Posts Tagged ‘l’espresso’

Un lustro fa

17 ottobre 2018

Mamma mia che giornata memorabile quel 17 Ottobre del 2013! L’avessero voluta scrivere così avvincente la sceneggiatura di una giornata del genere non ci si crederebbe, giuro.

Ad ognuna la sua Leopolda, si potrebbe dire. Ebbene non ci sarei nemmeno dovuto essere là quel giorno e di ragioni ne avremmo avute, almeno una, importantissima. Eppure c’ero, ci siamo stati. Verso mezzogiorno, ad una manciata di minuti di distanza, mentre a Napoli Lilly¤ entrava in sala parto per dare alla luce Alessia, io mettevo piede là su quel palco a Firenze.

C’è da chiederselo, penso anche giustamente, se fosse dovuto andare proprio così:”Ma come, tua moglie entra in sala parto, nasce tua figlia e tu vai, te ne vai alla premiazione de L’Espresso?” Beh, forse sì, non fu per niente semplice scegliere, capire cosa fosse giusto fare in una situazione del genere. Ci pensammo tanto, ragionato e così decidemmo: questione di rispetto!

Si, rispetto, una parola che pare scomparsa dal linguaggio e dal comportamento di molti, soprattutto nel nostro mondo di Cucina e Sala. Quel rispetto che pare mancare a molti ”giovani” scalpitanti che proprio non si capacitano perché non gli venga riconosciuto (subito) quanto sono convinti di valere (secondo loro sempre un punto o due in più di quanto vengono valutati). Già, i punti, sembra che tutto alla fine si riduca a una rincorsa ai puntiai virgola 5, le Stelletelle. Macché…

Ecco, quel giorno a Firenze ci sono andato per rispetto, per chi volle ch’io fossi là quel giorno ma soprattutto per chi aveva permesso in tutti quegli anni di costruire passo dopo passo (anche) quel momento indimenticabile. Rispetto per tutti, a maggior ragione per la mia Lilly che quei passi li aveva tutti camminati con me. E un po’ anche per me stesso che, lasciatemelo dire, m’ero fattoun mazzo grosso così pe’ ll’avé!”¤.

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Se vi va qui sotto trovate alcune delle cose uscite qua e là in giro che raccontano quell’evento del 17 Ottobre 2013 alla Stazione Leopolda di Firenze. E per chi è su Facebook, c’è anche un Video (qui il link¤) opera dell’amico del cuore Pino Esposito¤.

L’Espresso ¤ – Luciano Pignataro ¤ – Il Mattino ¤

Gambero Rosso ¤ – Identità Golose ¤ – Dissapore ¤

© L’Arcante – riproduzione riservata

Guide ai ristoranti d’Italia 2015, così L’Espresso

9 ottobre 2014

L'Espresso 2015

Voto: 17
Due Cappelli: cucina di gran qualità.
Bicchiere: particolare cura nella ricerca e nel servizio dei vini, internazionali, nazionali o locali.

Non si arresta la gioiosa macchina da guerra inventata da Tonino Cacace, capace di trasformare un albergo vecchiotto di Anacapri in una delle mete di turismo d’elite più ricercate. Il ristorante si è allargato, salotto aperto che lambisce l’acqua della piscina, ad affascinare una clientela sempre più internazionale, da giapponesi tanto curiosi quanto discreti a brasiliani esuberanti come noi. Un parterre d’eccellenza che porta Andrea Migliaccio a premere l’acceleratore su una linea di cucina sfrontatamente mediterranea, anzi orgogliosamente campana, sostenuto dalla grande cantina messa insieme senza risparmio da Angelo Di Costanzo (giocando tra le etichette della regione e l’eccellenza mondiale) e dall’impeccabile servizio guidato dal discretissimo Luca De Coro. Parliamo delle novità: entusiasmante accoppiata piccante nella zuppa di sconcigli (lumachine di mare) e trippa di vitello, inattese consistenze di affinità elettive. Altrettanto azzeccati i fusilli al ferretto, legati dalla cipolla e dal pecorino di una delicatissima genovese di coniglio. Avvertenza per la gola: dopo anni, viene infranta l’ossessione delle porzioni piccole, le zuppe e le paste potrebbero essere un piatto unico, per gusto e la ricchezza. Secondi: light con la spigola friarielli e maionese, meno light con la pancia di maiale croccante. Babà da concorso. Degustazione 120 euro, Alla carta 160.

Sempre presente in Guida 2015 anche Il Riccio¤, ristorante&beach club, 14

Entra in Guida 2015 anche Larte¤, ristorante in Milano 14.5

L’Arcante – riproduzione riservata

© da Le guide de L’Espresso – I ristoranti d’Italia 2015

Con Onore e per Rispetto

21 ottobre 2013

Premio Sommelier dell'Anno

Bene, rieccoci qua. Mamma mia che giornata memorabile lo scorso 17 Ottobre! L’avessimo voluta scrivere così una sceneggiatura non ci saremmo mai riusciti, giuro. Adesso però è il momento dei ringraziamenti, di concedere onore a chi lo merita. Anzitutto alla mia famiglia, tutta, e a Lilly¤ che mi sostiene da sempre; e poi a tutti coloro che hanno fatto sì ch’io arrivassi là su quel palco a Firenze giovedì scorso: a chi mi ha accompagnato in questi anni, gli amici, i colleghi, i compagni di viaggio che hanno condiviso con me ogni secondo, ogni centimetro, ogni momento di questo cammino. Tutti, nessuno escluso. Onore quindi a chi ha assaporato – è proprio il caso di dirlo – ogni sorso di questo splendido e duro lavoro di Sala e Cantina.

Onore a chi ci ha sempre creduto in me, a chi mi ha sostenuto e quando necessario mi ha dato una mano, lasciato la porta appena accostata; ma grazie anche a chi, per un motivo o per un’altro non l’ha fatto, perché per crescere e migliorarsi si ha bisogno anche di questo, di gente contro. Grazie, grazie di vero cuore.

Sapete, qualcuno, penso anche giustamente, mi ha detto: ‘Ma come, tua moglie entra in sala parto, nasce tua figlia e tu vai, te ne vai alla premiazione de L’Espresso?‘. Beh, forse sì, non è stato per niente semplice scegliere, capire cosa fosse giusto fare in una situazione del genere. Ci abbiamo ragionato e abbiamo deciso: questione di rispetto!

Si, rispetto, una parola che ultimamente pare scomparsa dal linguaggio e dal comportamento di molti, soprattutto nel nostro mondo di Cucina e Sala. Quel rispetto che pare mancare a molti ‘giovani’ scalpitanti che proprio non si capacitano perché non gli venga riconosciuto (subito) quanto sono convinti di valere (secondo loro sempre un punto o due in più di quanto vengono valutati). Già, i punti, sembra che tutto alla fine si riduca a una rincorsa ai punti, ai virgola 5 e stellette. Macché…

Ecco, a Firenze ci sono andato per rispetto, per chi ha voluto ch’io fossi là quel giorno ma soprattutto per chi ha permesso in questi ultimi quindici anni di costruire passo dopo passo quel momento indimenticabile. Rispetto per tutti, a maggior ragione per la mia Lilly che quei passi li ha camminati con me. E un po’ anche per me stesso che, lasciatemelo dire, mi sono fatto ‘un mazzo grosso così pe’ ll’avé!’¤.

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Se vi va qui sotto trovate alcune delle cose uscite qua e là in giro che raccontano dell’evento del 17 Ottobre alla Stazione Leopolda di Firenze. E su Facebook c’è anche un Video¤ opera dell’amico Pino Esposito¤.

L’Espresso ¤Luciano Pignataro ¤ – Il Mattino ¤

Gambero Rosso ¤Identità Golose ¤Dissapore ¤

Guide ai Ristoranti d’Italia 2014, così L’Espresso

18 ottobre 2013

Guida Espresso 2014Voto: 17
Due Cappelli: cucina di gran qualità.
Bicchiere: particolare cura nella ricerca e nel servizio dei vini, internazionali, nazionali o locali.

Quante volte, nei ristoranti dei grandi alberghi, si resta abbagliati dalla perfezione formale di alcune pietanze e magari non altrettanto colpiti al momento dell’assaggio? Qui, nel più prestigioso rifugio dell’Isola Azzurra, questo rischio non è contemplato. Anzi, il giovane chef Andrea Migliaccio continua a scalare imperterrito la strada dell’Alta Cucina, come un atleta che insegue vigoroso la piena maturità senza mollare mai. Il risultato e’ davvero convincente, sotto il segno orgoglioso della tradizione campana, che si rinnova senza complessi, e con una squadra fortemente motivata. Che si tratti della vellutata di cipollotti con guanciale, fava e bottarga, o della trilogia di agnello, non arriva piatto che non sia animato da profondo equilibrio e vivacizzato da un allegro gioco di contrasti: nel coloratissimo risotto, i ricci di mare duellano con la colatura di alici, acqua di pomodoro e dei friselle al finocchietto. Ma la perfezione arriva con le candele spezzate (tartufi di mare, gamberi, broccoli e pecorino) e subito dopo con la triglia (con burrata al limone, fagiolini e patate). Incoraggiati da una Signora Carta dei Vini, gestita alla perfezione da Angelo Di Costanzo, anche gli ospiti più conservatori si abbandonano così al sogno caprese, fino a provare i sapori forti della genovese di coniglio… Degustazione Super da 220 euro, sui 160 alla carta. (da Le guide de L’Espresso – I ristoranti d’Italia 2014)

Premi L’Espresso 2014|Il Sommelier dell’Anno

17 ottobre 2013

Angelo Di Costanzo Sommelier dell'anno L'Espresso 2014 - foto L'Arcante___________________________________

I Ristoranti d’Italia 2014 L’Espresso

Il Sommelier dell’Anno – Premio Rapitalà

Al responsabile della cantina di ristorante che nel corso dell’anno si è distinto per competenza e professionalità.

Angelo Di Costanzo

Capri Palace Hotel&Spa

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www.espresso.it

Senza una donna che ti sta dietro non sei niente

14 ottobre 2013

Ogni volta, negli ultimi anni, più o meno in Aprile. Questa mattina si riparte, comincia la stagione a Capri. Le borse sono pronte, le ultime cose me l’ha sistemate con cura iersera. Al treno (per arrivare al porto) mi accompagnano lei e Letizia. E’ una levataccia ma preferisce che sia così.

E’ una mattinata carica di tensione e scandita da quiete e silenzi. Le parole certe volte sono mute, non le senti, ma non per questo puoi pensare di non ascoltarle: sono lì e rimbalzano nel vuoto come sassi contro il muro.

Non sono l’unico certo, e non sarò l’ultimo. Accade che metti da parte la famiglia, l’amore, gli amici per il lavoro. Il tuo preziosissimo lavoro. T’illudi di portarli con te per non rimanerci male, per darti coraggio ed in fondo per sentirti con la coscienza a posto. Non è affatto così.

Quanto costa tutto questo? Non ha prezzo, e tutto il tempo che gli levi non lo recupererai mai. Ecco perché senza una donna che ti sta dietro, che ti sostiene, che ti ama, che cresce i tuoi figli nonostante te, non sei niente!

Credi di essere bravo? Fatti avanti, non temere

13 ottobre 2013

Hai saputo di Letizia¤? Mamma mia che botta di vita…

Capri? Che dire, mi piace, ci sto bene e mi sento al centro di un progetto stimolante e proiettato con forza e determinazione in avanti. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, significativo. E poi c’è un bel gruppo di lavoro, solido, ambizioso e consapevole degli obiettivi (quelli possibili e quelli impossibili pure).

La seconda stagione volge al termine, la cantina comincia a prendere una certa forma; i numeri ci dicono che abbiamo fatto un gran lavoro quest’anno ma credo ci voglia ancora un po’ di tempo per vederne a pieno i frutti, pian pianino però si farà: anzitutto la Campania, prima di tutto la Campania – giochiamo in casa cavolo! -, poi va bene anche tutto il resto. E la Francia. Altro obiettivo importante è alleggerirla al più presto di quei vini ormai un po’ ‘fuori tema’ (i superqualchecosa) che poco c’entrano con la nostra cucina. Magari ci teniamo solo quelli storici, buoni, ricercati. Uno o due anni ancora e ci siamo: bisogna venderli però, non possiamo mica regalarli…

Fronte caldo il web. Da un po’, con una certa frequenza, scrivo sul blog di Luciano Pignataro¤, ormai un riferimento; mi piace e mi aiuta molto a confrontare il mio modo di vedere il mio lavoro col mondo del vino e con la gente, almeno quella che gira in rete. Ho iniziato pure a tenere qualche degustazione¤ qua e là; altra situazione importante questa, altri stimoli, ancora idee a confronto. Poi ci sono i pensieri e le parole che sto provando a mettere on line anche sul mio blog, qui su L’Arcante. Pare che la cosa funzioni, mi rilassa, mi diverte e viene pure seguita.

P.S.: tutte le guide quest’anno parlano di noi, tutti plaudono al nostro lavoro, L’OLivo è sulla bocca di tutti e il Riccio ha fatto un boom! pazzesco. Oliver¤ però ha deciso di lasciarci, desidera mettersi in proprio. In rampa di lancio c’è Andrea. E’ il 2010.

La Pasta al Burro, i fagottini di Faraona arrosto su salsa al burro di Giuseppe Iannotti del Kresios

27 ottobre 2012

Domenica scorsa ci siamo regalati una passeggiata in campagna e la bella giornata ci ha spinto sino a Telese, alla tavola di Giuseppe Iannotti al Kresios. Tra le varie cose saggiate, nella sua apparente semplicità, è la “Pasta al Burro” a meritarsi particolare attenzione. Eccovi la ricetta.

Per la Pasta all’uovo

  • 395 gr di farina 00
  • 2 uova intere
  • 4 tuorli 

Come si fa: mettete su un piano da lavoro tutta la farina a mo’ di fontanella e aggiungetevi le uova e i tuorli. Mescolate tutti gli ingredienti fino a quando l’impasto diventa liscio ed omogeneo; lasciate quindi riposare per 1 ora almeno.

Per la farcia

  • 1 faraona
  • 1 limone
  • 1 aglio intero
  • 1 fascetto di rosmarino
  • olio extra vergine d’oliva qb
  • aceto di vino bianco qb
  • sale qb 

Come si fa: spiumate la Faraona e toglieteci le interiora, inserire all’interno l’aglio, il limone, il rosmarino. Cuocetela allo spiedo per 2 ore spennellandola, di tanto in tanto, con olio ed aceto. Una volta cotta, disossatela e con gli ossi realizzate un fondo bruno. La farcia viene realizzata all’interno del bicchiere del Pacojet: con il coltello per il fresco inserite tutte le parti anatomiche della faraona, comprese la pelle croccante e, nel caso in cui il composto risulti troppo asciutto, stemperate con un po’ di panna fresca.

Per la salsa

  • 300g di creme fraiche
  • 50g burro demi sel de Baratte
  • 30g parmigiano reggiano di Vacche Rosse stagionato 42 mesi 

Come si fa: in una padella sciogliere il burro demi sel de Baratte e aggiungere la creme fraiche; una volta che raggiunge la temperatura di 50° aggiungere il parmigiano e mescolare fin quando la salsa non diventa liscia. 

Preparazione del piatto: stendere la pasta con spessore di circa 2 mm, ritagliare dei quadrati di lato di circa 5 cm e porre al loro centro la farcia con l’aiuto di un sàc-a-poche. Chiudere, quindi, formando dei fagottini. Calare i fagottini in una pentola con abbondante acqua bollente, aspettare che essi emergano in superficie, scolarli ed in seguito saltarli in padella con un cucchiaio di fondo di faraona. Stendere sul fondo di un piatto un cucchiaio di salsa ed adagiarvi sopra i fagottini.

Giuseppe Iannotti è, per la Guida ai Ristoranti d’Italia 2013 de L’Espresso, il “Giovane emergente dell’anno” (qui).

Guide ai ristoranti d’Italia 2013, così L’Espresso

11 ottobre 2012

Voto: 16
Un Cappello: cucina buona, interessante.
Bicchiere: particolare cura nella ricerca e nel servizio dei vini, internazionali, nazionali o locali.

“Dissolto nell’aria ogni orpello di cucina internazionale, seduti sulle poltrone di cashmere o a tovagliati davanti alla piscina, scoprirete il ritorno al futuro: l’esaltazione di uno stile italiano che ha l’ambizione di coniugare il meglio della nostra terra – e del mare – con una cucina attenta alla “leggerezza”. Assistiti da un sommelier scoppiettante come Angelo Di Natale Di Costanzo e coccolati da un servizio che non smette un attimo di porgere pani e oli e sali e burri, sfilano i nuovi classici di Andrea Migliaccio: supplì di riso con ragù di pesce e strepitosa crema di cipollotti con scarola, acciughe e crostini. Un equilibrio antico che sigla il matrimonio felice tra la palamita e la lingua di vitello, testimone fave, piselli, pancetta e caviale, mentre il merluzzo nero duella in una nuvola di vapore con spinaci, pomodori secchi e spuma di whisky. Il carrello dei formaggi fa strada a quelli dei gelati e dei dolci: uno per tutti, il babà. Degustazione da 200 euro, sui 150 alla carta”. (da Le guide de L’Espresso – I ristoranti d’Italia 2013)

Guide ai ristoranti d’Italia 2012, così L’Espresso

8 ottobre 2011
Voto: 15
Un Cappello: cucina buona, interessante.
Bicchiere: particolare cura nella ricerca e nel servizio dei vini, internazionali, nazionali o locali.

“A volte capita, nel corso della vita, che d’un tratto ci venga offerta una occasione imprevista e imprevedibile, una bella opportunità: è successo ad Andrea Migliaccio, trentenne chiamato dall’oggi al domani a prendere il posto del celebrato Oliver Glowig, come chef del ristorante e dell’albergo più blasonato dell’Isola Azzurra. E Migliaccio non si è fatto spaventare, ben spalleggiato da una squadra più che rodata, il sommelier Angelo Di Costanzo in primis, pronto a offrire con la stessa disinvoltura millesimati milionari o falanghine di nicchia. Una cucina delicata e avvolgente, con pochi angoli acuti, capace di entusiasmare una clientela curiosa e viziata. Gustosa la crema di cipollotti con scarola e acciughe, carico di agrumi il risotto all’astice, appetitoso il pollo di Bresse con salsa al fois gras e friarielli (broccoli campani). Trionfo di pani, piccola pasticceria e orgia di dolci: d’obbligo meringata e gelati. Degustazioni da 150 e 190 euro. Sui 130 alla carta.” (da Le guide de L’Espresso – I ristoranti d’Italia 2012)

A proposito di guide ai vini d’Italia…

27 settembre 2011

Sono anni che ci si scaglia contro le guide ai vini d’Italia per la loro immobile ripetizione, quel “copia e incolla” mai capace secondo molti di rappresentare chiaramente “i vini da non perdere” prodotti nelle vigne italiane. Eppure sembra che non si possa mai fare a meno di seguirle. Sembra.

Un elenco, in qualche caso infinito, che non sai mai se viene naturale dall’incredibile capacità di talune etichette di garantire tale costante qualità dal vederle sempre premiate anno dopo anno – anche in quelle annate cosiddette minori, addirittura in quelle secondo alcuni da bandire assolutamente dagli almanacchi, vedi il 2002 -, o più semplicemente una conveniente scelta editoriale per garantirsi quell’appeal imperdibile da parte del consumatore medio che ha bisogno fortemente del “solito nome” per comprare la tua guida piuttosto quella edita da altri.

Tant’è che produttori, cronisti, giornalisti (ivi compresi presunti tali), sommeliers, enotecari, bloggers eccetera non fanno altro in questi giorni che passarsi in rassegna le varie liste e spendere intere ore a scannarsi sul web; una faida senza peli sulla lingua tra commenti rancorosi e motivazioni delle più fantasiose “sul perché mai quel vino si e l’altro no”, o “è sempre lo stesso papocchio, ma daiii!”. Tutti, ma proprio tutti sentiamo quell’indomabile richiamo che ci spinge ad esserci, di dire pure magari “io quella guida non la comprerò mai e… bla bla bla” e, cosa assai comune, nemmeno rendersi conto di affermare talvolta tutto e il contrario di tutto pur di sputare sentenze.

Un dato cuorioso invece è che tutto ciò accade talvolta anche per vini che in alcuni casi non è nemmeno (più) possibile bere, a meno di imbattersi in qualche enotecaro o ristoratore sfigato; si perché vedete, parecchi di questi Trebicchieri, Supertrestelle, Eccellenze, 5Grappoli e – aspetto di essere smentito – Chiocciole che si voglia, sono già da tempo esauriti persino nelle stesse cantine che li producono. Mentre molti altri bisognerà addirittura aspettarli ancora a lungo prima di poterli trovare sugli scaffali o nelle carte dei ristoranti, in alcuni casi tanto di quel tempo da non ricordarsi nemmeno più che cavolo di premio abbiano ottenuto per costare così tanto! Qualcosa evidentemente non funziona…

Chiacchiere distintive, la critica gastronomica con vista a sud: la parola a Luciano Pignataro

9 ottobre 2010

Luciano Pignataro, una bella laurea in Filosofia e giornalista professionista a  Il Mattino di Napoli dove da anni cura – tra le altre cose – una rubrica sul vino che ha fatto storia, sin dal 1994, sin dal grande rilancio della viticoltura campana e meridionale. E’ autore di numerose pubblicazioni di successo sul vino e sulla gastronomia tradizionale, con un occhio sempre rivolto soprattutto al Sud Italia; Il suo Wineblog è tra i più seguiti in Italia in materia, con numeri a dir poco impressionanti; Da oltre dieci anni collabora alla “guida ai ristoranti d’Italia de L’Espresso“. Per me, come per molti, Luciano ha, tra le tante, una grandissima qualità comune a pochi nel mondo della critica enogastronomica: quella di unire, saper mettere assieme, aggregare, alla costante ricerca di un confronto diretto, franco ma soprattutto leale. Non poteva mancare quindi un suo intervento in merito…

Chi è per Luciano Pignataro il critico gastronomico oggi? Il critico gastronomico è una persona molto difficile da formare perché serve tempo per affinare il palato, disponibilità per girare nei ristoranti, grande cultura umanistica generale, conoscenza dei prodotti e delle tecniche, capacità di usare la tecnologia web. Deve essere legato alle sue radici ma al tempo stesso non scadere nel campanilismo sterile, lavorare per il cliente e non per il ristoratore, avere rapporti cordiali e rispettare sempre chi lavora in questo settore. Credo che  in Italia ci siano pochissimi professionisti completi (Vizzari, Marchi, Fiammetta Fadda, Marco Bolasco, Cremona, Raspelli, Clara Barra, Bonilli, Davide Paolini, Carlo Cambi). Io stesso non mi sento e non sono un critico gastronomico perché mi mancano ancora i fondamentali all’estero e qualcuno al Nord, preferisco definirmi un giornalista specializzato di settore. Punto a diventare critico gastronomico puro, ma mi servono ancora una decina di anni di esperienza.

Quali sono i principi da non mancare mai, come operare al meglio? Il principi sono gli stessi dei degustatori di vino e, più in generale del giornalismo. Essere fedeli solo al proprio lettore e non tradire la fiducia dell’editore. Sul piano psicologico è buona regola non innamorarsi e non antipatizzare con nessuno, cercare di farsi capire quando si scrive e si parla e soprattutto, nel dare un punteggio, mai forzare in un senso o nell’altro, ma essere equilibrati. Se l’entusiasmo o la delusione staccano troppo dai giudizi di altri colleghi, chiedere ad altri di rifare il passaggio e fare la verifica. 

Una recensione, come nasce? Quali sono i paramentri fondamentali su cui si costruisce una sana critica gastronomica? Quando il critico fa una ispezione non deve mai annunciarsi in precedenza, deve pagare il conto e accettare al massimo un’attenzione non condizionante se riconosciuto. Evitare di giudicare lo stesso locale per due o tre edizioni consecutive, assolutamente non scrivere e premiare se ci sono rapporti che vanno al di là della semplice conoscenza. Questo vale anche per il vino. Intendo rapporti di parentela, di cumparaggio o anche semplicemente di amicizia intensa.

E’ capitato, non di rado, di sentire che alcuni critici gastronomici non sappiano nemmeno cucinare un uovo al tegamino: ecco, può essere questo deleterio ai fini di una critica affidabile? Saper cucinare aiuta sicuramente a capire meglio un piatto, come anche fare esperienza lavorativa dentro una cucina professionale, ma non è una conditio sine qua non per un critico. L’esperienza palatale è quella davvero decisiva. E’ personale e non si può ereditare.

Guide e Classifiche: Marchesi da tempo ne farebbe davvero a meno, molti dei giovani invece sembrano scalpitare non poco per entrarvi al più presto. Chi ha ragione? Le Guide servono ai ristoratori per farsi conoscere, ma la gestione del quotidiano in un ristorante non è risolta da un punteggio. Era vero ieri e lo sarà sempre di più: conta il lavoro e la professionalità. Per questo all’inizio bisogna sempre essere prudenti su una novità, bisogna aspettare almeno due o tre anni per vedere cosa succede prima di iniziare a consacrare una cucina. La polemica di Marchesi è solo un malinconico episodio crepuscolare di un grande. Purtroppo non l’unico.

Le Guide servono però soprattutto ai lettori che le comprano, non dimentichiamolo mai. Sono loro i veri giudici del nostro lavoro.

Una domanda che ti viene fatta sempre più spesso, e che ti vede protagonista in prima persona: la “guerra” tra il cartaceo ed il web, chi vincerà? Purtroppo ho una età che mi consente di dire di aver già partecipato al dibattito su chi vincerà tra tv e cartaceo. Ora c’è questa nuova competizione. Nessuno si pone il problema su chi vincerà tra web e tv! Sono mezzi espressivi diversi, ma si integrano alla perfezione se ben gestiti. Oggi il cartaceo conta ancora molto, resta la consacrazione, ma il web aiuta a monitare la realtà.

In ogni caso conta la qualità di chi scrive o parla, su questo non ci sono dubbi. Sono i contenuti che fanno la differenza.

Qual è l’elemento che non dovrebbe mai mancare in un piatto? L’acidità. E’ l’elemento che lo rende comprensibile anche fuori dal territorio di origine. Non a caso le cucine che opprimono l’acidità sono quelle dei fast food e degli autogrill. Un grande piatto senza acidità non può essere ricordato. La salivazione in bocca è la condizione per mangiare bene. Dall’antipasto al dolce.

Quello invece di cui si potrebbe fare volentieri a meno? Dipende dai periodi storici. Io sono oppresso in questi anni da ricotte e burrate mischiate con il pesce fresco: il piatto diventa sempre un troiaio insopportabile.

Qual è il piatto che più ti ha entusiasmato sino ad oggi? L’arancino di riso e verza, pomodori secchi e acciughe di Marianna Vitale. Da mangiare a carriola. Io che ho sempre detestato riso e verza :-).

Il pranzo (o la cena) indimenticabile? Nel  2010 quello al Mosaico da Nino Di Costanzo.

Già da tempo anche i grandi ristoranti ”gourmet” offrono menu in versione “light” da un punto di vista economico, ha senso o è solo una trovata pubblicitaria? E’ il futuro. L’idea di entrare in un posto e magiare solo due cose è ancora poco italiana, ma credo sia una delle poche abitudini sane che possiamo importare dagli anglosassoni. Io più di tre, quattro piatti non riesco a metabolizzare mentalmente. Un po come i vini: più di dieci/dodici diventano ingestibili per l’emozione.

C’è un ristorante che secondo te vale la pena visitare almeno una volta nella vita? Quello che ancora non si è visitato.

Se c’è invece, mi dai il nome di uno chef (se possibile italiano) che consiglieresti vivamente ai giovani di guardare con maggiore riferimento? Due: Massimo Bottura e Gennaro Esposito.

La cosa che mi piace di più di quello che sta venendo fuori da queste interviste è proprio la pluralità di vedute, in alcuni casi contrastante, espressa dai vari intervistati: quantomeno possiamo esser certi di una critica più che viva e protesa al futuro. Grazie mille! (A.D.)

Qui le interessanti risposte di Clara Barra, curatrice con Giancarlo Perrotta della guida ai ristoranti d’Italia del Gambero Rosso.

Qui invece la bella intervista rilasciataci da Francesco Aiello.

Qui l’intervento di Marco Bolasco, curatore delle guide Slow Food Editore.


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