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Un bianco per l’estate, anzi dieci, tutti campani e dove trovarli!

13 agosto 2020

Negli ultimi mesi non sono stati pochi i vini che abbiamo raccontato su queste pagine, ebbene, a volerne tirare fuori una decina, appena dieci tra i tanti buonissimi assaggiati, senza far torto a nessuno, proviamo a riproporne alcuni come etichette ”sicure” per le vostre prossime bevute in vacanza in Campania e, per non farci mancare nulla, come meglio apprezzarli in tavola e anche dove trovarli!

Asprinio di Aversa Spumante Trentapioli Brut s.a. Salvatore Martusciello. Di Asprinio di Aversa se ne parla sempre troppo poco, mentre l’esperienza degli anni passati ci è servita per capire che quel suo gusto così spiccato e originale ha invece una marcia in più, davvero originale, unico e particolare! Nelle versioni spumanti diventa poi irresistibile, con quel suo colore brillante giallo paglia, una spuma delicata e fine, dei profumi lievi che rimandano agli agrumi, alle erbette, la pesca, con tanta freschezza e piacevolezza al palato. Buono per la pizza fritta, ad esempio, non poche le pizzeria napoletane che ne hanno fatto un must della loro proposta vini in carta. L’azienda è a Quarto (NA), in Via Spinelli 4 – Tel. +39 081 8766123, con punto vendita a Pozzuoli (NA), in P.za della Repubblica presso la storica Salumeria Guida. La scheda completa Qui.

Asprinio di Aversa Vite Maritata 2019 I Borboni. Ecco una felice versione ferma dell’Asprinio davvero imperdibile! E’ un vino bianco dal colore paglia, il naso consegna profumi di fiori bianchi e agrumi, frutta a polpa bianca, macchia mediterranea. Il sorso è invece teso e vibrante, chiaramente sfrontato, con un frutto chiaro e un sapore asciutto, vivace, finanche citrino di cui sa farne ampiamente virtù. Resta una testimonianza viva del grande lavoro di valorizzazione di questa produzione campana della famiglia Numeroso di Lusciano. E’ un degno compagno a tavola con tutto un po’, sempre valido l’abbinamento con la Mozzarella di Bufala Campana Dop. L’azienda è a Lusciano (CE), in Vico E. De Nicola 7 – Tel +39 081 8141386. La scheda completa Qui.

Costa d’Amalfi Tramonti bianco 2019 Giuseppe Apicella. L’estate ti porta inevitabilmente ad ”alleggerire” la portata delle bevute, così se in tavola arrivano generalmente meno piatti, se non portate uniche, o comunque più semplici, ecco che nel bicchiere si preferisce versare vini profumati e leggeri, anche con una discreta personalità e carattere, come questo Tramonti bianco, purché sappiano accompagnare il cibo senza affaticare il palato, senza appesantirne il pasto. Riuscitissimo per esempio in questo caso l’accostamento alle alici impanate e fritte del Ristorante Al Convento di Cetara. L’azienda è Tramonti (SA), in Via Castello S. Maria 1 – Tel. +39 089 856209. La scheda completa Qui.

Falanghina Campi Flegrei Colle Imperatrice 2019 Cantine Astroni. Uno tra gli ultimi assaggi passati su queste pagine che ci ha consegnato un bianco decisamente coinvolgente, semplice se vogliamo, eppure disarmante nella sua piena espressività territoriale; con ogni probabilità una delle migliori versioni tirate fuori da Gerardo Vernazzaro negli ultimi anni, ben più degli altri preziosi gioielli di famiglia nati nel frattempo. E’ un vino bianco buono da bersi come aperitivo, con del pane al burro e alici, o delle bruschette con ”Stracciata di Bufala” ad esempio, se non con un piatto di pasta con frutti di mare. L’azienda è in Via Sartania 48, in Loc. Pianura a Napoli – Tel +39 081 5884182. La scheda completa Qui.

Falanghina Campi Flegrei 2019 Azienda Agricola Mario Portolano. Un vino dal bel colore paglia con accenni dorati sull’unghia del vino nel bicchiere; il quadro olfattivo è molto invitante, è varietale e tipico, con un quadro organolettico floreale e fruttato molto fine, cui s’aggiunge un lieve rimando salmastro e dei piacevoli sentori di acacia e ginestra. Il sorso è secco e morbido, possiede una buona progressione gustativa, tant’è il calice sparisce con due sorsi e con piena soddisfazione, quanto ci basta per apprezzarne appieno la bevuta con un pesce al sale al forno. L’azienda è in Via Toiano 12 a Pozzuoli (NA) – Tel. +39 0818042974. La scheda completa Qui.

'A Muntagna, il Vesuvio da Cantina del Vesuvio - foto L'Arcante

Lacryma Christi bianco Superiore 2018 Cantina del Vesuvio. Di vulcano in vulcano ci piace lasciare traccia di questo vitigno autoctono campano, tipico del Vesuvio, il Caprettone dell’azienda Cantina del Vesuvio di Trecase. Si tratta di un bianco leggiadro e morbido, da bere ben fresco, magari affiancandoci piatti ricchi di verdure, pensiamo ad esempio ad insalate arricchite con carpacci di pesce. Non è difficile comprendere perché queste terre, questi luoghi, già in epoca antica, sin dai Romani, fossero così ricercati e apprezzati. Non da meno oggi, grazie a chi con visione e lungimiranza non smette di credere che il Vesuvio sia molto, molto di più di un semplice tratto di paesaggio da incorniciare in una cartolina. E il lavoro della famiglia Russo emerge perentorio tra i molti nuovi protagonisti di questo straordinario territorio. L’azienda è a Trecase (NA) in Via Panoramica 65 – Tel. +39 081 5369041. La scheda completa Qui.

Greco di Tufo Chianchetelle Feudi Studi 2017 Feudi di San Gregorio. Chianchetelle proviene da una vigna del Comune di Chianche ubicata a circa 400 metri d’altitudine, due ettari esposti verso sud-est, caratterizzati da un sottosuolo principalmente argilloso e tufaceo, parte del Progetto FEUDI STUDI, una delle diverse espressioni di Greco di Tufo sulla quale Feudi di San Gregorio ha condotto un grande lavoro di ricerca sul varietale e sul territorio, nel tentativo di portare alla luce la loro massima espressione. E’ un vino bianco preciso e compiuto, estremamente suggestivo al naso, pieno di lievi sfumature, con un sorso ricco di carattere. Di quei vini da provare in compagnia, per goderne e parlarne, magari proprio là in giardino presso Feudi, dove in questo periodo è anche possibile fare picnic seduti sull’erba a fare merenda all’aperto, davanti a un piatto di grandi salumi e formaggi freschi. L’azienda è a Sorbo Serpico (AV), in loc. Cerza Grossa – Tel. +39 0825 986611. La scheda completa Qui.

Fiano di Avellino Pietramara 2018 I Favati. Il Pietramara è ormai una certezza in termini di territorialità e personalità, l’azienda di Piersabino e Giancarlo Favati e Rosanna Petrozziello veleggiano spediti verso il ventennale con mano sempre più sicura, tanta è infatti la strada fatta e tanta ancora li aspetta da grandi protagonisti quali sono ormai diventati. Dalle vigne di Cesinali viene fuori un bianco in splendida forma, dai sentori floreali e fruttati che lasciano poi via libera a note di erbe aromatiche e la classica nocciola tostata. Il sorso è carico di materia, c’è frutto da vendere, con tanta freschezza e sapidità che ne accompagnano il finale di bocca pienamente coinvolgente. A pensarci su, ci viene in mente un abbinamento con il ”Gran Fritto di mare” di Sud Ristorante a Quarto (NA), per dirne una. L’azienda è nei pressi di Piazza Di Donato, al civico 41 a Cesinali (AV) – Tel. +39 0825 666898. La scheda completa Qui.

Fiano di Avellino Colli di Lapio 2019 Romano Clelia. Restando da queste parti, in terra di Fiano, ci piace riprendere le fila di un altro grande bianco provato proprio in queste ultime settimane, impressionante per l’ampiezza olfattiva, quella nota balsamica che ne accentua l’anima di montagna e prepara il palato a tanta sostanza. Siamo su un fronte diverso della docg, l’altra faccia del Fiano di Avellino potremmo dire, oppure quella più autentica, chissà, con il colore che tradisce leggerezza ma il sorso nemmeno si accorge del 13,5% di alcol in volume in etichetta, tant’è che la bottiglia finisce in men che non si dica. Annata complessa, la duemiladiciannove, con un raccolto infinito qui a Lapio, protratto sino a metà novembre, fortunatamente da queste parti con meno problematiche che altrove. In genere nessun buon posto al mare se lo fa mancare in carta, pensate di berlo anche solo con un ”Spaghetto alla Nerano”. L’azienda è a Lapio (AV) in C.da Arianiello, 47 – Tel. +39 0825 982184. La scheda completa Qui.

Paestum Fiano Tresinus 2018 Azienda San Giovanni. Ancora un Fiano, questa volta però cilentano, di quelli con dentro una storia piena di romanticismo come quella di Mario Corrado e Ida Budetta e la loro splendida azienda agricola San Giovanni a Punta Tresino, a Castellabate. Una storia però carica anche di forza e determinazione, di passione pura, come questo bianco, un vino dal bellissimo colore paglia oro, luminoso, con un corredo aromatico merlettato: vi si colgono note di agrumi, fiori gialli, erbette aromatiche, odore di salsedine, balsami. Il sorso mostra subito consistenza e stoffa, finissima tessitura, persistenza gustativa, misurata sapidità. Uno di quei bianchi da bere con piacere magari proprio là a Punta Tresino, a guardar le stelle con qualche piccolo assaggio di crudo e cotto di verdure e pesce, gamberi, molluschi con del buon pane all’olio evo. L’azienda è a Punta Tresino, Castellabate (SA) – Tel. +39 334 1153784. La scheda completa Qui.

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L’Asprinio di Aversa Vite Maritata 2019 de I Borboni

25 aprile 2020

Di Asprinio d’Aversa se ne parla sempre troppo poco, mentre l’esperienza degli anni passati ci è servita per capire che quel suo gusto così spiccato e originale ha invece una marcia in più, davvero originale, unico e particolare!

Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola – Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno in provincia di Caserta e Giugliano, Qualiano e Sant’Antimo in provincia di Napoli sono i 22 comuni dove è possibile produrre l’Asprinio d’Aversa doc, denominazione istituita nel luglio ’93 per disciplinare la produzione di un bianco fermo e ben due tipologie di vino spumante, un metodo Martinotti (charmat lungo) e un Metodo Classico. In etichetta, quando le uve provengono esclusivamente da viti maritate, è ammessa la dicitura “alberata” o “da vigneti ad alberata”, antico e suggestivo metodo di allevamento della vite di orgine etrusca.

Vi sono varie versioni sull’origine di fatto dell’alberata. Di certo c’è l’intuizione degli Etruschi di “maritare” la vite rampicante a dei tutori, in questo caso “vivi”, trattandosi di alberi, in particolare di pioppi. Poi varie annotazioni più o meno certe si sono aggiunte al contorno storico-culturale dell’Agro aversano, a partire dall’assunto che da sempre questi territori, per la loro estensione, erano interessati da una miriade di coltivazioni, nella maggior parte dei casi ben più redditizie dell’uva; tra queste la canapa, che raggiungendo altezze variabili, non ha mai contribuito a creare condizioni favorevoli ad una coltivazione promiscua con la vite se non in maniera limitata.

Inoltre, il notevole frazionamento delle colture presupponeva che l’Asprinio venisse coltivato perlopiù per il fabbisogno familiare resistendo proprio solo grazie alle alberate, poiché sviluppandosi in altezza non sottraeva terreno prezioso ad altre colture stagionali. Colture delle più differenti che nel tempo si avvicendavano nei fondi e che in certi periodi dell’anno traevano beneficio dalla loro presenza in caso di particolari condizioni meteo, si pensi all’ombra in caso di solleone o come difesa dal vento che qui, non avendo particolari rilievi sulla sua strada, arriva forte e deciso dalla vicina costa, distante appena una quindicina di chilometri.

Resta ovvio che in principio se ne ottenesse un vino bianco di sostentamento, spesso sgraziato, dal colore tenue e dal sapore particolarmente aspro, più utile come vino da taglio che a bersi da solo. Un quadro organolettico certamente migliorato grazie ad una maggiore consapevolezza nella gestione dell’alberata, finalmente percepita come un valore da salvaguardare, una testimonianza storica per tutto il territorio, e all’introduzione di nuovi metodi di allevamento della vite, con nuovi impianti, ma soprattutto con l’arrivo nelle cantine della moderna tecnologia, via via capace di ”domare” le asperità più accentuate del varietale senza però disperderne il carattere autentico dei vini.

Così il vino, pur restando di colore tenue, almeno in gioventù, caratterizzato da profumi lievissimi, di fiori gialli, di mela e agrumi, ha saputo conquistarsi un nutrito numero di appassionati alla ricerca di un gusto leggero e fresco, contraddistinto da puntuta acidità, mai appesantita da alcol e sovrastrutture inutili, proprio come sa regalare un sorso di Asprinio, tra i pochi varietali caratterizzati da un’elevata acidità fissa, dovuta al considerevole contenuto di acido malico, che ne fa, oltretutto, un’ottima base anche per la produzione di spumanti di qualità.

Con queste premesse è da lodare il grande lavoro della famiglia Numeroso che ha saputo ben conservare le sue poche alberate, affiancandovi negli anni nuovi impianti sperimentali con sistemi di allevamento alternativi, sino ad individuarne uno, il sylvoz, su cui puntare per dare nuovo slancio alla produzione di Asprinio in terra aversana. Da allora sono trascorsi oltre trent’anni, nel frattempo uno dei cugini Numeroso, l’indimenticato Carlo¤, ci ha prematuramente lasciati nel 2016, ma nelle loro vigne a piede franco appena fuori Lusciano, circa 2 ettari coltivati sul versante napoletano della dop Asprinio d’Aversa, in località Santa Patena, nel comune di Giugliano, fioriscono ogni anno, proprio in questi giorni di primavera, i germogli di uno dei più suggestivi vitigni bianchi campani.

Vite Maritata duemiladiciannove bevuto quest’oggi, in questa giornata particolare, vuole essere proprio un omaggio alla rinascita, un atto di riverenza a quest’antica vocazione, a un territorio che non smetteremo mai di raccontare. E’ un vino bianco dal colore paglia, il naso consegna profumi di fiori bianchi, agrumi, frutta a polpa bianca, macchia mediterranea. Il sorso è invece teso e vibrante, chiaramente sfrontato, tra un paio di mesi saprà essere ancor più godibile, giammai equilibrato ma con un frutto più chiaro e meno scomposto, con quel sapore asciutto, vivace, finanche citrino di cui sa farne ampiamente virtù. Viva l’Asprinio!

Leggi anche Lusciano, Vite Maritata 1998 Qui.

Leggi anche Piccola Guida ragionata ai vini Asprinio d’Aversa Qui.

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Non è Natale senza bere bene, non è Natale senza le nostre dieci bottiglie (+1) da portare in tavola durante le feste

9 dicembre 2019

Salvare il Natale da bevute sconsiderate è possibile! Quante magre figure si rischiano, e quanti dubbi ci assalgono: avrò scelto bene? Gli piacerà? E…  c-o-s-a  c-i  a-b-b-i-n-o  m-a-i alla cena della vigilia? E a Natale?

Auguri di Natale 2019 - L'Arcante

Sono queste domandone dalle risposte critiche, tanto più quando si spendono cifre blu per pesci e carni che quasi sempre rischiano di rimanerci… sullo stomaco, tanto la colpa, si sa, andrà al vino “troppo acido o alcolico”; proviamo allora a stigmatizzare le paure e le fisime mettendo in riga dieci etichette – +1 -, provate durante tutto quest’anno e che, tra le tante, meriterebbero un posto a tavola durante le prossime festività natalizie.

Asprinio d’Aversa Spumante Extra Brut I Borboni. L’azienda di Lusciano, in provincia di Caserta, rimane un riferimento assoluto per la denominazione e da sempre in prima linea nel lavoro di salvaguardia della produzione di Asprinio. Di quanto siamo innamorati del varietale e di questa denominazione è ben noto, e fa piacere che il numero di produttori in campo si stia allargando sempre di più a si stia puntando soprattutto sulla qualità; riteniamo fondamentale inoltre che non si disperda il patrimonio di esperienze delle famiglie storiche presenti sul territorio, proprio come nel caso dei Numeroso, capaci di regalarci sempre, tra gli altri, uno Metodo Charmat lungo dalle bolle fini, un vino spumante dal quadro aromatico lieve ma suggestivo, dal sorso seducente e vivace da spendere a tavola a tutto pasto.

Spumante Metodo Classico Rosé Brut 50Mesi 2013 – Terrazze dell’EtnaL’azienda di Nino Bevilacqua è una splendida realtà di circa 40 ettari nel comune di Randazzo, più precisamente in località Bocca d’Orzo, sull’Etna, con vigne collocate tra i 650 e i 900 metri s.l.m.. Il Rosé Brut 50Mesi viene fuori da una cuvée di Pinot Nero al 90% e Nerello Mascalese per la restante parte a saldo. Ha una bellissima veste rosa tenue, è brillante e vivace, la spuma è densa e le bollicine sono abbastanza fini, il naso sa anzitutto di erbette, agrumi e piccoli frutti rossi, il sorso è asciutto, ben fresco, piacevolmente vibrante e coinvolgente. Dopo l’esordio di qualche anno fa, la strada tracciata appare davvero entusiasmante, provatelo con piccoli assaggi di mare.

Falanghina dei Campi Flegrei 2018 – La Sibilla. Un bianco terragno e autentico che profuma di terra vulcanica, dal sorso schietto e vibrante, capace di accompagnare degnamente tutta la cena della vigilia con tutte le sue prelibate preparazioni di mare fredde a calde; un calice appagante quello dei Di Meo, che torniamo a raccomandare non senza un pizzico di orgoglio per aver visto nascere, crescere, affermarsi una delle più belle realtà flegree che si appresta a mettere alle spalle i suoi primi 20 anni di straordinaria resilienza.

Falanghina del Sannio Serrocielo 2018 – Feudi di San GregorioSerrocielo nasce dalla migliori uve provenienti dai vigneti del Sannio – area tra le più vocate in Campania per il vitigno -, condizione questa che anche in presenza di annate particolarmente complesse, come ad esempio la  scorsa duemiladiciassette, consente di fare scelte importanti e mirate alla sola qualità. E’ questo un bianco democratico, capace di conquistare immediatamente gli appassionati alle prime armi e i palati più attenti ed esigenti. L’impronta olfattiva è graziosa, netta ed immediata, ha carattere tipicamente varietale e suggestivo di piacevoli sentori floreali e frutta a polpa bianca. Il sorso è asciutto e gradevole, rinfranca il palato ed accompagna con piacevole sostanza tutti i buoni piatti di mare della cucina delle feste.

Calabria igt Zibibbo Benvenuto 2017 – Cantine Benvenuto. E’ un bianco profumatissimo, insolito e per questo inconfondibile per il suo tratto aromatico e spiazzante, per il sorso secco e il corpo nerboruto. Va detto che a primo acchito non è un vino proprio semplice da abbinare a tavola ma vale la pena provarlo e raccontarlo, proprio durante queste festività perchè al naso diverte ed invita a giocare con i riconoscimenti (bergamotto, pesca, sandalo) e ogni sorso poi non lascia certo indifferenti, anche in questo caso si tratta di una pietra miliare da salvaguardare e consegnare in mani davvero appassionate.

Fiano di Avellino Clos d’Haut 2017 – Villa Diamante. Ma che bei vini provengono da questo pezzo d’Irpinia, sempre coinvolgenti, unici, straordinari! Dobbiamo dire di un duemiladiciassette piacevolissimo questo di Diamante Renna-Gaita, invitante e seducente al naso quanto caratterizzato da particolare freschezza, sapidità ed avvolgenza al palato. E’ incredibile quanto sia facile tirarvi fuori chiarissimi riconoscimenti di nespola ed albicocca, di solito un po’ forzati in certe degustazioni ma qui espressi in maniera quasi disarmante, così come i sentori di mango e ananas subito sospinti da gradevoli note balsamiche e fumé. Il sorso è franco, sapido, avvolgente, regala una bevuta decisamente ben al di sopra dei canoni di un’annata non proprio felicissima per la denominazione.

Penisola Sorrentina Gragnano Ottouve 2018 – Salvatore Martusciello. Non può assolutamente mancare sulle tavole di questi giorni di festa, a Natale soprattutto; il Gragnano è il vino della gioia e della spensieratezza, con quel suo colore porpora vivace, quella soffice corona di spuma evanescente, dal naso vinoso e sfacciatamente fruttato, conserva il sapore asciutto e ammiccante della tradizione popolare nobilitato dalla frutta rossa croccante, dal lampone e i ribes neri. E’ di prossima uscita l’annata duemiladiciannove ma la grande qualità in bottiglia non faccia temere una bottiglia dell’annata precedente, in questo momento ancor più succosa e polposa.

Chi ha vissuto e può raccontare a suo modo gli ultimi quindici/vent’anni di viticoltura nei Campi Flegrei sa bene che era necessario solo attendere e continuare a stimolare vignaioli e produttori nel fare meglio, il successo dei vini flegrei, presto o tardi, sarebbe arrivato; la distanza che li separava dal resto del mondo del vino, quel gap soprattutto di mentalità, certi difetti dei vini, originati soprattutto da una cattiva gestione del vigneto, della vinificazione o dell’affinamento, talvolta proposti addirittura come tipicità, sono stati per anni un fardello pesantissimo da portarsi dietro ma finalmente sono da considerarsi (quasi) del tutto superati. Ecco allora che non possono mancare anche due belle ”sorprese” di quest’anno da proporre soprattutto sulla ricca tavola del giorno di Natale.

Piedirosso Campi Flegrei 2017 – Cantine del Mare. Ne abbiamo scritto a lungo di Cantine del Mare e ne riscriviamo ancora volentieri oggi davanti a questo splendido Piedirosso. Il colore è rubino vivace, luminoso come fosse sacro fuoco, il naso è ancora timido, quasi sussurrato, con tanto ardore dentro, se ne coglie al palato tutta la velleità di farsi largo e lungo tra i suoi migliori pari, niente più legno, solo frutto: vibrante, polposo, teso. E’ ormai da qualche mese in bottiglia, praticamente a due anni dalla vendemmia, prontissimo per arrivare in tavola!

Piedirosso Campi Flegrei 2017 – Mario Portolano. Siamo a Toiano, in un’area periferica del comune di Pozzuoli, cuore della denominazione di origine controllata Campi Flegrei; anche qui il Piedirosso regna sovrano, sempre più sorprendente questo vino che si sta facendo apprezzare per le sue caratteristiche organolettiche uniche e rare che ne fanno uno dei rossi campani più ricercati e apprezzati negli ultimi anni. Anche qui vengono fuori vini di particolare carattere, e questo duemiladiciassette ne rappresenta forse una delle prime punte di eccellenza. Veste di un bel rubino dal tono gioviale, il naso è fitto e intriso di sensazioni floreali e fruttate dolci e invitanti, sa di violetta e piccoli frutti rossi, poi un accenno speziato, il frutto è carnoso, ben espresso, il sorso è gradevole e morbido e dal finale di bocca misurato e sapido.

Terre del Voltuno igt Casavecchia Centomoggia 2015 – Terre del Principe. Peppe Mancini e Manuela Piancastelli con il duemilaquindici ne hanno tirato fuori forse uno tra i migliori di sempre, capace di lasciare a bocca aperta tanto fragoroso è il frutto esaltato in maniera ineccepibile (anche) dal legno, dalla misura del suo impiego, capace di esaltare e affinare una grande materia viva. Ha un colore rubino-porpora e al naso è intenso, avvolgente, profuma anzitutto di more e mirtilli cui s’aggiungo per distacco spezie e balsami. Il sorso è pronunciato, fitto e saporito, tredici gradi di assoluto piacere per le papille gustative.

Champagne Blanc de Blancs – Alain Thiénot. E’ l’Asso di Cuori da giocare nel momento più opportuno durante le feste. Si tratta di un vino composto per l’80% di vini Riserva ai quali viene aggiunto un 20% di vini dell’annata. Stiamo parlando di Chardonnay provenienti dagli areali maggiormente vocati di Avize e Vertus sul versante sud della Cote des blancs e più a nord da Villers-Marmery, verso la Montagna di Reims, qui dove Alain Thiénot, da oltre 30 anni tira fuori grandi vini per le sue cuvée più prestigiose tra le quali il millesimato Vigne aux Gamins e l’assemblaggio di millesimati Cuvée Stanislas.

Uno Champagne davvero notevole, di colore giallo paglierino brillante, una volta nel bicchiere è subito invitante e coinvolgente, la spuma è delicatissima, le bolle fini e regolari, intense, persistenti. Al naso rivela immediatamente tutta la sua anima vivace e intrigante, vi si colgono sentori di agrumi di limone e pompelmo, caratteristiche note floreali e di pasticceria. Il sorso è asciutto e generoso, teso il giusto, con carbonica misurata e un finale di bocca freschissimo e sapido.

Detto questo, ci auguriamo che arrivino serene festività per tutti voi, Buon Natale e che l’anno che verrà possa essere, finalmente, un buon anno davvero!

Leggi anche A Natale e Capodanno, Bollicine buone buone Qui.

Leggi anche Vini che servono a Natale Qui.

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L’Arcante su il Napolista, questi gli articoli pubblicati nell’ultimo mese

24 febbraio 2019

Il Napolista

Siamo giunti al giro di boa, è iniziata la seconda parte della stagione calcistica 2018/2019, come sapete dallo scorso Ottobre alcuni nostri contributi sono pubblicati sul giornale on line ilNapolista¤ dove ogni settimana proviamo a raccontare qualcuna tra le buone etichette campane prendendo spunto dai profili e dalle storie dei calciatori del Napoli¤, il nostro Napoli che continua ad incantare in Italia¤ e in Europa.

Lo facciamo alla nostra maniera, in modo semplice e spigliato cercando di offrire qualche buono spunto per bere meglio (almeno) alla domenica. E i calciatori, anzitutto quelli del Napoli, con le loro gesta in campo, le loro storie ci danno la misura per suggerire l’etichetta del giorno.

Questi che seguono sono gli articoli pubblicati nell’ultimo mese che vi riassumiamo in pochi passaggi essenziali, se vi va dategli una occhiata e scriveteci pure cosa ne pensate, diteci la vostra ne saremmo davvero felici.

#13 Alex Meret, unico come il Capri bianco di Scala Fenicia Leggi Qui.

#14 Carlo Ancelotti e il Montevetrano, due fuoriclasse internazionali Leggi Qui.

#15 Simone Verdi e il Santa Pàtena 2016 de I Borboni Leggi Qui.

#16 Nikola Maksimovic e l’Armonico di Anna Bosco Leggi Qui.

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Lusciano, il 27 Ottobre c’è Dintorni d’Asprinio

12 ottobre 2018

L’Asprinio piace, piace un sacco, difficile confonderne il gusto così spiccato: ha una marcia in più, davvero originale, unico! Inebriante nelle versioni spumante resta degno compagno di tutto un pasto nella versione ferma.

Certo bisogna lavorarci un po’ su, soprattutto saperlo comunicare meglio di adesso e bene, visto che ai più è praticamente sconosciuto. Anche per questo non potevamo non dare spazio a questa bella iniziativa dell’Ais Caserta che speriamo abbia il successo che si merita.

Dintorni d’Asprinio è un viaggio, un approfondimento vero nei territori dove da sempre è allevato uno dei vitigni più amati e discussi degli ultimi anni e dove un patrimonio di conoscenze vitivinicole è ancora oggi a rischio di scomparire.

Per Informazioni: eventi.aiscaserta@gmail.com

Leggi anche L’Alberata aversana¤.

Leggi anche anche Piccola Guida all’Asprinio d’Aversa¤.

Leggi anche Lusciano, I Borboni¤.

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Ciao Carlo

8 dicembre 2016

Carlo Numeroso, I Borboni - foto A. Di Costanzo

La chiesa gremita di gente a Lusciano, oltre modo piena, sino al piazzale antistante dove si è sistemato chi non è riuscito a trovare posto all’interno. Parenti, amici e tantissima gente comune, moltissimi gli amici produttori e addetti ai lavori che non hanno fatto mancare partecipazione, affetto e vicinanza alla famiglia tutta.

Un sentito, caloroso ed accorato ultimo saluto a Carlo Numeroso, Principe dell’Asprinio d’Aversa prematuramente scomparso, tra coloro a cui si deve la conservazione ed il rilancio della viticoltura in queste terre, di questo autentico e prezioso vino della provincia di Napoli e Caserta, amato dal popolo eppure capace di appassionare i più grandi cultori della vigna e della tavola italiana, da Soldati a Veronelli.

Da noi tutti ancora un abbraccio ai figli, alla moglie e tutta la famiglia Numeroso.

L’Alberata aversana¤.

Piccola Guida all’Asprinio d’Aversa¤.

Lusciano, I Borboni¤.

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Piccola Guida ragionata ai vini Asprinio d’Aversa

18 agosto 2013

Abbiamo avuto modo di ribadire più volte che di Asprinio d’Aversa se ne parla troppo poco. L’esperienza degli anni passati ci è servita per capirci ancor di più qualcosa e analizzando quanto questo vino particolare sia apprezzato dagli appassionanti provenienti da tutto il mondo proviamo a dare evidenza di alcune etichette imperdibili.

La vendemmia degli Uomini Ragno - foto Alessandro Manna

L’Asprinio ci piace, e piace un sacco, difficile confonderne il gusto così spiccato: ha una marcia in più, davvero originale, unico! Inebriante nelle versioni spumante resta degno compagno di tutto un pasto nella versione ferma.

Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola – Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno in provincia di Caserta e Giugliano, Qualiano e Sant’Antimo in provincia di Napoli. Sono i 22 comuni dove è possibile produrre l’Asprinio d’Aversa, doc istituita nel luglio ’93 per disciplinare la produzione di un bianco fermo e due tipologie di vino spumante, un metodo Martinotti (charmat lungo) e un Metodo Classico. In etichetta, quando le uve provengono esclusivamente da viti maritate, è ammessa la dicitura “alberata” o “da vigneti ad alberata”.

Se ne ottiene un bianco dal colore verdolino e dal profumo tenue, che sa di fiori gialli, di mela, note agrumate. Ma è in bocca che conquista l’appassionato, caratterizzato da un’elevata acidità fissa, dovuta dagli elevati livelli di acido malico che ne fa un’ottima base per la produzione di spumante di qualità: ha un sapore decisamente secco, asprigno appunto, fresco e caratterizzato da una certa profondità degustativa quando lavorato con sapiente attenzione in cantina.

Certo bisogna lavorarci un po’ su, soprattutto saperlo comunicare meglio di quanto venga fatto oggigiorno, visto che ai più è praticamente misconosciuto. Anche per questo auspichiamo una maggiore attenzione da parte di tutti, dal ristoratore che perde l’occasione di distinguersi a caccia del miglior prezzo per il peggiore dei spumantini all’indomito cameriere che sa tutto lui e continua a fare di tutte le bollicine un ‘bel prosecchino’.

Confidiamo poi nella critica di settore affinché si possa in qualche modo sostenere con maggiore entusiasmo un vitigno e vini così autentici¤ che oltre a far parte del patrimonio¤ vitivinicolo italiano rappresentano anche un bel pezzo della nostra storia da più o meno duemila anni.

Questi che seguono alcuni indirizzi utili cui fare riferimento per fare incetta di questi meravigliosi vini freschi, taglienti, minerali. Che nelle versioni Spumante, Metodo Martinotti e ancor più in quelle Metodo Classico¤, sanno essere a dir poco sorprendenti.

 
Salvatore Martusciello
Via spinelli, 4 80010 Quarto (Na) – Tel. 3483809880
info@salvatoremartusciello.it
www.salvatoremartusciello.it
Di particolare pregio: Asprinio d’Aversa Spumante Trentapìoli “Vigneti ad Alberata” (Metodo Martinotti).
 
I Borboni
Via E. De Nicola, 7 81030 Lusciano (Ce) – Tel. 081 814 13 86
info@iborboni.com
www.iborboni.it
Di particolare pregio: Asprinio d’Aversa Spumante Brut (Metodo Charmat),  Asprinio d’Aversa Vite Maritata, Asprinio d’Aversa Santa Patena.
 
Azienda Agricola Vestini Campagnano
Via Casilina, 81044 Conca della Campania (Ce) – Tel. 0823 679087
info@vestinicampagnano.it
http://www.vestinicampagnano.it
Di particolare pregio: Asprinio d’Aversa “da Viti Maritate”
 
Cantine Magliulo
Via G. Manna, 29 81030 Frignano (Ce) – Tel. 081 890 0928
info@vinimagliulo.it
www.vinimagliulo.com
Di particolare pregio: Asprinio d’Aversa.
 
Masseria Campito
Via Casolla, 55 81030 Gricignano di Aversa (Ce) – Tel. 0815027540 – Cell. 3348022297 – 3356641717
info@masseriacampito.it
http://www.masseriacampito.it
Di particolare pregio: Asprinio d’Aversa Atellanum, Asprinio d’Aversa Spumante Brut Priezza (Metodo Classico), Asprinio d’Aversa Spumante Brut (Metodo Martinotti).
 

Leggi anche L’Alberata aversana o di quell’uva sospesa nel tempo Qui.

La foto di copertina è opera dell’amico Alessandro Manna¤.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Quarto, dell’Asprinio d’Aversa 2011 e dell’Extra Brut s.a. Riserva di Grotta del Sole

5 dicembre 2012

Non v’è dubbio che Grotta del Sole conservi un ruolo di primissimo piano quando si vanno a raccontare certi territori campani ed alcune delle più antiche tradizioni enoiche regionali. E’ così ad esempio per quanto riguarda i Campi Flegrei, come nel ricordare il valore storico di un vino simbolo come il Gragnano, ma anche e soprattutto quando si parla di asprinio d’Aversa.

Asprinio d'Aversa 2011 Grotta del Sole - foto A. Di Costanzo

Un vino e un’uva che non sono mai mancati nel carnet dell’azienda di Quarto sin dalla sua fondazione, sui quali la famiglia Martusciello ha investito tante risorse e preteso sforzi importanti per salvaguardarne la coltura e la produzione. Un territorio vasto e poco battuto l’agro aversano ma che da sempre consegna alle tavole e ai palati più attenti un vino dalle caratteristiche organolettiche molto particolari, uniche per quanto concerne il panorama enoico nazionale; un vino di cui si parla sempre troppo poco, e del quale, ahimé, se ne beve sempre meno. Un bianco assai vivace quando giovane, come nel caso di questo duemilaundici, tenue e franco al naso come sottile e teso in bocca, ma al contempo capace di sfidare il tempo senza temerne l’angustia (leggi qui). Del resto è proprio l’asprinio che vanta una vocazione alla spumantizzazione che pochi altri varietali autoctoni italiani sanno reggere in maniera eguale.

Don Pedro de Toledo Brut & Asprinio d'Aversa Extra Brut Grotta del Sole - foto A. Di Costanzo

Non a caso Gennaro Martusciello, enologo dalle enormi conoscenze scientifiche prima che tecniche, ne intuì il potenziale sin da subito e lo mise alla prova con il metodo champenois, come testimoniano le primissime produzioni del Don Pedro de Toledo Brut; un ardire che gli valse per molti anni lo scherno quasi di amici e colleghi che fuori regione, con i grandi industriali dello spumante italiano, erano intenti già da tempo a scimmiottare variazioni sul tema Champagne lanciati pedissequamente alla ricerca di un terroir fac-simile che, è chiaro a tutti, non è invece replicabile fuori dal quel comprensorio che va dalla Montagne de Reims a la Vallé de la Marne o la Côte des Blancs.

Asprinio d'Aversa Extra Brut s.a. Grotta del Sole - foto A. Di Costanzo

Ciò che rimane allora non è che il varietale a fare la differenza, con anche tutto quello che si può fare in cantina per costruirgli intorno il vino. Ma se in cantina, tecnicamente, si riuscirebbe in qualche modo a cavare un ragno dal buco, senza un’uva di qualità, con particolari qualità s’intende, non si va da nessuna parte. Tant’è che l’asprinio, soprattutto quando spumante metodo classico, ha dimostrato nel lungo periodo, nel tempo, di comportarsi da grande vino, capace di maturare senza invecchiare, elevarsi senza disperdersi, offrire, in certe annate o cuvée, bevute davvero incredibili, per certi versi sontuose. 

Un metodo classico che fa dell’acidità un’arma inesorabile, che il tempo, dalla presa di spuma alla maturazione sui lieviti, durante l’affinamento in bottiglia, ingrassa senza appesantirlo e che, tra l’altro, ha bisogno, chiede, dopo la sboccatura, un dosaggio bassissimo quando talvolta nemmeno necessario. Così si spiega l’intensità e l’armonia dell’Extra Brut di Grotta del Sole che, nella ormai imminente sua prossima uscita, sarà nuovamente senza annata (s.a.), una cuvée di tre raccolti che vuole ancora una volta mettere l’accento sulla più autentica tra le produzioni di vino spumante in Campania. 100% asprinio d’Aversa. A noi non resta che godercelo.

Lusciano, Asprinio d’Aversa Vite Maritata 1998 e Santa Patena 2011, in mezzo… sempre I Borboni

3 dicembre 2012

Capita una sera a cena Salvo Foti, ti viene così di scendere giù in cantina e prendere una vecchia bottiglia di asprinio da bere con lui che tanto sembra appassionarsi alla storia di questo antico quanto poco conosciuto vitigno. Ed è subito grande intesa.

Carlo Numeroso, I Borboni - foto A. Di Costanzo

Ne rimane rapito Salvo Foti, lui che in Sicilia, col carricante – altro ostico bianco ritrovato -, sta facendo cose più che egregie; ma più di tutti appare sorpreso (anche se non troppo) proprio lui, Carlo Numeroso, vigneron dalla “capa tosta” e patron, col cugino omonimo, de I Borboni di Lusciano. “Le avevamo messe via in ricordo della fondazione della cantina che si inaugurava proprio quell’anno; finalmente stavamo a casa nostra, in questa splendida struttura che abbiamo recuperato dall’abbandono di troppi anni”.

Asprinio d’Aversa Vite Maritata 1998, ben quattordici anni fa. Una vita fa che però nel bicchiere sembra appena ieri. Il colore fisso nel tempo, appena paglierino, luminoso, vivo. Quel naso poi farebbe innamorare chiunque: verticale, appena sporco d‘idrocarburi ma fluttuante, tra il minerale e la macchia mediterranea, poi delicato sino a rinvenire sentori di fiori gialli e spezie dolci. Ma con un sorso dritto, profondo, una stilettata franca e materica. Anima indolente appena adolescente, smaliziata, irreprensibile.

Gianluca Tommaselli, Carlo Numeroso, l'Asprinio 1998 - foto A. Di Costanzo

Così le idee prendono forza, il progetto si arricchisce, la memoria storica ha qualcosa da raccontare e tramandare nel tempo, oggi, finalmente, non più per caso, per riconoscenza, ma per lanciare nel futuro un messaggio che arriva da lontano, da molto lontano con una chiarezza inequivocabile, più autentico che mai, vero e unico quanto sa esserlo solo l’asprinio: non è un vino per vecchi, non è un vino da bere con malinconia, solo per ricordare il tempo. L’asprinio d’Aversa è un vino inesorabile quando giovane, fresco, incalzante, allegro ma sa pure invecchiare bene, incredibilmente bene, ricco, sfrontato, complesso e, soprattutto, maledettamente riconoscibile.

Asprinio d'Aversa Vite Maritata 2011 I Borboni - foto A. Di Costanzo

Con queste premesse è nato e si farà il Santa Patena 2011, sul mercato il prossimo aprile 2013 e che promette di essere davvero una bella sorpresa per tutti gli appassionati di bianchi di spessore e carattere; viene da circa 2 ettari di vigna coltivati sul versante napoletano della dop Asprinio d’Aversa, a Santa Patena appunto, nel comune di Giugliano; si tratta di un vigneto allevato a sylvoz, sistema già ben collaudato da oltre trent’anni nelle vigne dei Numeroso a Lusciano, da cui si sono selezionati circa 25 quintali d’uva per 15hl di vino finito: 12 gradi, con una acidità iniziale pari a 13g/l ma che poi si è ridotta ad oggi a circa 8g/l, tutto lavorato in acciaio e tutt’ora in affinamento sulle fecce fini. 

Il bicchiere dovrà attendere un po’ per rivelarsi in tutto e per tutto ma ha già tanto da raccontare, tant’è che naso, colore e sapore non spostano di una sola virgola il ricordo del varietale che qui pare farsi assai più avvincente e materico del Vite Maritata pari annata. Ciò che più mi piace però in questo momento nel confronto, è che non si possa assolutamente parlare di un mero “esperimento” ma bensì di un normale, se vogliamo coraggioso, tentativo di alzare semplicemente l’asticella qualitativa di un vino, l’asprinio, che merita sicuramente maggiore spazio nelle carte dei vini dei ristoranti e nei taccuini dei degustatori più appassionati, sia quando spumante che vino fermo.

Aversa, Alberata, Asprinio. C’è una sola tripla A

28 novembre 2012

“Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’asprinio: nessuno. Perché i più celebri bianchi secchi includono sempre, nel loro profumo più o meno intenso e più o meno persistente, una sia pur vaghissima vena di dolce. L’asprinio no. L’asprinio profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchezza totale, sostanziale, che non lo si può immaginare se non lo si gusta… Che grande piccolo vino!” [Mario Soldati]

Avremmo potuto costruirci nell’Agro aversano la nostra piccola Franciacorta, fare dell’asprinio – il nostro autentico, unico, inimitabile vitigno Principe di Aversa – un protagonista incredibile per un vino ma anche e soprattutto bollicine talmente uniche e rare quanto inarrivabili per tipicità, qualità, storia. Per vent’anni invece ci siamo accontentati, e continuiamo a farlo, nel cercare con superficialità, altrove ed ovunque, di fare, con qualsiasi uva, spumantini che appena lontanamente possano somigliare, ricordare, all’evenienza, il Prosecco di turno quando non – velleità delle velleità per qualcuno – vagamente lo Champagne. Intanto la terra è lì che aspetta, le alberate con tutta probabilità andranno a scomparire e, dalle nostre tavole, pure il vino. Se non fosse che…


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