che conducono all’amata Campania Felix e ancora oggigiorno in qualsiasi provincia campana si decida di camminare le vigne non mancano testimonianze vive, tangibili di come la cultura e l’arte di fare vino siano parte integrante della nostra storia sociale da sempre. Basti pensare per esempio al Falerno, il vino prodotto in quel lembo di terra che va da Sessa Aurunca a Casale di Carinola, girando per buona parte tutto intorno al Monte Massico al quale è legato storicamente anche dalla denominazione di origine controllata, nata nel 1989 ma che trae origini lontanissime nel tempo, sin dall’epoca romana.

Il Falernum, già allora era una vera e propria rarità enologica tanto dall’essere addirittura riconosciuto con ben tre sottodenominazioni a seconda della sua provenienza geografica. Era chiamato comunemente vino Falerno tutto quello prodotto qui nell’Ager ma generalmente da vigne allocate in pianura; il Faustianum invece era quello tralciato nell’area appena pedecollinare mentre veniva riconosciuto Caucinum solo quello più prezioso, proveniente dall’alta collina. A seconda poi delle caratteristiche organolettiche che tali vini esprimevano, vi era anche una distinzione per tipologia del tipo austerum per i vini austeri e/o astringenti, dulce se appunto dolci o tenue quando leggiadri e beverini. Parliamo certamente di vini che in generale avevano poco a che vedere con l’odierna qualità espressa in terra di Falerno, ma la particolare attenzione riservata a questo vino fa intendere quanto fossero già allora vocate alla vitilcutura queste terre e, per i palati di allora, apprezzati i vini qui prodotti.

La d.o.c. Falerno del Massico, nata come già accennato nel 1989, abbraccia cinque comuni tutti in provincia di Caserta, che sono nell’ordine, Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola; sono previste sia una tipologia bianco, a base falanghina e due rossi, di cui preferiamo occuparci in particolare in questo caso. Da disciplinare per la tipologia Falerno del Massico rosso sono previsti quattro vitigni, l’aglianico (al 60-80 %), il piedirosso (20-40 %), il primitivo e la barbera (max 20 %) con una gradazione alcolica minima richiesta in percentuale del 12,50 % in volume ed un invecchiamento minimo di 1 anno; la produzione massima ammessa è di 100 qli/Ha. Il Falerno del Massico rosso, se invecchiato per tre anni, di cui uno in botte, può riportare in etichetta la dicitura Riserva.

Per la tipologia Falerno del Massico primitivo è richiesto l’85 % minimo del vitigno citato in etichetta con possibilità di aggiunta di aglianico, piedirosso e/o barbera al massimo del 15 %. La gradazione alcolica minima richiesta in questo caso è del 13 % in volume mentre l’invecchiamento minimo richiesto è di 1 anno; la produzione per ettaro ammessa non prevede differenze dalla precedente. Con un invecchiamento minimo di due anni, di cui uno in botte, il Falerno del Massico Primitivo può riportare in etichetta la dicitura Riserva o come appariva in passato sulle bottiglie dello storico produttore Michele Moio, Vecchio.

Masseria Felicia, cantina (le scale)

Queste due facce della stessa denominazione sono storicamente legate anzitutto al nome di due grandi famiglie campane, i Moio di Mondragone e la napoletana Avallone di Villa Matilde, che attraverso un grande lavoro di sensibilizzazione prima e valorizzazione poi hanno promosso, sin dagli anni settanta, il Falerno del Massico come vino di assoluta qualità. Ma negli ultimi 15 anni però si è assistito nell’area ad una grande spinta imprenditoriale che ha fatto nascere tante nuove piccole realtà, qualcuna intenta a rivalutare il prezioso testimone passatogli dalle generazioni precedenti, qualcun’altra mossa dalla gran voglia di rinverdire più semplicemente i fasti di un passato per troppi anni lasciato sopire nel silenzio della tranquillità della campagna casertana.

Ecco, in questo panorama così dinamico abbiamo scelto tempo fa alcuni indirizzi, occupandocene già lo scorso febbraio (vai qui), ma continuando il nostro cammino abbiamo fatto visita ad altri non di meno validi di cui vi avevamo già raccontato i vini (quiqui e ancora qui) ma che necessitavano di una visita di cui vi renderemo conto e cronaca fotografica nei prossimi giorni. Venite con noi alla scoperta di un vino, il Falerno del Massico, che nonostante sia da oltre duemila anni sulla bocca di tutti continua a stupire!

© L’Arcante – riproduzione riservata

Cellole, Falerno del Massico Camarato 2003

27 settembre 2010

L’annata 2003 è passata alla storia per l’incredibile andamento meteorologico, per un caldo torrido, fuori da ogni previsione che ha imperversato senza tregua sino a raggiungere, in alcuni frangenti della stagione, temperature assurde, condizione questa favorita anche dalla miserabile scarsità delle precipitazioni registrate. Tantè che i dati analitici pre-vendemmiali subito fecero, all’epoca, enorme scalpore, facendo sorridere molti, soprattutto coloro che ogni anno per compiacere un mercato sempre più smanioso di curve e rotondità erano costretti a “ravvedere” mosti poco concentrati ricorrendo a macchine infernali o quantomeno ad assumere a tempo determinato un enologo-prestigiatore; Per molti altri invece, il millesimo ha semplicemente consegnato agli annali almanacchi, vini surmaturi e privi di nerbo, e dove invece non cotti, marmellatosi, decisamente privi di carattere, destinati più semplicemente ad una vita piuttosto breve.

Il più grande piacere che può offrire una bottiglia di vino, oltre alla facile libidine dell’ebbrezza, è la scoperta, ancora più grande e deliziosa se inattesa ma soprattutto quando viene a conferma dell’idea che l’eccezione alla regola è un valore, semmai ne avessimo ancora dubbio, da non sottovalutare mai, anche di fronte a pregiudiziali così nitide, nel vino in particolar modo. Così è capitato a tiro, in una bevuta tra Amici di Bevute – rigorosamente alla cieca – un assaggio piuttosto atipico, in una batteria di una dozzina di campioni che volevano parlarci di aglianico e che invece ci hanno costretti a riflettere che forse sarebbe ora di rivedere certi precetti ovvero di rifarsi la bocca con il più classico dei blend campani, l’aglianico maritato al sempiterno misconosciuto piedirosso, interpretato in maniera eccelsa proprio dal Camarato di Villa Matilde.

Per gli amanti dei dati tecnici, il Camarato nasce nelle tenute di S. Castrese a Sessa Aurunca in provincia di Caserta, non lontano dalla cantina storica della famiglia Avallone a Cellole, sulla litoranea statale Domiziana. Qui i suoli sono di origine vulcanica con una buona dotazione di fosforo e potassio, i primi impianti sono stati fatti nel 1970, la loro collocazione altimetrica non supera i 150 mt. slm ed i ceppi sono stati piantati con non meno 4500 viti per ettaro, per l’epoca un gran passo avanti per il territorio. L’allevamento è a guyot e generalmente non si va oltre le sei gemme per pianta; Il mosto ottenuto viene lasciato in fermentazione con sue vinacce per circa 25 giorni, dopo la malolattica, il vino passa in legno, affina in barriques di rovere di Allier per almeno 12 mesi e successivamente in bottiglia per ancora due anni circa.

Il 2003 nel bicchiere, un vino per i posteri, dal colore granato appena aranciato sull’unghia, cristallino e vivo. Il naso è sottile e ficcante, il tempo ha concesso al piedirosso di venire fuori alla grande con tutta la sua eleganza, tutta la sua lineare, composta fragranza floreale passita, con in più un finale, lieve, dall’impronta terrosa, di cuoio e spezie fini ad infondere complessità e tipicità. In bocca è sorprendentemente sottile, l’ingresso è asciutto, pacatamente equilibrato, il primo sorso scivola via che è un amore, i successivi non hanno nemmeno bisogno di essere pensati. Un vino decisamente godibile, probabilmente per niente vicino alle annate precedenti e future e nemmeno alle aspettative di questo millesimo, ma capace, come detto, di smuovere la coscienza, quantomeno la nostra, e far parlare, parlare, parlare, e riflettere!

Falanghina, dieci etichette sulla bocca di tutti ovvero da non far mancare nella vostra cantina..!

21 settembre 2010

E’ il bianco dell’estate 2010! E’, senza dubbio alcuno, lo stupore per i palati più fini in cerca di un easy to drink finalmente convincente, è la protagonista assoluta delle nostre e vostre tavole, è letteralmente, una escalation di il, lo, la che più di uno schiaffo all’Accademia della Crusca sembra essere la conferma di un paradosso tutto italiano: versatilità unica e decisamente rara per un unico vitigno, che fa, di una tra le uve più coltivate in Campania, a seconda della vocazione territoriale (o se vogliamo delle esigenze di mercato) adesso un vino spumante, poi fermo, degno di nota pur quando macerato o all’evenienza dolce frutto passito: insomma, ogni volta decisamente fuori dall’ordinario, una vera potenza al servizio della bevibilità e, dato non trascurabile, per tutte le tasche 🙂 !

Astro brut spumante di Falanghina s.a. Cantine Astroni, rimane una delle interpretazioni più gradevoli e corroboranti del vitigno spumantizzato con il metodo charmat. Le uve sono in parte flegree ed in parte beneventane, la beva danza sull’equilibrio minerale delle prime e sulla acidità delle seconde: una bottiglia, in due, va via più veloce della luce: quanto valgono 8 euro?

Brezza Flegrea spumante di Falanghina s.a. Cantina del Mare. Ad oggi è la bollicina che più mi ha impressionato tra quelle pensate in terra flegrea. Siamo sulle coste a strapiombo sul mare di Monte di Procida, il vino di Pasquale Massa e Gennaro Schiano ha personalità e complessità da vendere, davvero una bella sorpresa anche per i palati più preparati alla tipologia, da tutto pasto. Da € 15

Campi Flegrei Falanghina Cruna DeLago 2008 La Sibilla, Ne ho raccontato, ampiamente, in un precedente post, continuo a pensare che negli anni l’azienda di Luigi Di Meo e Tina Somma e questo vino in particolare, vanno delinendosi un ruolo nei Campi Flegrei tanto rilevante quanto, per esempio, Sandro Lonardo a Taurasi: autentica espressione territoriale! Da € 15

Campi Flegrei Falanghina Vigna del Pino 2006 Agnanum. Raffaele Moccia è viticoltore ad Agnano, se non fosse per lo storico ippodromo fareste fatica anche a capire dove sia, a Napoli, Agnano. Molti, negli anni, lo hanno identificato come un vignaiolo di città, lui continua a preferire definirsi più semplicemente un agricoltore, come a voler sottolineare, semmai ce ne fosse bisogno, il suo legame con la terra di origine, che non ammette – dice – specializzazioni, richiede solo tanta fatica, sacrifici; Quei 3 ettari e mezzo di vigna sono la stessa terra solcata nel tempo dal nonno e dal padre, e oggi, con viva speranza, sogna di consegnarla, un giorno, nelle mani del nipotino. I vini di Raffaele gli assomigliano, sono terra vulcanica e frescura notturna, sono crudi ed imperfetti come cruda ed imperfetta è la realtà che circonda le sue vigne. Ma sono vini veri, seri, “fatti con l’uva”, direbbe se fosse qui al mio fianco nel dettarmi cosa scrivere. Il cru Vigna del Pino ’06 ha avuto tempo per aggiustare il tiro, la pulizia olfattiva non è mai stato il suo forte, e forse nemmeno il colore, oggi bello carico, un po sopito, ma se volete avere idea di come e cosa può esprimere una falanghina dei Campi Flegrei negli anni, segnatevi in agenda questo vino, vi aprirà la mente: è figlio di frutti selezionati e trattati come perle, il timbro gustativo è maturo ma di ficcante acidità, pieno, salino, evocativo! Da € 14 (ma non ne troverete in giro, ndr).

Falanghina Beneventano 2008 Poggi Reali (Guido Marsella). La verità, diciamocela, è che proprio non ci va giù che un produttore, vigneron d’avanguardia in terra di fiano di avellino vada predicando il mercato con vini che non appartengono alla sua vocazione. Così per rimpinguare il listino, oltre ad un mediocre Greco di Tufo, il buon Guido si è inventato con il marchio Poggi Reali questa falanghina che invece va detto, è davvero deliziosa, affiancandola al suo già famoso fiano di Summonte. Cercatela e bevetene, è un vino che merita l’assaggio, bello da vedere, docile al naso, asciutto e piacevolmente acido al palato. Da € 12

Sannio Falanghina Via del Campo 2008 Quintodecimo. Siamo alle solite, il sommelier che non riesce a far altro che parlar bene del professor Luigi Moio: ebbene si! Sfido chiunque a non riconoscere nei vini di Quintodecimo un determinato senso di appagamento gustolfattivo. Anche su questa falanghina, raffinata esecuzione il cui nome va all’indimenticata sonata di Fabrizio De Andrè, dove aleggia l’anima nobile di un vigneron che insegue il proprio ideale, non è forse il maggiore conoscitore in circolazione del varietale?“[…] e ti sembra di andar lontano, lei ti guarda con un sorriso, non credevi che il paradiso fosse solo lì, al primo piano sorso […]”. Da € 28

Roccamonfina Fiorflòres 2009 Tenuta Adolfo Spada, Ernesto Spada è un gran signore, con il fratello Vincenzo hanno preso molto sul serio un mestiere che in realtà nasce dalla voglia di mettersi in gioco, guardare con occhi diversi un’antico pallino familiare, il desiderio del papà Adolfo di fare a Galluccio un grande vino, ed il Gladius se ancora non lo è poco gli manca. Il Fiorflòres invece è appena sbocciato, un passo avanti – mi dicono – alla falanghina+fiano Flòres che aveva esordito appena un paio di vendemmie fa ed accantonata (solo per il momento?) per far spazio a questo cru 100% falanghina con origini, e timbro organolettico, flegrei. Dal colore paglierino tenue, ha naso lieve ma fine, in bocca mostra una bella spalla acida ed un finale decisamente piacevole, con qualche mese in più di bottiglia si potrà goderne pienamente il frutto, per cui aspetto e spero. Da € 9

Sant’Agata de’ Goti Falanghina 2009 Mustilli, imbattibile per leggerezza e bevibilità, rimane, assieme a pochi altri, il vino di riferimento per la tipologia in Campania. La storica azienda di Sant’Agata dei Goti, che ha letteralmente inventato la falanghina come vino da tavola di qualità offre puntualmente, ad ogni vendemmia, una interpretazione assoluta della sua falanghina. Dal colore sempre cristallino, ha un ventaglio olfattivo pronunciato e schietto, in bocca è secco, fresco e sul finale si evidenzia una delicata amarognola. Pochi i vini bianchi da pesce come questo! Da € 8

Taburno Falanghina Adria 2009 Torre dei Chiusi. Domenico Pulcino lavora in maniera essenziale, fermo nel sostenere i principi dettati dai suoi predecessori ed è indiscutibilmente un ottimo interprete della sua terra. Il Taburno ha da tempo trovato i suoi protagonisti assoluti, i volumi della Cantina del Taburno, le visioni di Libero Rillo (ricordate la falanghina “2001”?), la costante crescita di Fattoria La Rivolta e via via sino a dare spazio e degno lustro ai nuovi arrivati, Nifo Sarrapochiello e per l’appunto l’azienda Torre dei Chiusi. Falanghina di gran nerbo questa di Domenico, spiccatamente varietale al naso ed incalzante nella beva, un vino pulito, buono e non di meno di giustissimo prezzo! Da € 8

Roccamonfina passito Eleusi 2006 Villa Matilde. Non poteva mancare, in questo breve viaggio nel mondo della falanghina, una segnalazione ad hoc versione dulcis in fundo. Sia chiaro, in molti si sono cimentati negli anni nella tipologia, ed i risultati di eccellenza non si sono certo fatti attendere, si pensi ad esempio al beneventano Jocalis dei fratelli Pascale di Aia dei Colombi o magari al particolarissimo Passio di La Sibilla nei Campi Flegrei, però l’Eleusi di Tani e Maria Ida Avallone rimane il bianco dolce di maggiore riferimento in regione, costanza ed affidabilità sul varietale sui generis. Dal colore ambra cristallino, naso soavemente incentrato su frutta secca, scorze di agrumi e di albicocca candita e malto d’orzo. Come da manuale l’acidità che ritorna appena dopo la deglutizione ad infondere equilibrio e compostezza. Da € 21 (0,375)

Questo vino è il nostro vino dolce dell’anno.

Nota a margine: come sempre nessun voto, solo esperienze tangibili di bevute sul campo e constatazioni tra i tavoli, ma cosa insolita, vi indichiamo per tutte le etichette segnalate il prezzo; Non lo facciamo spesso perchè ci sono tante variabili (distribuzione, regione, enoteca o ristorante, ecc…) che incidono sul prezzo finale al consumatore, pertanto quello segnalato qui – in enoteca – è da ritenere puramente indicativo. A voi, una volta bevuti, l’ardua sentenza; Per saperne di più sul varietale, potete leggere qui la radiografia del vitigno.


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