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Tortino alle castagne con cuore di cioccolato bianco, fichi e gelato al Ben Ryé di Donnafugata

16 settembre 2011

Un delizioso dessert del “nostro” Andrea Migliaccio preparato in occasione della bellissima serata al ristorante L’Olivo del Capri Palace con i vini della siciliana Donnafugata. Da oggi è di diritto in gran carta, provate a immaginare perché?

Ingredienti per 10 porzioni:

  • Tortino di castagne
  • 200 gr tuorli d’uovo
  • 300 gr albumi d’uovo
  • 300 gr zucchero di canna
  • 200 gr miele di castagno
  • 180 gr farina di castagne
  • 200 gr farina manitoba
  • 100 gr purea di castagne
  • 2 gr baking powder (lievito per torte)
  • 500 gr burro
  • 100 gr cioccolato bianco (tocchetti)
  • 150 gr cioccolato fondente

Come si fa: montate insieme i tuorli, l’albume, lo zucchero di canna e il miele; aggiungete le farine, la purea di castagne e il baking powder (lievito per torte). Sciogliere infine il burro e il cioccolato fondente, e unirli all’impasto lentamente; una volta riempiti gli stampini, riponete al centro di ognuno del cioccolato bianco a tocchetti e lasciate rassodare in frigo. Per la cottura, portare il forno a 190° e infornarli per non più di 7 minuti. Prima di sformarli, tenerli una manciata di secondi a riposare.

  • Composta di fichi (per il ripieno del cannolo)
  • 420 gr di fichi sbucciati
  • 100 gr zucchero
  • 15 gr acqua
  • La buccia di 1 lime grattugiato

Come si fa: pulire i fichi e tagliarli a metà e metterli in una pentola, unirvi lo zucchero e 30 gr di acqua; portare a 103° a fiamma moderata, in poco tempo otterrete la vostra composta. Una volta pronta, rimestate unendovi il lime grattugiato e lasciatela raffreddare. 

  • Cannolo di pasta filo
  • 3 fogli di pasta filo
  • 10 gr burro sciolto
  • 10 gr granella di nocciola
  • 1 fragola
  • 1 o 2 more
  • 1 grappolino di ribes

Come si fa: stendere i fogli di pasta filo e pennellarli con il burro sciolto; sovrapporre i tre fogli avendo cura di non pennellare l’ultimo, formate quindi dei cilindri aiutandovi con gli appositi stampini; cuocere in forno a 180° per non più di 5 minuti. 

  • Gelato al Ben Ryé Donnafugata
  • 450 gr latte
  • 150 gr panna
  • 120 gr zucchero di canna
  • 15 gr destrosio
  • 10 gr miele
  • 3 gr neutro*
  • 40 gr tuorli d’uovo
  • 125 gr Passito di Pantelleria Ben Ryé Donnafugata

* Gelatina – solitamente a base di albicocca -, usata in pasticceria generalmente per lucidare e quindi esaltare il colore della frutta.

Come si fa: naturalmente è necessario possedere una gelatiera o un robot da cucina capace di lavorare a basse temperature; altrimenti opportuno rifornirsi di un buon gelato “neutro” (di fior di latte per esempio, andrà benissimo) da mantecare prima del servizio con del passito Ben Ryé. Per chi invece volesse o può  cimentarsi, passate i tuorli con la frusta, unitevi il neutro* e lo zucchero di canna; a parte portate in ebollizione il latte con la panna aggiunta del destrosio e del miele. Lasciate quindi raffreddare unendovi a questo punto il Ben Ryé; lasciate riposare in frigo per almeno 12 ore prima di passarlo alla mantecatura nella gelatiera. Coservare in freezer prima dell’occorrenza.

Filetto di Baccalà in crosta di pane e erbe, con croccante di zucchine e pomodorini datterini

6 agosto 2011

Ho avuto il piacere di stare alla tavola di Francesco Spagnuolo, al Ristorante Morabianca del Radici Resort della famiglia Mastroberardino, sin dalla prima ora.

Francesco Spagnuolo, executive chef al Morabianca del radici Resort

Poi, causa lavoro, ci siamo un po’ persi di vista, diciamo un paio di annetti (forse tre), prima di rincontrarci – con mio sommo piacere – lo scorso maggio qui a Capri dove è stato nostro ospite in occasione della bella serata messa su con Piero Mastroberardino. Francesco è cresciuto, e non di poco, “ha preso per bene le misure della sua nuova dimensione” in quel di Mirabella Eclano, mi ha detto con piena soddisfazione; fa piatti semplici, immediati e dai sapori autentici, come vuole la tradizione e come ci racconta la sua storia professionale. Urge rinfrescare la memoria, fargli nuovamente visita, frattanto mi ha girato una sua nuova ricetta…  

Ingredienti per 4 persone:

  • 4 Filetti di Baccalà
  • 2 zucchine di media grandezza
  • 6 pomodorini Datterini
  • 2 albumi d’uovo
  • Olio di semi (per la frittura)
  • Pane grattugiato
  • Farina
  • Olio extravergine di Oliva
  • Erbette miste – per la panure – (rosmarino, timo, maggiorana)

Dopo aver dissalato il Baccalà ricavatene solo il filetto tagliandolo grossolanamente; quindi asciugatelo per bene con un canovaccio di stoffa; a parte, preparate il pane grattugiato profumandolo per bene con le erbe, poi in una piccola boule sbattete energicamente i due albumi d’uovo; passiamoci quindi i filetti, adesso nell’albume, poi nel pane grattugiato, prima di passarli a friggere in olio di semi a circa 170°.

A questo punto, lavate e tagliate a dadini piccoli le zucchine, quindi i pomodorini datterini (a cui vanno tolti i semini interni) e saltate il tutto in una padella antiaderente con pochissimo olio extravergine d’oliva per non più di due minuti. Dovranno rimanere croccanti.

Portate in tavola ponendo le zucchine e i pomodorini croccanti al centro del piatto, adagiandovi sopra il filetto di Baccalà, un ciuffo di prezzemolo riccio ed ancora un filo di olio extravergine d’oliva.

Tiepido di vongole veraci, cozze, gamberi rossi e fiori di zucca by Francesco Spagnuolo

28 luglio 2011

Dall’Irpinia (!) una fresca ricetta estiva di mare (!!) di Francesco Spagnuolo, executive chef del Ristorante Morabianca del Radici Resort di Mirabella Eclano della famiglia Mastroberardino; un piatto di facile esecuzione, a cui guardare con grande attenzione nella scelta degli ingredienti e con decisa soddisfazione nel sottoporlo al giudizio degli amici.

Ingredienti per 4 persone:

  • 8 gamberi rossi
  • 250gr di vongole veraci
  • 200gr di cozze
  • 100ml di olio extravergine d’oliva
  • 2 spicchi d’aglio
  • 10 fiori di zucca
  • 8 fettine di pane croccanti

Pulite e lavate i frutti di mare e lasciateli in acqua pulita per circa mezz’ora con un po’ di sale da cucina fino, così da spurgarli da sabbia o altre impurità; fate quindi indorare in una padella ampia uno spicchio d’aglio (che andrà poi tirato via) ed unitevi le cozze e le vongole; coprite la padella tenendola su fuoco vivo sino a che tutti i bivalvi non risultino ben aperti. A parte, frattanto, sbollentate i gamberi rossi e lavate e tagliate i fiori di zucca a julienne. Uno o due serviranno per decorare la i piatti.

Nota bene: i frutti di mare, così come i gamberi rossi, vanno sgusciati; volendo, conservatene integri magari solo una manciata di bivalvi, da usare come decorazione.

A questo punto passiamo al passaggio finale per definire la zuppa: versate in una padella alta dell’olio extravergine d’oliva, lasciatevi soffriggere l’altro spicchio d’aglio (che come prima andrà poi tirato via una volta insaporito l’olio) ed unitevi i frutti di mare e i gamberi rossi, sfumandoli con un po’ di vino bianco poco aromatico; infine i fiori di zucca. Quindi aggiungiamo un po’ di acqua madre di cottura dei frutti di mare, possibilmente passata al setaccio, che avremo in precedenza messo da parte; fate cuocere per circa 4-5 minuti, non di più. Una volta spenti i fuochi, lasciate intiepidire la zuppa e portatela in tavola già porzionata, in un piatto fondo, con le fettine di pane croccanti e, immancabile, un filo abbondante ancora di olio extravergine d’oliva.

Kartoshka

15 luglio 2011

Letteralmente “patata” in russo, è un dolce tradizionale sovietico. Mi faceva piacere sottoporvi questa ricetta, base originale da cui si è partiti per uno dei piatti “destrutturati” proposti in questi giorni dall’istrionico chef russo Anatoly Komm di passaggio qui al ristorante L’Olivo. Magari poi vi viene di farla… (A.D.)

ingredienti: 

  • 500gr di biscotti secchi
  • 150-200 gr di burro
  • 1 cucchiaio di cacao amaro
  • 1 cucchiaio di cognac
  • 2 cucchiai ci frutta secca tritata
  • un po’ di cannella

Accorgimenti: utilizzate biscotti semplici, o al massimo aromatizzati alla vaniglia, e comunque secchi, non ripieni. Per rendere più sostanziosa la preparazione della Kartoshka si può altresì unire all’impasto della mollica di pane bianco ammollata nel latte e profumata magari con della cannella.

Mescolate insieme alla mollica di pane il cacao in polvere, la frutta secca tritata (vanno bene mandorle che sono più gustose oppure anche noci) ed il cucchioaio di cognac (o se non avete il cognac, potete sostituirlo con un doppio quantitativo di vodka). Aggiungete quindi all’impasto i biscotti tritati, il burro montato, ed amalgamate per bene; formate dei panetti a mo’ di patata e lasciate quindi riposare in frigo. Prima di servire, spolverate con una miscela di zucchero a velo e cacao in polvere, guarnire, ove gradito, con della panna montata o, come nella foto, con dei ciuffetti di crema pasticcera.

Guancia di Vitello in crosta di pistacchi con pappa di pere e riduzione di aglianico di Taurasi

11 Maggio 2011

Francesco Spagnuolo è uno dei giovani più promettenti della cucina irpina; quella, per intenderci, con i piedi ben piantati per terra, nel vero senso del termine. Quel nuovo che avanza tra le tante buone leve seguite alle esperienze primordiali di tante famiglie che nell’areale Irpino hanno tracciato e ben definito la linea territoriale di una cucina essenziale ma pur sempre ricca e profondamente aderente alla realtà locale; una cucina, per intenderci  – e giusto per fare un paio di nomi –  di sani valori, come quella della Famiglia Fischetti dell’Oasis di Vallesaccarda, o magari dei Pisaniello, del Gastronomo a Montemarano prima, e Nusco poi, nella calda Locanda di Bu di Antonio, dove tra l’altro Francesco ha mosso i primi passi.

Francesco smanetta ai fornelli da circa 12 anni, nel 2004, con Rocco Platì, ora responsabile di sala proprio al Morabianca, avevano aperto Il Patriota ad Avellino prima di essere sedotti dall’idea di Piero Mastroberardino che li ha voluti al Radici Resort di Mirabella Eclano. Questo che segue è uno dei due piatti che proporrà al prossimo evento in programma al Capri Palace in collaborazione con la storica azienda irpina Mastroberardino.

Ingredienti per 4 persone: 

  • 600 gr di guancia di vitello
  • 200 gr di pistacchi
  • 1 bott. Taurasi Mastroberardino
  • 4 pere
  • zucchero q.b.
  • sale q.b.

Preparazione: in una pentola versatevi del sale, scottate la carne ambedue i lati toglietela e continuate la cottura in forno per 4 ore a 100°. Nell’attesa preparate la riduzione di Taurasi versando tutto il vino in una pentola lasciando sfumare a fiamma bassa; sarà pronta quando ne avrete ricavato da 750ml, il contenuto di una bottiglia, non più di 150 ml.

Passate quindi alla preparazione delle altri basi, frullando finemente i pistacchi e pelando le pere prima di lasciarle sbollentare in un po’ d’acqua e zucchero per circa 7 minuti; a cottura ultimata, raffreddate queste ultime in acqua e ghiaccio e passatele quindi in un comune passaverdura, così da ottenere una pappa omogenea. Per il servizio, ponete al centro di un piatto piano bianco un cucchiaio di pappa di pera, adagiandovi sopra il pezzo di carne impanato, poco prima di servirlo, nei pistacchi; ultimate il piatto con una guarnizione di riduzione di aglianico di Taurasi ed un ciuffetto di rosmarino fresco; e se gradito, ove disponibile, con dello scalogno e del pomodoro confit come nella foto.

Ricetta dello Chef Francesco Spagnuolo del Ristorante Morabianca del Radici Resort di Mirabella Eclano (AV).

Crema di cipollotti con scarola, acciughe e tocchetti di pane croccante by Andrea Migliaccio

6 Maggio 2011

Vi presento Andrea Migliaccio, il nuovo executive chef del Capri Palace Hotel&Spa. Nato ad Ischia 30 anni fa, Andrea si muove con disinvoltura nelle cucine del Capri Palace già da sette anni; sino al 2009 è stato sous chef di Oliver Glowig a L’Olivo, poi per due anni è passato in executive al Ristorante Il Riccio, sempre di proprietà del Palace, che nella scorsa stagione ha strappato la promessa alla Stella Michelin sulla Guida Rossa 2011. Sul proprio curriculum figurano alcune esperienze formative importanti, tra le quali quella con Xavier Pellicer e, a Parigi, al Plaza Athenee di Ducasse; in ultimo una breve esperienza all’Espadon del Ritz con Michel Roth. La sua idea di cucina si rifà ad un concetto semplice e circolare, composto da una giusta dose di innovazione e tradizione, tradotto: nuovi piatti ma assoluta valorizzazione dei classici contemporanei, con un occhio attento al Mediterraneo, culla di sapori e suggestioni di cui lui stesso è figlio e mentore.

Questo è solo uno dei piatti che più mi ha convinto della nuova Gran Carta; un rimando, per me, alla mia infanzia, una zuppa di gradevolissima lettura che si sposa bene sia con un vino bianco di carattere, mettiamo sia il caso del bellissimo Fiano Trentenare 2010 di Peppino Pagano, oppure, giusto per citare un’altra novità assoluta per quest’anno, il buonissimo Pinot Nero Rosé 2010 di Franz Haas; naturalmente io sono di parte, guai a non sottolinearlo, ecco perché qui di seguito trovate la ricetta con tutti i passaggi previsti. Mettevi alla prova e fatemi sapere.

Ingredienti per 4/6 persone:

  • 2 scarole
  • 2 kg di Cipollotti
  • 1 cipollotto intero lesso (per la decorazione)
  • 600 gr patate tagliate a cubetti di 2 cm
  • 80gr di burro
  • 200 ml di panna fresca
  • 400 ml di vino bianco
  • 1 foglia di alloro
  • 4 spicchi d’aglio
  • 3 filetti di acciughe diliscate
  • brodo vegetale
  • sale, pepe, peperoncino e noce moscata q.b.
  • tocchetti di pane croccante q.b.

Preparazione: rosolate  i cipollotti tagliati a julienne nel burro con due spicchi d’aglio (che poi andranno tirati via), unirvi quindi le patate e bagnate il tutto con tutto il vino bianco; aggiungere la panna, allungare con il brodo vegetale, la foglia di alloro per aromatizzare, un pizzico di sale, del pepe e la noce moscata; lasciate cuocere per circa 30 minuti a fuoco lento: quindi frullate il tutto e lasciate raffreddare; frattanto sbollentate in acqua salata la scarola e strizzatela per bene; a parte, fate rosolare in padella dell’aglio con un pizzico peperoncino e le tre acciughe, aggiungetevi la scarola, lasciate cuocere per circa 10 minuti.

Servite questa buonissima zuppa in un piatto bianco fondo, disponendo dapprima la crema di cipollotti, al suo centro la scarola con sopra una parte di cipollotto lesso, tutt’intorno i tocchetti di pane croccante e le acciughe. Completare la preparazione con un filo d’olio extravergine a crudo.

Ricetta di Andrea Migliaccio, executive chef del Capri Palace Hotel&Spa.

Cozze al gratìn, ovvero l’estate dietro l’angolo

3 Maggio 2011

Cozza è il nome volgare che indica il Mitilo, uno dei molluschi tra i più amati dalle mie parti, assieme forse solo alle poco conosciute “carnummole” – ormai rarissime – e ai “tartufi di mare”; vive nel mare filtrando le particelle organiche, è, tra l’altro, intensamente allevata in Italia, è saporita, povera di grassi e ricca di ferro. Si presta a decine di ricette, la cottura prolungata ne fa un alimento più che sicuro. (A. D.)

Ingredienti per 4 persone:

  • 1kg di cozze di Bacoli
  • prezzemolo
  • 1 spicchio d’aglio
  • 10cl di aceto di mele
  • olio extravergine d’oliva q.b.
  • pane grattuggiato q.b.

Preparazione: lavate accuratamente le cozze (se necessario spazzolarne le valve) tirandone via da ognuna la barbetta. Apritele una ad una aiutandovi con un coltello a punta, facendo attenzione a non rovinarne il frutto e conservando solo la parte della valva con esso. Preparare le “cozze al gratìn” con i mitili aperti a crudo anzichè sbollentati è raccomandato oltre che necessario per poter godere al meglio dell’eccezionale sapore che solo le cozze di Bacoli, piccole ma chiene* e saporite – unite ad una attenta preparazione – sanno regalare.

Disponetele in una teglia da forno, meglio se avete a portata di mano dei tegamini monoporzione, altrimenti va bene lo stesso; tagliuzzate finemente il prezzemolo e lo spicchio d’aglio cospargendoli uniformemente sulle cozze. Versate quindi l’aceto di mele – preferito in questo caso a quello di vino per la sua maggiore dolcezza e minore caratterizzazione – e coprite il tutto con abbondante pane grattugiato. Unitevi un filo d’olio extravergine d’oliva e passate in forno a 180° per circa 20 minuti; Ecco, prendete e godetene tutti, questo è il sapore dei Campi Flegrei!

*chiene: piene, ricche di sostanza.

Spaghetti con fave, lupini e vongole con la Falanghina Via del Campo 2008 di Quintodecimo

6 aprile 2011

Non sono solito scrivere di abbinamento cibo-vino, pur garantendone ben volentieri, su richiesta, un consiglio spassionato; tuttavia non c’è un momento in cui un piatto o un vino non richiedano una riflessione attenta in merito al loro sposalizio, momento che in verità manco spesso di raccontare su queste pagine per non appesantirne la lettura ai tanti “non addetti ai lavori”; certe occasioni però, come si dice, rappresentano quelle eccezioni che vanno confermando la regola.

Ingredienti per 4 Persone:

  • 320gr di spaghetti n.9 Garofalo
  • 150gr vongole Veraci
  • 200gr Lupini
  • 200gr fave fresche
  • 2 spicchi d’aglio
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sale e pepe q.b.
  • Prezzemolo

Preparazione: in una padella versate un abbondante filo d’olio extravergine d’oliva, lasciate soffriggere l’aglio, quindi versatevi, a fiamma bassa, i frutti di mare che avrete precedentemente sciacquati accuratamente. Coprite e lasciate cuocere sino all’apertura delle valve unendovi magari uno o due ciuffi di prezzemolo per profumare ed un pizzico di pepe.

Mettete quindi sul fuoco la pentola con l’acqua, salate con attenzione e portatela ad ebollizione. Frattanto pulite le fave (opportuno che non siano grandissime, ma nemmeno piccoline), vanno tirate via dal baccello e quindi sgusciate una ad una.

Buttate la pasta, appena dopo unitevi nella stessa pentola anche le fave, quando gli spaghetti saranno al dente, tirate via tutto per saltarli immediatamente in padella con i frutti di mare; portate in tavola decorando i piatti con solo un ciuffettino di prezzemolo. Consiglio di non utilizzare prezzemolo tritato, saranno in questo caso le fave a giocare di contrasto con la succulenza e la sapidità del piatto.

Non è azzardato definire il matrimonio con questa stupenda Falanghina Via del Campo 2008 di Luigi Moio¤ perfettamente calzante. I tratti essenziali del piatto vanno esaltandosi ad ogni boccone con l’incipiente persistenza olfattiva di frutta e la profonda mineralità che si distende sul palato ad ogni sorso. Il piatto è essenziale ma giocato su credenziali piuttosto caratterizzanti, tendenza dolce, aromaticità, sapidità, succulenza. Il vino si offre a corrisponderne in abbinamento l’ottima persistenza olfattiva, con un frutto ben espresso, unito a note balsamiche, e gustativa, con freschezza da vendere affiancata da buon corpo, e quindi persistenza. E’ sbocciato l’amore!

Paccheri di Gragnano con genovese ed asparagi, con il Lambrusco di Modena di Podere il Saliceto

25 marzo 2011

Una occasione di confronto imperdibile, così ci siamo mossi nell’ideare e realizzare questo piatto omaggio a L’Albone di Gian Paolo Isabella. Molti di voi avranno già sentito parlare della “genovese” che con il ragù rappresenta un altro caposaldo della cultura gastronomica partenopea. Lilly, come sua naturale predilezione, l’ha alleggerita e resa alla portata del Lambrusco Salamino e Corbara di Podere il Saliceto. Gli asparagi segnano la stagionalità di un piatto che in realtà stagione non ha; Un ringraziamento a Gian Paolo per averci concesso questa opportunità, a Daniela e Andrea per l’imbeccata. Quindi, non resta che farci… un in bocca al lupo! (A.D.) 

Ingredienti per 4 persone:

  • 320gr di Paccheri di Gragnano – Pastificio dei Campi
  • 250gr di carne macinata – manzo
  • 4 cipolle bianche
  • 12 punte d’asparagi
  • olio extravergine di oliva q.b.
  • sale q. b.
  • Parmigiano Reggiano

Preparazione: versate dell’olio extravergine di oliva in una padella ed unitevi le cipolle tagliate e fettine, lasciatele appassire e quindi stufare per almeno tre quarti d’ora. Aggiungete poi la carne macinata, lasciate il tutto in cottura ancora per una mezzora aggiustando di sale.

Frattanto tagliate le punte degli asparagi e lavatele accuratamente, passatele in una pentolina e lasciatele sbollentare per circa 15 minuti, non oltre per non dissiparne il valore nutritivo e naturalmente per lasciargli conservare una certa croccantezza, funzionale all’abbinamento col vino.

A questo punto portate in ebollizione dell’acqua salata e buttateci la pasta; ricordatevi che la buona riuscita della preparazione prevede una cottura dei Paccheri di Gragnano al dente. Scolate ed aiutandovi con un coppapasta passate quindi alla composizione dei piatti; con un cucchiaino riempite la pasta con la genovese (sei per ogni piatto è la giusta composizione), tagliate quindi in due le punte d’asparagi e ponetele in circolo nel piatto (ne basteranno tre per ognuno). Completate la preparazione cospargendo un cucchiaio di salsa su ogni piatto ed appena prima di servire, con una grattugiata grossolana di Parmigiano Reggiano.

Il piatto – Paccheri di Gragnano con genovese ed asparagi, 2011: la ricetta punta alla creazione di un piatto che manifesti in fase di degustazione un certo carattere ma che non esprima spigolature eccessive che possano appesantire il palato; i tratti più incisivi della preparazione rivelano quindi almeno tre cardini su cui costruire con L’Albone di Podere il Saliceto un abbinamento degno di nota: la prominente succulenza della genovese, la tendenza dolce della stessa (la cipolla fa la sua parte da leone) e della pasta, naturalmente l’importante persistenza gustativa – oltre che olfattiva – garantita dalle punte d’asparagi appena sbollentate, che assumono, tra l’altro, un ruolo decisivo nel ripulire la bocca ad ogni boccone.

Il vino – Lambrusco di Modena L’Albone: il ricordo di certi lambruschini flaccidi e abboccati non depone quasi mai a favore di chi si prodiga per la valorizzazione di questo storico e valoroso vino emiliano; e se bastassero poche bottiglie di L’Albone per sfangarla ne saremmo certamente felici, ma ahimè so per certo che non è così, ma non disdegno di aspettarmi sempre delle buone nuove dalla splendida Emilia. Ho trovato in questo vino due o tre cosettine che mi sono piaciute parecchio, oltre al colore rubino vivace con sfumature porpora. Un naso delizioso, di quelli classici si direbbe, di mora, frutti rossi maturi, ma anche lievi nuances di erbe officinali. Il primo assaggio poi è sincero, l’approccio disincantato, ma infonde subito l’idea di un vino più arcigno di quanto ci si aspetti. In etichetta marca 12 gradi in alcol (io credo invece che ne abbia almeno un mezzo punto in più), si profitta della carbonica per danzare liberamente al palato, ma di stoffa ce n’è e te ne accorgi al secondo bicchiere: il frutto è croccante, turgido, se ne giova la beva che rimane fluida e succosa ma non certo disattenta, il tannino concede solo una labile e piacevole sensazione, ma la spalla acida c’è e non vuole certo defilarsi, sa che gli tocca un ruolo di primo piano; e noi glielo serviamo, sul piatto s’intende! Ben fatto Gian Paolo, ben fatto…

La nostra Lilly Avallone ha pensato e realizzato questa ricetta in virtù del  concorso indetto da Podere il Saliceto in collaborazione con due blogger d’eccezione, Andrea Petrini di Percorsi Di Vino e Daniela Delogu alias Senza Panna. (A.D.)

Filetto di spigola cotto a bassa temperatura su purea di broccoli e finocchi glassati al limone

9 marzo 2011

Una ricetta d’autore per replicare uno dei prossimi piatti in carta al Poeta Vesuviano di Carmine Mazza di Torre del Greco. Un piatto dalla preparazione articolata ma più veloce di quanto appaia e senza dubbio tanto appagante quanto si possa immaginare. (A. D.)

Ingredienti per 4 persone:

  • 4 filetti di spigola di mare da 140 gr
  • 1 foglia d’alloro
  • 1 broccolo barese
  • 2 spicchi d’aglio
  • 1 finocchio
  • 1/2 limone (di cui le fettine)
  • il succo di 1 limone
  • olio extravergine d’oliva q.b.
  • brodo vegetale
  • erba cipollina, basilico

Preparazione: squamare, sfilettare e spinare per bene le spigole, pareggiando i filetti. A parte rosolate un primo spicchio d’aglio in una padella con olio extravergine d’oliva ed unirvi i broccoli baresi precedentemente lavati e mondati; lasciarli scottare per qualche minuto completando la cottura con uno o due mestoli di brodo vegetale.

Una volta cotti, emulsionate i broccoli aggiustandoli di sale con dell’olio extravergine e qualche foglia di basilico; a questo punto tagliate a julienne sottile il finocchio, scottatelo in padella con poco olio e terminarne la cottura aggiustandolo di sale ed unendovi il succo di limone e poche foglie di erba cipollina. Adesso passate a scottare i filetti di spigola, solo dal lato della pelle e per pochi secondi, disponeteli quindi in un sacchetto, sottovuoto, con una foglia d’alloro, uno spicchio d’aglio, un pizzico di sale ed un filo d’olio extravergine; terminate la cottura in forno per circa 12 minuti a 100°.

Nel servirlo, stendete la purea di broccoli a specchio nel piatto, adagiatevi sopra il filetto di spigola con la pelle rivolta verso l’alto, guarnite il piatto con i finocchi ancora caldi, una fettina di limone caramellata e delle foglioline di finocchio.

Le Castagnole

6 marzo 2011

Un dolce tipico del Lazio e della Romagna, così chiamate perché piccole come castagne, dal cuore soffice e abbastanza veloci da preparare; le Castagnole sono famosissime e preparate in molte delle regioni d’Italia anche se spesso riproposte con nomi differenti e con piccole variazioni di ingredienti. Poco o nulla si sa sulla loro origine, ma è certo che sono un dolce tipico di Carnevale e che sono buonissime sia semplici che con un ripieno. Ancora un tocco di dolcezza dalla nostra infaticabile Ledichef per il carnevale dei bambini… (A. D.)

Le Castagnole di Ledichef- foto A. Di Costanzo

 Ingredienti:

  • 300gr di farina
  • 50gr di zucchero
  • 70gr di burro
  • 2 uova
  • 1 bicchierino di anice
  • 1 cucchiaino da thé di lievito in polvere
  • Un pizzico di sale
  • Olio di semi di girasole (per la frittura)
  • 150gr zucchero al velo

Preparazione: setacciate la farina con il lievito, formate poi, in una ciotola piuttosto capiente,  una fontana: unitevi le uova intere, il burro opportunamente fuso, l’anice, lo zucchero ed il pizzico di sale. Lavorate dapprima con la forchetta, quando l’impasto inizia a prendere corpo, portatelo sulla spianatoia ed iniziate a lavorarlo sino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo, compatto ma morbido.

A questo punto tiratene via dei piccoli pezzi e formate dei cordoncini che taglierete in maniera regolare ogni centimetro circa, lavorate con le mani questi pezzetti sino ad ottenere delle palline abbastanza omogenee, della grandezza più o meno di una grossa ciliegia; a parte, in una padella antiaderente, portate l’olio alla giusta temperatura e friggete quindi le castagnole sino alla doratura. Ricordatevi che la bontà delle castagnole sta proprio nel cuore morbido e fragrante, pertanto la frittura è un momento nel quale profondere la massima attenzione! Spolverizzare infine con abbondante zucchero al velo e portarle in tavola.

E’ possibile ottenere un buon risultato anche farcendo le castagnole, poco prima di friggerle con, per esempio, delle amarene sciroppate oppure un classico di sempre, con delle gocce di cioccolato fondente. 

La Lasagna di Carnevale alla maniera napoletana

5 marzo 2011

E’ forse il piatto più rappresentativo della cultura gastronomica napoletana, non fosse altro perchè sposa appieno due concetti alquanto funzionali e complementari tra loro: è un piatto unico a tutti gli effetti, e si conserva, cosa di non secondaria importanza, divenendo oltretutto ancora più saporita, per almeno un paio di giorni dalla sua preparazione. A questo, se ci unite l’aspetto romantico, tutto napoletano, di partire dalla base di un ragù alla maniera tradizionale, vi renderete conto che più di un semplice piatto della tradizione partenopea, andate preparando una vera e propria opera d’arte. (A. D.)

La Lasagna Napoletana - foto A. Di Costanzo

ingredienti per 10/12 persone:

per il ragù

  • 500 gr di tracchiolelle e salsicce di maiale (chi preferisce, cervellatine)
  • 1 kg di pomodoro passato
  • 2 cipolle, sedano e carote q.b.
  • olio d’oliva extravergine, un cucchiaio di sugna
  • sale q.b. 

per le polpette

  • 500 gr carne macinata (bene se mista di vitello e di maiale)
  • pecorino grattuggiato (preferibilmente non romano)
  • pane raffermo
  • 4 uova

per la composizione, prima di passarla al forno

  • 1 kg di sfoglia per lasagna
  • 500 gr ricotta
  • 300 gr formaggio mediamente stagionato (vaccino)
  • 5 uova (lesse)
  • 100 gr salame napoletano

Preparazione: tutto ha inizio con un ragù come dio comanda, cominciando da un soffritto in olio, con l’aggiunta di un pizzico di sugna, di cipolla, mezza carota ed un gambetto di sedano, il tutto finemente tritati. Unitevi quindi le tracchiolelle e le salsicce (o le cervellatine), fate indorare. A questo punto versate tutto il pomodoro e, a fuoco lento, lasciate cuocere per alcune ore.

A parte, preparate le polpette con la carne macinata, le uova, il pane raffermo precedentemente ammorbidito (senza esagerare) e ben strizzato, il pecorino, sale quanto basta. Qui la tradizione vuole polpette di sostanza seppur la nouvelle vague le esiga piccoline, quindi fate vobis, prima di passarle alla frittura in olio extravergine d’oliva. Unitele quindi al ragù in cottura.

Lessate a questo punto le sfoglie di lasagna avendo cura di lasciarle al dente; ricordatevi che questo è un piatto da finire di cuocere in forno. Così, strato dopo strato passate a comporre il ruoto di lasagna: in una teglia da forno versate un’abbondante cucchiaiata di ragù, quindi sistematevi sul fondo la sfoglia, poi ancora del ragù, la ricotta, infine una spolverata di pecorino, il salame, le fettine di caciocavallo, ed in sequenza, uno strato di sfoglia dopo l’altro, ancora ragù e ricotta, quindi le uova che avrete precedentemente lessato e tagliato a fette. Ricordatevi: la lasagna, più è alta meglio è, inoltre è bene ricordarsi di servirla tiepida, o riscaldata, almeno un paio d’ore dopo la cottura.

Krapfen, e il dolce Carnevale di Graz

18 febbraio 2011

Il Krapfen è un dolce nato nel ‘600 e di origine austriaca, per la precisione di Graz, il capoluogo della Stiria, meravigliosa cittadina immersa nel verde. Questo fragrante dolce dal ripieno di marmellata di albicocche, è conosciuto anche in Baviera, come “Faschingskrapfen auf Grazer art”, cioè “dolce di Carnevale alla moda di Graz”, poiché veniva preparato per le feste di carnevale, quando venivano fritti e venduti per strada. Da Graz fu presto esportato a Vienna, quindi nel Lombardo-Veneto e soprattutto in Trentino, dove ancora oggi vengono serviti, ci dicono, i migliori krapfen che si possono trovare in Italia. (A. D.)

Krapfen - foto A. Di Costanzo

Di norma quello che un krapfen deve assolutamente avere per essere considerato tale è il ripieno di marmellata di albicocche – da introdurre prima di friggere il dolce, perchè tutta la pasta ne assorba l’aroma – anche se volendo potreste riempirli con alcune varianti come della crema pasticcera, la cioccolata o altro; e naturalmente la ricopertura di zucchero al velo; La ricetta originaria prevede che debba essere stato impastato e fritto con lo strutto migliore, noi ovviamente vi indichiamo per comodità di utilizzare un buon olio di semi, e di servirlo naturalmente caldo.

Ingredienti:

  • 350gr farina
  • ½ bicchiere di latte
  • 20gr dilievito di birra
  • la scorza di 1 limone
  • Un pizzico di sale
  • 60gr diburro
  • 2 uova
  • 1 bustina di vanillina
  • 70gr di zucchero
  • 250gr di marmellata di albicocche per la ricetta originale (per il ripieno)
  • zuccheroa velo q.b. (per spolverizzarli)
  • olio di semi di girasole (per friggere)

Preparazione: sciogliete il lievito in mezzo bicchiere di latte appena tiepido. Formate con la farina una fontana, unitevi lo zucchero, il burro sciolto, le uova, il pizzico di sale, la vanillina, la scorza di limone grattuggiata ed il lievito. Iniziate a lavorare gli ingredienti con una forchetta, passate quindi ad impastare con le mani; lasciate quindi riposare per almeno due ore avendo cura di coprire con un tovagliolo di stoffa. Successivamente stendere la pasta e ripiegarla più volte su se stessa come se la lavoraste per la pasta sfoglia, ridurla quindi ad uno spessore più o meno di mezzo centimetro e ricavarne tanti dischi di pasta (con un coppapasta o un bicchiere) quanti se ne possono ottenere.

A questo punto riempite la metà dei dischi con della marmellata di albicocche (aiutandovi con un cucchiaino da thè), spennellatene i bordi con dell’albume e chiudeteli quindi con i rimanenti dischi facendo una leggera pressione lungo la circonferenza affinchè si attacchino bene. Lasciate riposare i krapfen ancora una mezz’ora prima di friggerli in olio bollente. Quando saranno cotti toglierli dalla padella e spolverizzarli con lo zucchero a velo.

Cake con prosciutto cotto&crudo e formaggio

3 febbraio 2011

Quando ho regalato il Bimby alla mia Lilly potevo solo immaginare le bontà che avrebbe lavorato per il mio palato; in verità ero consapevole che prima o poi ne avrei goduto anch’io, oltre che i nostri vecchi ed amatissimi clienti in enoteca. Tant’è che spulciando nei ricettari di Ledichef rispolveriamo una storica ricetta complice di mille domeniche di degustazioni in quel de L’Arcante Enoteca. Sigh… (A.D.)

Ingredienti per 8 persone:

  • 360 gr di farina bianca “00”
  • 6 uova (per intero)
  • 180 gr prosciutto cotto (pezzo intero)
  • 180 gr prosciutto crudo (pezzo intero)
  • 150 ml di latte
  • 360 gr di Formaggio mediamente stagionato (Provolone, Caciocavallo ecc..)
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • 1 bustina di lievito
  • Burro q.b.
  • Sale e pepe nero macinato fresco q.b.

Preparazione: lavorate per bene in una boule d’acciaio le 6 uova aggiustate di sale e pepe ed un filo abbondante di olio extravergine d’oliva. Unitevi successivamente la farina ed il lievito, quindi il latte e mescolate sino ad ottenere un composto omogeneo e fluido.

A questo punto aggiungete all’impasto il prosciutto – entrambe le tipologie – ed il formaggio, il tutto tagliato a dadini piccoli avendo cura di amalgamare gli ingredienti magari con ancora un sottile filo d’olio extravergine d’oliva. Frattanto imburrate un classico stampo da Plumcake, passatevi della farina al suo interno e versatevi tutto l’impasto. Portate il forno a 180° ed infornate per circa 50 minuti.

Nota bene: se possedete un forno capace di lavorare in condizione di ventilazione ricordatevi che il tempo di cottura può variare di almeno una decina di minuti in meno. Lasciatelo raffreddare e portatelo in tavola affettato, mai rinforzo è più appropriato di questo cake salato, adatto per integrare il vostro cestino del pane, accompagnare gli antipasti oppure da servire come semplice stuzzichino.

Mmm… Plumcake salato con spinaci e Provolone

1 febbraio 2011

Più o meno in diretta dalla Premiata Forneria Ledichef, il Plumcake salato con spinaci e Provolone; il profumo mi pareva straordinario, ma il sapore lo è ancor di più: tutto merito del mio lavoro di gomito con le uova :-). (A. D.)

Ingredienti per 8 persone:

  • 360 gr di farina bianca “00”
  • 6 uova (per intero)
  • 1 manciata abbondante di spinaci (crudi)
  • 200 ml di latte
  • 350 gr di Provolone mediamente stagionato
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • 1 bustina di lievito
  • 4 cucchiai di Parmigiano Reggiano
  • Burro q.b.
  • Sale e pepe nero macinato fresco q.b.

Preparazione: lavorate per bene in una boule d’acciaio le 6 uova aggiustate di sale e pepe ed un filo abbondante di olio extravergine d’oliva. Unitevi successivamente la farina ed il lievito, mescolate sino ad ottenere un composto omogeneo e fluido.

A questo punto aggiungete all’impasto il Provolone tagliato a dadini piccoli e gli spinaci, ben lavati e tagliati grossolanamente; spolverate con il Parmigiano Reggiano ed amalgamate il tutto unendovi ancora un sottile filo d’olio extravergine d’oliva.

A parte imburrate un classico stampo da Plumcake, passatevi della farina al suo interno e versatevi tutto l’impasto (ne riempirete poco più della metà, ndr). Infornate a 180° per circa 50 minuti. “Il profumo che aleggerà nell’aria in cucina sarà solo un sottile supplizio in confronto alla bontà che porterete in tavola”.

Una volta lasciato raffreddare, portatelo in tavola su di un tagliere e servitelo affettandolo come del pane in cassetta. Formidabile accompagnamento agli antipasti, buono da servire anche con formaggi freschi.

Medaglioni di Spada e zucchine, “alla Perseo”

22 gennaio 2011

Una qualità che in famiglia non è mai mancata è certamente la passione per la cucina, tangibili segnali ci caratterizzano; così, giusto per gradire, vi sottopongo un bel piatto tanto caro a mio fratello Nunzio che per mestiere fa tutt’altro ma che, provare per credere, non disdegna di sorprendere i suoi commensali con questa ed altre prelibatezze. “Alla Perseo” dice lui, eroe della mitologia greca che ne combinò una più del diavolo… (A. D.).


Ingredienti per 4 persone:

Per i Medaglioni di pasta

  • 300g di farina di grano duro
  • 1 uovo
  • aqua
  • sale q.b

Per il ripieno

  • 300g di pesce spada
  • ¼  di scalogno
  • ½  zucchina
  • una manciata di pinoli
  • olio extravergine di oliva
  • sale q.b

Per il condimento

  • olio extravergine d’oliva
  • una zucchina (preferibilmente bianca)
  • 50g di cipolla bianca
  • sale q.b.

Preparazione: formare con la farina una fontanella, aggiungere l’uovo, l’acqua e il sale; iniziare ad impastare sino ad ottenere un panetto composto ed omogeneo. A questo punto stendere la pasta con un mattarello sino a renderla spessa all’incirca 2 mm. Con una formina (o se preferite con un bicchiere capovolto) formare delle rondelle di pasta fino ad esaurimento dell’impasto. Frattanto, in una padella mettere dell’olio extravergine di oliva, lo scalogno e la zucchina tagliata a dadini piccolissimi. Così dopo qualche minuto unitevi il pesce spada, sempre tagliato a dadini, con i pinoli. Tenere in cottura per almeno 10 minuti.

A questo punto, aiutandovi con un cucchiaino da tè, ponete al centro di ogni dischetto di pasta il ripieno coprendo con un altro dischetto di pasta. Per assicurarsi che i medaglioni non si aprano durante la cottura, nell’unire i 2 dischetti lavorateli con la punta di una forchetta spennellandoli inoltre, sui bordi, con un po’ di tuorlo d’uovo sbattuto.

A parte fate bollire abbondante acqua salata ed immergervi i medaglioni, saranno cotti appena galleggeranno; nel mentre preparate la salsa: in una padella, preferibilmente di alluminio, versare dell’olio, la zucchina tagliata a rondelle, la cipolla ed il sale lasciando cuocere a fiamma viva per circa 5-10 minuti.

Appena scolate i medaglioni, passateli a saltarli in padella con la salsa, usando se necessario uno o due cucchiai d’acqua di cottura della pasta; serviteli, se lo preferite, con una spolverata di grana e del pepe nero macinato fresco, forse uno dei pochi piatti con il pesce dove il formaggio non guasta affatto. E bravo Nunzio..!

Torta di mele, con l’Annurca è più buona!

18 gennaio 2011

Avere amici che amano la buona cucina (e il vino) non è in fin dei conti la sola colpa per quel rapporto mai decollato con la tua bilancia, e se, nonostante il tempo per stare assieme è sempre troppo poco, ti ritrovi dopo dieci anni ad avere sempre un gran piacere a passarci una giornata a tavola, alla fine val bene litigarci con quell’arpìa di una lancetta. Questo splendido dolce è opera di un omone grande e grosso ma che ha, nella vita come ai fornelli, una sensibilità da première etoile! 

Ingredienti:

  • 3 uova (di cui solo i tuorli)
  • 150gr di zucchero
  • 115 gr di burro
  • 300 gr di farina 00
  • 3 dl di latte
  • 1kg di mele varietà Annurca (ottima anche la Renetta)
  • 60gr di gherigli di noci (se preferite nocciole)
  • 60 gr amaretti
  • 1 bicchiere di liquore amaretto di Saronno
  • 1 bustina vanillina
  • 1 bustina di lievito
  • Pangrattato q.b.

Preparazione: lavorare i tuorli d’uovo con lo zucchero, aggiungere il burro precedentemente ammorbidito, quindi la farina (opportunamente setacciata), il latte, la vanillina ed il lievito sino ad ottenere un impasto omogeneo e privo di grumi grossolani.

Lavate e sbucciate le mele Annurche, tagliatele a fette ma non propriamente sottili – così da preservarne l’integrità che dopo la cottura vi lascerà ben masticare il frutto nella torta. A parte imburrate e rivestite di pan grattato una teglia da forno, versatene una prima metà dell’impasto ricoprendo con un primo strato di mele (più o meno i primi 500gr). Versare quindi l’impasto restante completando con un secondo strato delle mele rimaste. Spolverare superficialmente con dello zucchero raffinato che caramellando in forno conferirà lucentezza alla torta. Cuocere per circa 1h in forno a 180°.

Nota a margine: la torta di mele Annurche è più buona se prima di servirla riposa almeno 8/10 ore. Questa ricetta è di uno dei miei più cari amici, Raffaello Bessi, che per mestiere fa il geometra ma che in cucina ne metterebbe in fila parecchi!

Fagottini di zucchine con ricotta, 2011

12 gennaio 2011

Una ricetta facile facile per un delizioso appetizer da utilizzare come benvenuto di intrattenimento di ospiti impazienti o magari rustico “finger food” dal sapore autentico e tradizionale. Lilly, la nostra Ledichef, alle prese con il fine spesa settimanale, così s’è inventata questi Fagottini di zucchine ripieni con ricotta, che serviti caldi, credetemi, sono una vera delizia per il palato! (A. D.)

Ingredienti per 18 Fagottini:

  • 4 zucchine di media grandezza
  • 250gr di ricotta
  • 2 uova
  • sale e pepe q.b.
  • 1 conf. di pan grattato
  • olio di semi di girasole per la frittura q.b.

Preparazione: lavare accuratamente le zucchine, asciugarle e tagliarle a fette (di lungo) più o meno sottili, passarle alla piastra facendo attenzione a non arrostirle troppo. A cottura ultimata, su un piano da lavoro, disponete tutte le fette due a due incrociandole. A parte lavorate la ricotta con del pepe macinato fresco e ponetene una sufficiente quantità al centro delle zucchine.

Frattanto, in una padella, versate abbondante olio di semi e portatelo alla giusta temperatura per la frittura. Preparate ora le due uova sbattute che serviranno per l’impanatura aggiustandole con poco sale. A questo punto, incrociate le fette di zucchine richiudendole su se stesse, assicurandovi che i fagottini risultino ben chiusi da tutti gli angoli; passateli uno ad uno nell’uovo sbattuto, poi nel pangrattato, quindi in padella a friggere. Lasciare asciugare su carta da cucina prima di servire.

Per il servizio: Come detto, questi fagottini possono risultare adatti a diverso utilizzo in un menu; perfetti come stuzzichino di benvenuto, adattabile ad un finger food da servire a vassoio e perchè no, come contorno nuovo per il pesce o delle carni bianche non salsate. Portateli quindi in tavola singolarmente, in un piccolo piatto da portata, oppure, infilzati da uno stecchino, in vassoio.

Sfogliatelle al cioccolato e scorzette d’arancia con salsa allo Strega Alberti by Carmine Mazza

11 gennaio 2011

L’idea di una sfogliatella bella calda fatta in casa! Con una variante che non mancherà certo di stuzzicare la golosità dei palati più fini, giocare con poche gocce di liquore Strega Alberti per rendere ancora più unico e suggestivo il più tradizionale dei dolci napoletani. Lo so, la ricetta richiede tempo e particolare attenzione, ma vuoi mettere il piacere di magiarti poi un così signora sfogliatella? (A.D.)

Ingredienti:

Per le sfogliatelle

  • 18 fogli di pasta phillo
  • sugna q.b

Preparazione: stendere un foglio di pasta phillo sulla spianatoia, spennellarlo di sugna e arrotolarlo su se stesso, ripetere il procedimento fino ad esaurimento dei fogli quando avrete praticamente ottenuto un tubo; Conservare in frigo per 12 ore. Tagliate delle fettine dello spessore di circa 1 cm e tenerle da parte.

Per il ripieno

  • 800 grdi acqua
  • 350 gr di semola
  • 350 gr di ricotta
  • 250 gr di zucchero a velo
  • 200 gr di cioccolato fondente
  • 1 stecca di vaniglia
  • la buccia grattuggiata di 3 arancia

Preparazione: portare a ebollizione l’acqua ed aggiungere la semola, lasciar cuocere per circa 10 minuti rimestando continuamente sino ad ottenere un composto omogeneo e privo di grumi. Lontano dal fuoco aggiungervi le scorzette d’arancia, il cioccolato e lo zucchero a velo e la vaniglia, lavorare bene l’impasto e lasciarlo quindi raffreddare. A questo punto, aprire delicatamente le fettine di pasta phillo (che avranno la forma più o meno di tappi) sino ad ottenerne dei conetti, riempirli con il ripieno e metterli, ben distanziati, su una teglia dove avrete steso della carta da forno. Cuocerli in forno per 30 minuti a 180°.

Per la salsa allo Strega

  • 2 uova (serviranno solo i tuorli)
  • 200 gr di zucchero
  • 50 gr di farina
  • 400 dl di latte
  • 100 dl di liquore Strega Alberti
  • panna fresca q.b

Preparazione: in una ciotola, unire lo zucchero con i 2 tuorli d’uovo, aggiungere la farina opportunamente setacciata, poi il latte, quindi il liquore strega. Mettere sul fuoco sino all’ebollizione, lasciare raffreddare e stemperare con poca panna fresca.

Per il servizio: Un bel piatto capace, bianco, oppure come nella foto, trasparente. Al centro andranno posizionate due sfogliatelle con in alto a sinistra un paio di pennellate di salsa allo Strega Alberti e piccole scaglie di cioccolato fondente.

Carmine Mazza è chef e Patron del Ristorante Il Poeta Vesuviano a Torre del Greco (NA).

Cetara, lo scammaro* di Pasquale Torrente

9 gennaio 2011

Una ricetta che si rifà all’antica tradizione napoletana dello “Scammaro” ripresa e “tradotta” in cetarese dall’istrionico chef Pasquale Torrente del Convento di Cetara. Un piatto che abbiamo mangiato, e apprezzato non poco, nella splendida serata dello scorso 15 Dicembre che ha visto riunirsi in casa Torrente tutte (o quasi) le stelle e le stelline della Campania gastrofanatica accompagnate dalle sonore bollicine Ferrari: si festeggiava il quarantennale del Convento, ma iniziava qualcosa di molto di più… (A. D.)

Ingredienti per 4 monoporzioni

  • 200 gr. di spaghetti
  • 30 g di capperi
  • 12 filetti di alici sotto sale della Dispensa del Convento di Cetara (già diliscate)
  • 50 gr di parmigiano reggiano
  • 1 spicchio d’ aglio
  • una manciata di olive nere
  • olio extravergine di oliva
  • colatura di alici della Dispensa del Convento di Cetara q.b.
  • 4 peperoni cruschi
  • 4 stampini in alluminio

Preparazione: in una pentola capiente portare in ebollizione dell’acqua salata e cuocervi la pasta. A parte, versate in una padella l’olio extravergine di oliva e l’aglio – quest’ultimo andrà tirato via appena dorato e comunque prima di aggiungervi i filetti di alici di Cetara – unirvi quindi il prezzemolo, le olive denocciolate, i capperi ed un po di acqua di cottura della pasta che vi aiuterà ad ottenere una cremina densa durante la mantecatura successiva.

A questo punto, preparate gli stampini spennellandoli con olio extravergine d’oliva e lasciandovi scorrere dentro del pan grattato; Una volta cotta la pasta – si raccomanda che sia ben al dente visto che terminerà la cottura in forno – saltatela in padella con il sugo preparato mantecatendo il tutto con abbondante Parmigiano Reggiano aggiustando con poche gocce di colatura di alici di Cetara. Versate quindi gli spaghetti nei stampini e lasciateli riposare. Prima del servizio, basterà passare le monoporzioni in forno a 180 gradi per circa 5 minuti.

Per il servizio: Un piatto piano bianco è l’ideale. Questo primo potrà essere completato con una decorazione semplice e colorata utilizzando per esempio gli stessi ingredienti adoperati nella preparazione: una emulsione di olio e colatura e, immancabili, una sbriciolata di peperoni cruschi che renderanno il piatto ancor più croccante e appetibile.

Nota a margine: nella versione qui fotografata è stato utilizzato un sottile fondo di gradevolissimo purè di patate, scelta ottimale quando si pensa di preparare la ricetta per tante persone, scansando quindi il rischio di servire un piatto troppo “asciutto”. Le quantità indicate in questa ricetta, opportunamente lavorate, vi permetterà invece una giusta dimensione per tutte e quattro le porzioni indicate.

(*) Lo Scammaroe’ un condimento a base di acciughe o alici sott’olio, olive e capperi che trova ampio respiro nella cucina napoletana decantata già di Ippolito Cavalcanti a cavallo tra il ‘700 e l’800. Tradizionale il suo impiego nella frittata di vermicelli.

Ricetta di Pasquale Torrente de “Al Convento” preparata lo scorso dicembre in occasione del quarantennale del loro storico locale a due passi dal mare di Cetara.

E’ Natale, tempo di Roccocò

22 dicembre 2010

Non amo particolarmente i dolci tradizionali di Natale ma una cosa è certa, a casa mia non mancheranno mai, un po per l’innata capacità di Lilly di aggraziarli talmente bene da farmeli persino desiderare ma soprattutto perchè ci sono certi profumi e certi sapori senza i quali le festività natalizie potrebbero anche fare a meno di venire. (A.D.)

Il Roccocò nella storia: Questo dolce natalizio è tipico della regione Campania ma a tutti gli effetti è parte integrante della storia gastronomica dell’Italia tutta. Sembra che la sua storia risalga addirittura al 1300 quando si presume sia stato inventato dalle suore del Real convento della Maddalena di Napoli. Il suo nome deriva dal francese rocaille per la sua forma schiacciata molto simile ad una conchiglia. Essendo un dolce tradizionale particolarmente duro è consuetudine servirlo a fine pasto accompagnandolo con del Vermouth o più semplicemente del vino bianco dove andrà intinto per ammorbidirlo. Questa la ricetta che vi proponiamo noi, con la quale ricaverete almeno un paio di dozzine di Roccocò di media grandezza.

Ingredienti dei nostri Roccocò:

  • 500 gr di farina 00
  • 500 gr di zucchero
  • 300 gr di mandorle
  • 2 gr di ammoniaca
  • 12 gr di pisto (noce moscata, cannella, pepe bianco, chiodi di garofano)
  • 150 gr di acqua fredda
  • la buccia di 1 limone e di 1 arancia grattuggiate
  • 1 uovo intero (servirà per pennellare)

Preparazione: lavorare tutti gli ingredienti assieme (tranne l’uovo naturalmente) sino ad ottenere un impasto omogeneo e piuttosto compatto (foto 1). Nel frattempo portate il forno ad una temperatura di 180° e preparate due teglie sulle quali avete adagiato dei fogli di carta da forno. Con un coltello aiutatevi a staccare dal panetto dei pezzi di impasto con i quali formare degli anelli (foto 2) da sitemare ben distanziati gli uni dagli altri nelle teglie (in forno tenderanno a gonfiarsi, ndr). Pennellateli quindi per bene con l’uovo intero che avrete opportunamente sbattuto. Infornare per circa 15 minuti. Una volta cotti, togliere dal forno e lasciarli raffreddare, almeno dieci minuti, prima di staccarli dalla carta da forno.

Questo è il risultato che otterrete, i Roccocò risulteranno dorati e particolarmente fragranti, duri ma – non un accidenti – e da mangiare così come sono o come tradizione vuole da intingere nel vino bianco o in un profumato bicchiere di vermouth. Non preoccupatevi della loro forma irregolare, tutt’altro, sarà sinonimo di artigianalità. Buon appetito e … serene festività a tutti voi, con un po più di dolcezza che nella vita, diciamocelo, non guasta mai! (Ledichef)

La Cucina delle Amiche, il Timballo di linguine “alla Nerano” by Gilda Guida

23 novembre 2010

Ingredienti per per 4 persone:

  • 400 gr linguine di Gragnano
  • 1,2 kg di zucchine
  • 100 gr Bebè di Sorrento*
  • 50 gr burro
  • 2 dl panna fresca
  • 80 gr parmigiano (grattugiato)
  • 2 rossi d’uovo
  • sale e pepe nero (macinato fresco di mulinell) q. b.
  • basilico
  • pangrattato
  • burro per lo stampo

Il giorno prima tagliare: 1/3 delle zucchine a julienne e metterle ad asciugare su un canovaccio dopo averle scolate in un colapasta; 1/3 a dadini;  1/3 a rondelle (far essiccare  anche queste). Friggere le zucchine a dadini e tenerle da parte, friggere le zucchine a rondelle e tenerle da parte. Imburrare una teglia di 28 cm e spolverizzare con il pangrattato, disporre sul fondo e sul lato  le zucchine fritte a rondelle; Il tegame così pronto si può riporre in frigo mentre si prepara il timballo.

In un tegame appassire con il burro le zucchine a julienne, trasferirle in una bowl capiente e far raffreddare, aggiungere poi: le zucchine a dadini fritte, le zucchine a rondelle se avanzano, la panna il parmigiano, il basilico,  i tuorli leggermente sbattuti , il Bebè di Sorrento tagliato a julienne, il pepe ed aggiustare di sale. Unire poi le linguine cotte a metà (raffreddate) e rigirare in modo da condire il tutto in maniera uniforme. Montare quindi il timballo e completare con del pane grattugiato e fiocchetti di burro. Infornare nel forno preriscaldato a 180° per 50 minuti.

* Il Bebè di Sorrento è un formaggio a pasta filata, semi-cotta, dalla stagionatura di soli pochi giorni. Ottimo da mangiare assoluto ma che ben si presta a preparazioni del genere.

La ricetta, come tantissime altre della nostra cucina regionale, beneficia non poco dell’ingrediente segreto che non deve mai mancare a chi si pone di fronte ai fornelli, cioè l’amore, per il cucinare e per i propri avventori! Questa ricetta, devo dire magistralmente eseguita poche sere fa da Gilda Guida Martusciello, viene pubblicata successivamente alla messa a punto in collaborazione con la sua maestra di cucina Carmela Caputo (www.cucinamica.it). (A. D.)

Girella alla Nutella®, e i golosi scalpitano…

20 novembre 2010

I ricordi vanno subito all’infanzia, il pensiero corre subito alla più famosa Girella Motta, ma questa è tutta n’ata storia, direbbe Pino Daniele. I golosi scalpitano? Conquistateli con una ricetta veloce, semplice, di un dolce da servire a colazione come a cena. Questa la ricetta di Lilly, alias Ledichef, ma decisamente buona anche la versione dell’amica del cuore Sabrina! (A. D.)

Girella alla Nutella by Lilly Avallone

Ingredienti (con i quali otterrete almeno 14/16 Girelle):

  • 3 uova
  • 150 gr di zucchero
  • 200 gr di farina
  • 1 bicchiere di latte
  • 1 bicchiere di olio di semi
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 300 gr di Nutella®

In una scodella lavorate con una frusta le uova con lo zucchero, unirvi quindi la farina, l’olio di semi e a seguire il latte ed il lievito continuando a rimestare sino ad ottenere un impasto liquido uniforme e privo di grumi. Riporlo in una teglia su di un foglio di carta da forno ed infornare a 200° per circa 10 minuti. Otterrete così un pan di spagna sottile più o meno dello spessore di mezzo centimetro.

A questo punto è opportuno procurarsi un tovagliolo di stoffa bello grande e giustamente inumidito che andrà steso sul tavolo e sopra il quale andrà posto il pan di spagna sfornato. Eliminate quindi il foglio di carta da forno e provvedete a stendervi la Nutella®, facendo attenzione a distribuirla per bene su tutta la superficie. Adesso si può arrotolare – il tovagliolo umido renderà l’operazione più facile – evitando possibili rotture. Ottenuto il rotolo di Girella, tagliarlo a fette di due/tre centimetri, riporle in un bel vassoio (come nella foto) e spolverare con zucchero a velo appena macinato. I golosi sono conquistati!

Una ricetta facile facile, la Torta di Rose

16 novembre 2010

E’ indicato come un dolce tradizionale del nord Italia, originario presumibilmente del Trentino Alto Adige. La Torta di Rose è molto facile da preparare, richiede poco tempo nella preparazione (20-25 minuti) ed è di sicuro appeal per i vostri commensali: è bella da vedere, leggera e non ultimo può essere portata in tavola in qualsiasi occasione, a colazione, con delle marmellate di frutta, oppure a pranzo o nella pausa thè, accostandola magari a creme dolci o fondute di cioccolato. Insomma, pura golosità!

Torta di Rose - foto A. Di Costanzo

Ingredienti per 6/8 “Rose”:

  • 350 gr di farina
  • 30 gr di lievito di birra
  • latte
  • due uova
  • scorza di limone
  • 100 gr di burro
  • 100 gr di zucchero

Preparazione: versare tre cucchiai di farina in una scodella e mescolare con il lievito di birra e tre cucchiai di latte, lasciare quindi lievitare. Aggiungere successivamente il resto della farina, due rossi d’uovo, la scorza grattugiata di un limone e altri tre cucchiai di latte. Lavorare bene l’impasto, stenderlo e farne una sfoglia rettangolare spessa più o meno mezzo centimetro, lasciare riposare per trenta minuti, continuerà così a lievitare.

Frattanto preparare una crema con solo il burro e lo zucchero che servirà per la farcitura* da stendere sulla sfoglia una volta pronta. Arrotolare quindi la sfoglia per il lungo e tagliare il rotolo in tronchetti di circa tre cm, otterrete così tante piccole rose che prederanno forma con la cottura. Ungere quindi una tortiera e porvi i tronchetti in piedi, cosparsi di burro fuso, opportunamente distanziati l’uno dall’altro per consentirne l’ulteriore lievitazione che, dopo circa venti minuti, farà loro assumere un aspetto simile ad un mazzo di rose. Infornare e cuocere a circa 200 gradi fino a quando la Torta non assumerà un colore dorato.

Consiglio: per ottenere un impasto particolarmente fragrante lasciare lievitare la pasta anche per 3- 4 ore prima di lavorarla, poi quando la sfoglia è stata tagliata a strisce e arrotolata come spiegato nella ricetta, sarebbe utile ancora un’altra ora prima di infornarla.

Per il servizio: la Torta di Rose va portata in tavola calda ma non appena sfornata, può essere lasciata nello stesso vassoio in cui è stata cotta oppure riposta in un bel piatto piano bianco. Volendo si può anche servire monoporzione, in ogni caso una bella spolverata di zucchero a velo non guasta certo alla sua appetibilità.

* Nota aggiuntiva: questo dolce è particolarmente apprezzato per la sua leggerezza e la sua semplicità, chi volesse però può optare per alcune varianti alla frutta per la farcitura o accompagnarlo con una crema pasticcera o ancora per i più golosi con una fonduta di cioccolato o crema alle nocciole.

Gnocchetto al Limone con vongole e calamaretti, by Carmine Mazza

13 novembre 2010

La consistenza dell’impasto di solo acqua e farina, la fragranza dell’insieme dei profumi e dei sapori; Quella citrina è solo una labile e piacevole sensazione, quasi sempre disattesa nelle preparazioni di primi piatti dove previsto l’agrume come ingrediente. Un gran bel piatto propostoci dal bravo chef torrese de Il Poeta Vesuviano. (Ledichef)

Ingredienti per 4 persone :

300 gr. di farina
la buccia di 2 limoni
acqua q.b.
400 gr. di vongole
200 gr. di calamaretti freschi
olio extravergine d’oliva e sale q.b.
prezzemolo tritato
Salsa di prezzemolo

Preparazione : tagliare in maniera sottile la parte gialla della buccia dei limoni, metterla in un pentolino con acqua fredda e porre sul fuoco, appena l’acqua comincia a bollire colare le bucce e ripetere l’operazione per tre volte. A questo punto tritare le bucce finemente ed unirle alla farina. Unirvi dell’acqua bollente ed impastare energicamente sino ad ottenere un panetto compatto e senza grumi. Formare quindi con l’impasto dei cordoncini spessi più o meno 1 cm e tagliarli a tocchetti, utile incavare gli gnocchetti con un tocco delle dita, li aiuterà a trattenere meglio il condimento. Frattanto in una padella antiaderente soffriggere con dell’olio extravergine d’oliva uno spicchio d’aglio, aggiungere i calamaretti interi, e dopo almeno 3/4 minuti unirvi le vongole, bagnare quando disponibile con del brodo di pesce e lasciar cuocere per ancora 3/4 minuti. A parte lessate gli gnocchetti che andranno cotti in acqua bollente e salata, dove non appena verranno a galla vanno tirati via e fatti saltare per pochi minuti ancora nella padella con le vongole ed i calamaretti, spolverandoli con poco prezzemolo fresco tritato.

Per il servizio: Un piatto piano bianco decorato con una leggera emulsione al prezzemolo e magari una foglia di limone; Disporre gli gnocchetti al centro del piatto con le vongole ed i calamaretti a cappello. Non è necessario alcuna aggiunta di buccia di limone, è bene preservare l’equilibrio del piatto che così risulterà efficacissimo ed equilibrato!

Ricetta di Carmine Mazza del Ristorante Il Poeta Vesuviano di Torre del Greco.

Frittella di gamberi in pastella di alghe su tortino di scarola e acqua pazza, by Carmine Mazza

10 novembre 2010

La settimana scorsa abbiamo passato un tranquillo pranzo alla tavola di Carmine Mazza – Il Poeta Vesuviano, e tra i piatti più convincenti assaggiati vi era senza dubbio questo delizioso antipasto, crocevia di terra e mare in quel di Torre del Greco. La freschezza dei Gamberi è ben custodita da una pastella – di alghe di mare – sobria e giustamente croccante mentre il sapore terragno della scarola offre un piacevole contrasto alla dolcezza del crostaceo ma soprattutto alla sapidità dell’alga. Avanti così Carmine! (Ledichef)

Ingredienti per 4 persone:

20 gamberi
1 scarola
2 spicchio d’aglio
1 peperoncino
Fumetto di pesce e di crostacei
4-5 pomodorini del piennolo
1 scalogno
1 gambo di sedano

Per la pastella:
alghe marine
1 birra da 33 cl
2 rossi d’uovo
sale
farina q.b.

Preparazione :
Sgusciare i gamberi e tenere il frutto da parte, con le teste preparare un fondo di crostacei. Scottare la scarola in abbondante acqua bollente, scolarla ed una volta tiepida  tagliarla a julienne; In un padella soffriggere uno spicchio d’aglio in camicia e aggiungere il peperoncino e la scarola, salare e tenere da parte. A parte preparate la pastella così: tritate le alghe ben lavate , unirvi la birra e i rossi d’uovo, aggiungere quindi il sale e la farina sino ad ottenere un composto uniforme, fluido ma compatto, attenti a che non risulti troppo solido, i Gamberi bisognerà pratigamebte intingerli. Prepatate quindi l’acqua pazza lasciando soffriggere mezzo scalogno con mezzo spicchio d’aglio, aggiungere il gambo di sedano, i pomodorini del piennolo, bagnando con il fondo di crostacei e il brodo di pesce; Cuocere per 10 minuti prima di filtrare il tutto. Passate i gamberi nella pastella per friggerli in abbondante olio d’oliva bollente solo appena prima della preparazione del piatto .

Per il servizio: preparate un bel piatto fondo, formare al suo centro un tortino con le scarole, napparlo con l’acqua pazza e quindi poggiarvi le frittelle di gamberi belle calde. Il sapore è servito!

Ricetta di Carmine Mazza del Ristorante Il Poeta Vesuviano di Torre del Greco.

Il Pain d’Epices de Bourgogne, et voilà…

14 luglio 2010

Camminando per le vie di Digione, oltre che affascinato dal centralissimo mercato generale, affollatissimo ogni mattina e ricchissimo di colori e profumi provenienti da tutta la Borgogna, per non dire della Francia, sono rimasto profondamente colpito dalla grandissima qualità dell’offerta gastronomica di ogni bottega cittadina: dallo charcutiere che del maiale non butta veramente niente e ne fa, con le verdure di stagione, trionfo di aspic e sformati vari, allo stesso fruttarolo, che non si fa mancare proprio nulla, escargots comprese. A Beaune per la verità avevo già avuto gustose “rappresaglie” di finissima gastronomia, pasticceria in testa, che mi hanno fatto piombare per un attimo piuttosto lungo nello sconforto della gola (della serie …e adesso da dove comincio?); Non solo cioccolato però, lavorato da finissimi maitre chocolatiere, ma anche straordinari macarons, dalla fragranza unica e tante varianti di piccola pasticceria subliminale, esempi di tecnica eccelsa, manualità ineccepible ed equilibrio perfetto nell’utilizzo degli ingredienti: dolci opere d’arte dolciarie di ineguagliabile valore.

Ma come spesso accade, alla fine di un giro nel vortice della perdizione, ciò che mi ha incuriosito e conquistato particolarmente è stato un dolce tipicamente francese borgognone, particolarmente leggero ma corroborante, e seguendo ricette tradizionali, privo addirittura di grassi, a base di farina di segale, spezie e miele: il Pain d’Epices, in uso abituale nel servizio delle colazioni, ma non di rado manna dal cielo per bambini capricciosi ad ogni ora.

Ho consegnato nelle mani della nostra Ledichef diverse ricette, compreso l’abecedario di Mulot et Petitjean di Beaune (con Magazzini e Produzione in Digione), storicamente riconosciuti i conservatori della storia del Pain d’Epices de Bourgogne, oltre che quelle scovate qua e là nei vari luoghi dove è stato possibile carpirne utili indicazioni; Questo è il risultato, perfettibile naturalmente, di alcune prove di cucina contemporanea di una delle più antiche ricette d’oltralpe, datata primi del settecento.

ingredienti per 6/8 porzioni:

  • 300gr di farina bianca;
  • 200gr di farina integrale;
  • 500g miele liquido (es. castagno);
  • 25 cl di latte;
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci;
  • le quattro “epices”, cioè spezie, ovvero: cannella, zenzero, anice, chiodi di garofano;
  • semi di finocchio;
  • 2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio;
  • un pizzico di sale;
  • 2 cucchiai di granella di zucchero;

Per la preparazione: scaldare il forno a 180°, nel mentre portare il latte ad ebollizione a fuoco basso, aggiungervi il miele e mescolare finché il miele non si sia completamente sciolto ed uniformato al liquido. Versare le farine, setacciate, in una ciotola capiente, unirvi il lievito ed il sale. A questo punto aggiungere le spezie, il latte ancora caldo e l’acqua di fiori d’arancio. Rimestare il tutto sino ad ottenere un’impasto omogeneo. A parte preparate una teglia da plum cake avendo cura di predisporre al suo interno la carta da forno. Versarci l’impasto e livellare, distribuire la granella in superficie e infornare per circa un’ora finché il pain d’épices non si sarà ben dorato.

Nota a margine: E’ possibile aggiungere a questa ricetta base tante varianti come granella di cioccolato, scorzette di arancia (come nella foto) o canditi di ogni genere, o per esempio aromatizzare l’impasto con vino o liquore, o servire il tutto con creme e salse varie, ma l’origine semplice (povera) della ricetta ci invita a realizzarne la versione più autentica per poter godere al meglio dei profumi e dei sapori di Borgogna. E se vi trovate in zona, non mancate una visita al negozio storico di Mulot et Petitjean nel centro storico di Beaune. 

Pain d’Epices
Mulot et Petitjean
13 Place Bossuet
21000 Dijon – France
Tel. 03 80 30 07 10
www.mulotpetitjean.fr

Il Pesce Bandiera croccante di Oliver Glowig

26 giugno 2010

Ingredienti semplici, profumi autentici, un piatto (anche unico) riuscitissimo ed alla portata di tutti. Dalla passione per la cucina tradizionale campana Oliver Glowig ci consegna a suo modo il pesce bandiera arricchendolo con altrettanti tipici sapori nostrani.

Ingredienti per 4 persone

  •  480gr di filetti di pesce bandiera
  • 4 spaghetti da cuocere in acqua non salata
  • 2 peperoni rossi
  • 2 peperoni gialli
  • 50g olive nere snocciolate
  • 5 capperi di media dimensione
  • 1 spicchio d’aglio
  • 2 rametti di timo-limone
  • 50gr di filetti di alici fresche
  • sale, olio extravergine di oliva, fumetto di pesce q.b.

Preparazione: Lavate i peperoni e passateli con poco olio extravergine di oliva, cucinateli al forno a 180°, a questo punto per preservare l’integrità, i profumi in particolar modo, riponeteli in una busta di plastica lasciandoveli per circa 20 minuti; Qundi spellateli e tagliateli a julienne.

Tagliate quindi a julienne ( diametro di 10 cm) anche il pesce bandiera che avrete precedentemente pulito, legatene 4 pezzi con uno spaghetto cotto e lasciato intiepidire; A parte  sfilettate le alici e frullatele con un poco di fumetto di pesce ed un cucchiaio di colatura d’alici. Successivamente è opportuno passare il composto al settaccio per eliminare eventuali residui che potrebbero risultare fastidiosi al palato. In una padella bassa rosolate uno spicchio d’aglio in poco olio extravergine di oliva, unitevi i peperoni, le olive, i capperi, le foglioline di timo-limone ed il sale.

Per ottenere una frittura omogenea e fragrante del pesce bandiera passatelo, prima di infarinarlo, nel latte ed utilizzate solo olio extravergine di oliva.

Per il servizio: il migliore dei piatti bianchi del servizio di porcellana, quello buono, i colori prima che i profumi vi salteranno agli occhi. Al centro del piatto riponete i peperoni, le olive e i capperi, adagiandovi al centro il pesce bandiera fumante e tutt’intorno, a sprazzi omogenei, la salsa di alici, quindi una fogliolina di timo-limone a decorazione. Et voilà…

Ricetta e piatto di Oliver Glowig riproposto in occasione dell’evento “Verticale storica del Cervaro della Sala al Capri Palace“.

Chiacchiere di Carnevale, noi le facciamo così…

14 febbraio 2010

Le Chiacchiere di Carnevale - foto A. Di Costanzo

Ingredienti e dosi per 6 persone

  • 300 gr di farina
  • un pizzico di sale
  • 3 uova intere
  • 50 g di burro fuso
  • 1 litro di olio di semi di arachidi, per la frittura
  • zucchero a velo, meglio se preparato fresco

Preparazione e servizio: formare con la farina una fontana, unirvi le uova intere, il burro fuso, il pizzico di sale ed impastare sino ad ottenere un panetto omogeneo. Stendere la pasta con un matterello sino allo spessore di 2 mm, tagliare quindi le chiacchiere aiutandosi con una rotella taglia pasta; Per la frittura assicurarsi che l’olio raggiunga e mantenga costantemente la temperatura ottimale. Immergerle nell’olio e Lasciare cuocere sino ad ottenere una doratura omogenea e riporle successivamente ad asciugare su dei tovaglioli di carta, una volta raffreddate cospargetele con abbondante zucchero a velo precedentemente preparato. Per il servizio sarà utile un vassoio da presentare come centro tavola al termine del pranzo. Le chiacchiere vanno mangiate servendosi con le mani, stando attenti agli sbuffi dello zucchero a velo, sempre in agguato.

Nota bene: in questa ricetta non è previsto l’utilizzo di zucchero nell’impasto poichè rischierebbe di risultare troppo stucchevole. Chi vuole può altresì aggiungervi un bicchiere di vino bianco, ma anche in questo caso la nostra ricetta vuole essere più essenziale. Inoltre, no ad aromi sintetici.

Chiacchiere di Carnevale, particolare - foto A. Di Costanzo

Il Sanguinaccio: oggi questa parola viene utilizzata in maniera impropria per identificare essenzialmente una crema di cioccolato fondente con o senza cedro candito, utilizzata come intingolo di accompagnamento alle chiacchiere di carnevale. Un tempo, la ricetta per il Sanguinaccio era preparata con un ingrediente di base fondamentale, il sangue di maiale, che oggi, per ovvie ragioni normative igienico sanitarie non è più possibile utilizzare. Per chi volesse comunque prepararla, ecco gli ingredienti per la crema di cioccolato per 8/10 porzioni:

  • 1/2 litro di latte
  • 250 g di zucchero
  • 100 g cioccolato fondente
  • 50 g di amido
  • 100 gr cacao amaro
  • 50 gr di burro
  • 1 stecca di cannella
  • 1 stecca di vaniglia
  • cedro candito q.b.

Preparazione e servizio:

Versate lo zucchero in una pentola, unitevi l’amido e il cacao e man mano tutto il latte, rimestando lentamente. Successivamente portate la pentola sul fuoco e cuocete sino ad ebollizione avendo cura di aggiungere il burro ed il cioccolato a pezzettoni (si scioglierà più uniformemente). Lasciare raffreddare, chi lo preferisce può aggiungervi in questa fase anche del cedro candito. Da servire a parte in piccoli bicchieri dove poter intingere le chiacchiere.

E’ Natale, tempo di Struffoli

10 dicembre 2009

Gli Struffoli di Lilly Avallone - foto A. Di Costanzo

Ingredienti per un vassoio per dieci/dodici persone:

  • 500gr di farina 00
  • 3 uova intere
  • 3 tuorli
  • 70gr di burro
  • 100gr zucchero
  • 1/2 bustina paneangeli
  • 250gr miele di millefiori
  • pizzico di sale
  • 1/2 bicchierino liquore Strega
  • confetti bianchi e rossi, diavolilli, per la decorazione

Preparazione: con la farina formate una fontana, unitevi le tre uova intere, i tre tuorli, il burro sciolto, lo zucchero, il mezzo bicchierino di liquore Strega, il lievito, un pizzico di sale ed impastate sino ad ottenere un panetto compatto ed uniforme. A questo punto formate dei bastoncini e tagliateli a pezzetti piccoli. A parte preparate una pentola alta con abbondante olio di semi di girasole per passare alla frittura; facendo attenzione che l’olio non trabocchi durante la frittura alzateli di volta in volta e metteteli in un piatto con della carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso. Quando tutti i bocconcini saranno fritti, in una teglia antiderente versatevi 4 o 5 cucchiai di miele con dello zucchero avendo cura di farli sciogliere a fuoco lento aggiungendovi man mano gli struffoli per mantecarli; girate costantemente per una decina di minuti.

Gli Struffoli, preparazione - foto A. Di Costanzo

Per il servizio: disponete gli struffoli in un piatto ovale o in un vassoietto a tema come nella foto: sarà più opportuno proprio perchè gli struffoli è tradizione servirli al centro della tavola a fine pasto e piluccarli durante le chiacchiere di fine cena piuttosto che porzionarli. Decorateli a proprio piacimento con confetti colorati e “diavolilli” quanti ne bastano. Talvolta è uso utilizzare anche confetti al cioccolato o del cedro candito.