Posts Tagged ‘chef’

A bocca asciutta

5 giugno 2016

Il fatto è questo: sembra che la gente abbia ripreso ad uscire. Pian pianino, pur facendo due conti stretti stretti pare abbia riscoperto il piacere di stare fuori casa, spostarsi anche per cinquanta chilometri per un piatto di pasta o una pizza fritta anziché rincoglionirsi davanti alla tele.

E in effetti i ristoranti e le pizzerie tornano ad essere ”sempre pieni”, un segnale importante in un momento economico che continua ad essere di difficile lettura e che però ci consegna una opportunità  davvera straordinaria per la nostra tavola: in Italia non si è mai mangiato meglio come negli ultimi anni e questo è un dato di fatto, e mai così tanti grandi protagonisti primeggiano contendendosi lo scettro di migliore dei migliori.

Cuochi e Pizzaiuoli vere Stars, magari tra un po’ toccherà a camerieri e sommelier, chissà. Affascinano un po’ un meno, ma ancora per poco. Il passaggio del testimone è nell’aria. Fioccano così rassegne, eventi, feste, congressi, showcooking, galà di presentazione di guide, pillole quotidiane se non intere trasmissioni in TV, reality, masterchefs vari sulla payTV. Passerelle un tempo elite per pochi ora menate fighissime consentite un po’ a tutti basta che abbiano una giacca bianca e un po’ di aria da friggere!

Ma qual è il genio tutto italiano dinanzi a tutto questo ben di Dio? Si svuotano i ristoranti e le pizzerie (sempre pieni) dei loro grandi protagonisti per portarli in giro per rassegne, eventi, feste, congressi, showcooking, galà di presentazione di guide, pillole quotidiane se non intere trasmissioni in TV, reality e masterchefs vari sulla payTV. Spettacoli un tempo elite per pochi ora invece a portata di click, addirittura on demand comodamente seduti sul divano, davanti alla tele a nutrirsi di aria fritta!

È vero, è un pensiero forse un poco malato questo, uno stillicidio che sa di beffa dal sapore dolce amaro, oppure è solo quello che sta succedendo, una sovraesposizione che rischia di lasciarci come al solito a bocca asciutta.

© L’Arcante – riproduzione riservata

I Sommelier italiani sono i più bravi del mondo!

20 luglio 2014

Ricevere complimenti fa sempre piacere, ancor più quando qualificano l’intera categoria professionale italiana.Italian Sommeliers - L'ArcanteSpesso i nostri ospiti arrivano qui a Capri dopo un giro più o meno lungo nei più importanti ristoranti italiani ed europei. La Costiera e Capri sono quasi sempre le ultime tappe prima di rientrare a casa. Così durante la cena non manca mai di scambiare due chiacchiere su dove sono stati prima, come sono stati trattati, cosa abbiano mangiato di particolare, i vini, lo chef, il sommelier.

Viene fuori un dato sopra tutti che riempie di soddisfazioni i tanti che si fanno un mazzo così da nord a sud, da Alba a Ragusa passando per Milano, Roma, Napoli: i sommelier italiani sono riconosciuti tra i più bravi del mondo!

‘…ne sanno una più del diavolo, e molto spesso ne sanno molto più dei loro colleghi di New York o Londra dove spesso hanno paraocchi o se ne stanno sulle loro, freddi e altezzosi. Per non parlare di quanto gli italiani ne sanno dei vini del mondo rispetto a quanto questi conoscono dei meravigliosi vini italiani; non si tratta solo di poca considerazione dei vini prodotti nel vostro paese, si sa che nel mondo il vino è anzitutto quello francese, ma è una questione soprattutto di cultura più che di bravura. In Italia, con un bravo sommelier, riesci a parlarci di quasi tutto, altrove non sanno nemmeno dove sta Constantia’.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Non mi piace

15 marzo 2014

Mi fa specie leggere continuamente sui social network gli sfoghi di colleghi (talvolta) amici che si lamentano pedissequamente dei loro clienti o che mettono le mani mani avanti sulle critiche e le osservazioni mosse loro sulla cucina o magari il servizio al ristorante.

Con Trip Advisor, e più in generale con tutta questa sovraesposizione mediatica, fomentata dai Socials, il rischio della degenerazione intellettuale è giusto dietro l’angolo, ma bisogna tenere a bada il proprio istinto; talvolta la rabbia, al pari dello sberleffo con cui si pensa di reagire replicando e motivando le frustrazioni di taluni possono risultare un vero e proprio boomerang. Quanto meno di facile incomprensione.

No-Show, piatti incompresi, critica impersonale, non entro più tanto nelle questioni, non mi permetto di giudicare, ognuno faccia un po’ come gli pare. Non posso però non osservare come certe reazioni sempre più sul filo Radical Chic sembrano distanti anni luce da alcuni dei valori fondamentali del nostro lavoro, l’umiltà anzitutto.

Di errori se ne fanno, capitano a tutti. A tutti. Mettere alla gogna i capricci, le fisime, i vezzi e le frustrazioni dei propri clienti non fa certo bene. Ci si sfoga magari, ma non produce nulla di buono. Magari si vorrebbe tornare indietro nel tempo, a quando si lavorava in pizzeria o in trattoria, o a quando si consegnavano pasti a domicilio e ad una lamentela si rispondeva facendo spallucce come a dire: ‘ma in fin dei conti cosa pretende questo?’.

Ecco, con tutto il rispetto per le stelle, i cappelli e tutte le forchette di questo mondo, mi chiedo in quale pizzeria, trattoria abbiano mai lavorato queste persone che oggi che indossano una giacca con i galloni sembrano aver già dimenticato tutto, l’umiltà in primis. Soprattutto, quale esempio siano per i camerieri e gli chef di domani. Ci vorrebbe il tasto ‘non mi piace’.

Cucina vs Sala. E il sommelier?

21 settembre 2011

Ci pensavo proprio ieri sera, ricordando a degli amici una scena del genere vista pochi giorni prima in un ristorante: “è una guerra continua, l’inizio della quale si perde nella notte dei tempi, e si protrae, con sempre nuovo vigore, quotidianamente – soprattutto al pass -, in tutte le cucine del mondo”.

La scintilla che ha di fatto scatenato il conflitto non ha origini ben definite, del resto ne l’una ne l’altra brigata contendente si arroga mai la presunzione di aver fatto il primo passo; ma, e questo è quantomeno da apprezzare, nemmeno l’ardire di sentirsi parte offesa per prima. Più semplicemente, è successo, succede, succederà. Così è questa guerra, vissuta sulla carne viva, e tra pentole e comande strappate al vento, va avanti – tra alti e bassi – continuando a segnare tra l’altro anche una straordinaria importanza storica e culturale per entrambe le professioni: “possiamo essere in perfetta sintonia, concentrati sull’obiettivo comune di una prestazione eccezionale, ma non saremo mai complici, siamo troppo diversi!” vi dirà lo chef, in quei rari momenti di tregua. “Sono loro che dipendono da noi, non viceversa; avanti così, giammai al soldo di una cucina qualunque!” ribatterà dalla sala il maitre (ancora visibilmente infuriato per la variazione non comunicatagli tempestivamente).

Insomma, tra una “chiamata” mancata ed una “uscita” in ritardo, ci sono i soliti echi di normale frustrazione professionale. Poi c’è il sommelier, the peacemaker, che quando sa il fatto suo, quando sa fare il proprio lavoro, è capace di mettersi proprio lì in mezzo al guado, giusto a metà strada, pronto a risolvere la situazione. Quando (e solo se) chiamato in causa.

Gnocchetto al Limone con vongole e calamaretti, by Carmine Mazza

13 novembre 2010

La consistenza dell’impasto di solo acqua e farina, la fragranza dell’insieme dei profumi e dei sapori; Quella citrina è solo una labile e piacevole sensazione, quasi sempre disattesa nelle preparazioni di primi piatti dove previsto l’agrume come ingrediente. Un gran bel piatto propostoci dal bravo chef torrese de Il Poeta Vesuviano. (Ledichef)

Ingredienti per 4 persone :

300 gr. di farina
la buccia di 2 limoni
acqua q.b.
400 gr. di vongole
200 gr. di calamaretti freschi
olio extravergine d’oliva e sale q.b.
prezzemolo tritato
Salsa di prezzemolo

Preparazione : tagliare in maniera sottile la parte gialla della buccia dei limoni, metterla in un pentolino con acqua fredda e porre sul fuoco, appena l’acqua comincia a bollire colare le bucce e ripetere l’operazione per tre volte. A questo punto tritare le bucce finemente ed unirle alla farina. Unirvi dell’acqua bollente ed impastare energicamente sino ad ottenere un panetto compatto e senza grumi. Formare quindi con l’impasto dei cordoncini spessi più o meno 1 cm e tagliarli a tocchetti, utile incavare gli gnocchetti con un tocco delle dita, li aiuterà a trattenere meglio il condimento. Frattanto in una padella antiaderente soffriggere con dell’olio extravergine d’oliva uno spicchio d’aglio, aggiungere i calamaretti interi, e dopo almeno 3/4 minuti unirvi le vongole, bagnare quando disponibile con del brodo di pesce e lasciar cuocere per ancora 3/4 minuti. A parte lessate gli gnocchetti che andranno cotti in acqua bollente e salata, dove non appena verranno a galla vanno tirati via e fatti saltare per pochi minuti ancora nella padella con le vongole ed i calamaretti, spolverandoli con poco prezzemolo fresco tritato.

Per il servizio: Un piatto piano bianco decorato con una leggera emulsione al prezzemolo e magari una foglia di limone; Disporre gli gnocchetti al centro del piatto con le vongole ed i calamaretti a cappello. Non è necessario alcuna aggiunta di buccia di limone, è bene preservare l’equilibrio del piatto che così risulterà efficacissimo ed equilibrato!

Ricetta di Carmine Mazza del Ristorante Il Poeta Vesuviano di Torre del Greco.

L’Olivo, Fettuccelle con ciccioli, lumachine di mare, peperoncini verdi e ricotta salata – 2010

6 aprile 2010

Ingredienti per 4 persone:

  • 280 gr fettuccelle
  • 240gr peperoncini verdi puliti e tagliati a meta senza semi
  • 320 gr ciccioli freschi pressati
  • 240 gr lumachine di mare
  • basilico, aglio, olio extra vergine q.b.

Preparazione: lasciate rosolare uno spicchio d’aglio in olio extravergine di oliva ed unirvi i peperoncini verdi, fateli rosolare con un po’ di basilico e bagnarli con brodo vegetale; A parte preparate i ciccioli tagliandoli a cubetti da 1 cm al massimo e passarli in una padella antiaderente finchè non diventino croccanti; Nel frattempo in acqua non salata lasciate cuocere le Fettuccelle (consigliamo una pasta di formato speciale, Gerardo di Nola, Arte & Pasta, ndr), scolarle e finire la cottura saltandole in padella con il fondo dei peperoncini: aggiungere a questo punto i ciccioli e le lumachine di mare, mantecare con olio extravergine di oliva, aggiustare solo adesso con poco sale e pepe macinato fresco. Alcuni riccioli di ricotta salata grattugiata basteranno a donare la giusta sapidità, il basilico sopra tutto.

Ricetta di Oliver Glowig, Executive chef del ristorante L’Olivo del Capri Palace Hotel&Spa

C’è del nuovo a L’Olivo: coda di astice allo zafferano con lenticchie nere e fave di cacao, 2010

4 aprile 2010

  • Ingredienti: per 4 persone
  • – 4 code di astice
  • – 100 foglie di spinaci di media grandezza

Preparazione: legare l’astice in maniera da evitare che si pieghi su stesso durante la cottura e passarlo per non più di un minuto nel court bouillon; Ultimata la cottura, lasciarlo raffreddare, separare la coda dalle teste ed eliminare le carcasse. Avvolgere accuratamente le code di astice con la preparazione allo zafferano e pesce avendo cura successivamente di avvolgere il tutto nelle foglie di spinaci che avrete sbollentato e raffreddato precedentemente.

Ingredienti per la zuppetta di lenticchie nere di Lenforte:

  • – 500 gr lenticchie nere di Leonforte
  • – 60 gr di carote tagliate a brunoise
  • – 60 gr sedano tagliate a brunoise
  • – 50 gr scalogne tagliate a brunoise
  • – 2 spicchi aglio
  • – 10 pomodorini di Corbara
  • – 40 gr aceto di Xeres
  • – 200 gr fondo di pollo
  • – 800 gr brodo di pollo
  • – 60 gr colatura di alici
  • – 2 foglie alloro
  • – 2 rametti timo al limone
  • – burro freddo e fave di cacao q.b.

Ingredienti per la farcia allo zafferano:

  • – 400 gr ritagli di pesce bianco preventivamente sbollentati e diliscati
  • -1 albume d’uovo
  • – 5 gr di sale fino
  • – 60 gr panna fresca
  • – 10 gr di Martini dry
  • – 2 buste di zafferano in polvere
  • – 100 gr di panna fresca

Preparazione della farcia allo zafferano: mischiare i ritagli di pesce con albume, sale, il Martini dry, la panna e lo zafferano, congelarli per almeno 12 ore in un contenitore del Pacojet, per la preparazione prima del servizio, coprire fine al bordo con panna fresca e passare la farcia due volte nel Pacojet per renderla omogenea e soffice.

Ingredienti per la gelatina all’aceto di Barolo:

  • – 200 gr di acqua
  • – 100 gr aceto di Barolo
  • – 6 gr di agar agar (addensante)
  • – 1 gr di sale fino
  • – 3 fogli di gelatina

Per la pennellata di cioccolato:

  • – 100 gr cioccolato Guanaja
  • – 50 gr acqua

Per il servizio: predisporre in un piatto piano bianco la coda di astice tagliata in tre-quattro parti a seconda della sua grandezza, posizionare il tutto centralmente nel piatto, nella parte superiore del piatto predisporre le lenticchie nere in maniera parallela agli anelli appena sovrapposti di coda di astice, unendovi alcuni cubetti di gelatina al Barolo, in quella inferiore invece verrà eseguita la pennellata di cioccolato.

Il confine tra i sapori di questo piatto è meno lontano di quanto appaia, provare per credere! 

Per gentile concessione di Oliver Glowig , Executive chef del ristorante L’Olivo del Capri Palace Hotel&Spa.

Chiacchiere distintive, Marianna Vitale e Sud

29 novembre 2009

Guardo negli occhi Lilly, le sfioro la mano, metto giù la tazza di caffè: “che ne pensi, un bel pranzo non trovi?” Sì certo, davvero tutto buono! Ho appena scostato più in là la mezza crostatina al cioccolato fondente meringata, sarebbe stato davvero troppo ma era doveroso provarla nonostante non ami particolarmente ne’ la meringa ne’ passare per un golosone: di solito al secondo dessert so dire stop, il terzo al massimo lo assaggio appena.

Finisce così il pranzo della domenica a Sud, il ristorante che la giovane chef Marianna Vitale ha aperto a Quarto poche settimane fa’ realizzando il sogno di una vita, far da mangiare cosa ama mangiare e fare accoglienza così come desidera essere accolta quando va’ fuori con il suo Pino. Iniziano qui le nostre chiacchiere, Marianna ci viene a salutare e ci dedica un po’ del suo tempo appena dopo aver impiattato le ultime portate, con Pino al suo fianco: “allora, tutto bene, vi sono piaciuti i piatti?” Sì Marianna, abbiamo molto apprezzato.

In verità spero non averti creato problemi nell’aver scelto “à la carte”, ma sai, eravamo curiosi di andare oltre il pur invitante menù degustazione (35 euro, 6 portate: a trovarne!). “Assolutamente no, la mia preoccupazione era più che altro se vi fossero intolleranze varie o qualche difficoltà su alcuni ingredienti. Pur essendo tutti molto tradizionali amo molto giocare con essi, accostarli e sovrapporli mi da’ possibilità di sperimentare, di esprimere la mia cucina, perciò ci tengo affinchè non vi siano sbavature.” 

Piatti intelligenti, “puliti” nella loro esecuzione e sinceramente espressivi di un talento vero, di buona tecnica e soprattutto di cotture e condimenti delicati, da manuale. Adesso però dicci, come nasce il Sud di Marianna Vitale e perché? Beh, più o meno si sa’ della mia passione sin da piccola, della nonna che mi ha messo sin da bambina le pentole in mano e permesso di seguirla ai fornelli di casa, ma il grande imput mi è nato soprattutto dalla voglia di esprimere in cucina (e a sua volta Pino in sala) ciò di cui ero sempre alla ricerca ogni volta che uscivo con amici e parenti: equilibrio e semplicità, e farlo soprattutto nei Campi Flegrei.”

Bene, ci sei riuscita, a quanto pare, benissimo. Mi fa’ piacere che ti stia a cuore la sorte di questa terra, sono curioso e mi domando: immagino che da quando è iniziato a circolare il vostro nome ci siano state visite più o meno velate anche di ristoratori della zona, dimmi che impressioni ne hai tratto? Beh, devo essere sincera, siamo davvero molto felici per questo, ci arrivano anche  tante altre persone, la rete è stata un viatico di grande visibilità (un grazie particolare a Luciano Pignataro, ndr) assolutamente fuori dalla nostra quotidianità e spesso chi viene qui a cena esagera anche con gli accostamenti ad altre realtà campane…”

Dicci però la verità, non trovi curioso che molti di questi ristoratori della zona vengano con piacere a “scoprirvi”, magari ritornando con una certa puntualità, pur rimanendo nel loro quotidiano piattume dei 10 antipasti a vagonate e dei menù turistici? Marianna sorride, le lascio il tempo di un gesto veloce, quasi imbarazzato, si tocca la punta del naso come a tirare via uno sbuffo di farina, che non c’è. Ci siamo capiti al volo, non insisto oltre sull’argomento e Pino mi dà la possibilità di parlar d’altro.

“Adesso dicci tu, come hai trovato la carta dei vini, ti piace? Ci tengo alla tua opinione”. Assolutamente in linea con la vostra proposta, inutile avere carte sterminate, meglio far girare la cantina e saper consigliare un buon vino adatto ad ogni momento. Se qualche stolto oserà avanzare riserve gli basti guardarsi intorno e capire che si trova in un locale con meno di 30 posti;

Piuttosto – ma questa è una mia pura e personale deformazione professionale che non manco mai di esprimere – non amo le carte per “varietale”, una moda abbastanza in voga ultimamente ma sempre poco realista e praticabile, soprattutto quando con l’intenzione di fare servigio al cliente ci si complica la vita e spesso con poco successo (la Falanghina di Telaro non è monovarietale, Il Flòres di Spada pure, l’Amarone men che meno ecc…), meglio essere razionali, chi vuole sa cosa scegliere e dove cercare, il padrone di casa fa il resto. Sorridono.

La cucina ha un’ampia vetrata, la brigata è tutta al femminile, movimenti ridotti all’essenziale e sincronizzati al millesimo; con Marianna, c’è la mamma stretta al suo fianco tra colapasta e fruste mentre lei è all’opera e gira intorno ai fornelli in cucina come a danzare, in sala, invece, con l’ottimo Pino, cordiale, propositivo, attento, c’è Stefania, davvero brava, puntuale e perfetta nello spiegare e motivare i piatti che escono dalla cucina; l’ho ascoltata parlare anche con gli altri clienti, non una parola di troppo con chi si è mostrato riservato, assolutamente disponibile e solare con la bambina capricciosa di turno, complimenti davvero per il savoir faire!

Siamo ai saluti finali, le chiacchiere quindi stanno a zero, Sud merita l’attenzione che si è guadagnata e potrei anche chiuderla qua: ma i piatti? Tutti buoni, punto. Andateli a scoprire in via Santi Pietro e Paolo a Quarto, in barba ai coglioni che non riescono ad immaginare un futuro diverso per chi ancora crede nei valori che questa terra, i Campi Flegrei ci lascia scorrere nelle vene.   


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